‘La sosta’, la locandina dell’evento, ‘In Damasco’ – Foto: Giorgio Manusakis
Inaugurata presso la Chiesa dell’Addolorata alla Pigna di Napoli la personale di Antonio Ciraci.
Nell’ambito del progetto di riqualificazione delle chiese di periferia tra comune e diocesi di Napoli, il 17 marzo è stata inaugurata, presso la Chiesa dell’Addolorata alla Pigna di Napoli, la mostra del maestro Antonio Ciraci intitolata Cammini, visitabile fino al 22 aprile.

‘La fuga’, ‘Cammino di fede’, ‘L’approdo’ – Foto: Giorgio Manusakis
Curata dalla critica e storica dell’arte Paola Germana Martusciello, la personale di Ciraci si organizza intorno a dieci ‘passaggi’ (opere) che conducono a riflessioni e meditazioni sulla condizione dell’uomo contemporaneo; sono fotogrammi, scatti in cui uno sguardo profondo, come quello del maestro, ci restituisce la realtà degli eventi che attraversano la nostra dimensione storica attuale. Sono opere in cui la materia pittorica si dilata in passaggi di luce per rendere le atmosfere di quei paesi e delle persone che vi abitano, soprattutto i territori del Medio Oriente. In quelle atmosfere si perdono le definizioni dei contorni delle figure rappresentate, proprio per far sì che il dramma del racconto si alleggerisca attraverso una pittura impalpabile. Le opere si fondono nell’ambiente circostante armonizzandosi grazie a un perfetto allestimento museografico. Nelle tele esposte del maestro partenopeo, infatti, ritroviamo il legame emotivo che le lega alla storia della Chiesa dell’Addolorata alla Pigna. Costruita nel XIX secolo, la struttura architettonica presenta una pianta ottagonale con elementi gotici quali le bifore e i costoloni; tra le sue mura erano custodite anche una tela di Raffaele Iodice raffigurante la Madonna, purtroppo trafugata molti anni addietro, e una scultura lignea ottocentesca di Sant’Anna e la Vergine bambina, oltre a varie altre reliquie e un organo dell’800. Si tratta, più in particolare, di uno strumento costruito nel 1853, avente 19 canne e decorazioni ligneodorate ad intaglio raffiguranti conchiglie, fiori e foglie; superiormente alla cassa è presente un cornicione mistilineo dorato.

L’organo ottocentesco – Foto: Giorgio Manusakis
Com’è facile immaginare, la zona dov’è sorta la chiesa all’epoca era popolata da contadini, ma vi si esercitavano anche i soldati, che furono convinti dagli agresti a erigere un luogo di culto dove professare la loro fede. Esso fu edificato anche grazie alla manodopera di criminali condannati ai lavori forzati da scontare proprio in quella zona e che, probabilmente, coltivavano le loro speranze anche grazie alla struttura che stavano costruendo.

La scultura lignea di Sant’Anna e la Vergine bambina – Foto: Giorgio Manusakis
Quella speranza che in ogni epoca è stata la luce da tenere accesa per l’uomo e che, come dice la presentazione dell’evento, è il tema del Giubileo scelto da papa Francesco, appunto Pellegrini di speranza. E se ‘pellegrini di speranza’, intesi come metafora del viaggio della vita, erano i contadini, i soldati e i galeotti che hanno realizzato la chiesa, altrettanto lo sono i ‘pellegrini’ del mondo contemporaneo, quelli a cui il Papa più si rivolge nei suoi discorsi, non solo nel tema del Giubileo: i profughi e le vittime delle guerre; i migranti che cercano un futuro sui barconi trovando spesso la morte, ma anche i poveri, i disadattati e ogni altra persona bisognosa. Quel cammino metaforico, che il Papa ci chiede di fare per ritrovare la pace interiore, il maestro Ciraci ci invita a farlo attraverso le sue opere: tele che rappresentano persone che fuggono da tristi realtà; che pregano cercando una luce nella fede; che approdano insieme alle loro speranze; che giungono faticosamente alla loro meta. Uomini che camminano, appunto, in quella metaforica ricerca interiore che, sia nella fede come nell’arte, non è intesa solo come propria del singolo individuo o di gruppi di persone, ma va estesa a popoli interi e finanche a tutta l’umanità.

