Costruzione della prua di una nave alla Fincantieri – Foto: Matilde Di Muro

I due rinomati stabilimenti, collocati nel territorio di Castellammare di Stabia, sono stati aperti al pubblico nell’ambito delle Giornate FAI di primavera 2025. Nell’articolo le nostre videointerviste a Vittorio Esposito e Silvia Iovane, della Corderia, e Fabrizio Franzese, volontario FAI.

È dal 1993 che il Fondo per l’Ambiente Italiano organizza, con le Giornate FAI di primavera, eventi speciali in cui è possibile visitare, nelle grandi città così come in piccoli borghi d’Italia, luoghi d’arte, cultura e natura, molti dei quali insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco noti ed aperti per l’occasione. Una grande festa che quest’anno è coincisa con il raggiungimento di un traguardo importante: 50 anni dalla nascita del FAI.

È una tappa davvero prestigiosa per questa fondazione che nasce nel 1975, senza scopo di lucro. Da allora essa opera ininterrottamente con la convinzione che il patrimonio d’arte, natura, cultura e bellezza sia l’eredità più preziosa del nostro Paese, che, pertanto, merita di essere riscoperta, tutelata e valorizzata ogni giorno.

Di fatto, seguendo il motto Per il paesaggio, l’arte e la natura. Per sempre, per tutti, oltre 11.000 volontari in tutta Italia si impegnano, con entusiasmo, a svolgere un lavoro capillare volto, oltre che alla tutela e alla valorizzazione dei beni storico-artistici e naturalistici, alla sensibilizzazione e mobilitazione delle comunità, locali e non, per un impegno attivo e consapevole.

Quest’anno, il 22 e il 23 marzo, per le Giornate FAI di primavera, in 750 luoghi di storia, arte e natura, sparsi in 400 località italiane, centinaia di migliaia di visitatori sono stati accolti dai volontari di 350 delegazioni e gruppi FAI attivi in tutte le regioni e dagli ‘apprendisti ciceroni’, giovani studenti e ‘cittadini di domani’, appositamente formati per narrare le meraviglie del loro territorio.

Noi di Naòs – nel cuore dell’arte e del sapere, grazie al Gruppo FAI Vesuvio, abbiamo visitato due gioielli di Castellammare di Stabia: la Corderia, cuore della tradizione navale stabiese, e la Fincantieri, eccellenza della cantieristica navale italiana.

Apprendisti ciceroni alla Corderia – Foto: Matilde Di Muro

Lo Stabilimento Militare produzione cordami di Castellammare di Stabia

La Corderia di Castellammare, fondata nel 1796 e attiva ancora oggi, è la più antica d’Europa ed è rinomata anche all’estero per la produzione di cavi e attrezzature navali. Quest’antico opificio nacque nel luogo dove, già da oltre due secoli, venivano riparate e costruite barche e piccoli velieri. Qui, nel 1773, l’allora sovrano di Napoli e Sicilia Ferdinando IV di Borbone fece costruire un cantiere navale da cui ebbe il varo, nel 1786, la Corvetta Stabia. Soddisfatto di tale successo, il re pensò di ampliare il cantiere facendo costruire, nel 1796, su sollecitazione di Sir John Francis Edward Acton, un’officina per la produzione delle corde, essenziali per il sistema di navigazione a vela.

Fu così che nacque la più antica corderia d’Italia che, pur iniziando la propria attività con mezzi modesti e con procedimenti piuttosto antiquati, ebbe modo di distinguersi, fin da subito, per la qualità dei suoi prodotti e per l’accuratezza manifatturiera.

Macchinario per ottenere i cordami – Foto: Matilde Di Muro

Nel 1850 fu costruito un capannone lungo 300 metri che oggi, con la sua architettura storica caratterizzata dalle mura esterne dipinte con il tipico colore rosso pompeiano, solitamente usato per gli edifici pubblici del Regno, rappresenta un raro esempio di archeologia industriale. Il fabbricato è tutt’oggi utilizzato al piano superiore per la lavorazione della materia prima mentre il piano inferiore, oggi dismesso, era un tempo deputato alla torcitura delle corde. A tal proposito, sono ancora visibili le rotaie sulle quali scorreva un trenino su cui venivano caricati i legnoli, ossia i cavi tessili – all’epoca erano quasi esclusivamente di canapa – che, assemblati e sottoposti a torcitura, davano origine al cordame. Questo veicolo ferroviario, che fu prettamente progettato per questa fabbrica ed utilizzato sino agli anni ‘80, rappresenta oggi un pezzo unico ed è conservato, insieme ad altri antichi macchinari, in un piccolo museo aziendale allestito in uno degli storici locali borbonici.

Dopo il 1920 questo Regio Cantiere diventò Stabilimento di Lavoro e Corderia della Regia Marina; grazie ai progressi tecnologici, la produzione di cordami ebbe un crescente sviluppo tanto da richiedere un ampliamento delle strutture esistenti e l’implementazione di attrezzature con macchinari tecnicamente avanzati. Successivamente, con l’avvento dell’elettricità e l’impiego di macchine industriali a motore, la produzione e le condizioni di lavoro cambiarono sensibilmente. Infatti fu progettata una macchina, finalizzata a tirare legnoli e a connettere cavi, unica nel suo genere e concepita in modo impeccabile tanto da rappresentare, ancora oggi, il punto di forza dello stabilimento.

