Gene Hackman appears at a photocall with Italian actress Monica Bellucci and Thomas Jane for British director Stephen Hopkins’ film ‘Under Suspicion’ on May 11, 2000, in Cannes. – Autore foto: (AFP pic) – Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International
Lo scorso 26 febbraio Gene Hackman è stato trovato morto nella sua abitazione di Santa Fe, insieme alla moglie Betsy Arakawa e al suo cane.
Hackman, nella sua cinquantennale carriera, ha saputo conquistare il pubblico interpretando personaggi iconici. Grazie alla sua straordinaria versatilità e al suo stile unico, l’attore si è contraddistinto per la capacità di passare con grande disinvoltura dai ruoli drammatici a quelli comici.
Le origini di un grande talento
Gene Hackman nasce il 30 gennaio 1930 a San Bernardino, in California. Cresciuto in una famiglia di origini umili, affronta fin da giovane una serie di difficoltà familiari ed economiche. Anche a causa del divorzio dei suoi genitori, la sua infanzia è caratterizzata da continui trasferimenti che gli permetteranno di sperimentare una varietà di realtà culturali e sociali, che nel corso della sua carriera rifletterà in molti dei suoi personaggi.
Nel 1947, a 17 anni, Hackman si arruola nei Marines durante la guerra di Corea, vivendo un’esperienza che segna un importante capitolo della sua formazione. Successivamente al servizio militare si trasferisce a Pasadena, in California, dove inizia gli studi presso la Pasadena Playhouse, una rinomata scuola di recitazione. Qui si forma come attore, ma è solo negli anni ’60 che inizia a lavorare seriamente nel mondo del cinema, non senza difficoltà. Per un lungo periodo, Hackman si esibisce in piccole produzioni teatrali e televisive, ottenendo solo ruoli secondari.
Nel 1964, la sua carriera subisce una svolta quando viene scelto per una piccola parte nel film Mad Dog Coll del regista Burt Balaban. È però a partire dagli anni ’70 che sarà in grado di affermarsi come uno degli attori più completi ed affermati dell’intero panorama di Hollywood.
Il primo ruolo di rilievo nella carriera di Gene Hackman arriva nel 1964, quando viene scelto per recitare in Lilith – La dea dell’amore (Lilith), un dramma psicologico diretto da Robert Rossen. La pellicola, che esplora temi come l’amore, la follia e la psiche umana, non è un grande successo commerciale, ma rappresenta un importante trampolino di lancio per Hackman. Sebbene il suo ruolo non fosse quello di protagonista, la sua performance fu notata per l’intensità emotiva e la forte presenza scenica, segnando il primo passo verso la sua affermazione nel mondo del cinema.
Solo due anni dopo, nel 1966, Hackman ottiene un altro ruolo significativo in Hawaii. Il film epico, diretto da George Roy Hill e tratto dall’omonimo libro di James Michener, racconta la storia dei missionari cristiani che nel XIX secolo intrapresero un’opera di evangelizzazione in quest’arcipelago del Pacifico. La partecipazione di Hackman al progetto, seppur non in un ruolo da protagonista, è stata comunque importante per la sua carriera, poiché gli ha consentito di accrescere la sua visibilità nel panorama hollywoodiano grazie ad un’esperienza sul set vissuta al fianco di alcuni degli attori più affermati dell’epoca, come Julie Andrews e Max von Sydow.
Il vero punto di svolta arriva nel 1967, quando l’artista ottiene il ruolo di co-protagonista in Gangster Story (Bonnie and Clyde). Il film, che segnerà la sua definitiva affermazione, diretto da Arthur Penn e interpretato da Warren Beatty e Faye Dunaway, è una rivisitazione romanzata della vita di Bonnie Parker e Clyde Barrow, due famosi criminali degli anni ‘30. Hackman interpreta il ruolo di Buck Barrow, fratello di Clyde, una figura che, pur essendo secondaria nella narrazione, si distingue per la sua intensità e la sua autenticità. La sua interpretazione, capace di dare spessore al personaggio e maggiore profondità narrativa alla pellicola, gli consente di guadagnarsi una prima candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista e una nomination ai Golden Globe.

Bonnie and Clyde (1967) – Buck Barrow (Gene Hackman) and C.W. Moss (Michael J. Pollard) – Autore foto: Insomnia Cured Here – Licenza: CC BY-NC-SA 2.0 – Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic
Le grandi interpretazioni degli anni ‘70
La consacrazione definitiva nella carriera di Gene Hackman avviene nel 1971 con Il braccio violento della legge (The French Connection), un film diretto da William Friedkin e destinato a diventare un cult, tanto da essere inserito nel 1998 dall’American Film Institute nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Nella trama Hackman interpreta Popeye Doyle, un poliziotto dall’approccio spregiudicato, pronto a ricorrere a metodi poco ortodossi pur di combattere il crimine. Qui l’attore riesce a dar vita ad un’interpretazione intensa e coinvolgente, mostrando un personaggio imperfetto e tormentato che non scade nella retorica del “super poliziotto” senza macchia e senza paura, bensì è dotato di una dimensione umana e credibile. Da quest’ultima, emergono contraddizioni che rappresentano un grande punto di forza di una pellicola capace di distaccarsi dai canoni del genere poliziesco, mettendo in luce le infinite sfumature della lotta tra le forze dell’ordine e criminalità. Questa grande interpretazione consente a Hackman di vincere il Premio Oscar come miglior attore protagonista, consacrandolo come uno degli attori più talentuosi e capaci della sua generazione.
