Giuseppe Gricci – Pietà in terracotta – 1744-45 – Foto: Giorgio Manusakis

Dopo 16 anni di trattative il capolavoro in terracotta è ora in esposizione nel museo napoletano in un interessante confronto con altre due Pietà: quella in porcellana dello stesso Gricci e il celebre dipinto di Carracci.

Il 7 agosto scorso, al Museo e Real Bosco di Capodimonte, si è inaugurato l’allestimento La “Pietà” di Gricci, il modellatore del re. Nuova acquisizione di Capodimonte. Tra terracotta e porcellana che sarà visibile fino al 28 ottobre. Questa nuova e interessante esposizione nasce, come dice il titolo, dall’ultima acquisizione dell’importante istituzione culturale campana di Capodimonte che, dopo sedici anni di trattative con un antiquario tedesco, per la modica cifra di 65.000 euro ha potuto aggiungere il capolavoro in terracotta della Pietà, di Giuseppe Gricci, alla sua già considerevole collezione. L’allestimento è stato sapientemente predisposto per confrontare il capolavoro acquisito con un’altra Pietà dello stesso artista, ma in porcellana, ovvero la Pietà con il San Giovanni Evangelista, che fa parte della ricca collezione del Museo Duca di Martina ed è giunta a Capodimonte per questa occasione.

Giuseppe Gricci – Pietà in porcellana bianca – 1744 – Foto: Giorgio Manusakis

Sebbene l’opera in terracotta non possa essere ritenuta un modello diretto di quella in porcellana per la diversa posizione del braccio destro della Madonna, è interessante notare come consenta comunque di comprendere lo sviluppo che l’artista ha elaborato sul tema. A tal proposito è importante ricordare quanto riportato in un documento del 1888 di Minieri Riccio, il quale scrive che il Gricci, nell’aprile del 1744, “fece una ‘Pietà’ in porcellana ed una maensola con la sua forma in gesso.”

Un altro esemplare in porcellana policroma, probabile evoluzione di quello in terracotta esposto a Capodimonte, si trova al Museo Municipal di Madrid.

Giuseppe Gricci – Pietà in terracotta – Particolare della mano destra della Madonna – 1744-45 – Foto: Giorgio Manusakis

Giuseppe Gricci, noto anche come “il modellatore del re”, era un’artista fiorentino voluto a Napoli da Carlo di Borbone quando fondò la ‘Real Fabbrica di Capodimonte’ nel 1743. La moglie del re, Maria Amalia, era figlia dell’elettore di Sassonia, dove si producevano bellissime porcellane che la principessa aveva portato con sé dopo il matrimonio, e il sovrano volle che la sua fabbrica non fosse da meno, quindi non badò a spese né per i macchinari e i materiali, tantomeno per gli artisti chiamati a curarne la produzione. Carlo di Borbone era talmente fiero e geloso della sua fabbrica di porcellane che quando lasciò il trono di Napoli per sedere su quello di Spagna portò con sé tutta la fabbrica, perfino le fornaci, le forme, tutta la produzione e gli operai, come abbiamo narrato in questo articolo. Ovviamente il sovrano portò a Madrid anche gli artisti che lavoravano per realizzare questi capolavori in porcellana e dunque anche il suo capo modellatore, Giuseppe Gricci.

Le due ‘Pietà’ di Giuseppe Gricci – Foto (modificata) da comunicato stampa

Nel confronto tra le due opere d’arte del “modellatore del re” è possibile notare come l’artista interpreti diversamente lo stesso tema: la Pietà in terracotta risulta essere più coinvolgente dal punto di vista emotivo; il dolore della Vergine è più ‘vivo’ e traspare in modo evidente la sua sofferenza, mentre l’opera in porcellana si lascia ammirare in modo più distaccato. Poste una accanto all’altra in una teca, le due opere d’arte possono a loro volta essere confrontate con un altro capolavoro che ispirò il Gricci: la Pietà di Annibale Carracci. Realizzato tra il 1599 e il 1600, probabilmente per la devozione privata del cardinale Odoardo, questo stupendo dipinto è stato fonte d’ispirazione non solo per altri pittori, ma anche per scultori, incisori e modellatori. Infatti Gricci lo ammirò a Palazzo Reale e da alcuni particolari, come il modo in cui viene riprodotto Cristo e il suo abbandono sul sudario poggiato sulle rocce, appare esserne stato influenzato.

Annibale Carracci – Pietà – 1599-1600 – Foto: Giorgio Manusakis

Si può sicuramente affermare che lo scopo dell’allestimento, ovvero poter ammirare questi tre capolavori posti praticamente uno accanto all’altro offrendo, così, l’interessante possibilità di confrontarli tra loro, scoprirne i punti di contatto e le influenze, è certamente stato raggiunto e si ha la piacevole sensazione di essere beneficiari di un privilegio che la direzione del museo ha voluto riservarci.

“È stato emozionante riportare quest’opera a Napoli, dove fu realizzata, ed ammirarla da vicino – dichiara Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte – Nelle collezioni pubbliche cittadine non è conservato alcun bozzetto in terracotta ascrivibile, come questo, alla mano del celebre capo-modellatore della Real Fabbrica. Il modello in creta plasmato da Gricci è, infatti, lo stadio dell’opera in cui più immediatamente è possibile cogliere il segno e la cultura figurativa di questo grande artista fiorentino, che Carlo di Borbone volle con sé, prima a Napoli e poi a Madrid. Abbiamo voluto condividere subito questa acquisizione con i tanti visitatori che nel periodo estivo affollano il Museo e Real Bosco. Con un piccolo allestimento che vuole essere una preziosa anticipazione del nuovo allestimento delle porcellane atteso tra pochi mesi.” Entro fine anno, infatti, è previsto il completamento della nuova sezione del Museo di Capodimonte dedicata alle porcellane; si troverà al primo piano e sarà composta da ben 14 sale in cui saranno esposti circa 6.000 reperti, oltre al famoso Salottino di porcellana di Maria Amalia, di cui andò distrutto il pavimento, anch’esso in porcellana, durante la rivoluzione del 1799.

Il ‘Salottino di porcellana’ di Maria Amalia – Foto: Giorgio Manusakis

Alla presentazione sono intervenuti Luigi Gallo, direttore ad interim Musei Nazionali del Vomero, e Riccardo Naldi – professore di storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che fu il primo a riconoscere il gruppo in terracotta di Gricci nel 2007.

2 pensiero su “Un nuovo capolavoro acquisito dal Museo di Capodimonte: la “Pietà” di Gricci”

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