Un momento dell’evento – Foto: Simona Colletta
La manifestazione si è svolta nella città laziale nelle giornate del 7, 19 e 21 settembre 2025.
a cura di Simona Colletta
I festival diffusi: rassegne culturali al di fuori degli schemi tradizionali
Cosa succede se un’iniziativa culturale esce dagli spazi consueti ed entra nelle piazze, nelle stazioni, negli ospedali, nelle carceri? E se si spinge ancora più in là, in luoghi atipici, in contesti urbani segnati dal degrado fisico e sociale? Quando la cultura abbandona la sua veste elitaria e va a cercare il pubblico in luoghi inaspettati, abbracciando una natura aperta, democratica e inclusiva, essa restituisce valore agli spazi in cui gli artisti si esibiscono. Questi eventi prendono il nome di festival diffusi.
Di iniziative che si realizzano in location inaspettate, attraverso la sinergia di artisti, istituzioni e partner privati, ne sono fiorite diverse. Una delle prime è stata la manifestazione Piano City, iniziata a Milano nel 2011 e poi estesasi su tutto lo stivale, arrivando a Napoli, Lecce e Palermo; l’evento fa suonare gratuitamente la musica nei giardini e negli spazi privati delle città coinvolte ed in molti altri luoghi inediti. Lo stesso vale per il festival diffuso Jazzmi, che da più di un decennio promuove il jazz a un pubblico sempre più ampio. Più recentemente, Roma si è unita al coro con Romadiffusa, un mix di performance che includono reading nei ristoranti, installazioni e arte pubblica per i vicoli del centro storico, stand up comedy nei bar, fino a proiezioni e musica sperimentale nei musei, secret concert, degustazioni, cortili dei palazzi storici aperti, dj set sui tetti, workshop di mosaico, oreficeria, incisione, spettacoli itineranti e molto altro.

Un momento dell’evento – Foto: Simona Colletta
Una lodevole iniziativa che contrasta la ‘povertà educativa’
Anche Viterbo ha dato il suo contributo alla cultura diffusa con il festival La Meraviglia: tre appuntamenti, nelle date del 7, 19 e 21 settembre, che hanno visto spalancare le porte del chiostro della SS. Trinità per la presentazione di libri dedicati all’infanzia, curati dall’associazione di promozione sociale Parole a Km0, dalla Caritas diocesana locale e dall’assessorato alle politiche sociali e alla cultura del Comune di Viterbo.
Il festival conclude una serie di iniziative di contrasto alla povertà educativa e culturale. La strategia della presidentessa dell’associazione PKm0, Raffaella Sarracino, è stata inizialmente quella di promuovere laboratori narrativi nelle scuole elementari “De Amicis” e “Tecchi” e nel nido “I cuccioli”, per poi realizzare incontri di lettura in piazza San Faustino. Questi ultimi, con il tempo, sono diventati appuntamenti fissi, che hanno visto il coinvolgimento in prima persona degli abitanti del quartiere, una delle zone più multietniche della città, spesso ritenuta problematica. Il risultato è stato la nascita di una comunità di lettori, che non si sono limitati solo a partecipare alle letture e ai racconti, ma hanno anche iniziato a prendere in prestito i libri letti in piazza. Dallo scambio è nata la Biblioteca itinerante, che è un esempio di relazione e riqualificazione, a dimostrazione del fatto che gli spazi urbani, quando sono scoperti e partecipati, acquistano un nuovo aspetto e hanno il potere di arricchirsi vicendevolmente con l’esperienza culturale.

La chiesa della SS. Trinità – Foto: Simona Colletta
La suggestiva passeggiata nell’orto della SS. Trinità
Il chiostro della SS. Trinità è uno dei chiostri rinascimentali più belli della provincia, ma poco visitato, perché decentrato rispetto alla zona più frequentata di San Pellegrino, ed anche poco conosciuto dai viterbesi stessi. Il suo accesso consiste in un portone al fianco della facciata della chiesa della SS. Trinità che, purtroppo, spesso è chiuso. Si tratta di un complesso monumentale di notevole bellezza: al centro è posizionata una fontana e tutto intorno vi è un porticato di 36 colonne in peperino, che proteggono gli affreschi della vita di S. Agostino, estesi intorno al cortile. Nel chiostro regna il silenzio, interrotto solo dallo zampillio dell’acqua. Ma il convento conserva anche un altro gioiello, svelato ai partecipanti del festival durante la presentazione del libro Zappe, stivali e rastelli della scrittrice Barbara Bernardini e della illustratrice Viola Niccolai, pubblicato dalla casa editrice Topipittori.

Il colonnato del chiostro – Foto: Simona Colletta
Dopo la presentazione del volume e la lettura di alcuni brani, si è aperta, infatti, la porta dell’orto del convento, una piazza verde nel cuore della città.
Passeggiare, appunto, tra “zappe, stivali e rastrelli…” e intanto osservare i filari d’uva, le piante di pomodoro, le zucche in maturazione, gli alberi da frutto; continuare a raccontare il libro ed ammirare il lavoro costante svolto da più di duecento anni dai fedeli del convento è stata un’esperienza totalmente immersiva. Sotto l’ombra del pergolato è sistemata una panchina, la statua di una Madonnina e una pianta di rose: un invito a fermarsi per riflettere e contemplare la bellezza del creato anche durante il lavoro agricolo.

La Madonnina – Foto: Simona Colletta
Al termine del giro i bambini e le bambine intervenuti hanno espresso le loro emozioni, disegnando l’esperienza e tutte le impressioni raccolte. Iniziative come queste, che portano l’arte fuori dai teatri e dai musei, hanno il potere di creare una cultura in movimento, che valorizza il territorio e che porta rinnovamento. Grazie a festival ‘fuori dagli schemi’, si può tornare a casa con uno spazio di pace nella testa, dove il portone è sempre aperto e una panchina sempre libera per la contemplazione.

L‘orto del convento – Foto: Simona Colletta