Giuseppe Capparoni – Ingresso dei cardinali nel conclave allestito nel Palazzo del Quirinale, 1829-1830, acquaforte – Foto: Francesca Fioretti 1 – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons

Qual è stato il primo conclave? Si sono sempre tenuti a Roma? Queste e altre curiosità sulla storia delle elezioni del pontefice.

Con la morte di Francesco – il Papa che, forse più di ogni altro, nella sua veste di vicario di Cristo e pastore qui in terra della Chiesa universale (secondo il canone 331 del codice di diritto canonico), ha conquistato la gente comune con i suoi semplici gesti quotidiani – si è aperto, per la 76esima volta, il processo per la nomina del 267esimo pontefice attraverso l’antico istituto del conclave. Un termine che deriva dal latino cum-clave (inteso come “chiuso a chiave”) e che oggi viene usato sia per definire il luogo chiuso dove si svolge la votazione che per individuare l’insieme del Collegio cardinalizio chiamato ad esprimersi.

Il canone 349 del codice di diritto canonico dà un indirizzo su chi debba provvedere alla elezione del massimo pontefice, specificando: I cardinali di Santa Romana Chiesa costituiscono un Collegio peculiare cui spetta provvedere all’elezione del romano pontefice, a norma del diritto peculiare”; il riferimento al diritto peculiare” di fatto rimanda ad altre fonti normative che, nel corso di mille anni, hanno fissato le regole procedurali delle consultazioni elettorali.

Viterbo, Palazzo dei Papi, sala del conclave – Foto: Sailko – Licenza: CC BY-SA 4.0  via Wikimedia Commons

L’elezione dei papi fino al 1274

Tornando indietro nel tempo si scopre che la forma del conclave a porte chiuse, così come è strutturata oggi, risale al 1274, quando papa Gregorio X, con la costituzione Ubi periculum stabilì, tra l’altro, che il consesso dovesse tenersi in un luogo “chiuso a chiave” dall’interno e dall’esterno. Gregorio si determinò a fissare tale ferrea regola per evitare prolungati e pericolosi vuoti di potere, in considerazione delle singolari circostanze che accompagnarono proprio la sua elezione: con la morte di Papa Clemente IV, avvenuta nel novembre del 1268, si aprì un lungo periodo di transizione (durato quasi 3 anni) a causa del fatto che i cardinali, riuniti nel palazzo papale di Viterbo, non trovavano l’accordo sulla designazione del nuovo pontefice. I cittadini, stanchi di attendere ulteriormente, per indurre i porporati a decidere li rinchiusero nel palazzo sino all’avvenuta elezione di Gregorio X del 1271.

Precedentemente, per circa 1200 anni, l’elezione del papa era stata di fatto comunitaria, in quanto il popolo romano e il clero individuavano il designato ed erano poi i vescovi che procedevano alla nomina del sommo pontefice. Nei primi quattro secoli, in mancanza di una procedura formale, era fondamentale la reputazione morale del candidato e il suo legame con la comunità cristiana. Chiaramente, in questo primo periodo le elezioni non erano regolari a causa delle persecuzioni contro i cristiani ancora in atto, per cui alcuni papi, come San Fabiano (236), furono eletti anche dopo lunghi periodi di vacanza.

Nel gennaio 313 a Milano (Editto di Milano), Costantino, imperatore d’Occidente, e Licinio, imperatore d’Oriente, definiscono il cristianesimo come religio licita. Con la restituzione dei beni confiscati alla Chiesa e il riconoscimento di tale fede, la figura del papa acquista rilevanza politica. Da questo momento aveva inizio una fase nella quale l’elezione del successore di Pietro avvenne sempre a Roma, con la partecipazione del clero, ma era fatalmente influenzata dai due imperatori romani. Per citare un caso: papa Leone I (440–461) fu eletto con l’approvazione dell’imperatore Valentiniano III.

