Petra by Night – Autore foto: Anark75 – Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
L’antica città, situata in Giordania, è un sito archeologico ancora tutto da scoprire.
Immersa tra aspre montagne di arenaria, nel cuore del deserto della Giordania del sud, a 250 chilometri a sud dalla capitale Amman e 130 chilometri a nord di Aqaba, sul Mar Rosso, sorge la città perduta di Petra, detta anche la Città Rosata per il colore delle rocce che la formano.
La trasformazione urbana di Petra sotto i Nabatei
I primi insediamenti umani nella zona di Petra si fanno risalire all’Età del Ferro, intorno al XIII secolo a.C., quando la regione fu occupata da alcune tribù edomite che, una volta consolidatesi qui, ne fecero la capitale, anticamente denominata Sĕla‛. La città iniziò a trasformarsi in un vero centro urbano nel IV secolo a.C. con l’arrivo dei Nabatei, un popolo nomade proveniente dalla penisola arabica, probabilmente dallo Yemen, che pian piano, invadendo la regione occupata, vi si insediò stabilmente, pur continuando a controllare le zone desertiche tracciate dalle vie carovaniere.

Le vie commerciali dei Nabatei – Autore foto: Like tears in rain – Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Abili commercianti e ingegneri, i Nabatei seppero sfruttare al meglio la posizione strategica di Petra, situata lungo le rotte che collegavano l’Arabia, l’Egitto e la Siria. Grazie al commercio dell’incenso dell’Arabia, delle sete della Cina e delle spezie dell’India, Petra conobbe un periodo di grande prosperità, diventando un importante centro di scambio culturale ed economico.
Fu sotto il regno di Areta IV, tra il 9 a.C. e il 40 d.C., che la Città Rosata raggiunse il suo culmine con la costruzione di imponenti monumenti e opere idrauliche che ancora oggi stupiscono per la loro ingegnosità.
I Nabatei svilupparono un sistema di canalizzazione e cisterne che permetteva di raccogliere e conservare l’acqua piovana, essenziale per la vita nel deserto. Grazie a queste opere, la città poté espandersi e prosperare, diventando ricca e potente: una città-roccaforte, impenetrabile, che riuscì a resistere alle invasioni nemiche fino alla conquista romana del 106 d.C. che la ridusse a sua provincia con il nome di Arabia.
Dall’annessione romana al declino, sino alla riscoperta ottocentesca
Fu proprio l’annessione all’impero romano a segnare l’inizio del declino del regno nabateo, e Petra, pur continuando a essere un importante centro commerciale, iniziò a perdere gradualmente la sua importanza politica e culturale. Con l’avvento del cristianesimo, la città divenne sede vescovile, ma la sua fortuna era ormai in declino. Essa fu colpita da terremoti e da un progressivo cambiamento delle rotte commerciali, che portarono al suo abbandono definitivo intorno all’VIII secolo d.C.
Successivamente la città, abitata da tribù beduine, cadde nell’oblio per secoli, fino alla sua riscoperta, il 22 agosto 1812, da parte di Johann Ludwig Burckhardt (Basilea 1784 – Il Cairo 1817), conosciuto anche come Jean Louis Burckhardt o John Lewis Burckhardt, esploratore e orientalista svizzero passato alla storia con il nome di Sheikh Ibrahim dopo la sua conversione all’Islam. Nel suo scritto Viaggi in Siria e in Terra Santa, descrive lo spettacolo che si aprì ai suoi occhi dopo una camminata di mezz’ora attraverso una stretta gola.

Viaggio in Siria e in Terra Santa – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Oggi Petra è un sito archeologico straordinario, una delle sette meraviglie del mondo, dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO il 6 dicembre 1985, che attrae visitatori da tutto il mondo, desiderosi di ammirare le sue imponenti strutture scavate nella roccia.
L’ingresso principale alla città avviene percorrendo il Siq, una stretta gola lunga oltre 1 km, le cui pareti rocciose raggiungono gli 80 metri di altezza. Alla fine di questo percorso naturale si apre uno spettacolo mozzafiato: il Khazneh, il Tesoro, una monumentale facciata scolpita nella roccia, considerata uno dei simboli di Petra.

