Vista dell’esposizione – Foto: Giorgio Manusakis
Il racconto della poesia impressionista in una mostra a Napoli curata da Vittorio Sgarbi.
Negli spazi espositivi della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli si svolge, per i 150 anni del movimento artistico degli Impressionisti, una mostra antologica curata da Vittorio Sgarbi, che racconta la loro prima esposizione del 15 aprile 1874, sullo sfondo di una Parigi di fine secolo protagonista di significativi cambiamenti. Infatti, attraverso la scelta delle opere, circa 70, tra dipinti, disegni, grafie e sculture, si sottolineano gli importanti mutamenti che hanno investito la città, con l’avvento della grande industrializzazione, la nascita della fotografia, del cinema, dell’elettricità e dei primi transiti aerei; il tutto proposto nelle celebri esposizioni universali, con le splendide architetture in ferro e vetro che divennero vere icone dell’epoca, contribuendo a raccontare i grandi cambiamenti che si presentarono anche nelle forme artistiche in generale. In quell’anno, infatti, in Boulevard des Capucines, presso gli spazi del fotografo Nadar, fu organizzata una mostra molto significativa da un gruppo di giovani artisti rivoluzionari che si opponevano con decisione alle regole accademiche e ai Salon ufficiali voluti da Napoleone III, i quali si organizzarono in una Società Anonima ricalcando ciò che già era accaduto con il Padiglione del realismo del 1855 e con Courbet. Questi veniva definendosi, per la sua temeraria libertà esecutiva, come un artista che respingeva le regole accademiche, diventando così il loro punto di riferimento.

Gustav Courbet, ‘Onda’ (1878) – Foto: Giorgio Manusakis
D’altra parte, nella prima sezione della mostra, intitolata alla rivoluzione realista e all’Ècole de Barbizon, ritroviamo il focus di quel cambiamento nei dipinti ad olio e acqueforti realizzati dagli artisti della Scuola: Millet, Courbet, Corot, Rousseau, Delacroix e Lecomte, con i loro paesaggi che raccontano di aspetti pittorici innovativi del realismo, diventando così, successivamente, punti di riferimento fondamentali per gli Impressionisti.

Paul Èmile Lecomte, ‘La Loire à Chaumont sur Loire avec le chateau enarrière-plan’ (1890) – Foto: Giorgio Manusakis
La Scuola di Barbizon comprende gli artisti che, a partire dagli anni ’30 dell’800, si stabilirono in questa località situata nella foresta di Fontainebleau. Come scrive Stephen Eisenmann nel suo saggio: <<Nel 1860 C.F. Denecourt, il celebre scrittore di guide di viaggio, rivolse un appello a Napoleone III affinché la foresta venisse protetta “con i suoi splendidi orizzonti, le superbe masse di rocce antidiluviane, le valli ombreggiate, gli spazi vuoti, i meravigliosi alberi secolari”…>> In questo luogo, circondato da una natura paesaggistica lussureggiante e molto singolare, iniziarono a disegnare e dipingere all’aria aperta, fuori dai propri studi, osservando soprattutto le atmosfere e i cambiamenti della luce, mantenendo da un lato un notevole rispetto per la tradizione del genere di paesaggio; dall’altro, invece, cercando di realizzare dipinti che rappresentassero luoghi in cui la natura appariva meno spettacolare, attraverso composizioni piuttosto semplici, in cui la presenza umana era ridottissima, ma soprattutto meno fedeli ai dettami della tradizione.

Théodore Rousseau, ‘Pécheurs àu bord de l’eau àla campagne’ (1860) – Foto: Giorgio Manusakis
Infatti, da diversi anni questi artisti rielaboravano idee nuove, si scagliavano contro l’accademismo per l’affermazione di una pittura che interpretasse la realtà in maniera diversa, ma soprattutto libera. Il gruppo si era formato per aggregazione spontanea, le idee venivano discusse al Café Guerbois, dove gli artisti si recavano quando, tramontato il sole, diventava impossibile continuare a dipingere; fu definito, per questo motivo, gruppo di Batignolles, dal quartiere parigino in cui si trovava il Café.

Maurice Denis, ‘La lecture’ (1900 ca.) – Foto: Giorgio Manusakis
In realtà il critico dell’epoca Louis Leroy, sul celebre giornale satirico Le Charivari, scrisse un articolo molto divertente in cui si parlava di macchie di colore, definite anche “linguette di colore”, che rappresentavano le impressioni stesse dell’artista; il tutto per definire il titolo della mostra. D’altra parte, in tal caso, il termine veniva usato in forma dispregiativa, infatti una ‘impressione’ è una realtà oggettiva superficiale, non definita, quindi non degna di diventare pittura. Le tele, prodotte in gran velocità esecutiva, apparivano appena abbozzate e in attesa di definizioni: senza disegno, per limitare le forme; senza ombre, mentre la luce diventava la vera protagonista di ogni scena. In realtà le strette connessioni degli sguardi degli Impressionisti nell’osservazione della natura appaiono visibili nelle loro opere, iniziando la loro rivoluzione con le prime innovazioni, che sottolineavano l’annullamento dei canoni classici, già apportate dai pittori della Scuola di Barbizon.

