Heidelberg, lavori di scavo nell’antica Ninive – Autore foto: Aaron Schmitt – Licenza: foto da comunicato stampa

Proviene dall’Iraq la recente notizia di un importante ritrovamento archeologico: un bassorilievo di grandi dimensioni dalla sala del trono del Palazzo Nord di re Assurbanipal.

È del 15 maggio scorso la notizia della scoperta a Ninive (Iraq), all’interno della sala del trono del Palazzo Nord, di diverse lastre appartenenti ad un ampio rilievo monumentale, lungo 5,5 metri e alto 3 metri, del peso di circa 12 tonnellate, nel quale viene raffigurato Assurbanipal, sovrano dell’impero assiro del VII secolo a.C.,  affiancato da due importanti divinità: Aššur, dio supremo degli Assiri, e Ishtar, dea della guerra e dell’amore, protettrice di Ninive, con altre figure di contorno.

Frammento del rilievo scoperto – Autore foto: Aaron Schmitt – Licenza: foto da comunicato stampa

Ninive ed il suo re Assurbanipal

Ninive, ubicata nell’antica Mesopotamia e nelle vicinanze dell’odierna Mosul, in Iraq, è considerata una delle più importanti città dell’impero assiro, del quale divenne la capitale, con re Sennacherib, verso la fine dell’VIII secolo a.C., dopo aver sconfitto i babilonesi. Essa raggiunse il suo massimo splendore nel VII secolo a.C., con una popolazione stimata tra i 100.000 e i 150.000 abitanti.

La fortuna di Ninive, già esistente in età preistorica (le prime tracce documentate risalgono intorno al 2280 a.C. durante il regno di Manishtusu, figlio di Sargon d’Akkad), fu agevolata dalla sua posizione prossima al fiume Tigri, che favorì i commerci e con essi anche gli scambi culturali con altre popolazioni. L’ultimo suo potente re fu Assurbanipal (dai greci chiamato anche Sardanapalo) che, asceso al trono nel 668 a.C., guidò l’impero annientando la coalizione anti-assira facente capo al fratello maggiore Shamash-shum-ukin, che governava a Babilonia.

Erma maschile raffigurante Dioniso Sardanapalo (100-149 d.C.) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) – Foto: Giorgio Manusakis

Furono gli anni in cui il regno raggiunse la massima estensione, arrivando fino in Egitto, e il suo apice culturale. Il suo sovrano, amante della caccia al leone, eccelse per crudeltà e spietatezza nei confronti delle popolazioni vinte, ma si distinse anche per la sua cultura e l’amore per l’arte. Ad Assurbanipal si deve, presso il palazzo reale di Ninive, la costituzione della biblioteca con migliaia di testi letterari, lessicali e mantici babilonesi, fra i quali vi era una delle copie meglio conservate del poema epico Epopea di Gilgamesh, composto da 35 tavolette d’argilla. Una parte della celebre collezione bibliografica del re – la prima al mondo ad essere catalogata – è custodita presso il British Museum di Londra e comprende 25mila documenti con caratteri cuneiformi.

La morte di Assurbanipal, avvenuta nel 629 a.C., segna l’inizio del declino irreversibile dell’impero, lacerato dalle lotte di successione e dall’ascesa di persiani e medi, che culmina con la distruzione di Ninive del 612 a.C. La città è menzionata in numerose fonti mesopotamiche e nella stessa Bibbia come simbolo di magnificenza, ma anche come esempio di decadenza e punizione divina.

Calco di rilievo con leonessa morente – Ninive/Kuyunjik, Palazzo Nord di Assurbanipal, sala C, periodo neo-assiro (645-635 a.C.) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) – Foto: Giorgio Manusakis

