Il manifesto del film – Foto (modificata) da comunicato stampa
L’attore e regista napoletano, in questa prima pellicola da lui diretta, affronta delicate tematiche sociali, riuscendo ad alleggerirle, al contempo, grazie a ‘tocchi’ di fantasia e originalità.
a cura di Mario Severino
Nero di Giovanni Esposito rappresenta un debutto registico intenso e complesso, capace di mescolare poesia, dura realtà sociale e un ‘tocco’ di sovrannaturale in un film che si inserisce con forza nel panorama del cinema di denuncia e di ricerca.
Un protagonista complesso e con tante sfaccettature
La figura di Nero, interpretato dallo stesso Esposito, è un personaggio sfaccettato: un piccolo criminale di mezza età che si prende cura della sorella disabile. La scoperta del suo potere misterioso – la capacità di guarire gli altri perdendo uno dei sensi – diventa una metafora del sacrificio e dell’amore fraterno: un gesto di redenzione inserito in una narrazione che non rinuncia a momenti di poesia e di introspezione.
La regia di Esposito si avvale della fotografia di Daniele Ciprì, che cattura con maestria le atmosfere spesso sature di contrasti tra bellezza e desolazione, mentre la scenografia di Luigi Ferrigno arricchisce l’ambientazione con dettagli realistici e inquietanti. La colonna sonora, che include pezzi di Lucio Dalla e brani originali di Giordano Corapi, contribuisce a creare un’atmosfera coinvolgente e riflessiva, mentre la partecipazione di attori del calibro di Alessandro Haber non fa altro che alzare ulteriormente la qualità del lungometraggio.

Alessandro Haber in una scena del film – Foto (modificata) da comunicato stampa
L’ambientazione in un difficile contesto sociale
Ambientato tra le periferie di Mondragone e Castel Volturno, il film ci conduce in un Sud Italia sospeso tra dolore e speranza; un territorio di confine non solo geografico ma anche umano e morale, dove si intrecciano le storie degli ultimi, il popolo autoctono, gli immigrati africani e albanesi che, in un paese privo di opportunità, vivono sotto il giogo della malavita, volendo a tratti emanciparsi da questa condizione ma ricadendo sempre in essa. Il film si distingue per il suo approccio sociale, ponendo l’accento su un ‘continente a parte’, dove le regole sono dettate dall’individualità e dalla sopravvivenza e dove le periferie sono spazi di marginalità che spesso vengono ignorati. Esposito riesce a rendere questo universo complesso con sensibilità e rispetto, offrendo una prospettiva che invita alla riflessione senza giudizio.

Susy Del Giudice e Giovanni Esposito in una scena del film – Foto (modificata) da comunicato stampa
Altra tematica sociale è quella della disabilità. Susy del Giudice interpreta con maestria e senza scadere nel banale Imma, la sorella di Nero, affetta da autismo. La sua condizione è descritta dal fratello come un eccesso di sensibilità; nonostante lui abbia il potere di curarla, decide di non farlo, in quanto non vede la sorella come malata, bensì come una persona capace di vedere la bellezza nel degrado in cui loro vivono. Per perseguire i suoi sogni Nero deciderà di abbandonarla temporaneamente, ma si accorgerà che il loro legame risulta essere più forte di ogni cosa e di ogni suo possibile desiderio di riscatto. Nero è un’opera che affascina per la sua capacità di coniugare il racconto di un personaggio singolare con le grandi tematiche dell’umanità, della perdita e della speranza. Un debutto promettente, quello di Giovanni Esposito, che dimostra come si possa affrontare il cinema indipendente con cuore, poesia e un forte senso di impegno sociale.

Giovanni Esposito con parte del cast all’anteprima – Foto: Mario Severino
