Area archeologica di San Giuliano – Autore foto: Mac9 – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
L’eccezionale rinvenimento nella necropoli di San Giuliano – Colle di Caiolo – è destinato ad aprire nuove prospettive di studio sulla civiltà etrusca e le sue pratiche funerarie.
La Necropoli di San Giuliano
Barbarano Romano è un piccolo centro abitato dell’alto Lazio, a pochi chilometri da Viterbo, nel cuore verde dell’Etruria meridionale, che conta meno di mille anime. Pochi forse lo sanno, ma il suo territorio ospita davanti al colle dove sorge l’abitato, in zona San Giuliano, una vasta area archeologica. Essa si riferisce ad un centro frequentato sin dall’età preistorica, circondato da necropoli che sono state esplorate già dalla seconda metà dell’Ottocento. Le tombe etrusche scavate nelle scarpate circostanti l’altipiano sono circa 580 e testimoniano l’importanza dell’insediamento tra IX e il IV secolo a.C. Tuttavia, nella stessa area, alcuni ritrovamenti sporadici hanno dato indicazioni di occupazione antropica risalente anche all’Età del Bronzo recente, quindi fra il 1300 e il 900 a.C.
La necropoli di San Giuliano è certamente una delle più estese e studiate dell’Etruria, anche perché è la più antica e la più ricca di tipologie tombali rupestri. La maggior parte di esse è di età arcaica e quindi databile al VI-V secolo a.C., ma sono presenti anche tumuli risalenti al VII secolo a.C. (periodo orientalizzante, contrassegnato da fitte reti di interscambio con le culture del Mediterraneo orientale, che favorirono un’evoluzione significativa dal punto di vista artistico e istituzionale delle comunità etrusche) e tombe di età ellenistica. Sono inoltre presenti nelle zone Caiolo, Cima e Cuccumella:
- monumenti sepolcrali a dado o semi-dado, caratterizzati da finte porte monumentali e incisioni, come quelle delle Tombe del Cervo (risalente al IV-III secolo a.C.) e della Regina, alta 10 metri e larga 14, nella quale sono presenti due ingressi con due finte porte doriche;
- tombe rupestri, alcune decorate con motivi architettonici scolpiti nella roccia, come la Tomba Rosi, del V secolo a.C., e la Tomba Costa con un’ampia camera centrale;
- tombe a portico (o a loggiato superiore), una tipologia peculiare e quasi esclusiva della necropoli di San Giuliano.

Tomba a portico – Autore foto: Mac9 – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
Una grande spinta allo sviluppo delle attività archeologiche nella zona è stata data dal progetto denominato SGARP (San Giuliano Archaeological Research Project), un’iniziativa scientifica condotta dalla Baylor University di Waco – Texas – con il sostegno della Virgil Academy (ente filantropico fondato da Gianni Profita, rettore dell’Università UniCamillus di Roma), in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Etruria meridionale, il Parco Marturanum e il Comune di Barbarano Romano. Un programma ambizioso nato allo scopo di ricostruire, nel tempo, l’antropizzazione dell’altopiano, partendo dall’insediamento etrusco fino al suo abbandono, avvenuto nel basso Medioevo, intorno al XIV secolo.
Barbara Barbaro, funzionaria archeologa della Soprintendenza, nel sottolineare la presenza costante dell’ente da lei presieduto nel territorio, come supporto al team della Baylor University, in occasione dell’ultimo straordinario ritrovamento dei giorni scorsi, ha tenuto a evidenziare l’importanza della sinergia tra istituzioni, rimarcando i molteplici interventi effettuati in questi ultimi anni, che hanno portato alla scoperta di 480 nuove tombe. In riferimento alle recenti indagini, ha ricordato il rinvenimento di un’ennesima tomba a dado (a tre camere, sormontata da tre porte semi-finte), prossima alla Tomba della Regina, e poi, nel marzo del 2024, la conclusione delle operazioni di ripulitura e scavo della Tomba della Salamandra, con il ritrovamento in una delle camere, peraltro già violata in passato, di un prezioso monile: uno scarabeo in corniola rossa raffigurante un guerriero con lancia a cavallo, databile al IV sec. a.C.

Tomba della Regina, Necropoli di Caiolo – Autore foto: Mac9 – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
Il recente rinvenimento nell’area di Caiolo
Il progetto SGARP è andato avanti e, recentemente, grazie a sofisticate analisi georadar, condotte dagli archeologi italiani e statunitensi, sotto la direzione di Davide Zori, della Baylor University, nella zona del Colle di Caiolo, peraltro già nota per altri ritrovamenti, è stata portata alla luce una nuova scoperta. La grande sorpresa è stata di trovarsi di fronte a una tomba datata alla fine del VII secolo a.C., assolutamente inesplorata, sigillata da una lastra in tufo che chiudeva ancora il dromos, il corridoio d’accesso alla camera sepolcrale.

