Giovanni Francesco Barbieri detto il “Guercino”, ‘Cleopatra davanti a Ottaviano’ (1640) – Olio su tela – Roma, Musei Capitolini – Foto: Giorgio Manusakis
Non solo la celebre amante di Cesare e Antonio ma anche altre sei regine egizie, vissute in età ellenistica, portarono questo nome dal fascino senza tempo.
La regina Cleopatra nota a tutti, descritta con accuratezza in testi storici antichi e moderni e oggetto anche di trasposizioni romanzate e filmografiche famose (basti pensare che dal 1899 al 2023 sono stati girati almeno 15 fra cortometraggi, film e docuserie che la riguardano), è solo l’ultima di una linea di sovrane dell’Egitto tolemaico che portarono lo stesso nome e che svolsero un ruolo cruciale nella storia ellenistica del paese.
Dall’influenza siriana di Cleopatra I Syra alla tragica fine dell’ultima Cleopatra, l’Egitto, fra il III e il I secolo a.C., fu governato da una serie di re macedoni, affiancati da donne regali capaci di assumere un rilievo sempre maggiore come centro della monarchia, soprattutto quando i consorti si dimostrarono molto deboli. Le regine potevano esercitare comunque il loro potere, in quanto mogli o madri di un sovrano, ma agirono spesso in modo indipendente dalla loro controparte maschile. Se le redini del regno non fossero state governate anche dalle regine mogli-sorelle, sia pure con alterne fortune, ma sempre con singolare abilità politica, l’Egitto dei faraoni sarebbe certamente crollato assai prima del 2 settembre del 31 a.C., quando Ottaviano, con la battaglia di Azio, ne decretò la fine.
Un breve viaggio nella dinastia tolemaica
La dinastia tolemaica fu fondata da Tolomeo I Sotere, valoroso e fidato generale di Alessandro Magno, che prese il controllo dell’Egitto dopo la sua morte, nel 323 a.C., con il titolo di satrapo (derivato dall’organizzazione amministrativa persiana) a seguito della disgregazione dell’impero creato dal condottiero macedone. Diventato re nel 305 a.C., fu capace di estendere il suo dominio conquistando Celesiria, Cipro e la Cirenaica. Il risultato fu la creazione di un regno cosmopolita politicamente difficile da gestire, ma riuscì nell’impresa grazie alla sua saggezza e alla sua capacità di organizzarlo dal punto di vista militare, politico e amministrativo. Venne così creata la base di uno Stato dinastico, che seppe perpetuarsi sino all’età romana, dando vita ad importanti istituzioni culturali quali il museo e la biblioteca di Alessandria, dove studiosi di tutto il mondo antico si riunivano per studiare, tradurre e insegnare.

Alessandro Magno raffigurato nel mosaico della battaglia di Isso (120 a.C. ca.) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) – Foto: Giorgio Manusakis
L’antica capitale egizia, che incarnava l’ideale ellenistico di fusione tra Oriente e Occidente, tra sapere greco e civiltà egizia, riuscì a influenzare culturalmente il Mediterraneo per secoli. I Tolomei, pur essendo di origine macedone e parlando greco, governarono l’Egitto per quasi tre secoli, integrando gradualmente elementi della cultura autoctona. Dopo Tolomeo I, la dinastia fu spesso contrassegnata da intrighi di corte, matrimoni tra consanguinei, per mantenere la purezza dinastica, e guerre civili che, a partire dal III secolo a.C., gradualmente la indebolirono, sino all’alleanza con Roma – alla quale Cleopatra VII si era rivolta per contenere le suddette minacce interne – che ne segnerà la fine.

“Tolomeo Lathyro”, Tolomeo II Filadelfo – Provenienza: Villa dei Papiri, Ercolano – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Foto: Giorgio Manusakis
Le sette regine omonime
Il nome Cleopatra ha origine greca – significa “gloria del padre” (kleos = gloria, pater = padre) – e fu molto popolare nella dinastia tolemaica. Come accennato, quando si parla di esso, la mente corre subito all’ultima regina d’Egitto, Cleopatra VII. Tuttavia, molte persone non sanno, a meno che non siano cultrici della materia, che la sovrana fu solo l’ultima di sette omonime nella dinastia tolemaica, ognuna delle quali incise in maniera significativa nel governo del regno.
