Pompei – Foto: Giorgio Manusakis
L’impianto, ad uso privato, è attiguo ad un ambiente già scoperto in precedenza, ovvero il cosiddetto “salone nero”.
I Romani e le terme
Le attività archeologiche all’interno dell’antica Pompei, da sempre, hanno rappresentato una fonte inesauribile di notizie su quella che era la vita dei suoi abitanti sin dalla fondazione della città, collocabile intorno all’VIII secolo a.C.
L’incedere quotidiano a Pompei, come quello dei più grandi centri di epoca romana, era contraddistinto dal ritmo del sole e fra le consuetudinarie occupazioni della giornata vi era la visita alle terme, tanto economica che potevano permettersela anche gli schiavi. D’altronde, in un’epoca in cui l’acqua in casa era un lusso che potevano permettersi solo i più ricchi, questi impianti permettevano ai più di potersi lavare con una certa accuratezza e al contempo di relazionarsi a vicenda, passando del tempo in relax. Di conseguenza lo stabilimento termale era, sovente, il luogo in cui si concludevano i migliori affari e dove ci si recava per accaparrarsi favori e influenze politiche.
E’ notizia di questi giorni – ma la cosa ci sorprende solo in parte – che le operazioni di scavo hanno permesso di portare allo scoperto, in una domus che occupa quasi tutta la parte sud dell’insula 10 della Regio IX, un grande complesso termale privato, attiguo ad una grande sala per banchetti, il cosiddetto “salone nero”, scoperto in precedenza, che il direttore del parco archeologico, Zuchtriegel ha così definito: “Un esempio di come la domus romana fungeva da palcoscenico per lo spettacolo di arte e cultura che il proprietario inscenava per acquisire voti o ingraziarsi la benevolenza degli ospiti”.
Non si tratta del primo e unico complesso di questo tipo, ma probabilmente del più grande fra quelli rinvenuti a Pompei, paragonabile solo alle terme dei Praedia di Giulia Felice, della Casa del Labirinto e della Villa di Diomede.

Apodyterium – Foto (modificata) da comunicato stampa
Una domus ampia e decorata sontuosamente
La domus dell’insula 10, nota solo parzialmente in quanto il progetto di scavo è ancora in itinere, aveva il suo ingresso principale esposto a sud, dove verosimilmente vi era un atrio che conduceva a un grande peristilio colonnato, largo quasi quanto l’isolato, che consentiva l’accesso ad ambienti con decorazioni in II e III Stile – tali “mode decorative” sono databili complessivamente tra i primi decenni del I secolo a. C. e la metà del I secolo d. C. In particolare, le indagini hanno riportato alla luce un oecus (forma latinizzata del greco oikos), un salone di grandi dimensioni destinato a ricevere gli ospiti; un piccolo corridoio; un piccolo ambiente decorato in IV stile – trattasi dell’ultimo di quelli riconosciuti da August Mau, databile all’incirca tra il 50 e il 79 d. C. – un altro oecus corinzio, circoscritto da 12 colonne su tre lati, nel quale si evidenzia un ciclo pittorico a grandi figure (tecnicamente una megalografia) di II stile non venuto completamente allo scoperto per gli scavi ancora in corso, di cui però nel dicembre scorso sono stati presentati i primi risultati. Tale fregio è composto da nature morte che rappresentano cacciagione e prodotti della pesca offerti al godimento degli ospiti durante i banchetti.

Peristilio Frigidarium Regio IX – Foto (modificata) da comunicato stampa
Il quadro della situazione lascia ragionevolmente dedurre che si tratti di un’abitazione appartenuta ad una persona dell’élite pompeiana. Si trattava di un uomo importante che, verosimilmente, doveva ostentare la sua posizione, affermare il suo status sociale, per favorire affari e accordi politici, attraverso il mantenimento di estesi rapporti con clientes e amici. Quindi un luogo privato dove si consumavano incontri destinati ad incidere sulla vita pubblica della cittadina vesuviana.
Una prima suggestione degli archeologi, basata su una serie di indizi, come la comparsa del suo nome in iscrizioni riportanti una candidatura per il duumvirato insieme a Giulio Polibio, è che la casa possa essere appartenuta ad un ricco edile di nome Aulus Rustius Verus, anche se allo stato attuale non sono stati rinvenuti elementi certi per corroborarla.

Peristilio Frigidarium Regio IX – Foto (modificata) da comunicato stampa
“Il tutto era funzionale alla messa in scena di uno ‘spettacolo’, al cui centro stava il proprietario stesso. – sottolinea il direttore Gabriel Zuchtriegel – Le pitture di III stile con soggetti della guerra di Troia, gli atleti nel peristilio – tutto doveva conferire agli spazi un’atmosfera di grecità, ovvero di cultura, erudizione oltre che di ozio. Così come il salone nero doveva trasportare gli ospiti in un palazzo greco, così il peristilio con la grande vasca al centro e il complesso termale adiacente aveva la funzione di creare una scenografia da ginnasio greco, che veniva accentuata ulteriormente dalle scene atletiche successivamente apportate. E dunque il pubblico, grato e affamato, avrebbe applaudito con sincera ammirazione allo spettacolo orchestrato dal padrone di casa e dopo una serata nel suo ‘ginnasio’ ne avrebbe parlato ancora a lungo.”

Prefurnium Regio IX – Foto (modificata) da comunicato stampa
Il balneum ed i suoi tradizionali ambienti
Il complesso termale, annesso al grande salone per banchetti che ricorda quelli descritti nel Satyricon di Petronio, dove il ricco liberto Trimalcione usa i bagni come preludio a celebrazioni opulente, poteva ospitare fino a trenta persone ed era dotato di tutti gli ambienti tipici di questi impianti:
- Calidarium: la sala per il bagno caldo, alimentata da un sofisticato sistema di riscaldamento a ipocausto, che incanalava l’aria calda, proveniente dal prefurnium, sotto il pavimento e lungo le intercapedini delle pareti.
- Tepidarium: la sala per il bagno tiepido, che consentiva il passaggio graduale dal caldo al freddo.
- Frigidarium: la sala per il bagno freddo, con una grande vasca per immergersi.
- Apodyterium: lo spogliatoio, con panchine per cambiarsi.

Tavola 2 – Foto (modificata) da comunicato stampa
Come segnalato dal direttore dei lavori, la dott.ssa Anna Onesti, non si è trattato di un lavoro di scavo facile. Tuttavia, grazie all’utilizzo di modalità operative innovative, è stato possibile raggiungere il piano pavimentale attraverso strutture di supporto temporanee. Le stesse hanno permesso lo scavo interno al colonnato, ancora per gran parte seppellito, preservando così le murature, sulle quali proseguirà un certosino lavoro di recupero. Per i cultori dell’archeologia, o chi volesse saperne di più, un report dettagliato e tecnico sui lavori in corso e in prospettiva nonché sugli affreschi è disponibile sull’E-Journal degli Scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/

Peristilio Frigidarium Regio IX – Foto (modificata) da comunicato stampa
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