Foto (modificata) Raffaele Bove
Domenica 16 marzo, al Fazio Open Theater di Capua, è andato in scena Soliloquy, spettacolo di Nicoletta Severino mirante a riscoprire la luce e la meraviglia che si cela nell’anima di ogni donna.
a cura di Mario Severino
“Cosa accade nell’attimo in cui spegniamo la luce?” recita la danzatrice nell’atto finale della sua piece, citando una celebre frase di John Lennon. Soliloquy esplora questo mistero attraverso il linguaggio immediato del teatro-danza, portando in scena una donna che si ritrova nell’intimità della sua camera. Ogni elemento scenico è pensato per supportare un racconto: dai numerosi cambi di costume, che trasformano la ballerina da una giovane ragazza a una donna consapevole, alla presenza di diversi oggetti scenici che arricchiscono la narrazione. In questo modo si creano di volta in volta dei diversi quadri che si materializzano e si illuminano nell’oscurità di un viaggio interiore in cui la protagonista dialoga con sé stessa, con il proprio vissuto e con gli oggetti che la circondano, attraversando un caleidoscopio di emozioni: dai desideri repressi alle paure inconfessate, dai ricordi mai sopiti alle speranze per il futuro.

Foto (modificata) Raffaele Bove
Un suggestivo racconto autobiografico tra musica e danza
Le musiche scelte amplificano l’impatto emotivo e creano un’atmosfera di intensa connessione con il pubblico. La colonna sonora è tutta al femminile, con le canzoni di Fiona Apple, Kate Bush, Sara Mclanahan, Nancy Sinatra, The Hole, Sinead o’ Connor, PJ Harvey, Tori Amos, Alanis Morrissette e Patty Smith.
Le voci di queste pietre miliari del cantautorato femminile accompagnano ogni movimento della danzatrice, evocando la forza e la fragilità della donna; la danza diventa, pertanto, un mezzo viscerale per esprimere la complessità della condizione femminile. Ogni canzone che si sussegue sembra essere un capitolo autobiografico della storia della danzatrice, tra risate e lacrime; ogni gesto rivela una parte, un richiamo all’entusiasmo infantile, alla spensieratezza dell’adolescenza e alla maturità dell’età adulta. Le transizioni tra i vari momenti sono fluidi e poetici, con la ballerina che con la sua danza riesce ad esprimere la gioia della scoperta, la tristezza della perdita e la potenza della riscoperta di sé e di quell’innocenza perduta, impersonata dalla comparsa in scena della sua giovane allieva Sabrina Aurioso.

Foto (modificata) Raffaele Bove
Soliloquy e la celebrazione del potere “salvifico” della danza
Nicoletta Severino risulta molto abile nel creare uno spazio sicuro in cui il pubblico può riflettere e identificarsi in una storia tanto personale quanto universale, che diventa un invito ad esplorare e abbracciare le proprie esperienze, a riconnettersi con la propria essenza e a celebrarla. Alla fine della performance, il pubblico si trova inevitabilmente a riflettere non solo sulla storia della ballerina, ma anche sulla propria, in un momento di profonda comunione e condivisione. In conclusione, Soliloquy è una celebrazione della femminilità, della crescita personale e della danza stessa, che la protagonista, nel suo racconto, identifica come ‘forza salvatrice’, capace di esorcizzare poteri oscuri, di donare disciplina e di raccontare storie universali come questa, che rimarrà nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di assistervi.