Cleopatra I (194 – 173 a.C.)
Una figura meno conosciuta, che ha giocato un ruolo cruciale nella dinastia tolemaica, fu certamente Cleopatra I Syra, figlia di Laodice III, principessa seleucide, e Antioco III il Grande, nata nel 210 a.C. circa. Il suo matrimonio con Tolomeo V Epifane rappresentò un passo importante in quanto segnò la fine delle guerre siriane fra l’Egitto e l’impero seleucide, favorendo così la normalizzazione delle relazioni tra le due potenze ellenistiche.

Plinto con iscrizione greca in onore di Tolomeo, guardia del corpo di Tolomeo V Epiphane – epoca tolemaica – Torino, Museo Egizio – Foto: Giorgio Manusakis
Cleopatra I fu subito ben accolta dagli egiziani e presto acquisì un prestigio che andò ben oltre il suo ruolo di regina consorte, soprattutto dopo la morte di Tolomeo V, nel 181 a.C., quando, con il figlio erede al trono ancora bambino (Tolomeo VI Filometore), prese le redini del potere. Fu una mossa insolita per quell’epoca, ma che dimostrò la sua forza e la sua abilità politica, e grazie alla quale la regina governò come reggente per conto del figlio con autorevolezza. Si adoperò, soprattutto, per mantenere la pace con il suo regno d’origine, e fu questa una scelta cruciale per la stabilità dell’Egitto dopo anni di conflitti.
Il suo governo diretto fu breve ma assicurò la discendenza tolemaica, gettando le radici per una dinastia duratura in un’epoca di grandi cambiamenti, come riporta lo storico Peter Green nel suo Alexander to Actium (1990).
Come evidenziato dall’eminente papirologo John Whitehorne, la sua importanza nella gestione del regno è confermata non solo dal fatto che fu trattata alla pari del marito, sia dentro che fuori dall’Egitto, ma anche dalla anteposizione del suo nome a quello di Tolomeo in documenti e iscrizioni. Ad esempio, un’epigrafe su una base di statua trovata a Cipro riporta una dedica fatta per ringraziare un dignitario, il cui nome è andato perduto, per i servizi resi “alla regina Cleopatra, dea manifesta, e al re Tolomeo, e agli altri suoi figli, e a se stessi”; in un papiro del 177 a.C. è riportata la lamentela di un prigioniero ingiustamente rinchiuso per oltre tre anni, che afferma di essere già stato assolto “dalla regina Cleopatra e dal re Tolomeo”.
Peraltro, la sua immagine è scolpita su un’ottodramma d’oro unica di Alessandria, conservata al British Museum, che la raffigura con uno scettro, quando era reggente per suo figlio Tolomeo VI, il quale appare sull’altra faccia della moneta (ciò sta probabilmente a simboleggiare l’autorità della madre sul figlio). Non può essere dimenticato, inoltre, che Cleopatra I fu la prima regina tolemaica a ricoprire il ruolo di reggente e co-reggente con il figlio, per cui, visto il prestigio acquisito, non sorprende che da allora in poi il suo divenisse il nome dinastico per eccellenza della casa reale.
Cleopatra II
Figlia di Tolomeo V Epifane e Cleopatra I Syria, nonché sorella e moglie di Tolomeo VI (e in seguito anche di Tolomeo VIII), Cleopatra II (nata tra il 190 e il 185 a.C.) visse in un periodo turbolento di lotte dinastiche, ma seppe distinguersi per il vigore e la forza di carattere che le furono trasmesse dalla madre.
Fu coinvolta in una vera e propria guerra civile con il fratello Tolomeo VIII Evergete II (detto Fiscone – pancione – per la sua obesità), successivamente sposato in seconde nozze, culminata con un’insurrezione ad Alessandria che raggiunse l’apice tra il 132 e il 127 a.C. Dopo essere riuscita a cacciarlo temporaneamente, Cleopatra si proclamò unica sovrana e ciò sarebbe testimoniato da una serie di decreti e iscrizioni risalenti al suddetto periodo (analizzate da Günther Hölbl, egittologo dell’Università di Vienna nel suo studio A History of the Ptolemaic Empire, 2001). Il conflitto che ne derivò fu crudele: Diodoro Siculo descrive con toni drammatici l’ordine di Tolomeo di uccidere il proprio figlio avuto da Cleopatra, presentandolo come un atto di vendetta.