La Corderia continuò a far parte del Cantiere Navale fino a quando, nel 1939, quest’ultimo non venne venduto alla Società Navalmeccanica. Successivamente rimase di proprietà della Marina Militare e, a partire dal 2001, venne affidata alla gestione dell’Agenzia Industrie Difesa con il doppio obiettivo di produrre cordami destinati sia all’utilizzo militare che a quello civile. Oggi lo storico stabilimento di Castellammare vanta una collaborazione con il prestigioso Marina Resort Stabia Main Port per la fornitura di cavi destinati ai mega yacht ed è fornitore della Marina Francese e delle navi scuola della Marina Militare, tra cui l’Amerigo Vespucci. Inoltre, la Corderia offre anche servizi esterni di collaudo cavi e consulenza ed è attualmente l’unico stabilimento in Italia ad avere una certificazione RINA (Registro Italiano Navale ed Aeronautico).

Il mercato civile e i clienti privati apprezzano notevolmente la capacità artigianale delle maestranze al punto da rappresentare un’importante fetta di mercato per la produzione di attrezzature navali. Infatti, presso la Corderia, vengono fabbricati tutti quegli oggetti, come paglietti, biscagline – che consentono ai passeggeri di salire e scendere dalle navi – reti di tutti i tipi e tappetini antisdrucciolo, in cui il lavoro è fondamentalmente svolto a mano ed è frutto dell’esperienza e della tradizione locale.

Prodotti artigianali della Corderia – Foto: Matilde Di Muro

Questo breve racconto sulle origini, sugli sviluppi e sullo stato attuale delle Corderie ci dà un’idea dell’importanza di questo luogo che, solitamente chiuso al pubblico, ha svelato, grazie al FAI, tutti i suoi segreti legati ad una storia antica e prestigiosa che va dall’antico mestiere artigianale locale dei cordari, detti anche funari, sino all’impiego di tecnologie altamente avanzate e apprezzate in tutto il mondo. Di questo ci hanno gentilmente e ulteriormente dato testimonianza, in una video intervista, Silvia Iovane e Vittorio Esposito, entrambi responsabili marketing dello Stabilimento militare produzione cordami di Castellammare di Stabia. Durante la visita a questi luoghi, gli ospiti sono stati accompagnati dai volontari del Gruppo FAI Vesuvio e, come da tradizione, dalla guida dei giovani ‘apprendisti ciceroni’, studenti provenienti dal Liceo Classico Statale “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia e dall’I.S.S. “Don Lorenzo Milani” di Gragnano. Grazie a loro abbiamo avuto l’opportunità di vedere lo storico capannone borbonico, visitare il piccolo museo aziendale e il laboratorio artigianale, oltre a poter conoscere il processo produttivo del cordame anche attraverso la dimostrazione del funzionamento delle macchine di torcitura azionate dai tecnici professionisti.

Come si è potuto intendere, l’ubicazione di questo stabilimento è particolarmente significativa perché affacciata sul mare, accanto ai cantieri navali, oggi sede della Fincantieri, dove nel 1931 fu tra l’altro varata la nave Amerigo Vespucci. Ed è proprio questo il secondo sito che il Gruppo FAI Vesuvio ha straordinariamente aperto durante queste Giornate di primavera.

Vista dalla corderia – Foto: Matilde Di Muro

La Fincantieri di Castellammare di Stabia

Fincantieri di Castellammare di Stabia è uno dei più importanti cantieri navali al mondo, con oltre 230 anni di storia e più di 7.000 navi costruite, tra cui alcune leggendarie come l’Amerigo Vespucci, nave scuola dell’Accademia Navale Militare Italiana, e il transatlantico Rex, vincitore del premio Blue Riband per aver compiuto, come nave passeggeri, la più veloce traversata atlantica. A tutt’oggi Fincantieri è il più importante gruppo navale europeo e il quarto a livello internazionale. Tra le nove sedi italiane quella di Castellammare di Stabia è senz’altro storicamente la più prestigiosa perché ubicata lì dove fu realizzato il cantiere navale più antico d’Italia: il Regio Arsenale, fondato nel 1783 da Sir John Francis Edward Acton, primo ministro del re Ferdinando IV.

Del periodo borbonico si conservano ancora alcune testimonianze visibili nell’ala a ovest dello stabilimento, dove ci sono ancora alte e imponenti mura, con archi che attualmente ospitano i magazzini dell’azienda. Per permettere la costruzione di più navi contemporaneamente, dopo il 1808 il cantiere venne ingrandito, per ordine di Gioacchino Murat, e conobbe un particolare fermento produttivo con l’avvento delle navi a vapore.