Le scoperte archeologiche ottocentesche con Austen Henry Layard

Il primo grande esploratore di Ninive fu Austen Henry Layard (archeologo e diplomatico britannico) che, tra il 1847 e il 1851, avviò scavi nella collina di Kuyunjik, scoprendo i primi resti del palazzo sud-occidentale realizzato da re Sennacherib. Successivamente, con l’aiuto di Hormuzd Rassam, portò alla luce il cosiddetto Palazzo Nord e la preziosa Biblioteca di Assurbanipal, le cui tavolette furono inviate al British Museum per essere decifrate da eminenti studiosi come George Smith. L’edificio, che si trova sul tell di Kuyunjik (trattasi di una delle piccole colline artificiali formate dai resti di città antiche), nella parte settentrionale di Ninive, è stato identificato come una delle residenze reali di Assurbanipal. Inoltre, a differenza del Palazzo Sud-Ovest, esso fu utilizzato in parte anche come centro amministrativo. Le operazioni di scavo misero in evidenza anche pareti decorate da rilievi in alabastro e grandi statue con scene del sovrano e della conquista di Lachish, città della Giudea vinta nel 701 a.C., nonché colossali tori androcefali, chiamati lamassu nell’antica lingua accadica, che simboleggiavano forza, velocità e intelligenza. Tali imponenti sculture, alte oltre 4 metri e del peso di diverse tonnellate, fiancheggiavano le porte di accesso alla città e dei palazzi e avevano una funzione di protezione contro gli spiriti maligni.

Layard fu autore di importanti libri sulle sue scoperte, rimasti nella storia per il contenuto e le illustrazioni incluse. Alcuni di essi, tra cui Nineveh and Its Remains (Ninive e le sue rovine) del 1849 e i due tomi di The Monuments of Nineveh (1849 e 1853), furono redatti in contemporanea con l’andamento delle attività da lui condotte. Inoltre ebbe il tempo anche di pubblicare un testo di carattere divulgativo alla portata di tutti intitolato A Popular Account of Discoveries at Nineveh (Un resoconto alla portata di tutti delle scoperte fatte a Ninive), del 1851. 

Le scoperte ottocentesche rimasero, però, incompiute e molte sezioni del palazzo non vennero indagate sistematicamente, rimanendo sepolte. La fine degli anni ’20 del secolo scorso segnò l’inizio di nuove campagne di scavo condotte dall’archeologo e assirologo britannico Reginald Campbell Thompson, che non solo documentarono l’esistenza del Tempio di Nabu, ma diedero ulteriori preziosi elementi per ricostruire topograficamente la città.

Calco di rilievo con scene di caccia reale – Ninive/Kuyunjik, Palazzo Nord di Assurbanipal, sala S, periodo neo-assiro (645-635 a.C.) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) – Foto: Giorgio Manusakis

Scavi recenti: Aaron Schmitt e la missione di Heidelberg

La storia più recente ci ha raccontato della occupazione da parte dell’ISIS, nel 2014, della città di Mosul, della sua liberazione, avvenuta solo tre anni dopo, nonché della furia iconoclasta delle milizie del califfato, che non solo hanno saccheggiato, ma anche distrutto migliaia di iscrizioni assire, sumere, accadiche, babilonesi, le quali avevano consentito di leggere la vita quotidiana di quei tempi. Quell’azione indignò il mondo intero perché un patrimonio culturale che rappresentava le radici dell’intera umanità era stato cancellato per sempre, sulla base di una presunta offesa alla purezza del monoteismo islamico di matrice salafita.

Dopo la liberazione di Mosul, l’Università tedesca di Heidelberg, nel 2018, ha avviato un progetto di salvataggio archeologico denominato Heidelberg Nineveh sotto la direzione di Peter A. Miglus (professore di Archeologia del Vicino Oriente), che inizialmente si è concentrato sull’esplorazione e documentazione dei tunnel scavati dall’ISIS nel palazzo situato sotto la distrutta Moschea del profeta Giona su Tell Nebi Yunus. Successivamente, il progetto di ricerca è stato sviluppato sotto la direzione, prima, di Stefan M. Maul (del Dipartimento di Lingue e Culture del Vicino Oriente) e, poi, di Aaron Schmitt (dell’Istituto di Preistoria, Protostoria e Archeologia del Vicino Oriente Antico della stessa Università tedesca), ancora oggi in prima linea.

Heidelberg, lavori di scavo nell’antica Ninive – Autore foto: Aaron Schmitt – Licenza: foto da comunicato stampa

Dal 2022, nell’ambito di un accordo tedesco-iracheno, che mira al restauro e alla documentazione post-ISIS, gli scavi sistematici del Palazzo Nord, in un’area precedentemente trascurata o danneggiata, hanno avuto un nuovo impulso grazie all’utilizzo di nuove tecniche di scansione 3D nonché alle analisi georadar e geofisiche, utili alla identificazione di nuove aree da scavare, evitando l’uso di tecniche distruttive.

