Il manifesto dell’evento – Foto: Matilde Di Muro

Il Madre (Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli) dal 15 settembre documenta i cinquant’anni di carriera di Pietro Lista con la mostra In controluce, curata dal critico d’arte Renata Caragliano.

L’esposizione fa parte di un ambizioso progetto, portato avanti dal suddetto polo museale napoletano, che ambisce alla realizzazione di un archivio dell’arte contemporanea del sud Italia come spazio utile al dialogo ed al confronto tra esperienze diverse e complementari proposte da artisti italiani e internazionali.

Questa è la volta di Pietro Lista, artista di origini umbre (Castiglione del Lago, 1941) trasferitosi in Campania dal 1954, che, nel corso della sua lunga carriera, ha presentato le sue opere in importanti istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.

Pietro Lista: una carriera tra eclettismo e sperimentazione

Dopo essersi formato all’Accademia di Belle Arti a Napoli, con i maestri Emilio Notte, Giovanni Brancaccio, Vincenzo Ciardo e Mario Colucci, inizia ad esporre nel 1960 con dipinti che si riferiscono alla lezione dell’Informale e dell’Espressionismo Astratto americano, dal quale recupererà la tecnica del dripping.

In seguito sperimenterà l’utilizzo di materiali umili e naturali aderendo, così, all’Arte Povera e partecipando, come unico artista di area campana, alla prima mostra pubblica del movimento, dal titolo Arte Povera più Azioni Povere, tenutasi nel 1968 ad Amalfi.

Nel 1970, Lista inaugura la storica Galleria Taide a Salerno, oltre a fondare l’omonima casa editrice e a pubblicare la rivista Taide Materiali Minimi.

Pietro Lista, ‘Nuvola aquilone’ – Foto: Matilde Di Muro

Successivamente, si impegnerà nella realizzazione di happening e film sperimentali d’artista e, a partire dagli anni ’80, anche nella statuaria e nell’utilizzo della ceramica. Come esempio di pratica scultorea ricordiamo l’opera in ferro realizzata nel 1991, intitolata Mnemata, collocata all’ingresso dell’Università di Salerno.

Nel 1993, fondando a Paestum il MMMAC – Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea – Lista rinsalderà il suo legame con il territorio campano e, nel 2010, darà vita alla galleria Cobbler – Spazio per l’arte contemporanea a Cava de Tirreni, dove oggi l’artista vive e lavora.

Insomma, quando parliamo di Pietro Lista ci riferiamo ad un artista dall’attività quasi febbrile, eclettico e continuamente teso verso una grande sperimentazione.

Una mostra-studio sulla luce, alla ricerca dell’essenza delle cose

Renata Caragliano, curatrice della mostra presentata al Madre, ci ha spiegato, durante una visita in anteprima dedicata alla stampa, che, dopo due anni di ricerche svolte in stretta collaborazione con l’artista e il suo archivio, si è scelto di evitare un percorso di tipo antologico per creare invece una sorta di ‘dispositivo espositivo’. Il tutto al fine di ricostruire l’universo creativo multiforme di Pietro Lista attraverso alcuni temi nodali e ricorrenti in tutto il suo percorso artistico, definito dal critico Achille Bonito Oliva “erotico, erratico, eretico”.

A riprova di tutto ciò risulta molto interessante il titolo In controluce dato a questa esposizione di opere.  

L’effetto in esso indicato, sappiamo bene, è quello ottenuto in fotografia o anche in pittura, quando il soggetto è ritratto in posizione intermedia fra chi guarda e ciò che lo illumina restituendo, così, una ‘silhouette’ o anche una visione “in trasparenza” dell’oggetto stesso.

Pietro Lista, ‘Rete con neon’ – Foto: Matilde Di Muro

Infatti – spiega sempre la curatrice – questo titolo ha una doppia lettura: da un lato, invita lo spettatore a guardare il lavoro dell’artista con uno sguardo che attraversi gli oggetti-soggetti rappresentati sino a coglierne, quasi in trasparenza, l’essenza più profonda; dall’altro, vuole anche sottolineare “l’incontro” di Pietro Lista con la luce, tanto reale quanto simbolica, che si fa spazio nell’oscurità e di cui l’artista manterrà sempre memoria in tutte le sue fasi creative.

Questo particolare racconto di cinquant’anni di carriera costruisce il personalissimo universo creativo di Pietro Lista. Al suo interno vengono proposte più di cinquanta opere: da quelle storiche, a partire dalla seconda metà degli anni ‘70, sino alle più recenti e spesso inedite, che documentano la produzione dell’artista, contraddistinta da una grande varietà di temi e dalla continua sperimentazione di tecniche e materiali, che spaziano dalla pittura al disegno, attraversando scultura, incisione e performance.

Il percorso espositivo, allestito in sette sale al secondo piano del museo, è organizzato in cinque sezioni tematiche che prendono in considerazione alcuni degli aspetti dell’intera produzione dell’artista: la Luce, le Nuvole, il Nero di Marte, i Corpi acefali e La testa ‘ritrovata’ dell’artista.

