L’ingresso della mostra – Foto: Simona Colletta
Il 120° anniversario della nascita delle Ferrovie dello Stato è celebrato con una grande esposizione allestita a Roma presso il Vittoriano.
a cura di Simona Colletta
Il ruolo cruciale delle ferrovie, dal Risorgimento all’Italia del futuro
Per tale importante ricorrenza ViVe – Vittoriano e Palazzo Venezia – e Ferrovie dello Stato hanno realizzato nella sala Zanardelli del complesso monumentale dedicato a Vittorio Emanuele II la mostra Le Ferrovie d’Italia (1861-2025). Dall’unità nazionale alle sfide del futuro. Aperta dal 7 novembre all’11 gennaio 2026, l’esposizione è dedicata alla realizzazione e alla diffusione della rete ferroviaria, che ha trasformato il volto del Paese, ridisegnandone la geografia e stimolando l’avvio dell’economia italiana. Il mausoleo del Vittoriano, concepito nel 1878 dopo la scomparsa di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, cuore rappresentativo della Nazione, è stato il luogo scelto per accogliere l’allestimento, mettendo l’accento sul forte legame delle ferrovie con la storia dell’Italia nascente e con le vicende politiche che l’hanno caratterizzata.

Altare della Patria e quadriga della libertà di Paolo Bartolini – Foto: Simona Colletta
Negli anni Quaranta dell’Ottocento Camillo Benso conte di Cavour descrisse così l’avvento del treno: “Ma più di ogni altra riforma amministrativa, la realizzazione delle ferrovie contribuirà a consolidare la conquista dell’indipendenza nazionale.” Egli, dunque, collocò le ferrovie nel percorso del Risorgimento e nella costruzione dell’Italia moderna. Oggi il Gruppo FS opera nei settori del trasporto ferroviario, della logistica, delle infrastrutture, della rigenerazione urbana e dei servizi tecnologici. L’ente porta avanti una fase di profonda trasformazione con un investimento previsto superiore a 100 miliardi di euro in cinque anni, finalizzato al recupero delle infrastrutture ferroviarie e stradali, a migliorare la qualità del servizio e a promuovere una mobilità sempre più sostenibile. La mostra è un racconto sul viaggio e sul suo significato simbolico, che si intreccia alle vicende storiche e sociali di una nazione appena costituitasi, ma aperta alle sfide del futuro. I curatori hanno selezionato le opere ispirate dall’avvento del treno, partendo dalla pittura e dalla scultura di Giuseppe De Nittis, Fortunato Depero, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Giulio Paolini e Jannis Kounellis. Sono inoltre esposte fotografie di Gianni Berengo Gardin, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Gabriele Basilico e Mimmo Jodice; video e design di Pino Pascali; video performance di John Cage e Sissi; brani filmici di Vittorio De Sica, Luchino Visconti e Federico Fellini, che si alternano con le voci di poeti e scrittori come Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Giovanni Verga, Filippo Tommaso Marinetti, Eugenio Montale, Italo Calvino e Andrea Camilleri.