Al Khazneh, Il tesoro – Autore foto: Graham Racher from London – Licenza: Licenza: CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons
Ma il Tesoro è solo l’inizio del viaggio in un sito archeologico esteso che include altre strutture di particolare fattura, tra cui:
- Il Monastero (Ad-Deir): simile al Tesoro ma ancora più grande, ubicato sulla vetta di una montagna che può essere raggiunta percorrendo un sentiero panoramico.
- Le Tombe Reali: una serie di sepolcri monumentali, tra cui la Tomba dell’Urna, la Tomba del Palazzo e la Tomba di Seta.
- Il Teatro Romano: un edificio all’aperto costruito dai Nabatei e poi ampliato dai Romani, in grado di accogliere oltre 8000 spettatori.
- Il Grande Tempio: un complesso templare di epoca nabatea, con un’imponente scalinata e un cortile colonnato.

Il Monastero, Ad Deir – Autore foto: Berthold Werner – Licenza: pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Oltre a queste strutture principali, il sito archeologico di Petra comprende numerose altre tombe, templi, edifici pubblici e privati, tutti scavati nella roccia e decorati con intricate sculture e rilievi.

Tombe reali, da sinistra: Palazzo, Corinzia, di Seta e dell’Urna – Licenza: CC BY 3.0 by Wikimedia Commons
L’ultima meraviglia da Petra: una tomba a camera intatta
Il 2024 è l’anno che ha segnato una nuova straordinaria scoperta a Petra, da parte di un team di archeologi guidato da Pearce Paul Creasman, direttore dell’American Center of Research di Amman: una tomba rimasta intatta per millenni sotto uno dei monumenti simbolo dell’antica città, Al Khazneh, contenente molte deposizioni e un ricco corredo funerario. Un ritrovamento sensazionale, se si pensa che le tombe sino ad oggi scoperte hanno consentito di portare alla luce solo frammenti di resti umani a causa del sistematico saccheggio di tombaroli senza scrupoli, i quali per centinaia di anni hanno potuto agire indisturbati.
I primi sospetti dell’esistenza di nuove tombe sotto la monumentale struttura risalgono al 2003, quando alcuni archeologi, scoprendo sotto il lato sinistro del Tesoro due camere funerarie segrete, supposero che ve ne potessero essere altre anche sotto il lato destro. Nei due decenni che seguirono, quanto ipotizzato rimase inascoltato da parte delle autorità giordane che, per motivi burocratici, ma soprattutto per la carenza di finanziamenti, non hanno mai dato l’autorizzazione a procedere con ulteriori scavi.
Arriviamo allo scorso anno, quando Richard Bates, professore di geofisica presso l’Università di St. Andrews in Scozia, ha ottenuto, finalmente, il raro permesso di entrare nell’edificio del Tesoro per condurre una scansione con telerilevamento, allo scopo principale di valutare le condizioni delle aree intorno alla struttura, in vista di potenziali lavori futuri riguardanti la gestione delle acque alluvionali. L’utilizzo del georadar, che sfrutta impulsi radar per rilevare oggetti sotterranei, ha consentito di sondare il terreno sotto il lato destro del Tesoro, di constatare verosimiglianze morfologiche con il lato opposto, dove erano state rinvenute le precedenti camere tombali, e captare segnali interpretati come vuoti nel sottosuolo. Quanto scoperto è stato sufficiente per ottenere, da parte di Creasman e Bates, il permesso di procedere con lo scavo, in stretta collaborazione con i co-direttori del progetto, alti rappresentanti del Ministero del turismo e delle antichità della Giordania e della Petra Development and Tourism Region Authority.
Il risultato è stato il rinvenimento di una camera funeraria inviolata, di forma quadrangolare e della superficie di circa 30 mq, alta quasi 3 metri, datata preliminarmente tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., contenente 12 scheletri interi, anche se non in condizioni ideali, e corredi funerari in bronzo, ferro e ceramica, tra i quali un frammento di vaso in terracotta retto dalla mano di uno degli inumati.