L’ingresso della nuova tomba inesplorata – Autore foto: sabapviterbo – Licenza: Creative Commons – Attribuzione – versione 3.0
Il ritrovamento di una sepoltura intatta, mai esplorata, rappresenta di per sé un fatto raro, che assume un ulteriore carattere di straordinarietà in considerazione della zona in cui esso è avvenuto, oggetto in passato di sistematiche incursioni di tombaroli senza scrupoli i quali, violate le deposizioni, ne hanno saccheggiato il contenuto.
Con l’apertura della tomba, si è avuta la conferma della sua integrità e si è provata l’emozione di scoprire i resti mortali di quattro persone, adagiate su letti scolpiti nel nenfro (roccia vulcanica di colore grigio o rosso bruno), e il ricco corredo funerario, così come furono composti 2600 anni fa.

L’apertura della tomba – Autore foto: sabapviterbo – Licenza: Creative Commons – Attribuzione – versione 3.0
Le primissime esplorazioni hanno portato alla luce oltre 70 vasi ceramici decorati, fibule in bronzo e ferro, punte di lancia, ferma-trecce in argento, un bacile in bronzo, oltre a un copricapo in cuoio, una fuseruola e perle in pasta vitrea. Si tratta, tuttavia, di un resoconto provvisorio destinato ad arricchirsi con il progredire degli scavi. Questi ornamenti rituali saranno in grado di offrire informazioni utili a chiarire ulteriormente quella che era la vita e la morte per gli etruschi.

Alcuni dei vasi ritrovati all’interno – Autore foto: sabapviterbo – Licenza: Creative Commons – Attribuzione – versione 3.0
La funzionaria della Soprintendenza ha così entusiasticamente commentato il ritrovamento: “Questo è quello che succede quando si rinviene una tomba inviolata; si trasforma in un evento collettivo. Quasi l’apertura della porta del sepolcro costituisse un ponte con il nostro passato, la porta d’accesso verso i nostri antenati. Il silenzio…lo stupore, il rispetto per chi ci sta aspettando dietro a quell’enorme masso. La commozione”. Poi ha sottolineato l’importanza delle azioni di tutela del nostro patrimonio archeologico: “felici di aver sottratto materiale a chi lo vorrebbe illegalmente per pochi. Un patrimonio che racconterà invece una bellissima storia per tutti!”.
Prospettive scientifiche e di valorizzazione
La scoperta rappresenta una nuova occasione di studio della civiltà etrusca, in quanto una tomba intatta consente di osservare in situ, senza contaminazioni, l’organizzazione originaria dello spazio funerario, le eventuali relazioni tra individui sepolti e corredi: insomma, “uno spaccato di vita attraverso il rituale della morte”, come lo definisce Barbaro. Inoltre, tale integro contesto offre l’opportunità di effettuare analisi biologiche, isotopiche e paleogenetiche che potranno chiarire provenienza, alimentazione e relazioni di parentela tra i defunti.

L’interno della tomba – Autore foto: sabapviterbo – Licenza: Creative Commons – Attribuzione – versione 3.0
In attesa che sia resa possibile la visita del nuovo sito venuto alla luce, in un’ottica di valorizzazione della zona, le autorità locali, sindaco di Barbarano Romano in testa, non hanno perso tempo e a distanza di pochi giorni hanno offerto a tutti la possibilità di fruire di un assaggio di quanto recentemente scoperto. Infatti, dal 12 luglio scorso, nel Museo delle necropoli rupestri della cittadina laziale, il pubblico può ammirare una selezione dei reperti scoperti, che resterà in esposizione anche nei prossimi mesi. Questa nuova scoperta, che è l’esempio emblematico di quanto sia strategica la cooperazione, anche internazionale, fra istituzioni dedite alla ricerca e deputate alla conservazione del nostro patrimonio artistico e culturale, rappresenta l’ennesima occasione per valorizzare quella parte di territorio del nostro Belpaese che, pur essendo fuori dai circuiti turistici noti, ha un forte potenziale scientifico, culturale e formativo.

L’esterno della tomba – Autore foto: sabapviterbo – Licenza: Creative Commons – Attribuzione – versione 3.0
Specifiche foto dal web
Titolo: Area archeologica di San Giuliano
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Titolo: Tomba a portico
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Titolo: Tomba della Regina, Necropoli di Caiolo
Autore: Mac9
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Titolo: L’ingresso della nuova tomba inesplorata
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Titolo: L’apertura della tomba
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Titolo: Alcuni dei vasi ritrovati all’interno
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Titolo: L’interno della tomba
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Titolo: L’esterno della tomba
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