Il film di Isabel Coixet, di recente uscito nelle sale italiane, annovera nel cast gli attori Alba Rohrwacher ed Elio Germano.

Screenshot tratto dal trailer del film

a cura di Simona Colletta

Tre ciotole è una raccolta di racconti che Michela Murgia ha pubblicato pochi mesi prima di morire. Isabel Coixet, regista spagnola, l’ha trasformata in immagini, curandone la regia e la sceneggiatura con Enrico Audenino. Il film, presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival (TIFF), dal 9 ottobre è in 480 sale italiane, distribuito da Vision Distribution.

Da un banale litigio la fine di un amore

Marta, interpretata da Alba Rohrwacher, e Antonio, Elio Germano, stanno insieme da anni. Lui è un cuoco, completamente assorbito dal ristorante che ha appena avviato; lei insegna educazione fisica in un liceo. Un rapporto solido, fatto di emozioni e spazi condivisi. Sembra impossibile che un litigio banale possa essere l’anticamera della crisi, eppure Antonio decide di lasciare la compagna. “Ma dove è finito tutto quell’amore? Dove sono finiti tutti quei momenti?”

Marta si chiude nella sua solitudine, con ritmi di vita irregolari e mangiare disordinato. Sono frequenti gli attacchi di vomito, che lei vive come un’esplosione di energia liberatoria. Inizialmente sembrano gli effetti collaterali della fine del rapporto, ma gli esami evidenziano una malattia grave.

Antonio, nonostante sia stato l’artefice della separazione, vive con malinconia l’assenza di Marta e fa fatica a chiudere definitivamente il rapporto. Accompagnato da Silvia, una giovane cameriera interpretata da Galatea Bellugi, si lancia nella riappropriazione della città: cartina alla mano, vuole riprendersi tutti quei luoghi che ha vissuto con l’ex compagna poiché, essendo legati ai loro ricordi, gli causano sofferenza.

Screenshot tratto dal trailer del film

Marta e la sua singolare terapia

Quando Marta prende consapevolezza della sua malattia, inizia un percorso di rinascita interiore che ha, come punto di partenza, un rito che la porta a prendersi cura del proprio corpo, partendo dai pasti. Ogni giorno riempie tre ciotole di cibo: per essere sicura di aver assunto i nutrienti essenziali a fine giornata deve averle svuotate tutte.

L’esistenza per la giovane donna riacquista un senso e riemerge la fame di vita. L’amore non è perso, ha solo assunto nuove forme: un nuovo rapporto, il senso di protezione per le sue studentesse, la pietà per un piccione ammazzato brutalmente, l’affetto per l’ex compagno. Anche nella chimica esistenziale rimane saldo il principio che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma.

In un momento di grande lucidità, Marta dice ad Antonio: “Io prima pensavo che la mia vita fosse tutto noi, ho scoperto che c’è qualcosa in più, non lo sapevo”. È il segno che il martirio del suo corpo è servito per la rinascita dello spirito.

Un rinnovamento esistenziale, tra luoghi e musiche di grande suggestione

La regista tocca temi importanti, come la malattia, la vulnerabilità, il confronto con la morte, la separazione, la sofferenza, i quali fanno da controcanto a un nuovo significato della vita, una nuova visione dei rapporti, con le persone ma anche con il proprio corpo. I personaggi alla fine del film sono rinnovati poiché, anche a duro prezzo, hanno compiuto un percorso esistenziale che li ha arricchiti di nuove consapevolezze. Alle spalle dei protagonisti scorrono i quartieri storici di Roma come Trastevere, la vicina Ostiense e l’Isola Tiberina: posti intensi che hanno il potere di risvegliare le emozioni. Infine, anche le musiche scelte per accompagnare le immagini hanno un valore potente, come Sant’Allegria, cantata da Ornella Vanoni e Mahmood.

Specifiche foto:

le immagini sono screenshot del trailer del film, inserite nell’articolo in osservanza dell’articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché trattasi di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», o per mere finalità illustrative e per fini non commerciali.

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