Paradise Between the Sea and the Mountains (Samothrace, Greece) – Foto: Menandros Manousakis

Il quadro delineato di recente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente impone un cambio di passo urgente e coordinato.

Un quadro allarmante per l’ambiente europeo

Il nuovo rapporto quinquennale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), intitolato Ambiente e clima in Europa: conoscenza per resilienza, prosperità e sostenibilità, traccia un quadro allarmante delle condizioni ambientali del continente. Biodiversità, acque e suoli stanno subendo un deterioramento significativo, mentre gli effetti della crisi climatica colpiscono con maggiore intensità l’Europa meridionale, compresa l’Italia. Il Vecchio Continente è oggi la regione del mondo in cui le temperature aumentano più rapidamente: tra il 1980 e il 2023 il riscaldamento globale ha provocato circa 240.000 morti e perdite economiche superiori a 738 miliardi di euro. In Italia, ogni cittadino ha sostenuto in media una spesa di 2.330 euro per far fronte a eventi climatici estremi come siccità, alluvioni e ondate di calore; segnali tangibili di un cambiamento che non può più essere ignorato.

The Land and the Trees – Foto: Menandros Manousakis

Biodiversità e risorse naturali in crisi

La situazione della biodiversità e delle risorse naturali è altrettanto critica. L’81% degli habitat protetti si trova in cattivo stato di conservazione, mentre i suoli, tra il 60 e il 70%, risultano degradati. Anche le falde acquifere mostrano un progressivo deterioramento: il 62% delle acque disponibili non soddisfa gli standard qualitativi richiesti. Secondo il rapporto, senza interventi strutturali necessari, sarà impossibile raggiungere gli obiettivi ambientali fissati per il 2030: un traguardo che si allontana man mano che il degrado prosegue. In questo scenario, il sistema alimentare europeo continua a rappresentare una delle principali fonti di inquinamento. Nonostante la crescita dell’agricoltura biologica, le emissioni del settore agricolo non si sono ridotte in modo significativo. I cambiamenti climatici peggiorano le condizioni di lavoro nei campi e spingono molti agricoltori a intensificare l’uso di prodotti chimici, innescando così un circolo vizioso in cui degrado ambientale e produzione intensiva si alimentano a vicenda.

Agricoltura e Green Deal: strategie e limiti

Durante la presentazione del rapporto, la vicepresidente della Commissione Europea Teresa Ribera ha evidenziato la necessità di ripensare il modello agricolo e di ricorrere a soluzioni sostenibili come lo stoccaggio della CO₂ nel sottosuolo. La commissaria europea per l’Ambiente Jessika Roswall ha indicato invece la riduzione dello spreco alimentare e la diffusione dell’economia circolare come strumenti fondamentali per avviare un cambiamento reale. Il Green Deal europeo, pur avendo consentito di ottenere risultati significativi, non è ancora sufficiente per invertire la rotta. Negli ultimi anni si è registrata una riduzione del 45% delle morti premature legate alle polveri sottili, la quota di energia sostenibile ha raggiunto il 30% di quella totale e le emissioni fossili sono diminuite del 35% tra il 2005 e il 2023. Tuttavia, il 70% dell’energia consumata in Europa proviene ancora da fonti non rinnovabili, segno di una transizione che procede troppo lentamente rispetto all’urgenza della crisi.

Pale eoliche – Foto: Menandros Manousakis

Adattarsi a un clima che cambia rapidamente

Di fronte a eventi estremi sempre più frequenti e distruttivi, in particolare nell’Europa meridionale, le istituzioni comunitarie stanno iniziando a orientarsi verso il necessario adattamento alle nuove condizioni climatiche. Ribera ha sottolineato l’importanza di preparare i cittadini e sfruttare appieno le tecnologie disponibili come Copernicus, il sistema europeo di osservazione della Terra. La regione mediterranea, secondo l’AEA, rappresenta un vero e proprio “punto caldo” del cambiamento climatico: circa un terzo della popolazione dell’Unione Europea vive in aree a rischio siccità e l’Italia è tra i paesi più vulnerabili per la sua posizione geografica e per la complessità del territorio. La carenza d’acqua sta già avendo effetti pesanti sull’agricoltura, con riduzioni delle rese di grano previste per le prossime stagioni. A questa fragilità si aggiungono le criticità legate all’inquinamento, con aree particolarmente colpite come la Pianura Padana, e le crescenti difficoltà nel raffreddare gli edifici a causa delle estati sempre più calde. L’aumento della domanda energetica, in questo contesto, rischia di aggravare ulteriormente la crisi climatica.

Un cambio di passo per il futuro dell’Europa

Nonostante alcuni segnali incoraggianti, come la diffusione delle energie rinnovabili e la crescita dell’agricoltura biologica, il messaggio che emerge dal rapporto dell’AEA è inequivocabile: l’Europa deve compiere un deciso cambio di passo, coordinato e strutturale, per affrontare la crisi ambientale in corso. Gli eventi estremi continuano ad aumentare, insieme ai loro costi economici e sociali, e per un paese esposto come l’Italia investire in prevenzione, adattamento e sostenibilità non è più una scelta, ma una necessità strategica per il futuro.

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