Casa del Tiaso – Foto (modificata) da comunicato stampa
Nell’ambito degli scavi effettuati nella Regio IX, all’interno di una domus è stata ritrovata una megalografia raffigurante un rito di iniziazione ai misteri dionisiaci.
Alla fine del primo decennio del secolo scorso, grazie agli scavi del proprietario di un terreno, Aurelio Item, venne riportata alla luce la meravigliosa e celeberrima Villa dei Misteri di Pompei e con essa, dopo i più approfonditi scavi dell’archeologo Amedeo Maiuri, nel 1931, i meravigliosi affreschi con numerose megalografie (dal greco μεγαλογραϕία, complemento di μεγαλο-‘megalo’ e – γραϕία nel senso di ‘pittura’), ovvero pitture con figure ad altezza naturale. I 29 personaggi umani e mitologici che compongono le dieci scene del dipinto, rappresentanti un rito di iniziazione ai misteri dionisiaci (da cui il nome della villa), sono caratterizzati da una ricca simbologia legata al culto orfico-dionisiaco, diffuso in Etruria e Roma attraverso contatti con la Magna Grecia a partire dal II secolo a.C., come il ramo di mirto, il capretto, i satiri e gli amorini. Senza dubbio si tratta di una delle opere pittoriche meglio conservate giunte a noi, comprensibile solo ai devoti, in quanto solamente gli iniziati potevano conoscerne i segreti. Questi ultimi, spesso, erano legati alla promessa, per i purificati, di una nuova vita beata, sia in questo mondo che in quello dell’oltretomba.

Villa dei Misteri – Foto (modificata) da comunicato stampa
Da Villa dei Misteri al “Tiaso” della Regio IX
Sono trascorsi oltre 100 anni da allora: un secolo caratterizzato da scavi a Pompei che hanno consentito rinvenimenti unici e sorprendenti. Tuttavia, forse, molti speravano e pochi si aspettavano il ritrovamento di un’altra gigantografia, in II stile, quindi risalente al I secolo a.C.(gli archeologi la datano tra il 40 e il 30 a.C.), composta da più scene che raccontano, anch’esse, di un’iniziazione ai misteri dionisiaci.
La sorpresa è arrivata, diversamente da Villa dei Misteri, in pieno centro cittadino, nell’insula 10 della Regio IX, in quella che gli archeologi hanno denominato Casa del Tiaso(nell’antica Grecia θίασος, thíasos era un’associazione di carattere prevalentemente religioso dedita al canto e alle danze orgiastiche proprie del culto di Dioniso, anche se, in tempi successivi, si estese al culto di altre divinità). Gli scavi hanno svelato una decorazione con figure di dimensioni paragonabili al reale, che riveste tre pareti dell’ambiente portato allo scoperto, essendo il quarto lato aperto su un giardino.

Casa del Tiaso – Foto (modificata) da comunicato stampa
Più in dettaglio, nel fregio vengono rappresentate scene tipiche del tiaso dionisiaco in cui i membri più significativi erano costituiti dalle Menadi, nonché da creature semiferine, come i Sileni e i Satiri. Le baccanti sono riprodotte in veste di danzatrici, ma anche di cacciatrici, con un capretto sgozzato.
“La caccia delle baccanti di Dioniso – spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, – a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a <<qualcosa di diverso, di grande e di visibile>>, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante, – spiega ancora – esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’. Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi…”
Inoltre, nelle pitture si riconoscono giovani satiri che suonano il doppio flauto. La composizione è centrata su una donna (l’unico personaggio che volge lo sguardo verso il centro della sala), con un vecchio sileno che impugna una torcia: per gli archeologi si tratterebbe di una inizianda, una persona comune del tempo, forse la padrona di casa che, attraverso un rituale notturno, sta per essere avviata ai misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce e che promette ai suoi seguaci un uguale destino.

Casa del Tiaso, donna con vecchio Sileno – Foto (modificata) da comunicato stampa
Un particolare inedito della scena, rispetto alla megalografia di Villa dei Misteri, è la presenza del tema della caccia in un fregio che corre al di sopra della scena principale, nel quale vengono raffigurati animali vivi e morti, tra cui un cinghiale appena sventrato, nonché galli, uccelli vari, pesci e molluschi. Altro dettaglio curioso, in un contesto in cui gli attori sembrano vivi e in azione, è la loro riproduzione collocata su piedistalli, a mo’ di statue.