Il paziente lavoro degli archeologi ha dato recentemente i suoi frutti con la scoperta di un nuovo bassorilievo considerato dai ricercatori di straordinaria importanza per le dimensioni e per le scene che vi sono raffigurate. Schmitt ha evidenziato, in particolare, l’elemento di novità rappresentato dalla presenza in scena di due divinità principali della religione assira, mai apparse tra i numerosi bassorilievi dei palazzi assiri scoperti. Al centro del fregio, infatti, è raffigurato il re Assurbanipal, che viene affiancato dagli dei Aššur e Ishtar. Come descritto nel comunicato stampa, i personaggi sono seguiti da una sorta di genio, rappresentato da un saggio avvolto in pelle di pesce che, insieme alle divinità, ricopre diverse funzioni, tra cui quelle di protezione e benevolenza.  

Il genio-pesce è una figura che viene raffigurata accanto ai re e agli dei e ha il compito di garantire loro la salvezza e la vita. Vi è inoltre una quarta figura di supporto con le braccia alzate, molto probabilmente restaurata come uomo-scorpione. “Queste figure suggeriscono che un enorme disco solare alato fosse originariamente montato sopra il bassorilievo”, ha spiegato Aaron Schmitt.

In merito alla sua originale collocazione l’archeologo ha ipotizzato che il rilievo doveva trovarsi originariamente in una nicchia posta, verosimilmente, di fronte all’ingresso principale della sala del trono, in quanto rappresentava il luogo più in vista del palazzo. Secondo i ricercatori di Heidelberg il fatto che i frammenti siano stati rinvenuti in una fossa riempita di terra, situata dietro questa nicchia, era da addebitarsi ad un intervento successivo, inquadrabile probabilmente in epoca ellenistica, nel III o II secolo a.C.. Secondo quanto supposto da Schmitt, ciò spiegherebbe il suo mancato rinvenimento già nel XIX secolo: “Il fatto che questi frammenti siano stati sepolti è sicuramente uno dei motivi per cui gli archeologi britannici non li hanno mai trovati più di cento anni fa.”

Modello 3D del rilievo: i reperti sono contrassegnati in grigio scuro, la parte grigio chiaro rappresenta una ricostruzione basata sui reperti. Al centro è raffigurato il re Assurbanipal, affiancato dal dio Ashur (a sinistra) e da Ishtar, dea protettrice di Niniveh (a destra). Entrambi sono seguiti da un genio dei pesci e da una figura di supporto con le braccia alzate. – Immagine: Michael Rummel – Licenza: foto da comunicato stampa

Come sottolineato, il gruppo di studiosi è solo all’inizio del nuovo lavoro e i prossimi mesi saranno dedicati all’esame dei dati raccolti che certamente chiariranno ulteriormente l’importanza della nuova raffigurazione scoperta. Come concordato con l’Iraq State Board of Antiquities and Heritage (SBAH), il passo successivo, sia pure in tempi non brevi, sarà quello di esporre il rilievo nel suo sito originario perché possa essere goduto da tutti.

Il lavoro svolto fino ad oggi è parte integrante di un più ampio processo volto al ripristino e alla valorizzazione dell’antica città di Ninive. Un progetto che mira al recupero dei rilievi murali che sono stati danneggiati o sepolti; allo studio architettonico del palazzo (dai corridoi alle sale pubbliche e private), che sta svelando una struttura più complessa di quanto ipotizzato; al rinvenimento di nuovi frammenti di tavolette. Bisogna solo aspettare un po’, ma da Ninive arriveranno certamente altre significative sorprese.

Specifiche foto

Titolo: Heidelberg, lavori di scavo nell’antica Ninive
Autore: Aaron Schmitt
Licenza: foto da comunicato stampa
Link: https://www.uni-heidelberg.de/en/newsroom/spectacular-find-in-the-ancient-city-of-nineveh
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Titolo: Frammento del rilievo scoperto
Autore: Aaron Schmitt
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Titolo: Heidelberg, lavori di scavo nell’antica Ninive
Autore: Aaron Schmitt
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Titolo: Modello 3D del rilievo
Autore: Michael Rummel
Licenza: foto da comunicato stampa
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