David Fincher – Autore foto: Elen Nivrae from Paris, France – Licenza: CC BY 2.0 via Wikimedia Commons

Dai cult, come Se7en e Fight Club, ai successi di Gone Girl e The Social Network, affrontando i temi dell’alienazione e del tormento psicologico, il regista trasforma la tensione in arte.

David Fincher è senz’altro uno dei registi più influenti della sua generazione. La capacità di scandagliare le profondità dell’animo umano e di rappresentare la disillusione sociale e l’alienazione dell’individuo lo ha reso uno dei maestri indiscussi del thriller psicologico. La sua filmografia è caratterizzata da una continua ricerca dell’ossessione, della paranoia e della fragilità mentale. Fincher ha saputo costruire un linguaggio cinematografico estremamente riconoscibile, che unisce una narrazione serrata ad una grande attenzione per i dettagli tecnici ed estetici, con un utilizzo efficace ma mai sovrabbondante degli effetti speciali.

Gli inizi: dalla pubblicità ai video musicali

Originario di Denver, nel Colorado, David Fincher cresce nella Contea di Marin, in California, e si diploma con ottimi risultati alla Ashland High School, in Oregon. A soli 18 anni inizia la sua carriera nel settore cinematografico lavorando per John Korty presso la Korty Films di Mill Valley. Poco dopo entra alla Industrial Light & Magic, la nota azienda di effetti speciali fondata da George Lucas, dove lavora come assistente agli effetti visivi, prevalentemente come addetto alla pittura, in alcune delle produzioni più importanti della Hollywood dell’epoca come Il ritorno dello Jedi (1983), La storia infinita (1984) e Indiana Jones e il tempio maledetto (1984).

Negli anni ‘80 e ‘90 ha lavorato come direttore di videoclip musicali per artisti come Madonna, Aerosmith e George Michael. Tali esperienze gli hanno permesso di affinare le sue capacità registiche e l’uso degli effetti visivi. Inoltre, nello stesso periodo, ha diretto diversi spot pubblicitari per alcune delle più grandi aziende americane.

Tale formazione è fondamentale per la sua estetica cinematografica. Fincher si è sempre contraddistinto per l’uso minuzioso in primis degli effetti speciali tradizionali e, successivamente, della CGI (Computer Generated Imagery) che spesso non risulta invadente ma si integra perfettamente nel film. L’attenzione verso questi dettagli è una ‘cifra’ del suo stile, poiché ogni inquadratura è pensata per far immergere lo spettatore in un mondo preciso.

Nel 1992 esordisce come regista cinematografico dirigendo il terzo capitolo della saga fantascientifica Alien. La pellicola viene stroncata dalla critica, anche a causa dei pesanti tagli subiti in fase di post-produzione che stravolgono il lavoro di Fincher, accorciando il film di circa mezz’ora. Solo nel 2003 esso verrà rimontato e ripubblicato nella versione originale con il titolo di Alien³ Special Edition

Gli anni ‘90: il sogno del thriller psicologico

Nel 1995 Fincher abbandona la fantascienza dirigendo Se7en, un thriller psicologico che diventerà immediatamente un cult. Nella pellicola due detective, interpretati da Morgan Freeman e Brad Pitt, muovendosi all’interno di uno scenario oscuro e claustrofobico, indagano su una serie di omicidi commessi da un serial killer che trae ispirazione dai sette peccati capitali. La forza del film risiede nella sua capacità di esplorare nel profondo la moralità umana. Se7en è emblematico dello stile di Fincher: l’uso della luce fredda e umida, il tono cupo e la costante sensazione di oppressione sono tratti distintivi che si ritroveranno anche nei lavori successivi. Il film è valso al regista la prima candidatura agli Oscar, nella categoria miglior montaggio.