Panoramica dello stabilimento Fincantieri – Foto: Matilde Di Muro

Il nuovo secolo apportò un notevole progresso tecnologico sia nei macchinari utilizzati che nella realizzazione di infrastrutture di collegamento tra l’area industriale e il centro cittadino di Castellammare. Tra le tante navi varate in questo sito, quella maggiormente rappresentativa è senza dubbio, come detto, l’Amerigo Vespucci, che dal 1931 è vanto e simbolo indiscusso della marineria italiana nel mondo, oltre ad essere la nave scuola più antica ancora in servizio. È stata definita, nei suoi innumerevoli viaggi, “la nave a vela più bella del mondo” e, con il motto ufficializzato nel 1978 «Non chi comincia ma quel che persevera», esprime la sua vocazione alla formazione e all’addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare, oltre ad essere ambasciatrice di arte, cultura e abilità ingegneristica italiana.

Il cantiere, che durante il secondo conflitto mondiale era perfettamente attivo, nell’immediato dopoguerra richiese la ricostruzione di alcuni parti danneggiate. A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta ricevette varie commesse militari e nel 1966 venne fondata la società Italcantieri che, nel 1984, venne totalmente inglobata nel gruppo Fincantieri. Negli ultimi anni sono stati svolti, in questo arsenale, grossi lavori di ammodernamento senza mai interrompere la produzione, che ha portato, tra l’altro, alla costruzione della nuova nave d’assalto anfibio della Marina Militare, il Trieste che, varata il 25 maggio 2019, detiene il titolo di più grande imbarcazione militare italiana della storia repubblicana. Il cantiere è tuttora attivo e si occupa della costruzione e del varo di navi militari, mercantili e civili fin dalle loro primissime fasi, che prevedono la lavorazione di materie prime come l’acciaio e il loro particolare assemblaggio.

Panoramica dello stabilimento Fincantieri – Foto: Matilde Di Muro

Durante le visite guidate dal Gruppo FAI Vesuvio i visitatori hanno scoperto i segreti e le curiosità di questa antica arte che ha dato tanto lustro alla città di Castellammare e all’Italia intera. In piena sicurezza e camminando lungo percorsi dedicati, avendo in sottofondo il rumore di saldatrici, gru e macchinari in funzione, sono state visitate parti di uno stabilimento che si estende su circa 236.000 mq., dei quali 78.000 coperti.

Il processo produttivo per la costruzione di una nave, che può superare anche i due anni, ha inizio dal parco lamiere dove le lastre di metallo vengono selezionate, lavorate e assemblate come fossero tessere di un gigantesco puzzle. Nascono così le diverse parti di cui si compone una nave, costruita a pezzi assemblati sullo ‘scivolo’ da dove, una volta conclusesi le ultime lavorazioni, viene varata. La caratteristica del cantiere di Castellammare è proprio lo “scivolamento”: un antico modo di collaudare le navi che pochi stabilimenti al mondo utilizzano ancora. La parte che riguarda le rifiniture e gli interni viene completata, in seguito, sulla banchina foranea.

Nave posizionata sullo scivolo per il varo – Foto: Matilde Di Muro

L’emozionante percorso di visita, della durata di oltre un’ora, è stato vigilato dal personale addetto alla security e supportato dalla presenza di ingegneri altamente specializzati e competenti che, oltre a soddisfare le tante curiosità dei visitatori, hanno saputo aiutare a comprendere meccanismi produttivi particolarmente complessi.

Il lodevole impegno del FAI e di Fabrizio Franzese

Il Gruppo FAI Vesuvio, in queste due Giornate di primavera, con la partecipazione di ben 3200 visitatori in due giorni, ha toccato un vero record e con entusiasmo si prefigge di raggiungerne ulteriori nuovi, sempre all’insegna della promozione e della salvaguardia della bellezza, a volte poco conosciuta, che ci circonda.

Ribadiamo l’importanza del grande lavoro svolto dai tanti volontari del FAI che incontriamo ad ogni evento e che, tante volte, portano avanti il proprio impegno a favore della valorizzazione del proprio territorio ben oltre questi appuntamenti. È il caso di Fabrizio Franzese, guida cicloturistica professionale che ai nostri microfoni ha voluto raccontare della sua passione per la bicicletta e della sua proposta di turismo sostenibile su due ruote alla scoperta delle innumerevoli bellezze del territorio vesuviano e della costiera sorrentina.

Questa 33ª edizione delle Giornate di primavera giunge nell’anno in cui sia il FAI che il Ministero della Cultura compiono 50 anni. Tale particolare coincidenza evidenzia quanto entrambe le istituzioni nascano per prestare fede agli articoli 9 e 18 della Costituzione Italiana. A valore di ciò ricordiamo che, già nel 2021, queste ‘giornate speciali’ hanno ricevuto la ‘targa’ del Presidente della Repubblica proprio perché meritevoli di offrire una preziosa opportunità di crescita culturale e di condivisione. Realizzate per gli italiani e con gli italiani, con l’obiettivo di raccontare e valorizzare i tesori spesso nascosti del nostro patrimonio, tali iniziative ne promuovono la conoscenza, la cura e la tutela, contribuendo a rafforzare la nostra identità di cittadini italiani ed europei.

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