Nel 1974 l’artista collaborerà con il regista Francis Ford Coppola nel film cult The Conversation. In questo thriller psicologico, Hackman interpreta Harry Caul, un esperto di intercettazioni telefoniche, il quale, proprio a causa del suo lavoro, diventa ossessionato dalla sua privacy, iniziando a soffrire di manie di persecuzioni. La sua performance è un capolavoro introspettivo: la figura di Caul è paranoica, taciturna e attanagliata da profondi dubbi circa la moralità del suo lavoro. Anche qui Hackman dà vita ad un personaggio in cui le contraddizioni e i dubbi emergono in maniera molto naturale e realistica, riuscendo a colpire profondamente lo spettatore e ricevendo una candidatura al Golden Globe come miglior attore. Il 1974 fu anche l’anno in cui l’attore si cimentò in uno dei suoi ruoli più comici, ovvero quello dell’eremita cieco nel capolavoro di Mel Brooks, Frankenstein Junior. Nonostante egli abbia un ruolo secondario nella pellicola, la scena in cui rovescia la minestra bollente sul mostro è una tra le più divertenti ed iconiche del film.
Nel 1978 Hackman darà ulteriore prova della sua grande versatilità, allontanandosi dal cinema drammatico con il ruolo di Lex Luthor, antagonista principale nel film Superman del 1978. Nel lungometraggio di Richard Donner, l’attore porta sullo schermo una versione ironica e sfacciata del malvagio protagonista, nella quale emerge tuttavia una certa profondità umana. La sua interpretazione di Luthor diventa uno dei tratti distintivi della pellicola e rimane tra le più iconiche nella storia dei cinecomics, perfetta nemesi del Superman interpretato da Christopher Reeve. Questo ruolo evidenzia la capacità di Hackman di passare con disinvoltura da personaggi drammatici ad altri più leggeri e caricaturali, senza mai perdere il suo stile unico. L’attore indosserà i panni di Luthor anche due anni dopo, nel 1980, per il film Superman II, e successivamente nel 1987 in Superman IV.

Gene Hackman e Christopher Reeve – Filming Superman in 1986 – Autore foto: PSParrot – Licenza: CC BY 2.0 by Flickr
Gli anni ’80 e ’90 e il ritiro dalle scene
Nel corso degli anni ’80, sebbene la carriera di Hackman subirà alcune battute d’arresto con la partecipazione a pellicole stroncate dalla critica come Eureka, nel 1983, Target-Scuola omicidi del 1985 e Power del 1986, il suo successo resta inalterato; l’attore infatti continuerà a prender parte ad alcuni dei progetti più importanti e di maggior successo commerciale del decennio. Nel 1981 è inserito, insieme a Warren Beatty, protagonista e anche regista della pellicola, Diane Keaton e Jack Nicholson, nel cast di Reds, pellicola che ottiene ben dodici candidature agli Oscar e vince tre statuette. Sebbene Hackman non sia al centro della narrazione, il suo contributo al film è significativo ed arricchisce ulteriormente un lavoro di grande respiro storico e politico; la sua presenza in Reds dimostra la sua abilità nell’integrarsi all’interno di cast attoriali ampi e pieni di celebrità, mantenendo sempre un alto livello di interpretazione.
Nel 1987 partecipa a Senza via di scampo, film diretto da Roger Donaldson che si rivela un grande successo al botteghino. Nella pellicola Hackman indossa i panni di David Brice, sottosegretario alla giustizia degli Stati Uniti, personaggio ambiguo e intrigante che ben incarna quell’alone di mistero e quelle contraddizioni morali che hanno spesso caratterizzato le migliori interpretazioni dell’attore sin dagli albori della sua carriera.
Una delle performance più memorabili della sua carriera arriverà nel 1989 con Mississippi Burning – Le radici dell’odio, diretto da Alan Parker. Qui Hackman si cimenta nei panni di Rupert Anderson, un agente dell’FBI coinvolto in un’inchiesta sugli omicidi di attivisti per i diritti civili nel sud degli Stati Uniti durante gli anni ‘60. Il film, ispirato a fatti veri avvenuti nel 1964, affronta con vigore il tema del razzismo e della discriminazione, ottenendo un clamoroso successo sia da parte della critica che del pubblico. La performance di Hackman è straordinaria: il suo personaggio, un uomo determinato ma pieno di conflitti interiori, riesce a catturare la complessità del periodo storico in cui vive. Inoltre, la netta contrapposizione con la figura dell’agente speciale Alan Ward, interpretato da Willem Dafoe, finisce con l’enfatizzare ancora di più la performance di Hackman, perfetto nel co-esistere sul grande schermo con lo stesso Dafoe. La pellicola non solo gli consente di ottenere la quarta candidatura agli Oscar, ma gli vale anche l’Orso d’argento come miglior attore al Festival di Berlino, un riconoscimento che segna il culmine di un periodo di grande rinnovamento e successo.