Blocco con iscrizione greca in onore di Seleuco, cugino di Tolomeo VII Evergete II (169-116 a.C.) – Torino, Museo Egizio – Foto: Giorgio Manusakis
Nonostante questo tragico episodio, nel 124 a.C. gli animi si pacificarono nell’interesse superiore dell’esercizio del potere. Pertanto, Cleopatra II, dopo una lunga mediazione, governò fino al 115 a.C. con la figlia Cleopatra III e il marito Tolomeo VIII. Diverse sono le testimonianze epigrafiche, i papiri e le iconografie che documentano come il ruolo della sovrana fosse ben più importante di quello che le viene riconosciuto dalla storiografia tradizionale. In diversi testi dell’epoca, greci e demotici, viene descritto il suo coinvolgimento diretto in atti di governo, anche durante i momenti di pace in cui il faraone reggente non era impegnato in conflitti civili. In particolare, i papiri provenienti da Eracleopoli, Hermonthis e Crocodilopolis, pubblicati nel Greek Papyri in the British Museum, mostrano decreti, riscossioni fiscali e concessioni di terre firmati da Cleopatra II o che recano una sua autorizzazione, talvolta separatamente da Tolomeo VIII.
Questo dimostra che la regina, nei periodi di rottura con il marito, agì come autorità politica autonoma, capace di esercitare poteri reali effettivi: nel 135 a.C., il ginnasio di Omboi (Alto Egitto) emanò un decreto che immortalava su pietra la corrispondenza relativa ad alcuni filantropi elargiti da Tolomeo VIII, Cleopatra II e Cleopatra III. Solo pochi anni dopo, il dossier fu deturpato e i nomi reali vennero cancellati (damnatio memoriae), fatta eccezione per quello della sovrana. L’iscrizione è stata quindi interpretata come una testimonianza epigrafica non solo della guerra civile tra Tolomeo VIII, affiancato da Cleopatra III, e Cleopatra II, ma anche del fatto che quest’ultima fosse una regina con autorità reale diretta, celebrata nei templi, coinvolta nella burocrazia statale; quindi, un pilastro della monarchia.
Cleopatra III
Nata tra il 160 e il 155 a.C., figlia di Cleopatra II e Tolomeo VI, Cleopatra III salì al trono sposando lo zio Tolomeo VIII verso il 140 a.C. Inizialmente regnò al fianco del marito e della madre, ma con lo scoppio della guerra civile, nel 132–127 a.C., dovette lasciare Alessandria per farvi rientro dopo qualche anno.
Alla morte del coniuge, nel 116 a.C., e, successivamente, della madre, nel 115 a.C., Cleopatra III divenne unica regina in partnership con il figlio maggiore, Tolomeo IX (sposatosi per volere della madre e dell’esercito), e in seguito con il minore, Tolomeo X. Fu proprio quest’ultimo a porre fine tragicamente al suo dominio nel 101 a.C., ordinandone l’uccisione per consolidare il suo potere. L’episodio è narrato da Giustino in un passo dell’Epitome, nel quale viene messa in evidenza la crudeltà della sovrana che a sua volta voleva eliminare il figlio per rafforzare la sua posizione.
Anche in questa fase dinastica la preminenza della regina madre è dimostrata, in primo luogo, dai documenti ufficiali di quegli anni, in quanto il primo nome ad essere menzionato era sempre quello di Cleopatra III. Una conseguenza della sua centralità nel regno lagide fu anche la sempre maggiore importanza che assunsero i sacerdozi creati in suo onore, essendo ancora in vita. Durante il governo con il primo figlio, Cleopatra III ne istituì tre con altrettante sacerdotesse: una stephanephoros, una phosphoros e una hiereia. Erano tutti legati alla sovrana gli attributi Philometor, Soteira, Dikaiosyne, Nikephoros (salvezza, giustizia, vittoria), solitamente riservati ai re, in quanto definivano l’idea del buon monarca.
