Lea Massari nel suo film d’esordio ‘Proibito’ (1954) di Mario Monicelli – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Attrice schiva e anticonvenzionale, Lea Massari si è distinta nel cinema europeo con grazia e intensità, lasciando un segno profondo tra Italia e Francia.
Il 23 giugno 2025 si è spenta a Roma Lea Massari, una delle personalità più iconiche ed autentiche del cinema italiano e francese del secolo scorso. Anna Maria Massatani (nome di battesimo di Lea) nasce il 30 giugno 1933 nel quartiere romano di Monteverde, vivendo un’infanzia caratterizzata da numerosi trasferimenti legati alla vita lavorativa del padre ingegnere.
Lea cresce quindi tra Italia, Francia, Spagna e Svizzera, ma rimarrà sempre legata alla Roma della sua giovinezza, di cui parlerà spesso nelle interviste descrivendola come una città trasformata dalla guerra. Tornata nella Capitale definitivamente, si iscrive alla facoltà di architettura, ma il futuro le avrebbe riservato una strada completamente diversa. Grazie all’amicizia di famiglia con lo scenografo e costumista Piero Gherardi, fu introdotta nel mondo del cinema. Quest’ultimo, lavorando spesso con grandi registi come Fellini, la convinse a posare come modella e successivamente a partecipare a provini per il grande schermo. Il suo nome d’arte, Lea, allude al grande dolore che caratterizzò la sua gioventù: la perdita di Leone, suo promesso sposo, morto a soli trent’anni e otto giorni prima delle nozze.
L’esordio e la scoperta di un talento unico
Nel 1954 avviene il suo debutto nel mondo del cinema con il film Proibito di Mario Monicelli, in cui dà immediata prova di una presenza scenica fuori dal comune. Quella bellezza non convenzionale, fatta di lentiggini, capelli rossicci ed un’espressività intensa ma sempre misurata e mai strabordante, la resero un’attrice lontana dai canoni del cinema generalista dell’epoca e particolarmente apprezzata dai grandi autori, ritenuta ideale per interpretare ruoli di grande complessità e profondità. La sua voce roca, il corpo armonioso ma non vistoso e il carattere irrequieto le conferiranno una fama di anti–diva che la accompagnerà per tutta la carriera, rendendola iconica ed inconfondibile.
Altra caratteristica fondamentale di Lea è la coerenza artistica: infatti, cercherà sempre di evitare i compromessi che spesso accompagnano il successo, preferendo collaborare con registi di grande spessore e con progetti di qualità. In particolare, negli anni Cinquanta e Sessanta si impegnerà, sia in Italia che in Francia, in produzioni spesso segnate da temi sociali e psicologici importanti.

Screenshot del film ‘L’avventura’ di Michelangelo Antonioni – Autore foto: Gawain78 – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Collaborazioni prestigiose e ruoli indimenticabili
Tra i registi italiani con cui Lea Massari lavorò, spiccano nomi come Mario Monicelli, Dino Risi, Nanni Loy, Valerio Zurlini e Francesco Rosi, mentre in Francia fu scelta da Claude Sautet, Louis Malle, René Clément e Pierre Granier-Deferre. Queste collaborazioni raccontano da sole l’alto profilo artistico e la versatilità dell’attrice, capace di passare con naturalezza dal dramma psicologico al film storico, dalla commedia sofisticata alla denuncia sociale.
Tra i lavori più celebri e apprezzati in Italia si ricordano Una vita difficile di Monicelli (1961), in cui Lea interpreta un ruolo delicato e struggente che le permetterà di vincere il premio David Speciale nel 1962, e La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini, dove, recitando al fianco di Alain Delon, ottiene la candidatura ai Nastri d’Argento. Il film, intenso e malinconico, mette in luce la capacità espressiva di Massari, in grado di rappresentare caratteri complessi attraverso sottili sfumature del volto e della voce.
Il successo internazionale arriverà prevalentemente grazie alle sue partecipazioni alle pellicole francesi, in cui l’attrice si mette in luce con prestazioni di grande spessore. Nel film Le souffle au cœur (Soffio al cuore, 1971) di Louis Malle, affronta un ruolo estremamente controverso: quello di una madre che ha una relazione incestuosa con il figlio adolescente. La pellicola, pur suscitando scandalo e una denuncia per corruzione di minore, le varrà una risonanza internazionale, dimostrando il coraggio artistico e personale nel trattare temi tabù con misura, rispetto e sensibilità. Altre interpretazioni degne di nota sono quelle in La corsa della lepre attraverso i campi (1967), di René Clément, e in Un battito d’ali dopo la strage (1971), di Pierre Granier-Deferre, caposaldi del cinema esistenzialista francese.

