Daniele Silvestri – Foto: Simona Colletta
Nel 2024 Daniele Silvestri ha festeggiato 30 anni di carriera con 30 concerti in giro per l’Italia.
a cura di Simona Colletta
Una cabala dei numeri dal titolo Il cantastorie recidivo
Silvestri non ha solo accompagnato una generazione intera con le sue canzoni, scavando nelle emozioni e negli stati d’animo del pubblico, ma ha anche descritto il tessuto sociale dell’Italia e la sua trasformazione col nuovo millennio. Affronta temi importanti con uno stile ironico, in apparenza poco serio. Con un ritornello da canticchiare plana sulla quotidianità, sui momenti di tutti, e nota dopo nota penetra e arriva ai nodi. Arriva al punto Daniele, a quello che non si dice, quasi che un pensiero fisso, concretizzandosi in parole, possa diventare un drago da combattere. Perciò ci pensa lui a tradurlo in musica, con una buona dose di leggerezza e un po’ di sarcasmo, così che un abbandono o cruccio esistenziale vengono assorbiti nel ciclo della vita.
Il titolo scelto per la sua tournée non lascia dubbi su chi è, ma soprattutto su quello che il pubblico deve aspettarsi per il futuro. Daniele stesso sui social annuncia: “Se uno è recidivo è recidivo per cui c’è poco da stupirsi se questo spettacolo ogni tanto ritorna. Succederà anche nel 2025, almeno una volta. E stavolta si torna a casa. Non dentro casa però, anche perché sarà ancora estate. In cortile, diciamo così. Per tre sere consecutive, di nuovo all’Auditorium Parco della Musica, ma fuori nella Cavea. Si, lo so che manca un bel po’ di tempo, ma qui siamo tutti già felici di potervi dare questo appuntamento. E chissà quali nuove storie avremo da raccontare. D’altronde se uno è cantastorie è cantastorie.”
Promessa mantenuta; nel 2025 torna a Roma, la sua città, per festeggiare i suoi 30 anni (+1) di cantautorato e incontrare il pubblico affezionato nelle quattro serate dedicategli al Summerfest dell’Auditorium Parco della Musica (4, 5, 6, 7 settembre). A colpi di date, lascia tutti a bocca aperta in quattro esibizioni, una più ricca dell’altra.

Un momento del concerto del 7 settembre – Foto: Simona Colletta
Temi e ospiti delle quattro serate romane
Vecchi successi e testi recenti si mescolano, trascinando gli spettatori nel vivo dello spettacolo. Il palco stesso si presenta come un grande salotto arredato con tappeti, comò, lampade di diverse forme e al centro un baule di ricordi. È proprio con un ricordo e un tributo a suo padre che il concerto si apre, rappresentato da L’uomo intero del 1994.
Nel suo salotto Silvestri accoglie sia gli amici musicisti di sempre (Gianluca Misiti, Piero Monterisi, Gabriele Lazzarotti, Duilio Galioto, Jose Ramon Caraballo Armas e Marco Santoro) che un ospite diverso per ogni sera, nello spazio chiamato Le cose che abbiamo in comune sono 4850, parafrasato da una delle sue canzoni. Con lui il rapper e produttore discografico Frankie Hi-nrg, la giurista esperta di diritto internazionale e relatrice speciale dell’ONU Francesca Albanese, la comica e imitatrice Virginia Raffaele e il rapper Willy Peyote.

Willy Peyote e Daniele Silvestri – Foto: Simona Colletta
Il cantante, oltre a parlare di musica con i suoi ospiti, affronta argomenti che riguardano la politica attuale, mettendo in primo piano la questione del conflitto israelo-palestinese, trasformando così lo spettacolo in un momento di solidarietà e stimolo a non voltarsi dall’altra parte per non farsi toccare dal dolore degli altri. Il pubblico stesso risponde durante il concerto con una richiesta di ascolto contro la guerra, esponendo cartoncini con messaggi di pace. Quando intona A bocca chiusa è una sola voce: “…io oggi canto in mezzo all’altra gente perché ce credo o forse per decenza, che partecipazione certo è libertà, ma è pure resistenza e non ho scudi per difendermi né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi… ho solo questa lingua in bocca e se mi tagli pure questa io non mi fermo, scusa, canto pure… a bocca chiusa.”
Silvestri, da abile intrattenitore, cancella il confine tra palco e platea, facendo diventare l’Auditorium un unico palcoscenico da cui si alza un coro di pace per il mondo. Prima della chiusura arriva anche il collegamento con l’attivista Lorenzo D’Agostino a bordo di una delle navi della Global Sumud Flotilla. Il giornalista racconta il sentimento e il senso della missione umanitaria a sostegno della popolazione civile di Gaza, diretta verso la zona del conflitto.

Daniele Silvestri per la pace – Foto: Simona Colletta
Silvestri: un autentico e sensibile cantastorie
Daniele si conferma un perfetto cantastorie, perché ha compreso che siamo fatti di storie, sia di quelle che ci hanno raccontato da bambini, per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, sia di quelle che raccontano la vita degli altri. Conoscere le storie degli altri è l’unico modo per avvicinarsi al prossimo e non sentirlo più nemico: “…probabilmente il bersaglio che vedi è solo un abbaglio di chi da dietro giura, che ha la coscienza pura, ma sotto quella vernice ci sono solo squallide mura, la dittatura c’è ma non si sa dove sta, non si vede da qua…” (Il mio nemico, 2002).
Durante il concerto Silvestri ricorda anche i suoi viaggi a Cuba, in Africa, in Messico, in Francia (1996), perché il viaggio è quel qualcosa che continua a viverti dentro anche quando torni a casa. Per un musicista sono i ritmi e le sonorità, per un cantastorie le parole in un’altra lingua: “…venceremos adelante o victoria o muerte, venceremos adelante o victoria o muerte” (Cohiba, 1996). Silvestri è un artista maturo, che ha saputo mettere insieme temi importanti e la leggerezza, come la intende Italo Calvino, “…che non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”