Il marchio di Bulifon – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons – Anton Smink Pitloo, ‘Veduta del Golfo di Napoli’ (1810-1830) – Napoli, Gallerie d’Italia – Foto: Giorgio Manusakis
L’ intellettuale di origini transalpine, con la sua prolifica attività editoriale, ha contribuito notevolmente alla divulgazione delle principali vicende napoletane del Seicento.
Il XVII secolo a Napoli fu un’epoca di intensa attività culturale e di aspri scontri politici. Al centro di questo dinamico scenario si staglia la figura di Antonio Bulifon (nato Antoine Bulifon), un editore la cui opera è fondamentale per la nostra conoscenza della storia e della cultura del Regno di Napoli riguardanti tale periodo.
Una breve biografia: dai natali francesi al suo arrivo a Napoli
La storia di Antoine Bulifon è un esempio di riscatto sociale e forza di volontà. Della sua giovinezza si sa poco, ma alcune notizie certe le ritroviamo in una lettera scritta per smentire le diverse false notizie che riguardavano la sua vita (si riteneva che fosse nato in Portogallo o a Pozzuoli, oppure che fosse un sacerdote). Essa è riportata nel volume Lettere memorabili, istoriche, politiche, ed erudite – scritte e raccolte da Antonio Bulifon (pagine 358-365, leggibili cliccando qui), da lui pubblicato nel 1697.
Bulifon nacque nelle campagne di Chaponay, nel Delfinato, vicino a Lione in Francia, il 24 giugno 1649, ma ben presto (lui stesso lo scrive a 19 anni) si allontanò da casa; dopo aver vissuto a Marsiglia, Tolosa e Lione, nel 1670, attirato in Italia dal Conclave per l’elezione del nuovo Papa (che sarà Clemente X), si trasferì in Italia.
Arrivato a Napoli il 22 luglio 1670, decise di rimanervi, attirato dall’ambiente e dal calore della gente riuscendo, a soli 21 anni, dopo qualche anno di apprendistato, ad aprire una sua stamperia in via San Biagio dei Librai, un luogo simbolo dell’editoria partenopea. Quest’ultimo contesto, tra l’altro, è particolarmente legato alla piccola chiesa seicentesca dedicata a San Biagio Maggiore e alla via che ne porta il nome; ne è la dimostrazione un’iscrizione riportata sulla sua facciata: “Qui/presso la casa di S. Gennaro/martire patrono/nella piazza degli Olmi/sorgeva la basilica augustale/che divenne diaconia abbazia parrocchia/e venerati restano tuttora/l’eremita S. Gregorio e il medico S. Biagio/e qui dove la casa dei Marigliano/sorta nel sec XV/dette lustro e decoro/al rinnovamento dell’arte nostra/ebbe origine l’arte dei mastri librai/di cui fu figlio/Gian Battista Vico/gloria napoletana”.
Sposando nel 1673 Maddalena Criscuolo, Bulifon ottenne la cittadinanza napoletana, che gli permise, pur essendo francese, di evitare l’espulsione dopo le tensioni nate tra il paese transalpino e la Spagna.

Chiesa di San Biagio Maggiore, Napoli – Autore foto: Il Sistemone – Licenza: CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
La sua affermazione e i conflitti
Grazie alla sua ottima padronanza delle lingue, Bulifon nei primi anni si occupò inizialmente della traduzione di opere straniere in italiano. La sua attività editoriale, dapprima, fu dedita alla pubblicazione di testi innovativi e di raro interesse, tra cui Il Filo d’Arianna di Pompeo Sarnelli, e propose nel 1674 la ristampa (curata dal Sarnelli stesso) dell’opera maggiore di G. B. Basile: la celebre raccolta di fiabe Lo Cunto de li Cunti, che grazie a Bulifon acquisì per la prima volta anche il titolo di Pentamerone.

Illustrazione per il “Pentamerone” di Giambattista Basile – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Il successo commerciale arrivò soprattutto grazie alla ristampa della Historia della città e del Regno di Napoli di Giovanni Antonio Summonte (Napoli, 1538 o 1542 – Napoli, 29 marzo 1602), che lo arricchì tanto da consentirgli l’acquisto di un intero palazzo in via Cisterna dell’Olio e che presto divenne la più grande impresa editoriale partenopea dell’epoca. Tutto ciò generò anche l’invidia e l’astio dei vecchi tipografi napoletani. Fu Domenico Antonio Parrino, l’editore noto per aver ideato le guide da passeggio, che più di altri entrò in conflitto con Bulifon e che in più di un’occasione cercò di screditarlo agli occhi dei viceré e dei vescovi partenopei. Nonostante ciò l’intellettuale francese, potendo godere della stima dell’ultimo viceré spagnolo, Luis Francisco de la Cerda duca di Medinacoeli, divenne lo stampatore dell’unica gazzetta ufficiale del Regno di Napoli.