Casa del Tiaso – Foto (modificata) da comunicato stampa
Il direttore del parco archeologico ha poi sottolineato il carattere sì religioso ma anche estetico delle pitture, che erano finalizzate a rendere più piacevole il luogo: “Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste… un po’ come quando troviamo una copia della ‘Creazione di Adamo’ di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera. Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco con illusione e realtà, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, che era chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici”.
Le dichiarazioni del Ministro Alessandro Giuli
“La bellezza e la sapienza ancora una volta vincono su tutto e la luce della civiltà, che noi qui vediamo anche se il cielo oggi è un po’ coperto, ma la sentiamo, la avvertiamo, emana da questi affreschi, da questi ambienti straordinari, e può illuminare ancora le nostre vite e le nostre coscienze”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, recatosi a Pompei per mirare direttamente la nuova scoperta. “È un momento storico, un momento in cui Pompei si disvela a noi ancora nella sua misteriosa grandezza, perché questo ciclo di affreschi, come abbiamo appena ascoltato, rappresenta qualcosa di unico, di cui ci sono poche tracce tra le testimonianze archeologiche che non siano semplicemente delle fonti letterarie, quindi è realmente uno squarcio particolare che si apre su un mondo straordinario – ha proseguito il ministro – Immaginatevi come sarà questo posto tra un secolo quando è altamente probabile che nessuno di noi sarà più qua. Ci sarà qualcuno che starà studiando questo giorno, questo momento e verrà storicizzato, periodizzato questo momento, cioè il momento in cui è stato scoperto il ciclo di affreschi della casa del Tiaso. Quando il direttore Zuchtriegel è venuto a parlare con lo stesso trasporto, lo stesso entusiasmo, la stessa ispirazione con cui vi ha raccontato, per sommi capi, perché c’è tanto ancora da studiare, da scoprire, ciò che state per vedere, il primo pensiero è stato appunto questo”, ha concluso Giuli. Si tratta di un rinvenimento di cui gli archeologi hanno offerto un preliminare inquadramento e che è destinato, come Villa dei Misteri, per le sue particolarità, a far discutere a lungo gli studiosi.

Casa del Tiaso – Foto (modificata) da comunicato stampa
Come e quando visitare la Casa del Tiaso
Nell’ambito di un’iniziativa portata avanti dal parco archeologico, che ha scelto di far partecipare il pubblico al progredire dei lavori di scavo, con una cognizione diretta delle scoperte che vengono piano piano alla luce, l’ambiente del Tiaso dionisiaco sarà immediatamente reso visibile al pubblico nell’ambito delle visite al cantiere già in corso dall’inizio delle indagini.
Previa prenotazione al numero 3272716666 e con il pagamento del biglietto di ingresso al sito archeologico, sarà possibile accedere all’area interessata – quindi anche alla Casa del Tiaso – tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle ore 11, in due gruppi da 15 persone, ed effettuare una visita sotto la guida del personale di cantiere, che così illustrerà i principali rinvenimenti e ambienti emersi, nonché le tecniche usate per portare alla luce i reperti in sicurezza. Peraltro, come sottolineato, le esplorazioni della cosiddetta Regio IX di Pompei, avviate due anni fa, sono nella fase conclusiva e, dopo gli ultimi interventi di messa in sicurezza e valorizzazione, tutta l’area sarà fruibile dai visitatori in modo permanente. Il 26 febbraio scorso, nel programma ‘Ulisse: il piacere della scoperta’ andato in onda su Raiuno, Alberto Angela ha dedicato una striscia di approfondimento agli ultimi rinvenimenti dell’insula 10, di cui la nostra rivista ha parlato da ultimo nel magazine n.56 del 01/02/2025. Particolare attenzione è stata, però, riservata all’ultima straordinaria scoperta, per cui le prime particolari immagini della Casa del Tiaso possono essere godute su RaiPlay cliccando sui collegamenti ipertestuali sopra inseriti.

Casa del Tiaso – Foto (modificata) da comunicato stampa
[…] un preliminare quadro informativo su tale rinvenimento vi suggeriamo la lettura di questo nostro articolo. Le visite guidate si terranno al raggiungimento del numero minimo di 15 partecipanti, i quali […]