Il mutare della situazione storica, col passare dei secoli, non portò grandi cambiamenti e l’elezione del papa, che non cambiò le sue modalità, subì la forte influenza prima dell’autorità bizantina e, dal 752, di quella franca. Nel 962 Ottone I, incoronato imperatore da papa Giovanni XII, emanò il Privilegium Othonis, che impose esplicitamente la regola per la quale nessun papa potesse essere consacrato senza l’approvazione imperiale.

Dopo un periodo di caos, durante il quale furono le famiglie aristocratiche romane  a controllare di fatto le elezioni papali, nel corso dell’XI secolo arrivarono le prime sostanziose riforme per merito di papa Nicola II, con il Decretum in nomine Domini del 13 aprile 1059, noto anche come Decretum in electione papae. Quest’ultimo modificò profondamente le procedure elettorali stabilendo che l’elettorato attivo dovesse essere composto solo dai cardinali vescovi, anche se l’elezione doveva poi essere approvata, comunque, dal clero e dal popolo.

Roberto il Guiscardo nominato duca da Papa Niccolò II – Licenza: Public domain via Wikimedia Commons

La costituzione Licet de vitanda, promulgata da Alessandro III nel marzo del 1179 per evitare discordie nell’elezione del sommo pontefice (a seguito dello scisma del 1159 con la nomina di due papi), non solo confermerà le regole introdotte da papa Nicola, ma introdurrà la novità dell’elezione a maggioranza di almeno due terzi dei cardinali presenti al conclave. Tali norme divennero stabili nelle elezioni papali ed entrarono in tutti i documenti posteriori, tanto da essere ancora oggi contemplate nell’attuale procedura.

L’introduzione del conclave

Il primo conclave della storia, successivo alla promulgazione della costituzione Ubi periculum, fu quello di Arezzo nel 1276, che seguì alla morte proprio di papa Gregorio X. Secondo le regole fissate, 13 dei 16 vescovi aventi diritto si riunirono, ciascuno con un solo accompagnatore, dieci giorni dopo la morte del Papa, nello stesso palazzo dove avvenne il suo decesso, e i porporati, che non potevano comunicare per iscritto, dovettero abitare in una sala comune senza contatti esterni. Proprio per stimolare una decisione in tempi rapidi venne stabilito che, dopo i primi tre giorni, i cardinali avevano diritto ad una sola pietanza per pasto e dopo cinque giorni di conclave gli unici alimenti a disposizione erano pane e vino. Alla fine la consultazione fu abbastanza veloce, poiché iniziò il 21 gennaio e si concluse il giorno dopo con l’elezione di Pierre de Tarentaise, vescovo di Ostia, che scelse il nome di Innocenzo V. Pochi anni dopo, il 4 aprile 1292, morì papa Niccolò IV e la disputa tra potenti per l’elezione del nuovo pontefice durò ben due anni e tre mesi; solo nel 1294, grazie all’intervento risolutivo del re di Napoli, Carlo II d’Angiò, e di suo figlio Carlo Martello, si giunse alla nomina di Celestino V. Questi, di fatto, divenne ostaggio del sovrano partenopeo finché, stanco dei giochi di potere a cui si era involontariamente prestato, pochi mesi dopo abdicò; pertanto, il 24 dicembre 1294, il conclave si tenne nella sala maggiore di Castel Nuovo a Napoli. La curiosa storia appena descritta è narrata in tutti i suoi numerosi risvolti nell’articolo che trovate cliccando sul collegamento ipertestuale oppure sfogliando il Magazine nr.2 che trovate nella nostra sezione “Magazine” a questo link.

Napoli, Castel Nuovo (Maschio Angioino) – Foto: Giorgio Manusakis

Un’altra traccia fondamentale e imperitura sul sistema elettorale del papa fu lasciata da Gregorio XV, il primo pontefice educato dai Gesuiti. Con la bolla Aeterni patris del novembre 1621, introdusse la novità del voto segreto, che doveva essere effettuato per conferma, anche ove vi fosse stata una “acclamazione per ispirazione dello Spirito Santo”.