Pietro Lista, ‘Corpi acefali’ – Foto: Matilde Di Muro

Lampi e nuvole: ‘segni di luce’ nello spazio di Lista

Le opere della prima sezione, una serie di opere-oggetto, contenitori di luce, reti e gabbie, mostrano come il buio spezzato da lampi di luce sia uno dei motivi portanti nel lavoro di Pietro Lista che, a riguardo, afferma: «Tutto ciò che si vede è uno scherzo della luce. La luce rimbalza negli occhi, la luce proietta ombre, crea profondità, forme, colori. Spegni la luce ed è tutto finito.»

Pietro Lista, le ‘Nuvole’, seconda sezione – Foto: Matilde Di Muro

Altro tema, ricorrente nella ricerca dell’artista e soggetto della seconda sezione, sono le ‘Nuvole’: un elemento raccolto e quasi sintetizzato in una ‘serie-manifesto’ di opere dal titolo Cielitudine. Le nuvole, dall’identità mutevole e così prive di solidità, consistenza e permanenza, hanno sempre affascinato e, nella storia dell’arte, le abbiamo spesso viste rappresentate come scenografiche, vaporose e poetiche apparizioni. Ma quelle di Pietro Lista sono tutt’altro; sono l’ennesimo tentativo di catturare segni di luce nello spazio, raccontandoceli nei modi più creativi e inediti nonché attraverso l’uso di svariati materiali come legno dipinto, neon, china su carta, corda intrecciata. L’interesse per le nuvole è un riflesso dell’attrazione che l’artista prova per il cielo che, come la sua pittura, è continuamente mutevole e obbliga lo sguardo in alto.

Pietro Lista, ‘Cielitudine’ – Foto: Matilde Di Muro

Dal misticismo del Nero di Marte agli autoritratti

Anche nella terza sezione – Nero di Marte – è la luce a farsi strada sulle grandi opere ad olio su tela o su carta. Si tratta di un ciclo, realizzato a partire dagli inizi di questo millennio, caratterizzato da opere in cui prevale un unico colore profondo, quasi mistico – il ‘Nero di Marte 44’ – una tonalità di nero di origine minerale, ottenuta per calcinazione del solfato ferroso o dell’ossalato di ferro. Il suo nome trae origine dal ruolo della divinità e dall’influenza del pianeta Marte che, secondo la tradizione propria degli alchimisti, influiscono nella preparazione di tale metallo.

Pietro Lista, opere della sezione ‘Nero di Marte’ – Foto: Matilde Di Muro

Queste superfici di buio tanto profondo, quasi a voler far immaginare uno spazio che va oltre la superficie dell’opera, sono cieli di velluto nero inaspettatamente attraversati da lampi di luce – ed è per questo che nelle tele monocrome dell’autore emergono delle pennellate di bianco. Non c’è posto per forma alcuna; semplicemente vi è lo spazio del silenzio, che non è vuoto ma piuttosto luogo generativo dove macchie bianche di varia grandezza sono portatrici di energia e di nuove creazioni.

Una sorta di autoritratto dell’artista – un’immagine-figura in bianco e nero con, separata dal mezzo busto, una testa senza occhi, naso o bocca – introduce alla quarta sezione dei Corpi acefali dov’è protagonista una serie di opere che rappresentano corpi senza organi. Qui l’artista sembra essere giunto ad un linguaggio essenziale, fatto da un alfabeto elementare che si esprime, prevalentemente, con il bianco su nero e dalla presenza sporadica di altri colori. I corpi appaiono come sagome umane eteree che, sprofondando in una massa buia, hanno “perso la testa” ma che poi la ritrovano nella quinta ed ultima sezione della mostra.

Pietro Lista, opere della sezione ‘Corpi acefali’ – Foto: Matilde Di Muro

In essa – denominata La testa ‘ritrovata’ dell’artista – diventa unico protagonista il suo autoritratto, reiterato in sei opere a china su carta, dal titolo Autoritratto morente del 2005.

Pietro Lista, opere della serie ‘Autoritratto morente’ – Foto: Matilde Di Muro

Niente più corpi ma solo la testa dell’artista che, in un primo piano ravvicinato, si rappresenta in maniera dettagliata al punto da permetterci di decifrarne precisamente espressioni e sentimenti. Quest’ultima sezione, benché, come abbiamo già detto, non rappresenta l’ultimo atto di una sequenza temporale, si presenta come il frutto di un’evoluzione ‘compiuta’ e ci svela l’esito di un processo lungo e complesso in cui lo spazio è stato inteso come superficie virtuale, privo di centro e periferia, e le figure si sono fatte portatrici soltanto dello scheletro della propria conformazione, come struttura elementare del proprio apparire.

Pietro Lista, ‘Autoritratto’ – Foto: Matilde Di Muro

È, dunque, molto interessante quest’operazione, svolta dalla Caragliano e dal museo Madre, che, attraverso questa mostra, ha voluto raccontare, “in controluce”, di una personalità artistica tanto complessa, soffermandosi su alcune delle modalità di lavoro di Pietro Lista e sul suo modo di creare connessioni e relazioni di senso sempre nuove e imprevedibili tra le proprie opere. La mostra, inaugurata il 15 settembre, sarà visitabile, nelle sale del secondo piano del museo Madre, sino al 17 novembre 2025.

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