Lo sbocco della gola del Sîq su Petra. Si intravede la facciata di El Khasneh – Autore foto: David Bjorgen – Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Prospettive di indagine sui reperti organici e nel sito
Certamente si tratta di una scoperta di grande significato che consentirà agli studiosi di acquisire nuovi elementi utili a chiarire come vivevano i Nabatei, di cui poco si sa: “Speravamo di trovare qualcosa che potesse darci nuove informazioni sul luogo in cui vivevano: i resti umani possono essere uno strumento davvero prezioso in questo senso”, ha detto Creasman. Bates ha poi riferito che la scoperta è destinata a chiarire i rituali in uso nelle pratiche di nascita e morte dei Nabatei: “… svelerà una visione della vita dei Nabatei a cui non avevamo mai avuto accesso prima”, ha dichiarato.
Con lo studio del DNA antico potranno, poi, essere tratte informazioni sulle persone sepolte; l’analisi del materiale organico (scheletro, denti) ci potrà fornire dati sul loro stile di vita, se fossero imparentate tra loro, quale fosse il loro patrimonio genetico e la loro condizione sociale.

Antico DNA – Autore foto : Svante Pääbo, Istituto Max Planck per l’antropologia evoluzionistica – Licenza: CC BY 2.5 by Wikimedia Commons
La città svelata di Petra, pur essendo uno dei siti più visitati al mondo, dal punto di vista archeologico resta ancora un luogo pieno di mistero e gli studiosi hanno stimato come solo il 20% del sito sia stato portato alla luce. La vera scommessa per il futuro è proprio il lavoro di indagine sulla città sotterranea che è destinata, probabilmente, a rivelarci altre sorprese, come anticipato dal prof. Bates, secondo il quale le indagini geofisiche avrebbero indicato la presenza di altre tombe.
Per i cinefili va evidenziato che il Tesoro è stato anche il luogo in cui si trovava il Sacro Graal nel classico del 1989 di Steven Spielberg, Indiana Jones e l’ultima crociata. Peraltro, la scoperta è stata spettacolarizzata grazie alle telecamere della trasmissione Expedition Unknown, in onda su Discovery Channel, e ai commenti del suo conduttore, Josh Gates, esploratore e archeologo. In questo modo, i telespettatori hanno avuto la possibilità di seguire in diretta le operazioni di accesso degli archeologi. Per chi fosse curioso, il filmato è reperibile sul canale Youtube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=dr4E6lSUVAo
Specifiche foto dal web
Titolo: Petra by Night, Jordan
Autore: Anark75, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Petra_by_Night,_Jordan.jpg
Foto modificata
Titolo: NabateensRoutes
Autore: Like tears in rain (Contact me for suggestions/corrections), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:NabateensRoutes.png
Foto modificata
Titolo: Travels to Syria and the Holy Land
Autore: See page for author, Public domain, via Wikimedia Commons
Licenza: Public Domain by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Travels_to_Syria_and_the_Holy_Land.jpg
Foto modificata
Titolo: Al Khazneh Petra
Autore: Al_Khazneh_Petra.jpg: Graham Racher from London, UKderivative work: MrPanyGoff,
Licenza: CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Al_Khazneh_Petra_edit_2.jpg
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Titolo: Petra Jordan BW 36
Autore: Berthold Werner, Public domain, via Wikimedia Commons
Licenza: Public Domain by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Petra_Jordan_BW_36.JPG
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Titolo: Petra, le tombe reali (Tombe reali, da sinistra, palazzo, corinzia, di seta e dell’urna)
Autore: Di opera propria – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98357971
Licenza: CC BY 3.0 by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Petra,_le_tombe_reali.JPG
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Titolo: Petra First Glimpse (Lo sbocco della gola del Sîq su Petra. Si intravede la facciata di El Khasneh)
Autore: David Bjorgen, CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Petra_First_Glimpse.jpg
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Titolo: Antico DNA
Autore: Svante Pääbo, Istituto Max Planck per l’antropologia evoluzionistica, CC BY 2.5 by Wikimedia Commons
Licenza: CC BY 2.5 by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ancient_DNA.png
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