Ulteriori tappe fondamentali verso l’attuale configurazione del conclave sono legate al nome di papa Pio X: con la pubblicazione della costituzione Commissum nobis, del gennaio 1904, proibì il preteso diritto di esclusiva da parte delle potenze cattoliche prevedendo, per i cardinali che avessero manifestato ai colleghi un veto da parte di autorità laiche, la scomunica latae sententiae, cioè immediata e automatica. Nel giorno di Natale dello stesso anno, con la costituzione Vacante sede apostolica, il Pontefice dettò nuove norme finalizzate a garantire la libertà del processo di elezione e la segretezza delle operazioni elettorali, prevedendo l’esclusione di ogni informazione verso l’esterno e l’impegno al segreto anche dopo l’avvenuta elezione del papa.

Le novità introdotte nel XX secolo

Altre sostanziali novità inerenti al rito elettorale oggi vigente, vengono introdotte nel secolo scorso. Nel 1945, durante il pontificato di Pio XII, venne emanata la costituzione Vacantis apostolicae sedis, la quale statuì che dal momento dell’inizio della sede vacante tutti i cardinali – compresi il segretario di Stato e i prefetti delle congregazioni – cessano dal loro incarico, ad eccezione del camerlengo, del penitenziere e del vicario di Roma. Inoltre stabilì che per la valida elezione alla maggioranza dei due terzi (fissata da Alessandro III) dovesse essere aggiunto un ulteriore voto nel caso non vi fosse l’esatta divisibilità in terzi;

Con il motu proprio denominato Ingravescentem aetatem del 21 novembre 1970 fu, invece, papa Paolo VI che fissò al compimento dell’ottantesimo anno di età la data dalla quale i cardinali non possono più partecipare al conclave.

Paolo VI e papa Ratzinger – Foto: Jornal O Bom Católico – Licenza: CC BY 2.0  via Wikimedia Commons

Gli ultimi passi verso l’attuale configurazione del conclave sono legati a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI. Papa Wojtyla, con la costituzione apostolica Universi Dominici gregis del 22 febbraio 1996 (in parte modificata, come vedremo, da Benedetto XVI), innanzitutto si preoccupa, nella premessa, di sottolineare il dovere di emanare e aggiornare costantemente le norme che regolano la successione alla Chiesa di Roma, al fine di adeguarle al mutare delle situazioni nelle quali vive la Chiesa. Inoltre introduce due importanti novità: la prima inerente il luogo dell’elezione, che viene fissato in Vaticano e, più precisamente, nella Cappella Sistina. Sebbene le votazioni si siano svolte in Vaticano ininterrottamente dal 1878, non essendo mai stata abrogata l’antica norma che l’elezione si debba tenere – salvo deroghe – nel luogo di morte del pontefice, si è voluto evitare la necessità di dover affrontare le difficoltà organizzative ed economiche legate all’attivazione della macchina elettorale in un luogo diverso. Inoltre, Giovanni Paolo II è intervenuto sulle modalità procedurali, sopprimendo i due tradizionali metodi della ‘ispirazione’ e del ‘compromesso’ che, pure essendo vigenti, di fatto erano caduti in disuso da diversi secoli. L’ultimo papa eletto con il sistema della ‘ispirazione’ fu Gregorio XV nel 1621 (che, come accennato, provvide immediatamente, con la sua riforma, a subordinare questo tipo di elezione alla verifica per iscritto dell’unanimità dei votanti). Ancora più indietro nel tempo risale l’ultimo pontefice (Gregorio X nel 1271) eletto con il sistema del ‘compromesso’, che consisteva nell’affidare il potere di eleggere il papa a un ristretto numero di cardinali scelti dagli elettori (fra i nove e i quindici, secondo la più recente regolamentazione, come avvenuto, ad esempio, per Clemente IV che fu eletto da due soli cardinali nel 1265).