‘In cammino la sera’, ‘In viaggio nel deserto’, ‘Pellegrini all’alba’ – Foto: Giorgio Manusakis
Nelle due tele che raffigurano due stazioni della via Crucis, si sintetizza la metafora del cammino per eccellenza. Queste due tele, infatti, interessanti non solo per il contenuto simbolico, riflettono degli accenti della pittura caravaggesca sia per l’utilizzo del fondo scuro sia per la forte espressività naturalistica dei volti dei personaggi rappresentati, come quello del Cristo, della Madre Teresa di Calcutta e di alcuni soldati carnefici. In queste due tele, interessanti dal punto di vista tecnico, il maestro introduce anche pezzi di canapa per rendere più chiari i riferimenti alla pittura del ‘900, in particolare alle citazioni estetiche del maestro Alberto Burri, riviste in modo originale. Questa dimensione prospettica, resa dall’aggiunta di pezzi di stoffa sulla tela, è stata realizzata per creare un rapporto diretto tra il visitatore inconsapevole e quella dimensione metaforica in cui lo invita a entrare per percorrere il proprio cammino.

‘Via Crucis II, stazione’ – ‘Via Crucis VIII, stazione, la veronica’ – Foto: Giorgio Manusakis
In questo percorso metaforico che è tanto personale quanto universale, nelle opere di Ciraci e nelle belle atmosfere storico-artistiche della Chiesa dell’Addolorata alla Pigna in cui sono avvolte, scorgiamo un invito ad affrontare quel viaggio emotivo che va oltre l’arte e la storia e in cui possiamo ritrovare noi stessi guardando al passato, ma soprattutto guardando dentro di noi e gli altri, con le loro storie e loro speranze. Le guerre e le devastazioni dell’epoca in cui i soldati, i contadini e i galeotti costruirono la chiesa non sono molto diverse da quelle di questo mondo così globalizzato e deturpato dallo stesso uomo, così come il ‘cammino’ che ci chiama a percorrere papa Francesco, attraverso il Giubileo, non è così diverso da quello che le opere di Ciraci, presentate in questa esposizione, ci invitano a intraprendere. Entrambi percorsi emotivi tanto profondi e difficili, quanto importanti per aprire una riflessione che conduca a considerare la possibilità di ottenere un mondo migliore.

Antonio Ciraci, Paola Germana Martusciello e don Vincenzo Marzocchi – Foto (modificata) Alessandra Bonolis
Ringrazio il direttore del giornale Giorgio Manusakis per l’ottimo articolo sulla personale CAMMINI, curata e coordinata dalla storica e critica d’arte prof Paola Martusciello.
L’approfondimento sia tecnico che contenutistico, unitamente alle foto delle opere esposte, rende bene la pregnanza delle stesse nel luogo in cui sono collocate, la chiesa d’epoca borbonica dell’Addolorata alla Pigna.
Il tutto funziona dal luogo alle opere del Ciraci, pittore raffinato e acculturato, alla cura organizzativa, della prof. Paola Martusciello, capace di scavare nel discorso comunicativo del Ciraci. Comunicazione che agita e fa pensare e stimola a ” Cammini ” per andare, come ben intravede il testo su Naos pubblicato oggi. Complimenti a tutti.
Nel visitare la mostra del Maestro Antonio Ciraci, sono stato colpito subito dall’allestimento che ben si coniugava con l’ambiente preesistente. Sottolineando il passaggio da una dimensione spirituale ad una simbolica ed immanente. Un aggancio alla storia recente ma anche da sempre presente nel ‘cammino dell’ umanità’. Il Direttore della rivista Giorgio Manusakis con l’articolo e la Storica dell’arte Paola Germana Martusciello attraverso la presentazione, hanno delineato il quadro perfetto dell’evento che va aldilà delle consuete esposizioni d’arte. Una esperienza di arricchimento a livello percettivo sia nella validità raffigurativa che nella rappresentazione contenutistica.
Il bellissimo articolo del direttore Giorgio Manusakis, unito alle opere del maestro Ciraci e alla presentazione della curatrice Paola Germana Martusciello, fanno di questa mostra un prezioso esempio di come l’arte può ancora colpire dritta all’anima. Il contesto in cui è stata pensata e sviluppata, ancor di più, sottolinea il “cammino” dell’uomo su questa terra. Il parroco di questa meravigliosa Chiesa è un esempio di accoglienza e generosità. Mi è piaciuto molto partecipare, esserci… Complimenti a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo meraviglioso evento artistico.