James Senese – Autore foto: creata con IA – Licenza: priva di copyright

L’artista, morto all’età di 80 anni lo scorso 29 ottobre, è stato uno dei giganti della musica partenopea contemporanea.

Il percorso artistico di James Senese, lungo quasi sessant’anni, è stato caratterizzato da instancabile ricerca, autentica passione e profondo impegno; tutti aspetti che gli hanno consentito di emergere tra i protagonisti della cultura musicale partenopea e non solo.

James Senese: una vita per la musica, tra Napoli e il Bronx

James Senese, all’anagrafe Gaetano Senese, si è spento a Napoli lo scorso 29 ottobre. Era ricoverato da circa un mese presso l’Ospedale Cardarelli per una severa forma di polmonite che aveva aggravato un quadro clinico già fragile, reso ancora più complesso dalle debilitanti dialisi cui era sottoposto da tempo. L’annuncio è stato dato dal suo amico di sempre, il musicista Enzo Avitabile, che gli ha dedicato un commosso messaggio, ringraziandolo per il suo talento, la dedizione, la passione e la ricerca, definendolo “un esempio di musica e di vita” e “un amico per fratello, un fratello per amico.”

I funerali di James Senese si sono svolti nella Parrocchia Santa Maria dell’Arco, a Miano, un quartiere di Napoli – che da campagna si è trasformato in periferia – dove l’artista è cresciuto nel dopoguerra, ha sempre vissuto e ha scelto anche di essere seppellito, accompagnato dagli artisti che hanno suonato con lui, tra cui Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Enzo Gragnaniello e Nino D’Angelo.

Le radici, la ‘negritudine’ e la vocazione

Nato a Napoli il 6 gennaio 1945, James Senese era figlio di madre italiana (Anna Senese) e di un soldato afroamericano (James Smith). Amava definirsi un “figlio della guerra”, con un’identità ibrida, articolata, che ha sistematicamente trasfuso nel suo percorso artistico. Fin da giovanissimo si è sempre rimboccato le maniche, ma dopo aver svolto diversi lavori (come benzinaio, muratore e portantino), scoccò in lui la scintilla per la musica allorquando vide la copertina di un disco del grande sassofonista John Coltrane (1926-1967). In quel sax gli sembrò di riconoscere la strada che avrebbe dovuto seguire e che in effetti ne segnò la vita.

John Coltrane – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Come lui stesso ha raccontato, suonava “a metà strada tra Napoli e il Bronx”, studiando Coltrane assiduamente ma essendo anche innamorato di Miles Davis (1926-1991) e dei Weather Report (band che nacque agli inizi degli anni Settanta da uno spin-off di un gruppo di musicisti che ruotavano intorno a Miles Davis). Nonostante la sua origine di “figlio di americano” e madre napoletana, si considerava “forse più napoletano dei napoletani”. La sua arte rifletteva la necessità di combattere la sua ‘negritudine’ e la percezione di essere diverso, portando avanti i suoi sentimenti e la tradizione partenopea. Il suo sax, diceva, come scritto nel libro Je sto cca… James Senese di Carmine Aymone, porta “le cicatrici della gioia e del dolore della vita.”

Il Neapolitan Power: dagli Showmen ai Napoli Centrale

La carriera di Senese inizia da giovanissimo. Dopo esperienze iniziali con Gigi e i suoi Aster (1961) e I 4 CON (1963), nel 1966 fonda The Showmen insieme a Mario Musella (1945-1979, anch’egli “nero a metà”) e il batterista Franco Del Prete (1943-2020). Il gruppo portò in Italia le sonorità soul e rhythm & blues di artisti come Marvin Gaye (1939-1984), Otis Redding (1941-1967) e James Brown (1933-2006). L’esigenza di sperimentare e creare qualcosa di nuovo portò Senese e Del Prete a fondare i Napoli Centrale nel 1975, in un periodo di svolta funky di Miles Davis e connotato dalla nascita dei Weather Report. Il nome, suggerito da Raffaele Cascone (conduttore radiofonico e giornalista), si riferiva alla stazione ferroviaria di Napoli, che rappresentava il simbolo del “viavai di gente, corpi e volti diversi in un incontro popolare-culturale.”

James Senese e The Showmen – Licenza: Pubblico dominio via Wikimedia Commons

I Napoli Centrale divennero il perno del movimento Neapolitan Power, una rivoluzione artistica nata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, che visse la sua epoca d’oro fino agli ultimi anni Ottanta, legando jazz, blues e funk – portati dai soldati afroamericani durante l’occupazione della seconda guerra mondiale – alla tradizione musicale locale. Il sound di Senese e la sua dirompente miscela di ‘negritudine’, che univa i diversi generi musicali alla radice musicale partenopea, si trasformò in un linguaggio moderno e popolare rimasto unico.

Nei dischi dei Napoli Centrale, come l’omonimo Napoli Centrale (1975), Mattanza (1976) e Qualcosa ca nu’ mmore (1977), l’artista ha affrontato con coerenza e impegno temi sociali e culturali ancora oggi cruciali per la Campania e per il Sud del mondo: l’identità, l’emarginazione, l’esigenza di un riscatto sociale, la povertà e lo sfruttamento. Basta pensare ai brani come Campagna, che denunciavano la miseria dei lavoratori agricoli e l’emigrazione.

Jamese Senese con i Napoli Centrale – Licenza: CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Il sodalizio indissolubile con Pino Daniele

James Senese fu anche uno storico componente della band di Pino Daniele, di cui fu, musicalmente, grande complice. Non fu un caso infatti che, anche se per un breve periodo, un ‘Pinotto’ ancora molto giovane militò nei Napoli Centrale come bassista.