Nell’ambito religioso, Cleopatra III fu anche protagonista di un atto assolutamente innovativo per il mondo lagide: nel 105-104, prima tra le donne, divenne sacerdotessa del culto di Alessandro, al quale era anche collegato quello per la famiglia reale. Iconograficamente, Cleopatra III è visibile, insieme alla madre, nei templi di Kom Ombo e Dendera, spesso in pose rituali, da sola o assieme ai figli, con corona e simboli religiosi.
In buona sostanza, dalla reggenza e dai continui conflitti tra i figli reali che seguirono nacque un periodo di grande disordine in Egitto, che portò al declino della casa tolemaica durante la seconda metà del II secolo a.C. Furono le figure femminili della dinastia, Cleopatra II, prima, e sua figlia Cleopatra III, poi, a incrementare il loro potere, conquistando, così, un posto significativo nella storia della loro famiglia.
Cleopatra IV
La vita di Cleopatra IV, figlia di Cleopatra III e Tolomeo VIII, è l’ennesima testimonianza dell’intraprendenza delle donne della dinastia tolemaica. La sua storia è anche un esempio lampante dei complessi rapporti tra le monarchie ellenistiche (Tolomei e Seleucidi) e delle brutali lotte per la supremazia che contrassegnarono il periodo.
Fonti certe e documentate su Cleopatra IV provengono principalmente da storici antichi e da evidenze numismatiche e papiracee. Tra esse, significative sono le informazioni fornite da Giustino (Marco Giuniano Giustino) nella sua Epitome delle Storie Filippiche di Pompeo Trogo. Il testo rappresenta una fonte cruciale per gli eventi che coinvolgono Cleopatra IV, in particolare in relazione alla sua fine e ai rapporti conflittuali con la sorella Cleopatra Trifena.
Diventata regina d’Egitto, dopo il forzato matrimonio con il fratello Tolomeo IX Sotere II, Cleopatra IV regnò per un breve lasso di tempo, tra il 116 e il 115 a.C., a causa della madre. Quest’ultima, per esercitare un maggiore controllo sul trono e impedire che il figlio potesse subire troppo l’influenza della novella regina, imponendone il divorzio, costrinse Cleopatra IV all’esilio nell’isola di Cipro.
Ma la sovrana, caparbia come le sue ascendenti, non si rassegnò al suo destino e si adoperò per radunare un esercito e una flotta che le consentissero di lottare per la riconquista del potere in Egitto. Per rafforzare la sua posizione e portare a termine il suo intento, Cleopatra IV si mosse alla ricerca di una nuova alleanza matrimoniale, sposando così nel 114 a.C. il principe seleucide Antioco IX Ciziceno. Costui, in quel tempo, era però impegnato in una lotta dinastica per il controllo della Siria contro il fratellastro Antioco VIII Gripo, il quale a sua volta aveva sposato la sorella di Cleopatra IV, Tryphaena. In sostanza, la sua missione rimase incompiuta. Infatti, durante la guerra civile siriaca, Cleopatra IV fu catturata e, per volere della sorella, assassinata nel santuario di Dafne vicino ad Antiochia, nel 112 a.C., dove pensava di aver trovato riparo. Le fonti raccontano come la stessa Cleopatra Trifena subì in seguito una sorte simile per mano di Antioco IX Ciziceno, che così vendicò la morte di sua moglie.

Statua di Petimuthes, generale di Antioco IX (107-88 a.C.) – Torino, Museo Egizio – Foto: Giorgio Manusakis
Sebbene non abbia raggiunto la fama di Cleopatra VII, la sua è una storia documentata anche attraverso le evidenze archeologiche come le monete con le sue effigi, anche se meno numerose rispetto a quelle della sorella. Nonostante la sua tragica fine, Cleopatra IV fu successivamente inserita nel culto dinastico come Thea Philadelphos (Dea Amante del Fratello), un onore postumo che ne riconosceva il lignaggio.
Cleopatra V e Cleopatra VI
La storia delle figure di Cleopatra V e Cleopatra VI nella dinastia tolemaica è complessa e ancora oggetto di dibattito tra gli storici. Ciò è dovuto all’esiguità delle fonti dirette che parlano di loro e soprattutto, come sopra evidenziato, all’utilizzo ricorrente del nome “Cleopatra”, accompagnato spesso anche dal soprannome Tryphaena.