Jacob Ferdinand Voet, ‘Luis Francisco de la Cerda, IX duca di Medinacelli’ (1684 ca.) – Museo del Prado, Madrid – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
L’ambizione principale di Bulifon era, però, quella di realizzare una grande enciclopedia storica che onorasse Napoli e il suo Regno. Tale idea prese corpo con il progetto del “Cronicamerone, ovvero Annali e giornali historici di tutte le cose notabili accadute nella città e regno di Napoli dalla Natività del nostro Salvatore Giesù Cristo fino al presente anno 1690.”
Tuttavia, dopo la pubblicazione di un primo volume incentrato sulla storia della città sino al 1284 (sostanzialmente una cronistoria tratta dagli scritti di Summonte e di altri storiografi napoletani), avversato dal Parrino, che poteva contare su importanti amicizie, anch’egli impegnato nella redazione di una pubblicazione di carattere semiufficiale (Il teatro de’ viceré del regno di Napoli), preferì desistere, anche perché il governo partenopeo l’autorizzò a continuare la sua opera soltanto sino agli inizi del regime vicereale (primi decenni del XVI secolo). Nonostante ciò Bulifon continuò a raccogliere dati e notizie del periodo che più lo interessava e i relativi manoscritti iniziarono a circolare nel XVIII secolo.
L’editore francese fu attivo anche nell’ambito della cartografia. Curò l’Accuratissima delineazione del Regno di Napoli con le sue XII Provincie distinte (1692), un atlante contenente mappe geografiche incise da Francesco Cassiano de Silva e dedicato a Cosimo III de’ Medici, che può essere considerato il primo interamente concepito, disegnato e inciso a Napoli.

Nuova et esattissima descrizione del Regno di Napoli colle sue XII provincie date in luce da Antonio Bulifon l’anno 1692 – Licenza: Licenza Creative Commons 4.0 internazionale
La satira politica e le guerre filosofiche
Il contesto editoriale di Bulifon era strettamente legato alle vivaci polemiche del Seicento e l’editore francese fu protagonista del dibattito tra antichi e moderni che attraversò la cultura europea del tempo. Fu un periodo segnato da un’aspra battaglia dal punto di vista culturale e stilistico: in arte, il moderno naturalismo di Caravaggio e Ribera sfidò il manierismo e il classicismo più tradizionali; in scienza e filosofia, i novatores promossero idee galileiane e anti-aristoteliche cercando una ‘svolta intellettuale’, pur permanendo in un ambiente cattolico e vicereale fortemente repressivo e censorio.
A Napoli Bulifon si distinse per una posizione di grande apertura verso i moderni, sostenendo attivamente l’innovazione letteraria e la modernità tipografica, pubblicando nuovi autori, manuali e opere straniere. Fu animatore di un circolo culturale favorevole alle idee nuove, che venne frequentato da letterati, giuristi e scienziati. Nella società napoletana iniziò, così, a farsi strada, a partire dal 1660, l’idea di acquisire una fisionomia orientata verso un serrato impegno sociale. Si sviluppò, pertanto, un ceto civile composito, formato da letterati, giuristi, magistrati, fisici, medici, che condividevano l’aspirazione a ricoprire un ruolo attivo nella burocrazia napoletana, rendendosi protagonisti della lotta anticuriale. Questa nuova corrente di idee fu introdotta dal filosofo, medico e matematico di origine calabrese Tommaso Cornelio (1614-1684), fondatore nel 1663 dell’Accademia degli Investiganti, di cui fecero parte molti intellettuali, tra cui Gaetano Argento, Nicola Caravita, Francesco D’Andrea e Giuseppe Valletta.
Nonostante lo smembramento di tale istituzione tra il 1669 e il 1670, i suoi membri continuarono comunque a diffondere le loro idee e da quel momento i luoghi di incontro divennero la biblioteca di Giuseppe Valletta e la libreria di Antonio Bulifon; furono tappe obbligate per tutti coloro che decidevano di visitare Napoli perché richiamati dal suo fermento culturale. Nel 1678 l’editore pubblicò i Successi di Eumolpione portati nella nostra lingua da Ciriaco Basilico, opera attribuita a Padre Domenico Regi.
Sebbene il frontespizio presentasse il volume come una traduzione restaurata e censurata del Satyricon di Petronio, la sua analisi critica rivela che esso era in realtà un sofisticato testo a chiave (roman à clé – una modalità di ritrarre personaggi reali e noti, camuffati sottilmente da altri di fantasia), finalizzato a far circolare allusioni satiriche sulla vita culturale e politica della Napoli del Seicento.
L’operazione di ‘ristrutturazione morale’ di Regi e Basilico consentì a lettori, copisti ed editori di ridurre il rischio di censura e soprattutto di essere perseguiti, offrendo una lettura mitigata degli aspetti più trasgressivi, ma senza annullare il ‘fascino libertino’ che il Satyricon esercitava. Così facendo, il testo andò a mediare fra le necessità di autocensura e la volontà di trasgressione culturale, tipica dei ‘consumatori’ di letteratura clandestina dell’epoca, soprattutto in un’Italia in cui dominava il controllo inquisitoriale.
Il tragico epilogo politico
Il successo di Bulifon fu stroncato dalla politica. Durante la crisi di successione spagnola egli si schierò apertamente con il partito borbonico di Filippo V, esaltandone le imprese nei suoi notiziari. Il suo rivale Parrino si schierò, invece, con gli Asburgo. Con l’ingresso degli austriaci a Napoli nel 1707, Bulifon pagò la sua scelta: la sua libreria venne distrutta e fu costretto a fuggire e a rifugiarsi in Spagna, dove morì nel mese di luglio di quell’anno, senza poter far ritorno in patria. Per un’amara ironia del destino, il partito borbonico, da lui sostenuto, tornò nuovamente al potere nel maggio del 1734 con l’infante primogenito di Filippo V e di Elisabetta Farnese, Carlo di Borbone, che divenne re di Napoli (successivamente salì sul trono di Spagna assumendo il nome di Carlo III).