Screenshot del film ‘La prima notte di quiete’ (1986) di Valerio Zurlini – Autore foto: Pakdooik – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Il teatro: un’altra dimensione dell’arte
Accanto al cinema, Lea Massari ha coltivato con passione il teatro, un luogo dove poter esprimere la sua arte, calandosi in ambiti diversi rispetto a quelli cinematografici. Nel 1962 partecipa al musical Rugantino, un successo che le permise di esplorare anche il versante musicale della recitazione.
Nel 1974 è invece protagonista ne Il cerchio segreto del Caucaso, una trasposizione di Bertolt Brecht diretta da Luigi Squarzina, dove mostra tutta la sua versatilità e la capacità di lavorare con testi impegnativi e riflessivi. Il teatro rappresenta per Lea una palestra emotiva e intellettuale che integra il suo lavoro sul grande schermo, alimentando la sua ricerca di ruoli e testi che possano stimolare la sua intelligenza e sensibilità.
Il ritiro dalle scene e la vita privata
Alla metà degli anni Ottanta Lea Massari prende la decisione di allontanarsi gradualmente dal mondo del cinema: una scelta che rispecchia la sua natura riservata e la volontà di sfuggire ai riflettori e alle pressioni del successo. Dopo le ultime apparizioni nei film Segreti segreti (1985) di Giuseppe Bertolucci, che le varrà la candidatura al David come migliore attrice protagonista, e Viaggio d’amore (1990) di Ottavio Fabbri, l’attrice metterà definitivamente un punto alla sua carriera. Le motivazioni del ritiro risiedono in un profondo desiderio di serenità e di equilibrio personale.
Trasferitasi in Sardegna insieme al marito Carlo Bianchini, ex comandante pilota di Alitalia sposato nel 1963, da cui divorzierà nel 2004, Massari ha scelto di vivere una vita semplice, immersa nella natura e lontana dai riflettori, assecondando il suo carattere schivo, libero e riservato. Questa fase è un’ulteriore forma di ribellione; una fuga dalla fama e dai compromessi, una scelta di libertà e autodeterminazione che l’ha accompagnata fino agli ultimi giorni.
Nel periodo successivo al ritiro dalle scene una passione che l’ha sempre accompagnata è stata quella per gli animali. In un’intervista raccontò infatti di aver ucciso accidentalmente un cucciolo di lepre durante una battuta di caccia (hobby giovanile ereditato dal padre); l’evento la traumatizzò a tal punto da farle giurare che non avrebbe mai più impugnato un fucile nella sua vita, spingendola a diventare vegetariana. Negli anni successivi diventerà attivista nella lotta contro la vivisezione degli animali e nella sua casa in Sardegna si occuperà dell’accudimento di cani e gatti randagi o abbandonati.

Lea Massari e David Niven in ‘La città prigioniera’ (1962) – Licenza: Pubblico dominio, da Wikimedia Commons
Un’eredità intensa ed autentica
Nel silenzio che Lea Massari ha sempre cercato, oggi resta la sua voce nei film che ha interpretato, negli sguardi carichi di significato dei suoi personaggi, nelle scelte artistiche mai scontate. Il suo lascito non è intriso di clamore mediatico, ma della discrezione di un’anima libera, che ha reso la profondità, la coerenza e la passione le caratteristiche principali di una professione vissuta come personale espressione di verità. Attraverso le sue interpretazioni ha saputo raccontare l’inquietudine, la forza e la fragilità dell’animo umano con rara intensità, lasciando un segno sottile ma indelebile nel cinema europeo. Molte attrici contemporanee – da Valeria Golino a Margherita Buy, da Fanny Ardant a Isabelle Huppert – hanno riconosciuto in lei un modello di rigore espressivo, un esempio di come si possano unire bellezza e sostanza, fascino e pensiero. Il cinema italiano ed europeo perdono una figura discreta, che ha lasciato il segno non per l’eccesso, ma per l’essenzialità. Lea Massari continuerà a parlarci con la sua arte ogni volta che rivedremo un suo film e ritroveremo in quegli occhi la libertà e l’onestà che hanno guidato tutta la sua vita.
Specifiche foto dal web
Titolo: Proibito (1954) Lea Massari – Lea Massari nel suo film d’esordio ‘Proibito’ (1954) di Mario Monicelli
Autore: Mario Monicelli (regista), Documento Film (produzione)
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Titolo: Screenshot del film ‘L’avventura’ di Michelangelo Antonioni.
Autore: Gawain78
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/File:L%27avventura_(1959)_Antonioni.jpg
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Titolo: Screenshot del film ‘La prima notte di quiete’ (1986) di Valerio Zurlini
Autore: Pakdooik
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Primanottediquiete.png
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Titolo: La città prigioniera (1962) Lea Massari – David Niven
Autore: Mario Chiari, Joseph Anthony (directors), Maxima Film, Lux Film, Galatea (production)
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