Dopo una pausa dalle scene a causa di un intervento chirurgico al cuore che rischiò di comprometterne la carriera, Hackman tornò a vincere l’Oscar, nel 1992, questa volta come miglior attore non protagonista, con Gli Spietati, western diretto da Clint Eastwood. In questa pellicola Hackman torna nei panni del tutore della legge che già gli avevano consentito la vittoria di un Oscar con Il braccio violento della legge esattamente venti anni prima: questa volta, l’attore interpreta Little Bill Dagget, sceriffo ligio al suo lavoro ma dai metodi violenti, prevaricatore e con un passato da pistolero. Hackman lavorerà nuovamente per la regia di Eastwood nel 1997, quando si cimenterà nel ruolo del presidente degli Stati Uniti all’interno del thriller Potere Assoluto. Ancora una volta il suo è un personaggio contraddittorio, oscuro e controverso. Nel 1998 invece, lavorerà al fianco di Will Smith in Nemico Pubblico, pellicola di Tony Scott che riprende le tematiche della sorveglianza delle persone e della privacy, già sperimentate dall’attore nel film The Conversation.
Prima di ritirarsi dalle scene nel 2004 – in questo anno riceve un Golden Globe alla carriera per il suo contributo all’industria cinematografica – Hackman diede vita ad un’altra interpretazione degna di nota che gli valse, nel 2001, il Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale: quella dell’eccentrico e contraddittorio capofamiglia Royal Tenenbaum nella pellicola I Tenenbaum di Wes Anderson. Ancora una volta e sul finire della sua carriera, l’attore dimostrerà la sua versatilità e le sue capacità di esprimersi in ruoli molto lontani da quelli prevalentemente drammatici che gli hanno dato maggior fama.
Il lascito di Hackman
Lo scorso 26 febbraio è arrivata la notizia della morte di Gene Hackman, ormai 95enne, avvenuta nella sua residenza di Santa Fe, insieme alla moglie Betsy Arakawa e al cane, le cui circostanze sono ancora da chiarire. Allo stato attuale si ipotizza che la famiglia sia stata vittima di un’intossicazione da monossido di carbonio.
Nell’arco di oltre cinquant’anni di carriera, Hackman è stato uno dei volti più noti, interessanti ed apprezzati del cinema hollywoodiano. Grazie ad una straordinaria poliedricità l’attore ha saputo svolgere ruoli anche molto diversi tra loro, disimpegnandosi egregiamente nel genere drammatico, nel thriller, nel western e nella commedia. Vestendo in maniera eccellente sia i panni dell’eroe sia, soprattutto, quelli dell’antieroe e dell’antagonista, Hackman è riuscito ad esplorare il lato oscuro e vulnerabile dei suoi ruoli. Egli non si è limitato a dipingere il “buono” o il “cattivo” in modo semplice, ma è stato capace di dare profondità a ogni suo personaggio, portando sullo schermo un’umanità che lo rende indimenticabile. La sua recitazione è spesso misurata, mai eccessiva, e sa utilizzare il silenzio e le pause per esprimere emozioni senza ricorrere a gesti teatrali. In questo modo è riuscito a creare personaggi realistici e veri, capaci di suscitare una connessione emotiva profonda con il pubblico. La recitazione di Hackman è stata anche caratterizzata dal suo inconfondibile e profondo timbro vocale, attraverso il quale, insieme all’espressività facciale, ha potuto trasmettere una gamma di emozioni che pochi altri attori sono in grado di raggiungere. Personaggi come Popeye Doyle, Lex Luthor e Harry Caul rimarranno eterni nella memoria degli spettatori e degli appassionati di cinema. A suggellare la sua immensa fama, nel 2001 è stata dedicata all’attore la scoperta di un asteroide, in seguito nominato 55397 Hackman, che gravita nel Sistema solare tra le orbite di Marte e Giove.
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Titolo: Gene Hackman appears at a photocall with Italian actress Monica Bellucci and Thomas Jane for British director Stephen Hopkins’ film ‘Under Suspicion’ on May 11, 2000, in Cannes. (AFP pic)
Autore: (AFP pic)
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Titolo: Bonnie and Clyde (1967) – Buck Barrow (Gene Hackman) and C.W. Moss (Michael J. Pollard)
Autore: Insomnia Cured Here
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Titolo: Gene Hackman / Christopher Reeve – Filming Superman in 1986
Autore: PSParrot
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