Locandina del film – Autore: ChinaKernow – Licenza: CC BY-NC-ND 3.0

Nel 1997 Fincher dirige The Game, un thriller che esplora i meccanismi psicologici della manipolazione e del controllo. Nel 1999 è la volta di Fight Club, un film inizialmente accolto con reazioni contrastanti, ma destinato col tempo a diventare una delle opere più influenti degli ultimi trent’anni. Tratta dal romanzo di Chuck Palahniuk, la pellicola affronta il tema della frustrazione e dell’alienazione dell’uomo moderno attraverso la storia di un protagonista anonimo (interpretato da Edward Norton) che, insieme all’enigmatico Tyler Durden (Brad Pitt), dà vita a un club segreto in cui alcuni uomini si ritrovano clandestinamente per combattere. Fight Club è una feroce e provocatoria critica al consumismo, al capitalismo e alla mascolinità tossica. Le straordinarie interpretazioni degli attori principali, una narrazione incalzante e ricca di colpi di scena, i dialoghi memorabili e una colonna sonora iconica, resa indimenticabile soprattutto dalla malinconica Where Is My Mind dei Pixies, sono solo alcuni degli elementi che hanno trasformato il film in un autentico cult. La suspense e i colpi di scena dominano la narrazione, rendendola, pertanto, un’esperienza inquietante e surreale.

Gli anni Duemila e il fascino per il mistero

Dopo aver sperimentato atmosfere particolarmente claustrofobiche con Panic Room (2002), Fincher realizza Zodiac, un film che si distacca dalle sue opere precedenti, segnando una svolta in senso realista. Esso si ispira alla storia vera di Zodiac, un serial killer che ha terrorizzato la California negli anni ‘60 e ‘70, e si concentra sulle difficili e frustranti indagini finalizzate alla sua identificazione e cattura. Il film è caratterizzato da un costante senso di tensione derivante non tanto dalla violenza, mai eccessiva, quanto dalla paranoia e dalla disillusione dei protagonisti, che lottano contro un mistero che sembra irrisolvibile. Fincher, con questo lavoro, dimostra la sua abilità nel costruire una tensione psicologica crescente, basata più sull’incertezza che sulla risoluzione del caso.

L’anno successivo il regista porta al cinema Il curioso caso di Benjamin Button, visionaria pellicola ispirata all’omonimo racconto breve di F. Scott Fitzgerald. Abbandonando il thriller, egli racconta la storia fantastica di Benjamin (Brad Pitt), un uomo che nasce anziano e ringiovanisce col passare del tempo, attraversando il Novecento americano, vivendo un amore tormentato con Daisy (Cate Blanchett). Il film è un’intensa riflessione sul tempo, l’amore e la perdita, girato con uno stile classico ma sostenuto da una tecnologia innovativa. L’eleganza visiva, la fotografia di Claudio Miranda, gli effetti speciali rivoluzionari e la colonna sonora di Alexandre Desplat lo rendono un’opera di grande impatto emotivo e formale. L’uso della CGI, combinata al trucco tradizionale, consente una sorprendente resa naturalistica dell’invecchiamento e del ringiovanimento dei personaggi. Il film ha ottenuto 13 candidature agli Oscar, vincendone tre: miglior trucco, scenografia ed effetti speciali.

Fincher confermerà il grande successo raggiunto con The Social Network (2010), un film che racconta la nascita di Facebook e la controversa figura di Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg. Esso si focalizza sui temi della solitudine e della fame di potere nell’era digitale. L’utilizzo di dialoghi veloci e di una struttura frammentata riesce a rappresentare alla perfezione il mondo giovane, freddo, spietato e competitivo nel quale si svolgono le vicende narrate. The Social Network è stato un enorme successo critico e commerciale, ricevendo otto candidature agli Oscar e vincendo tre statuette: miglior colonna sonora originale, miglior montaggio e miglior sceneggiatura non originale. La pellicola ha anche vinto il Golden Globe come miglior film drammatico, rafforzando la posizione di Fincher come uno dei registi più versatili e innovativi del panorama contemporaneo.