La tecnica degli impressionisti nelle veloci pennellate con svirgolattature di colore nella tela non preparata è evidente nel particolare di questo dipinto di Eugène Boudin, ‘Port la Havre’, del 1890 – Foto: Giorgio Manusakis
L’esposizione evidenzia, inoltre, i cambiamenti del genere del paesaggio verso la pittura en plein air e non più al chiuso degli atelier, basandosi sul ricordo, ma, soprattutto, rappresenta dipinti che accolgono aspetti di una comprensione più ampia della natura, della cultura e della modernizzazione. Paesaggi più semplici, rurali e campagnoli, che immortalano sole e campi nella foresta di Fontainebleau scegliendo soggetti umili e anticonvenzionali. D’altra parte, con gli Impressionisti la natura fa il suo ingresso sulle tele ponendo un’attenzione determinante alla luce e ai suoi cambiamenti, con il variare delle ore, e ai suoi effetti transitori, ma, soprattutto, gli artisti osservavano l’atmosfera in cui loro stessi si tuffavano, in quella luce colta nei riflessi delle foglie, delle acque; nei cieli ricchi di nuvole bianche riflettenti, nei paesi e nei luoghi cittadini. Gli impressionisti dipingevano anche fabbriche e mulini, battelli che navigano sui fiumi, spaccati urbani, ferrovie e stazioni, quindi anche la modernità che attraversava preponderante il loro tempo. La natura dipinta diventa il risultato dell’equilibrio e della commistione di tutte le parti del mondo: l’insieme di sistemi umani e naturali collegati tra loro nella rappresentazione di una realtà mutata.

Claude Monet (attr.), ‘Les Pècheurs de Poissy’ (1882 ca.) – Foto: Giorgio Manusakis
Nella seconda sezione espositiva, invece, sono mostrate in sequenza opere di artisti molto distanti dalle forme e dalle regole accademiche; ritroviamo incisioni e disegni che evidenziano i lavori di studio e di preparazione per opere di artisti come Boudin, Degas, Cèzanne, Manet, Renoire, Monet e Mary Cassat, pittrice americana.

Firmin-Girard, ‘The Farriers’ (1910-1915) – Foto: Giorgio Manusakis
L’ultima sezione accoglie sei opere del periodo post-impressionista realizzate da Jeanniot, dal delicato paesaggista Firmin Girard e da Richard Ranft il cui dipinto Ladies in café è stato scelto perché rappresenta la sintesi dei contenuti della mostra. La presenza di questi artisti documenta l’influenza che il movimento ebbe nel mondo artistico di fine Ottocento, rimarcata dalla presenza di autori come Derain e Vlamininck Toulouse Lautrec, da cui scaturirono altri linguaggi innovativi avanguardistici realizzati con nuovi modelli che fluiranno nel Simbolismo, nel Cubismo e nell’Espressionismo.

Richard Ranft, ‘Ladies in café’ (1900) – Foto: Giorgio Manusakis
Si tratta di una mostra interessante che, senza alcun dubbio, ha tracciato una riflessione sul significato più vero e profondo del movimento e dei suoi artisti, con le loro analisi e indagini volte alla libertà immediata ed esecutiva del mutato linguaggio artistico, segnando così con forza le linee per un cambiamento rilevante nel panorama dell’arte, ma soprattutto per aver saputo tracciare una strada che ha segnato l’inizio della modernità. In quel silenzio della luce abbagliante al cambiar delle ore, la poesia impressionista attraversa il tempo e lo spazio per dimostrare che l’arte può essere eternata sempre e comunque dagli sguardi di coloro che sono in grado di percepire la Bellezza.
Paola Germana Martusciello