Una delle sale della mostra – Foto: Simona Colletta
I binari hanno messo in collegamento territori e popolazioni divisi da secoli, favorito scambi economici e culturali, creando possibilità di lavoro e mobilità sociale. Addii e separazioni fanno da controcanto al movimento e alla crescita, in uno scenario che restituisce al pubblico la dimensione emotiva del viaggio in treno, con le storie consumate nei vagoni, nelle attese delle stazioni e nel pendolarismo, contribuendo ad alimentare il ‘serbatoio’ della produzione artistica. Allo stesso tempo il progresso e la velocità sono stati i temi centrali di alcune correnti di pensiero che nella ferrovia hanno identificato un simbolo, alimentando le avanguardie che hanno rivoluzionato le modalità espressive tradizionali dell’arte attraverso sperimentazioni, tecniche innovative e linguaggi nuovi.
Le sezioni storiche della mostra
La storia delle ferrovie italiane si articola in quattro sezioni cronologiche, una sezione immersiva e infine una sezione didattico-dimostrativa. La prima di esse, dal 1861 al 1904, racconta la difficile trasformazione delle prime reti regionali in un sistema nazionale. La prima ferrovia realizzata fu quella che collegava Napoli a Portici nel 1839, commissionata da Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, lunga poco più di sette chilometri; proprio da lì ebbe inizio l’espansione della rete. Con l’Unità d’Italia, nel 1861, essa contava 2000 chilometri di linee, estese a 5000 nel 1866, ma distribuite in modo disorganico in tratte regionali. Opere artistiche come i quadri di De Nittis e Morbelli sono la testimonianza dell’entrata nella quotidianità di nuovi scenari e del cambiamento dei paesaggi, con una conseguente trasformazione di mentalità degli italiani e del concetto di mobilità. In pochi anni infatti la penisola era completamente percorribile in treno da nord a sud grazie a un sistema ferroviario divenuto nazionale. Fu un periodo, quello, di grandi sfide ingegneristiche ed economiche in cui mettere in campo i talenti nazionali, poiché fino a quel momento tutte le strutture ferroviarie furono realizzate con fondi e competenze stranieri. Se da una parte il treno divenne simbolo di modernità e forza, dall’altra le stazioni rappresentarono luoghi di distacco e malinconia. Anche le opere letterarie sono la testimonianza dell’avvento della modernità e dei sentimenti contrastanti, che provocò il distacco dalle tradizioni; di tutto ciò l’Inno a Satana di Giosuè Carducci e La via ferrata di Giovanni Pascoli sono un esempio molto chiaro.

Salvatore Fergola – Inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici. Napoli, 3 ottobre 1839 (1840) – Foto: Simona Colletta
La seconda sezione, dal 1905 al 1944, affronta l’età della gestione statale, delle innovazioni tecniche, dell’uso politico e militare della ferrovia, fino al regime fascista e alla Seconda guerra mondiale. La nazionalizzazione avvenne nel 1905 con la nascita delle Ferrovie dello Stato – FS. Il rapido sviluppo del sistema comportò la partecipazione delle grandi industrie metalmeccaniche italiane quali Ansaldo, Breda, FIAT e le Acciaierie di Terni, che trovarono nei progetti dell’ente un’opportunità di crescita e sviluppo imprenditoriale. In occasione dei due conflitti mondiali la rete ferroviaria acquisì nuove ed importanti funzioni. Nella Grande Guerra essa consentì il trasporto dei militari nelle zone del fronte con specifici convogli costituiti dalle cosiddette ‘tradotte’. Nel 1921 il treno fu protagonista dello storico viaggio da Aquileia a Roma della salma del militare italiano caduto durante la Prima guerra di cui non fu mai stabilita l’identità – il Milite ignoto – ma che ancora oggi è custodita proprio nel centro dell’Altare della Patria, rappresentando simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra. Con la contemporanea elettrificazione delle linee il regime fascista lavorò ulteriormente alla modernizzazione delle ferrovie, favorendo la creazione delle Littorine, inaugurando le Linee direttissime e avviando la nascita del turismo di massa. In campo artistico lo slancio dell’espansione e del cambiamento si traduce in immagini dinamiche e scomposte, colori accesi e linee di forza; i soggetti sono auto, treni in movimento e la frenesia delle città.