Le nostre conoscenze su Cleopatra V e VI ci derivano prioritariamente da papiri e iscrizioni. I primi, in particolare, permettono di datare eventi specifici e di attestare la loro partecipazione ad atti di governo. Quanto alla storiografia greca e romana, soprattutto non contemporanea al periodo in esame, va detto che autori come Strabone, Porfirio (attraverso frammenti conservati da Eusebio e altri) e Diodoro Siculo hanno fornito informazioni a volte frammentarie e poco dettagliate sulle due regine.
Quanto alla numismatica, le monete coniate durante il loro regno contengono indizi sulla loro iconografia, sui loro titoli e sulla durata del loro potere. Su Cleopatra V Tryphaena sono pervenute notizie più fondate. La regina viene indicata come l’unica moglie, certamente attestata, di Tolomeo XII Aulete, ma la sua ascendenza è rimasta incerta. Alcuni studiosi ritengono che potrebbe essere stata una figlia illegittima di Tolomeo IX Sotere II, mentre altri, fra cui Chris Bennett con il suo lavoro sulle genealogie tolemaiche intitolato Cleopatra V Tryphæna and the Genealogy of the Later Ptolemies, affermano che fosse una figlia di Tolomeo X Alessandro I e Berenice III. A tal proposito, alcuni storici ipotizzano che l’esplicito riferimento ad una figlia di questa coppia, che accompagnò il padre in occasione della deposizione dell’88 a.C., menzionata in un frammento di Porfirio, possa essere identificato proprio in Cleopatra V.
La regina è menzionata per la prima volta in due papiri nel 79 a.C., l’anno in cui sposò Tolomeo XII e, insieme a lui, ricevette il culto divino come Theoi Philopatores kai Philadelphoi (dei amanti del padre, fratelli e sorelle). Cleopatra V scompare dalle fonti intorno al 69/68 a.C., quando nasce Cleopatra VII. I testi non chiariscono se fosse morta o, molto più probabilmente, ripudiata da Tolomeo XII, ma questa ‘scomparsa’ e, soprattutto, una sua probabile ricomparsa, circa 10 anni dopo, hanno generato molta incertezza sulla sua reale fine.
Infatti, alcuni studiosi ipotizzano che Cleopatra V possa essere riapparsa nel 58 a.C. come co-reggente al fianco di Tolomeo XII, temporaneamente espulso dall’Egitto a causa di un’insurrezione popolare. Un’iscrizione del 57 a.C., incisa sul pilone del tempio di Edfu dedicato a Horus, menziona “Tolomeo, il Giovane Osiride, con sua sorella, la regina Cleopatra, soprannominata Tryphaena”. Secondo la tesi più accreditata “Tolomeo” è probabilmente Tolomeo XII, mentre la “Cleopatra Tryphaena” menzionata in questo contesto è stata interpretata come Cleopatra V, che sarebbe tornata a governare al fianco della figlia Berenice IV per un breve periodo, prima di scomparire definitivamente o morire intorno al 57 a.C.

Cammeo in agata (412) e rilievo in giacinto (423) raffiguranti il busto di Cleopatra – Gemme Farnesi, Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Foto: Giorgio Manusakis
Altri ritengono – ma è un’ipotesi poco seguita – che la “Cleopatra Tryphaena” dell’iscrizione sia identificabile in un’altra regina di nome Cleopatra VI. Esistono principalmente due teorie sull’identità di questa figura: la prima, la più attuale, è che si tratti di un modo alternativo per riferirsi alla stessa Cleopatra V, come detto, tornata a regnare al fianco di Berenice IV già durante l’esilio di Tolomeo XII (58-55 a.C.). La seconda ipotesi, sostenuta da pochi, ritiene che Cleopatra VI Tryphaena sia esistita realmente e che fosse una figlia di Tolomeo XII Aulete e Cleopatra V, e quindi una sorella maggiore della famosa Cleopatra VII. Tale interpretazione si baserebbe su alcune menzioni antiche che la definiscono “figlia maggiore” di Aulete. Questa suggestione contrasterebbe però con quanto riferito da Strabone (storico e geografo greco vissuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), il quale afferma che Tolomeo XII Aulete ebbe solo tre figlie: Berenice IV, Cleopatra VII e Arsinoe IV.