Aaron Sorkin, Jesse Eisenberg, David Fincher, Andrew Garfield e Justin Timberlake al New York Film Festival 2010 – Autore foto: Raffi Asdourian – Licenza: CC BY 2.0 via Wikimedia Commons

I successi più recenti

Dopo aver riadattato nel 2011 la pellicola svedese Uomini che odiano le donne di Niels Arden Oplev, nel 2014 Fincher dirige Gone Girl, un thriller psicologico tratto dal romanzo di Gillian Flynn. Il film racconta la storia di una donna, interpretata da Rosamund Pik, scomparsa misteriosamente; suo marito (Ben Affleck) viene sospettato per il suo omicidio. Fincher esplora la manipolazione dei media, della percezione pubblica e delle relazioni matrimoniali, dimostrando quanto la mente umana possa costruire narrazioni distorte. La performance di Rosamund Pike è stata acclamata dalla critica, facendo conquistare all’attrice la candidatura all’Oscar. Gone Girl è stato inoltre candidato ad altre quattro statuette, tra cui quella alla miglior regia.

Nel 2020 Fincher dirige Mank, un biopic sulla figura di Herman J. Mankiewicz, lo sceneggiatore di Citizen Kane. Con questo film il regista americano rende omaggio al cinema classico e alla storia di Hollywood. Mank è girato in bianco e nero e presenta una struttura narrativa che riflette la disillusione e le tensioni politiche e creative degli anni ‘40. Nonostante non abbia riscosso lo stesso successo di altri suoi lavori, il film ha ricevuto ben dieci candidature agli Oscar, vincendo i premi per la miglior fotografia e miglior scenografia.

L’ultimo lavoro cinematografico del regista è The Killer (2023). La pellicola ha come protagonista un metodico sicario (Michael Fassbender) che, dopo un incarico fallito a Parigi, decide di vendicarsi contro chi lo aveva assoldato. La trama si distingue per il suo ritmo cadenzato, l’uso di voice-over filosofici e una colonna sonora dominata dalle canzoni dei The Smiths, che conferiscono un tono malinconico e ironico alla storia. Nonostante la regia impeccabile e una performance intensa di Fassbender, alcuni critici hanno notato una certa freddezza emotiva nel film.

Lo stile e la visione unica di Fincher

Maestro della tensione e del ritmo narrativo, Fincher è uno dei registi più influenti del nostro tempo. Il suo successo è legato anche a importanti collaborazioni, come quelle con Brad Pitt e Rosamund Pike, interpreti ideali dei suoi personaggi disturbanti, e con Trent Reznor, autore delle colonne sonore di The Social Network e Gone Girl, che contribuiscono all’atmosfera gelida dei suoi film. La sua carriera è una continua ricerca di equilibrio tra narrazione, tecnica ed emozione. Con il suo stile preciso, l’uso creativo di luci e ombre e l’indagine sulla oscurità della mente umana, Fincher è diventato uno dei più grandi registi contemporanei, reinventando il thriller e conducendo il pubblico in viaggi inquietanti dove nulla è mai come sembra.

Specifiche foto dal web

Titolo: David Fincher
Autore: Elen Nivrae from Paris, France
Licenza: CC BY 2.0 via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:David_Fincher.jpg
Foto modificata

Titolo: Se7en – Folder Icon Pack (Locandina del film)
Autore: ChinaKernow
Licenza: CC BY-NC-ND 3.0
Link: https://www.deviantart.com/chinakernow/art/Se7en-Folder-Icon-Pack-1088064739
Foto modificata

Titolo: Aaron Sorkin – Jesse Eisenberg – David Fincher – Andrew Garfield – Justin Timberlake – The Social Network – 2010 New York Film Festival
Autore: Raffi Asdourian
Licenza: CC BY 2.0 via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Aaron_Sorkin_-_Jesse_Eisenberg_-_David_Fincher_-_Andrew_Garfield_-_Justin_Timberlake_-_The_Social_Network_-_2010_New_York_Film_Festival_-_01.jpg
Foto modificata

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