Robert Francis Prevost, primo americano ad essere eletto papa, scegliendo il nome di Leone XIV – Autore foto: Reuters – Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International

Il cardinale Robert Francis Prevost, prendendo il nome di Leone XIV, succede a papa Francesco, deceduto lo scorso 21 aprile, alla guida della Chiesa cattolica.

8 maggio 2025: questa volta ci sono volute quattro votazioni (uno dei conclavi più brevi della storia) per eleggere il 276esimo Pontefice, le stesse che hanno portato al soglio di Pietro papa Ratzinger, nel 2005, e papa Luciani, nel 1978.

Si tratta di Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV. Nato 69 anni fa a Chicago (Stati Uniti), già prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, è il primo pontefice nordamericano. La sua elezione non è stata una sorpresa in quanto considerato, prima del Conclave, un ‘papabile di compromesso’ per la sua vicinanza a Francesco, ma anche per il pragmatismo e la sua capacità di ascolto.

Le sue prime parole dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro, che lasciano trasparire un’evidente commozione, sono un accorato appello alla pace e all’incontro: “La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, che ci ama tutti incondizionatamente”. E poi, ancora: “dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere, come questa piazza, con le braccia aperte a tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo, l’amore”.

Poi un pensiero per il suo predecessore, di cui riprende le parole della sua recente, ultima benedizione pasquale, con un messaggio di speranza: “Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti, mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti…un solo popolo, sempre in pace.”

Ma chi è Robert Francis Prevost?

Come accennato Prevost nasce a Chicago il 14 settembre 1955 da padre italo-francese e madre spagnola. Nel 1977, entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis (Missouri), dopo aver conseguito la laurea in matematica presso la Villanova University. Dopo aver preso i voti solenni nell’agosto del 1981, ottiene il diploma in Teologia presso la Catholic Theological Union di Chicago.

L’ulteriore passo formativo avviene a Roma, dove viene inviato, nel 1982, dal suo ordine monastico per studiare Diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum (frequentata anche da Karol Wojtyla). Il 19 giugno di quello stesso anno Prevost riceve, sempre a Roma, l’ordinazione sacerdotale.

Nel 1985 è chiamato a svolgere la sua prima missione agostiniana a Chulucanas in Perú, dove rimane sino al 1986, mentre nel 1987, conseguito il dottorato, viene nominato direttore delle vocazioni e delle missioni della Provincia agostiniana Madre del Buon Consiglio di Olympia Fields, in Illinois.

Nel decennio che seguì, dopo essere tornato in Perù, nella missione di Trujillo, ricopre diversi incarichi, fra i quali anche quello di vicario giudiziale e professore di Diritto canonico, Patristica e Morale presso il Seminario maggiore San Carlos e San Marcelo. Al contempo gli viene anche affidata la cura pastorale di Nostra Signora Madre della Chiesa, eretta successivamente parrocchia con il titolo di Santa Rita nella periferia povera della città, ed è amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat da 1992 al 1999.

Tornato negli USA, nel 1999 viene eletto priore provinciale della Provincia agostiniana Madre del Buon Consiglio (Chicago) e nel 2001 raggiunge il vertice dell’ordine agostiniano con la nomina a priore generale, successivamente confermata, restando in carica sino ad agosto 2013.

Tornato nella sua Provincia agostiniana, a Chicago, Prevost vi rimarrà sino a novembre 2014 quando papa Francesco lo nomina vescovo titolare di Sufar e amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo, in Perù.

Negli anni successivi il pontefice argentino conferisce al prelato statunitense altri incarichi. Nel marzo 2018 viene eletto secondo vicepresidente della Conferenza episcopale del Perù; nel 2019 è annoverato tra i membri della Congregazione per il Clero e l’anno successivo tra quelli della Congregazione per i Vescovi.

Il 30 gennaio 2023, infine, il Papa lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, promuovendolo arcivescovo – trattasi di un incarico importante che prevede la nomina dei vescovi in tutto il mondo. Nel Concistoro del 30 settembre dello stesso anno lo designa cardinale, assegnandogli la diaconia di Santa Monica. Successivamente entra a far parte della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e di diversi dicasteri, come quelli per l’Evangelizzazione, per la Dottrina della Fede, per il Clero. Da ultimo, il 6 febbraio 2025, Prevost viene promosso all’ordine dei cardinali vescovi da papa Bergoglio, ottenendo il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano.

L’allora Cardinale Robert F. Prevost al Concistoro – Autore foto: JacobTheRox – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons

Il pensiero di papa Leone XIV

Il pensiero di Leone XIV si trova fondamentalmente riassunto (anche se solo la storia futura lo confermerà) nel nome scelto, nonché nelle sue prime parole dopo l’elezione e nell’articolata omelia pronunciata nella sua prima messa con i cardinali nella Cappella Sistina.

Nella sua predica papa Prevost parla di fede, della necessità di una credibile testimonianza da parte del clero e della centralità della figura del Cristo. Nel suo discorso tocca diversi punti salienti, che saranno il filo conduttore della sua missione pastorale, ma mette anche in evidenza i difetti (e i rimedi) di una religione sempre più condizionata da valori materiali e da una cultura dell’apparenza.

Una prima considerazione ha riguardato il modo in cui viene vista la fede e la priorità di riacquisire i valori veri. In contesti nei quali la sicurezza dell’essere umano è garantita dalla disponibilità di tecnologia, successo e potere, la fede “è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti […] Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito”. Secondo il pontefice sono proprio quelli i primi luoghi in cui urge la missione: “perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco.” 

