Foto (modificata) Lucrezia Pirani
Dal 20 al 23 marzo il Teatro Serra di Napoli ha ospitato Alice nelle fogne delle meraviglie, testo di e con Angela Dionisia Severino, per la regia di Lauraluna Fanina.
a cura di Mario Severino
Dall’inizio dello spettacolo – la fiaba metropolitana e intersezionale che ha ottenuto la Menzione Speciale al Premio Nazionale “Serra-Campi Flegrei 2023” e al “Premio Ecoscena 2024” – siamo catapultati immediatamente in un universo parallelo, in un mondo sotterraneo che diventa metafora delle rimozioni collettive e personali che caratterizzano la società contemporanea. Ci accorgiamo presto però di non trovarci solo in una favola ma in un’esperienza di risveglio che celebra le diversità e invita a creare spazi di ascolto e accoglienza per tutti.
I significati profondi della ‘discesa’ di Alice
L’autrice riesce a intrecciare abilmente la tradizione del cunto napoletano con le urgenze del teatro di ricerca, dando vita a una narrazione che esplora le tematiche della gentrificazione, della turistificazione e delle diaspore, ponendo l’accento sugli esclusi di un’epoca che non perdona. La protagonista diventa un simbolo di resistenza che si confronta con le ingiustizie del suo tempo e la trasformazione del tessuto urbano. La discesa nel sottosuolo non è solo una metafora della ricerca interiore, ma anche un atto di ribellione contro un presente che si muove a ritmi frenetici e schiaccianti. Qui, nel buio, Alice incontra le sue paure, ma anche la sua forza, trasformandosi in una regina che incarna la lotta per la dignità e l’identità. Le creature che incontra nelle fogne, delle quali è stata abituata ad avere paura, la accolgono e la eleggono loro salvatrice. Trovandosi tra loro, non guardandole più dall’alto di un balcone, capisce come esse siano innocue e non siano affatto da temere, iniziando, anzi, ad averne cura. I topi che la circondano, creature magiche e al contempo emarginate, diventano i suoi alleati in questo viaggio di scoperta e accettazione. La loro presenza sottolinea l’idea che anche nei luoghi più inaspettati si possano trovare forme di bellezza e connessione, rendendo il messaggio di inclusione e accettazione ancora più potente.

Foto (modificata) Lucrezia Pirani
Particolari scenografie e musiche per un’atmosfera tra sogno e realtà
Il viaggio di Alice trascende la semplice narrazione per diventare un’esperienza immersiva e riflessiva. La scenografia minimalista è impreziosita dai costumi di stracci di Dario Biancullo, che diventano essi stessi strumento narrativo, e dai tappeti sonori realizzati da Paolo Montella, i quali ci permettono di vedere le macerie e i crolli di cui si racconta nello spettacolo, andando a riempire lo spazio vuoto delle fogne. Questa scelta di suono che si fa materia, regala al pubblico una dimensione onirica in cui la linea tra realtà e sogno si fa sottile, esattamente come nella narrazione stessa: Alice risale dal tombino e – esattamente come l’Alice di Caroll – non sa dire se l’esperienza che ha appena vissuto sia reale o soltanto frutto di un sogno.

Foto (modificata) Lucrezia Pirani