Cleopatra VII
Dell’ultima regina della dinastia tolemaica, la Cleopatra per antonomasia, ci limitiamo a qualche cenno, anche perché la sua ricca storiografia, ma anche le testimonianze archeologiche, numismatiche, documentali e aneddotiche sono tanto corpose da essere state oggetto di numerose pubblicazioni, ai più molto note.
Ella si ritrovò regina d’Egitto all’età di diciassette o diciotto anni e, secondo il testamento di Tolomeo Aulete, il maggiore dei suoi due fratelli, allora di soli nove o dieci anni, questi le fu associato come re. Probabilmente avevano, come coppia, il titolo di “Dei amanti del Padre” (Theoi Philopatores), sebbene durante tutto il loro regno, anche dopo il secondo matrimonio di Cleopatra con il fratello minore, Tolomeo XIII, le monete rechino una sola intestazione – ossia quella della regina.
Il suo fu un inizio di regno turbolento, che la costrinse a lasciare Alessandria, nella quale rientrò solo dopo l’intervento pacificatore dell’esercito romano. Come noto il suo destino si intrecciò con Giulio Cesare, quando quest’ultimo arrivò nella capitale egizia nel 48 a.C. Mitica e leggendaria la sua presentazione al generale romano, avvolta in un tappeto, dopo il suo rientro clandestino. Fu un incontro che segnò l’inizio di una relazione politica e sentimentale profonda, che rafforzò la sua posizione e dalla quale nacque un figlio, Cesare, appellato in realtà dagli alessandrini come Cesarione.

Statua di Giulio Cesare (età antonino-severiana) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Foto: Giorgio Manusakis
Con la morte di Cesare e il suo ritorno nel paese africano, entrò nella sua vita un altro potente romano: Marco Antonio. Fu una relazione anch’essa governata da passione e politica, dalla quale nacquero tre figli, ma che segnò l’inizio della fine del suo regno.
Le famose “Donazioni di Alessandria”, con le quali Antonio assegnò alla loro prole vasti territori conquistati con le sue campagne militari, furono un potente strumento di propaganda usato da Ottaviano per dipingere il rivale come un traditore dei valori romani, soggiogato da una regina orientale. Il risultato fu uno scontro che si concluse con la battaglia di Anzio, del 31 a.C., e che segnò la sconfitta di Cleopatra e del suo amante. Entrambi morirono suicidi nel 30 a.C., ma anche in quest’ultimo atto la sovrana non fu banale (secondo quanto narrato), scegliendo di togliersi la vita, probabilmente, con il veleno di un aspide, un serpente simbolo di regalità e immortalità nell’iconografia egizia.

Ritratto di Cleopatra VII (40-30 a.C.) – Berlino, Altes Museum – Foto: Giorgio Manusakis
La figura di Cleopatra VII si mostra in tutto il suo spessore, rivelando una somiglianza familiare con le altre regine e principesse di sangue macedone, contraddistinta dalla precoce determinazione maschile, dalla passione per il potere e dalla spietatezza nell’eliminare i propri avversari. Ma la sovrana che ci viene narrata possedeva anche altre qualità: una intelligenza versatile, che le consentì di apprendere altre lingue (cosa che i greci facevano molto raramente); non solo l’egiziano, la lingua dei suoi sudditi nativi, ma anche l’aramaico, l’ebraico, l’arabo, il persiano, l’etiope, il somalo. La sua arguzia riusciva a penetrare nelle menti degli uomini, con i quali si confrontava utilizzando anche la seduzione. In questo modo, seppe mantenere in vita il suo regno in un mondo dominato da Roma. Di tutte coloro che con lo stesso nome l’hanno preceduta, Cleopatra VII Philopator (da alcuni studiosi indicata anche come Cleopatra VI) è senza dubbio la più iconica delle sovrane tolemaiche e una delle figure più affascinanti dell’antichità. La sua vita e il suo regno furono intrinsecamente legati al declino della Roma repubblicana e all’ascesa di quella imperiale. Con la sua morte si chiuse l’era dell’Egitto tolemaico e la terra dei faraoni, dopo quasi tre secoli di regno macedone, divenne una provincia romana.

Guido Reni, ‘Cleopatra’ (1575-1642) – Roma, Musei Capitolini – Foto: Giorgio Manusakis