Pippo Rizzo – Treno notturno in corsa (1926) – Foto: Simona Colletta
La terza sezione, dal 1945 al 1984, vede al centro la ricostruzione postbellica, il boom economico e il ruolo dei treni nelle grandi migrazioni interne e nel pendolarismo quotidiano. Nella Seconda guerra mondiale le linee ferroviarie furono bersaglio di bombardamenti e distruzione da parte delle truppe nemiche. All’indomani della pace la rete fu rifatta praticamente da zero. Il programma americano di ricostruzione europea (il cosiddetto Piano Marshall) garantì i fondi e gli aiuti necessari. Le ferrovie furono nuovamente protagoniste di rinascita e di modernizzazione parallelamente alla realizzazione della rete autostradale, la quale sancì l’avvio del trasporto su gomma, diventando la modalità principale di movimentazione di merci e persone e marginalizzando così le rotaie. È questo, dunque, il periodo del boom economico, in cui, per lo sviluppo delle zone industrializzate nell’Italia settentrionale, fu necessaria l’emigrazione di grandi numeri di operai dal sud al nord. Milioni di persone in movimento quotidiano per raggiungere le sedi di lavoro e di studio dalla propria residenza diedero vita al fenomeno del pendolarismo. Le opere d’arte dell’epoca testimoniano l’aspetto ambivalente della modernizzazione e dell’alienazione dell’essere umano nonché il vuoto interiore dovuto ai ritmi dell’industrializzazione e del mercato.

Letizia Battaglia – La madre abbraccia il figlio carabiniere reduce da una missione pericolosa (1980) – Foto: Simona Colletta
La quarta sezione, dal 1985 a oggi, verte sull’Alta Velocità, la digitalizzazione e le sfide della sostenibilità, aprendo uno sguardo al futuro. Proprio dalla metà degli anni Ottanta è in atto un processo di trasformazione del sistema ferroviario italiano, volto a raggiungere alti livelli di efficienza e competitività. Inoltre, la liberalizzazione ha messo in moto il cambiamento del vecchio schema di azienda centralizzata in organizzazione funzionale e decentralizzata orientata all’apertura del mercato. La Direttiva europea n.440 del 1991 e le Linee guida per il risanamento dell’azienda Ferrovie dello Stato del 1997hanno imposto la separazione tra infrastruttura e servizi di trasporto, dando il via alla nascita di Trenitalia e di Rete Ferroviaria italiana (RFI), riunite sotto la società Ferrovie dello Stato Italiane. Il futuro di quest’ultima è rivolto verso la mobilità integrata e intermodale, così come all’ammodernamento della rete, con il potenziamento delle linee regionali e dell’Alta Velocità, e alla digitalizzazione.

Ferdinando Scianna – Il sogno, in viaggio tra Brindisi e Roma (1991) – Foto: Simona Colletta
Le sezioni a carattere multimediale e didattico
La sezione immersiva, denominata Viaggio nel tempo, integra il percorso espositivo e consente attraverso la più avanzata tecnologia digitale di fruire del racconto anche in termini emotivi e multisensoriali. Si tratta di un viaggio a bordo di un treno ideale, accompagnato da ritmi e segnali acustici coerenti con le diverse epoche e dalle immagini proiettate al di là dei finestrini. Il visitatore assiste dunque alla trasformazione del mondo: dal vagone ottocentesco, con i suoi arredi ricostruiti partendo dai manuali tecnici d’archivio, si arriva al convoglio del futuro. La sezione didattico-dimostrativa continua nel Giardino grande di Palazzo Venezia dove sono collocate due riproduzioni in scala dei rotabili Settebello e Arlecchino, icone del design italiano del dopoguerra.

Sezione immersiva – Treno ideale – Foto: Simona Colletta
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso 18.45). L’ingresso all’esposizione è inclusa nel biglietto VIVE che da la possibilità di accesso a tutti i siti del complesso: Vittoriano, Altare della Patria, Museo Centrale del Risorgimento, Terrazza Panoramica, Palazzo Venezia e Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte. Il biglietto intero ha un costo di 18 euro (sono previste riduzioni) e consente per 7 giorni un ingresso a tutti gli spazi. L’accesso è gratuito ogni prima domenica del mese; in questo caso il biglietto è valido esclusivamente per il giorno di emissione. Da non perdere la salita con ascensore a vetri fino alla terrazza panoramica, che regala una vista a 360°gradi sulla capitale.

Panorama su via dei Fori imperiali – Foto: Simona Colletta