Alla stessa stregua il Papa si è preoccupato di sottolineare come talvolta Gesù venga considerato solo un grande uomo, una sorta di leader carismatico, perdendo così di vista il senso della sua missione e facendo cadere molti cattolici in un ateismo di fatto.”

Rivolgendosi ai cardinali presenti non ha, poi, tralasciato riferimenti a papa Francesco e al suo insegnamento di testimoniare una fede gioiosa in Gesù Salvatore attraverso un percorso caratterizzato, prima, da un personale cammino di conversione e, poi, come Chiesa, da una vita comunitaria nel segno dell’appartenenza al Signore, portandone a tutti la Buona Notizia.

A conclusione dell’omelia il pontefice ha evidenziato la centralità della figura di Cristo rispetto a chi – primo fra tutti il Papa stesso – lo rappresenta qui in terra: “un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo.” E ancora: “Dico questo prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio la mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma.

Anche la scelta del nome pontificale Leone XIV lascia un forte indizio sulla via che il nuovo successore di Pietro intende percorrere. Quando nel suo saluto iniziale parla di una Chiesa missionaria, sempre aperta a ricevere con le braccia aperte tutti coloro che hanno bisogno, come hanno sottolineato eminenti vaticanisti, vi è un chiaro richiamo ad una Chiesa attenta, sì, agli aspetti spirituali, ma che non tralascia quelli umani, con un’attenzione al sociale. Un aspetto, questo, che papa Prevost ha maturato nel suo percorso che per molti anni lo ha portato a contatto, in Perù, con una realtà in cui la povertà era una costante. Ed ecco che viene naturale il richiamo alla Rerum Novarum, l’enciclica del 15 maggio 1891 di papa Leone XIII (pontefice dal 1878 al 1903), che rappresenta il documento fondante della dottrina sociale della Chiesa, nella quale per la prima volta, in nome del solidarismo cristiano, si incoraggia l’accordo reciproco tra lavoratori e datori di lavoro così come l’intervento e la tutela, in quest’ambito, da parte dello Stato.

Come scritto dallo storico del cristianesimo Fulvio De Giorgi, la Chiesa, attraverso Leone XIII, prende coscienza del mondo che sta cambiando e decide di occuparsi anche dei mutamenti legati ad una progressiva industrializzazione dei paesi e degli impatti che quest’ultima produce sui popoli, ergendosi a difesa di tutti gli svantaggiati.

Lo stesso orientamento è condiviso da papa Prevost. In un incontro con i cardinali che lo hanno scelto, il pontefice ha evidenziato la nuova sfida della Chiesa rappresentata dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, che va gestita con sapienza per garantire la difesa della dignità umana.

Papa Leone XIII – Autore foto: Braun et Compagnie – Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons

Il papa Prevost uomo

Robert Francis Prevost viene descritto, da chi lo ha conosciuto e frequentato, come una persona equilibrata, cordiale, che mostra grande serenità. Parla correntemente inglese, spagnolo, italiano e possiede una buona conoscenza anche del francese; ciò ha facilitato la sua predisposizione ai contatti umani. Come da lui stesso dichiarato in un’intervista rilasciata in occasione della sua nomina a cardinale nel settembre del 2023, ama il tennis e la lettura, ma anche le lunghe passeggiate e i viaggi che lo portano a contatto con luoghi e persone diverse. Nell’occasione ha anche sottolineato la grande importanza dell’amicizia, che definisce uno dei doni più belli che Dio ci abbia fatto.

Prevost ha incontrato più volte Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires. Tali colloqui, informali e istituzionali, hanno consolidato un rapporto di stima e vicinanza che è perdurato sino alla fine.

Il cardinale Bagnasco, che ha seguito l’elezione papale e che con Prevost ha avuto diversi contatti, lo ha definito in un’intervista come una persona che ha sempre mostrato un suo stile, un profondo orientamento a Dio e soprattutto che sa parlare al cuore dell’uomo moderno, cosa essenziale in un contesto storico come quello attuale.

Le premesse indicano Leone XIV come l’ideale continuatore della politica di Francesco, perché anche lui missionario fra la gente. Con Bergoglio ha sempre condiviso l’approccio su temi come la lotta al cambiamento climatico, l’attenzione verso i migranti e le fasce deboli della società. Simile anche l’atteggiamento, in generale, di vicinanza ai fedeli, ai quali si è sempre rivolto senza schemi e senza elevarsi al di sopra di loro, specie i più sfortunati.

In continuità con il suo viaggio di crescita spirituale il nuovo Papa ha fatto inserire nello stemma papale il suo motto episcopale In Illo uno unum; parole che S. Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno». Ulteriori richiami al santo sono il cuore sacro ed il libro, che sono i simboli dell’Ordine agostiniano. La Chiesa di oggi è arrivata, probabilmente, ad un punto di non ritorno; la strada percorsa da papa Francesco potrà essere corretta ma, probabilmente, mai più invertita e la scelta del nuovo Papa sembra confermarlo.

Stemma del cardinale Robert Francis Prevost – Autore foto: Linestamp – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons

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Titolo: L’americano Robert Francis Prevost, primo americano ad essere eletto papa, scegliendo il nome di Leone XIV e seguendo così le orme di 13 predecessori
Autore: Reuters
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Titolo: Cardinal Robert F. Prevost at the Consistory edit (Il Cardinale Robert F. Prevost al Concistoro)
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Titolo: Papa Leone XIII
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Titolo: Coat of arms of Cardinal Robert Francis Prevost (Stemma del cardinale Robert Francis Prevost)
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