Francesco Liani, ‘Carlo di Borbone’ – MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) dalla mostra ‘Carlo di Borbone e la diffusione delle antichità’ – Foto: Giorgio Manusakis
La sua eredità culturale
Le opere pubblicate da Bulifon, come la Guida de’ forestieri curiosi di Pompeo Sarnelli (1688), che l’editore ampliò e arricchì di “vaghe figure” incise in rame, rimangono testimonianze preziose della Napoli del Seicento. Pubblicò anche raccolte come le Lettere memorabili, historiche, politiche, ed erudite (il quarto volume fu stampato nel 1698), contenenti, tra l’altro, epistole di Galileo Galilei.
Nel Settecento, durante il periodo borbonico, Bulifon fu anche incaricato dal viceré di organizzare la pubblicazione di un nuovo codice legislativo napoletano, il Codice Filippino, che però non fu portato a compimento a causa dell’invasione austriaca del 1707.
Certamente dobbiamo ringraziare Antonio Bulifon, perno culturale della città di Napoli, che amava definirsi, con umiltà invidiabile, un “semplice libraro ignorante, ma amichissimo dei virtuosi”, se oggi possiamo conoscere gran parte della storia di quel periodo; non è un caso che il suo nome si trovi sulle copertine di quasi tutti i libri del ‘600 che la trattano. Il suo volume Giornali di Napoli dal 1547 al 1706, poi, rappresenta una ‘cronaca storica’ che documenta avvenimenti della città e del suo regno in questo arco temporale. I materiali raccontano eventi dalla metà del Cinquecento fino agli inizi del Settecento, con particolare attenzione ai decenni finali del periodo vicereale. Bulifon, con le sue pubblicazioni su feste, rivolte, guerre e fatti quotidiani, ci ha trasmesso una diretta testimonianza delle trasformazioni sociali e politiche della capitale del Regno.
Specifiche foto dal web
Titolo: Il marchio di Bulifon
Autore: Antonio Bulifon
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bulifon.jpg
Foto modificata
Titolo: Chiesa di San Biagio Maggiore
Autore: IlSistemone
Licenza: CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:ChiesaSanBiagio.JPG
Foto modificata
Titolo: Illustrazione per il “Pentamerone” di Giambattista Basile
Autore: sconosciuto
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: Von Bayros Pentamerone 04 – PICRYL – Motore di ricerca di contenuti multimediali di pubblico dominio Ricerca di pubblico dominio
Foto modificata
Titolo: Luis Francisco de la Cerda, IX duca di Medinacelli (1684 ca.) – Museo del Prado, Madrid
Autore: Jacob Ferdinand Voet
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Voet-duque_de_medinacelli-prado.jpg
Foto modificata
Titolo: Nuova et esattissima descrizione del Regno di Napoli colle sue XII provincie date in luce da Antonio Bulifon l’anno 1692
Autore: Antonio Bulifon
Licenza: Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
Link: https://www.beniculturali.inaf.it/opac/oa-iccd/nuova-et-esattissima-descrizione-del-regno-di-napoli-colle-sue-xii-provincie
Foto modificata