Vincent Van Gogh, ‘L’homme à la pipe (Docteur Paul Gachet)’ – (Héliogravure del 1890 – Ed.1939) – Foto: Giorgio Manusakis
La prof. Martusciello comunica la bellezze delle opere del periodo impressionista in maniera corretta e di interpretazione poetica. Complimenti.
Sapiente ed approfondito resoconto della professoressa Paola Germana Martusciello sulla mostra di recente inaugurata alla Basilica napoletana di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta; articolo – con ottime foto – che rivela interessanti retroscene legate al mondo degli impressionisti francesi e ai risvolti epocali che seppero imprimere negli anni a venire – vedi Simbolismo, Cubismo ed Espressionismo – e durante il loro periodo di maggior fulgore.
Immortalare il soffio dell’attimo che passa… Sacralizzare il momento che non tornerà più e renderlo visibile a chi guarda dal silenzio e nel silenzio…
Grazie ancora dottoressa Martusciello per il bellissimo articolo e le ottime fotografie.
Dipinti di un certo rilievo artistico con foto molto belle e una recensione della mostra molto chiara ed interessante!
Pur nella inevitabile sintesi di un articolo, la Prof. Paola Germana Martusciello è riuscita come di consueto a restituire a lettore un panorama puntuale ed appassionato di un movimento a cui ancora oggi dobbiamo molto. E questo testo storico ce lo ricorda con belle argomentazioni.
Interessantissima l’analisi storica fatta dalla professoressa Martusciello che, come sempre, coglie le parti più salienti di un evento artistico. Vorrei, però, aggiungere che un aspetto molto importante dell’impressionismo è
quello della ricerca scientifica basata sullo studio dei colori (soprattutto i primari ) e il concetto della luce rispetto al tempo. Infatti, Claude Monet dipingeva lo stesso paesaggio in diverse ore del giorno e in diverse stagioni. L’accostamento dei colori primari che, grazie alla percezione visiva, creano la visione dei secondari, è la vera innovazione della pittura; il vero superamento, da una visione classica a quella moderna. Un percorso scientifico determinato proprio dalla ricerca e dalla sperimentazione.
Attenta analisi della professoressa Martusciello
L’articolo sulla Mostra degli impressionisti alla Basilica della Pietrasanta si snoda attraverso le tre sezioni soffermandosi su aspetti storici, grafici e pittorici dell’importante e interessante movimento che ha rivoluzionato la pittura di quel periodo e pubblicando fotografie splendide scelte tra le tante della mostra dà maggiori indicazioni su quello che rappresentò per la prima volta l’attimo che ferma la luce di quel preciso momento nelle rappresentazioni pittoriche. Grazie alla dottoressa Martusciello per questo esaustivo articolo.
Articolo e foto molto belle ed interessanti .. ho visitato varie mostre alla Basilica di Santa Maria maggiore alla Pietrasanta la location suggestiva esalta ancora di piu la bellezza delle opere .. complimenti articolo scritto in maniera impeccabile .. foto stupende
È davvero focale l’articolo della dottoressa Martusciello ed è verissimo ciò che dice, la pittura degli impressionisti è fatta di luce.
Ottima ed approfondita recensione sulla mostra alla Basilica di Santa Maria maggiore alla Pietrasanta.
L’articolo della dottoressa Martusciello sulla mostra dedicata alla pittura impressionista alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta ripercorre esaustivamente tutte e tre le sezioni della mostra approfondendo i vari livelli dei singoli artisti di quel periodo a partire dai primi scopritori della luce immediata sulla tela passando per coloro che si allontanano dai veri canoni impressionisti per arrivare al periodo post impressionistico. Il tutto corredato da splendide fotografie che ritraggono i dipinti più significativi.
Non ho ancora visitato la mostra, ma l’attenta e dettagliata descrizione della prof.ssa Paola Germana Martusciello mi stimola ad andarci al più presto. Grazie.
La professoressa Martusciello ha descritto molto bene il movimento espressionista. Mostra da non perdere
La dottoressa Paola Germana Martusciello si sofferma con le sue belle e puntuali descrizioni sull’importante evento realizzato a Napoli nella basilica Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta. Si tratta della mostra sul movimento impressionista di fine 800. La brava giornalista descrive con affascinante puntualità le tre sezioni della mostra. Sottolinea la tecnica innovativa delle opere in cui “senza disegno preparatorio, senza ombre, la luce diventa protagonista”.
La giornalista ci fa amare con le sue belle parole, questi dipinti che scostandosi dalle tele convenzionali, ritraggono luoghi ameni, luoghi naturali, personaggi semplici e una natura incontaminata. Bella l’opera di EUGÈNE BOUDIN che al contrario ritrae uno spaccato urbano dal titolo “Port la Havre” in cui un magnifico battello si impone in primo piano, nel porto cittadino. Nella seconda sezione mi ha colpito l’opera di FIRMIN GIRARD dal titolo” The ferriers”: colori scuri ben assortiti e la luce calda del fuoco sullo sfondo.
Grazie a Paola Germana Martusciello per averci regalato una nuova opportunità di riflessione.
Questo articolo illustra in maniera egregia la nascita del l’impressionismo che per me è il più affascinante dei movimenti pittorici.
Grazie sempre a Paola Martusciello.
Come spesso nei suoi articoli la professoressa Martusciello vola tra i dipinti e con lo stesso pennello degli impressionisti aggiungi luce alla luce …
e dal mio punto di vista, di una semplice osservatrice, questa luce in più data dalla narrazione dona un senso più compiuto alla visione di ogni Opera
Splendide anche le foto a corredo dell’articolo
Nel suo articolo la prof.ssa Paola Germana Martusciello traccia una riflessione sul significato profondo dell’Impressionismo, sul mutato linguaggio artistico che ha portato ad un cambio di paradigma attraverso l’innovazione, il cambiamento e la pratica della pittura en plein air. Paola ci invita a guardare questi dipinti che, citando Cézanne, concretizzano le sensazioni.
Articolo interessante per la puntuale descrizione dell’impressionismo sia dal punto di vista storico che artistico. Una digressione scorrevole e accattivante come tutti gli altri articoli della professoressa Paola Martusciello.
Il fascino del movimento impressionista viene descritto benissimo dalla penna della dottoressa Martusciello che, con abilità descrittiva, ci introduce nel percorso della esposizione…. curando dettagli storici e critico/artistici.Bellissime le foto a corredo. Complimenti a Naos
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