Giovanni Paolo II nel 1983 – Foto: Medici con l’Africa Cuamm – Licenza: CC BY-SA 2.0  via Wikimedia Commons

L’intervento di Benedetto XVI con il motu proprio dell’11 giugno 2007, De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis, prevede invece che, se l’elezione si prolunga oltre i 34 scrutini, i cardinali saranno chiamati a scegliere il papa con un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto più voti nell’ultimo scrutinio mantenendo, però, ai fini dell’elezione, la maggioranza dei due terzi.

Le elezioni del nuovo papa del 7 maggio 2025

Il prossimo 7 maggio, al fine di assicurare continuità nella guida della Chiesa cattolica, inizierà ufficialmente il Conclave, così come deciso dalla Congregazione Generale dei Cardinali il 28 aprile scorso, che si svolgerà, per la ventiseiesima volta, tra le mura della Cappella Sistina. I porporati elettori, in origine 135, dopo il passo indietro del Cardinale Becciu (53 cardinali europei, 37 americani – 16 America del Nord, 4 America Centrale, 17 America del Sud – 23 asiatici, 18 africani e 4 oceaniani), provenienti da 71 paesi sparsi per il mondo saranno, a meno di sorprese, 133, dopo il preannunciato forfait dei cardinali Antonio Canizares Llovera di Valencia e John Njue di Nairobi.
La giornata si aprirà alle ore 10 con una messa “pro eligendo pontifice” (per l’elezione del pontefice). La cerimonia sarà presieduta dal decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re, il quale inviterà i confratelli a procedere nel pomeriggio verso la Sistina con queste parole: “Tutta la Chiesa, unita a noi nella preghiera, invoca costantemente la grazia dello Spirito Santo, perché sia eletto da noi un degno pastore di tutto il gregge di Cristo”. Nel pomeriggio, alle 16.30, i cardinali elettori faranno il loro ingresso nella Cappella Sistina e, dopo il solenne giuramento e la pronuncia dell’“extra omnes” (fuori tutti) da parte dal Maestro delle cerimonie, mons. Diego Ravelli, saranno separati dal mondo esterno per svolgere il loro delicato compito, con il divieto di utilizzare qualsiasi dispositivo e di mettersi in contatto con l’esterno.

La Cappella Sistina – Foto: Giorgio Manusakis

Sono previsti quattro scrutini al giorno, due al mattino e due al pomeriggio, e dopo 33 o 34 votazioni (dipende dal loro inizio, quindi dopo 9 giorni) si passerà direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di consensi nell’ultima tornata, i quali non potranno partecipare attivamente al voto.

Quanto durerà il Conclave non è dato sapere; la storia ci dice che il conclave più lungo fu quello del 1268, che si concluse dopo 2 anni e 9 mesi con l’elezione, nel 1271, di papa Gregorio X (anche se fu anteriore a quello codificato con la costituzione Ubi periculum) di cui sopra abbiamo raccontato. Il più veloce fu, invece, quello che portò alla nomina di papa Giulio II, scelto nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 1503. Non ci resta che attendere la fumata bianca dal comignolo montato sul tetto della Cappella Sistina dove, da mercoledì prossimo, saranno puntati gli occhi di tutto il mondo, perché la guida, sia pure spirituale, di 1 miliardo e 400 milioni di persone ha anche un suo peso geopolitico.

Specifiche foto dal web

Titolo: Ingresso dei cardinali nel conclave allestito nel Palazzo del Quirinale
Autore: Francesca Fioretti 1
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Titolo: Viterbo, palazzo dei papi, sala del conclave
Autore: Sailko
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Titolo: Robertoilguiscardo (Roberto il Guiscardo nominato duca da Papa Niccolò II)
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Titolo: Paulo VI e Ratzinger
Autore: Jornal O Bom Católico
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Titolo: Giovanni Paolo II – 1983
Autore: Medici con l’Africa Cuamm
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