Entrando nella band di Daniele, negli anni Ottanta, Senese contribuì a scolpire album leggendari come Nero a metà e Vai mò, divenendo una delle firme sonore più riconoscibili del Neapolitan Sound. Il suo sax tenore, capace di cantare “il mare, i vicoli, le grida delle creature di Napoli.”, era così cruciale che, secondo alcuni, senza di esso tali dischi avrebbero perso musicalità. Un tributo alla forza musicale del grande sassofonista lo si ritrova nell’album (il terzo) intitolato Nero a metà, che Pino Daniele dedica proprio ai “figli della guerra” come Senese e Musella.

James Senese con alcuni tra i protagonisti della Neapolitan Power, tra cui Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso e Rino Zurzolo – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Gli ultimi anni e l’eredità

Nella sua carriera Senese ha pubblicato ben ventidue album come solista o con i Napoli Centrale (oggi nota come James’ Napoli Centrale o JNC). Tra le sue collaborazioni di prestigio figurano nomi come Gil Evans, Roberto De Simone e l’Art Ensemble of Chicago.

Un momento significativo della sua carriera recente è stato il disco ’O Sanghe (2016), che vinse la Targa Tenco 2016 come Miglior album in dialetto. Nel 2020 il docufilm James, diretto da Andrea Della Monica, presentato alle Giornate degli Autori della 77° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stato l’occasione per tracciare il percorso artistico di Senese, ma anche per evidenziare i tratti dell’essere umano, molto diretto e comunicativo quale era. Sempre nel 2020, ha collaborato con il DJ Joseph Capriati al brano New Horizons.

L’ultima opera: Chest nun è ‘a terra mia

Nonostante i problemi che hanno minato la sua salute negli ultimi anni, Senese è stato impegnato sino all’ultimo in un tour legato al suo più recente lavoro, il ventiduesimo album Chest nun è ‘a terra mia (Arealive/distribuzione Believe), pubblicato il 2 maggio 2025. In una delle sue ultime interviste nel suo ‘laboratorio’ musicale ha tenuto a precisare che la musica era la sua vita; non era mai stata un passatempo, ma un lavoro di ricerca fatto di 12 ore di lavoro al giorno, nel quale ha sempre cercato di capire dove andare.  

La copertina dell’album ‘Chest nun è ‘a terra mia’ – Licenza: screenshot dal video

L’ultimo album è da lui descritto come “un’opera intensa”, che si fa portavoce di “un’umanità in conflitto con sé stessa.” Senese con il suo disco vuole trasmettere una riflessione profonda sul mondo e sulla necessità di resistere con forza alle difficoltà. Egli stesso, nella sua introduzione, usa parole che invitano a cercare la dimensione del proprio ‘io’: “Siamo da sempre tutti contro tutti e questo perché il male e il bene non possono convivere. Io lotto da quando sono nato, sembra che le cose siano cambiate in meglio, ma è falso, e in questi tempi che stiamo vivendo ce ne stiamo rendendo conto. Dovremmo cercare le dimensioni del nostro ‘io’ più profondo, che portano alla connessione con l’anima, che non percepiamo ma che sono lì ad aspettarci. Se apriamo di più i nostri cuori e i nostri occhi avremo la possibilità di trovare quella felicità che non riusciamo a vedere. Sto comunicando qualcosa che io sento e vedo finalmente, e che per tutta la vita ho cercato. Dio ci ha creati, ma noi l’abbiamo ucciso. Siate forti con i vostri sentimenti e grati con chi riesce a darvi una scossa; Questo è amore!” Senese, con la sua presenza scenica, celebre per l’improvvisazione e lo stupore che riusciva a creare, è stato simbolo della ‘resistenza artistica’ contro il razzismo e le mode effimere. Oltre a influenzare la canzone napoletana, si è messo a disposizione delle nuove generazioni, ispirando artisti come Clementino e collaborando con grandi interpreti della scena partenopea. Il suo sax ‘ruggente’, espressione della città di Napoli, rimarrà un riferimento per musicisti e appassionati.

Specifiche foto dal web

Titolo: James Senese 
Autore: creata con IA
Licenza: priva di copyright

Titolo: John Coltrane playing sax
Autore: Distributed by Impulse! Records
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: File:John Coltrane playing sax.jpg – Wikimedia Commons
Foto modificata

Titolo: James Senese e The Showmen
Autore: Di sconosciuto – fonte: www.ildenaro.it
Licenza: Pubblico dominio via Wikimedia Commons
Link: James Senese e The Showmen – File:James Senese e The Showmen.jpeg – Wikipedia
Foto modificata

Titolo: Napoli Centrale 2010
Autore: Roberto Scorta
Licenza: CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Link: File:Napoli Centrale 2010.jpg – Wikimedia Commons
Foto modificata

Titolo: Napoli centrale
Autore: Di sconosciuto – http://4.bp.blogspot.com/-IvXLZm1eHjk/TspNJVhuQAI/AAAAAAAAFjk/qmDGAAV-Wyo/s400/qualcosa_03.jpg
Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Link: File:Napoli centrale.jpg – Wikipedia
Foto modificata

Titolo: Copertina dell’album ‘Chest nun è ‘a terra mia’
Autore: Screenshot
Licenza: in osservanza dell’articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché trattasi di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», o per mere finalità illustrative e per fini non commerciali.
Foto modificata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *