L’Acropoli di Atene – Foto: Giorgio Manusakis
Il primo mitico re, Cecrope, e le sue tre figlie.
Torniamo un attimo indietro, precisamente a Cecrope e le sue figlie. Il mito dà per certo che lui fu il primo re di Atene e lo descrive come un essere primordiale, metà serpente e metà uomo, nato dalla terra stessa e quindi autoctono, cosa di cui si vantavano anche gli ateniesi i quali si appellavano Cecropidi o autoctoni ritenendo loro stessi discendenti del mitico re e quindi originari dell’Attica. Cecrope sarebbe stato anche il primo re a introdurre la monogamia, il culto degli dei, l’usanza di seppellire i morti e a dividere l’Attica in dodici comunità.
Le tre figlie di Cecrope, la cui moglie si chiamava Aglauro o Agraulo, cioè “colei che abita sul campo”, venivano chiamate anche le Aglauridi o drakaulos, “coloro che dimorano con il serpente” e, come detto, si chiamavano Erse, “goccia di rugiada”, Pandroso, “completamente irrorata di rugiada” e Aglauro o anche la “splendida”. Sulla morte di quest’ultima si narrano diverse storie: la più conosciuta, come narrato nel precedente articolo, vuole che fosse stata lei a istigare le sorelle ad aprire il cesto contenente Erittonio e che morì lanciandosi nel vuoto con loro.

Rilievo da una base di statua raffigurante la nascita di Erittonio (1-67 d.C.) – Museo del Louvre, Parigi – Foto: Giorgio Manusakis
Un’altra versione del mito, invece, la riabilita narrando di un assedio che Atene subiva e che, secondo un oracolo, sarebbe terminato con la sua caduta a meno che un cittadino non si fosse sacrificato lanciandosi nel vuoto dal punto più alto dell’Acropoli; come avrete intuito, la nostra Aglauro si offrì volontaria al sacrificio e salvò Atene. In merito a questa versione va ricordato che sull’Acropoli esisteva un tempio di Aglauro ove gli ateniesi chiamati per la prima volta alle armi giuravano fedeltà alla città, inoltre ad Atene veniva celebrata una festa chiamata Agraulie.
L’ultima storia è legata alla sorella Erse e al dio Hermes.

Statua di Hermes, dal Gymnasium di Messene – Copia del I sec. d.C. da un originale in bronzo del IV sec. a.C. attribuita alla scuola di Policleto – Museo di Messene, Grecia – Foto: Giorgio Manusakis
Si racconta che il dio si fosse innamorato di lei dopo averla vista insieme alle sorelle in una processione. Dovete sapere che le tre sorelle vivevano in una casa sull’Acropoli dove in seguito avrebbero dimorato le Arrefore, le vergini ateniesi al servizio di Atena. La residenza era di tre stanze, ma Erse, essendo la più bella delle sorelle, doveva essere meglio protetta, per cui si vide assegnata la stanza di centro; alla sua sinistra dimorava Aglauro e alla sua destra Pandroso. Hermes, volendo raggiungere Erse, chiese ad Aglauro di passare attraverso la sua stanza e lei acconsentì previo adeguato compenso in oro. Successivamente, però, Aglauro divenne talmente invidiosa della sorella (qualcuno sostiene per volere di Atena) che si mise davanti alla sua porta impedendo ad Hermes l’accesso alla stanza. Vi sembra possibile fermare in qualche modo un innamorato, per di più un dio? Ovviamente no, ed essendo gli dèi dell’Olimpo notoriamente permalosi e facilmente irascibili, Hermes non si limitò a scavalcarla, ma con un tocco della sua verga d’oro la trasformò, cosi com’era seduta, in una statua di pietra, per poi raggiungere la sua amata. Dall’unione di Hermes con Erse nacque Cefalo, che fu il prediletto della dea Eos.

Antonio Canova, ‘Cefalo e Procri’ (1797) – Gypsoteca e Museo Antonio Canova, Possagno – Foto: Giorgio Manusakis
Ma Aglauro forse non aveva motivo di essere invidiosa; il mito, infatti, ci narra anche di un suo ‘flirt’ con un dio del calibro di Ares, con cui anche lei ebbe la sua discendenza divina, una figlia chiamata Alcippe, “la cavalla coraggiosa”, che fu la causa del primo delitto d’onore di cui si abbia conoscenza. Allirozio, figlio di Poseidone, osò violentare Alcippe; potreste mai credere che Ares, il temutissimo dio della guerra, sarebbe mai passato sopra ad un affronto del genere? Naturalmente non lo fece e si vendicò nel modo per lui più naturale: uccidendo Allirozio. Poseidone, a quel punto, convocò il tribunale degli dei chiedendo di punire Ares per l’omicidio del figlio; questo processo divino non ebbe luogo, come si potrebbe credere, sull’Olimpo, bensì su un’altura a ovest dell’Acropoli che, da allora, si chiama Areopago, “colle di Ares.”

Acropoli di Atene, il colle chiamato ‘Areopago’ – Foto: Giorgio Manusakis
A Micene si raccontava, inoltre, che sull’Areopago Atena riunì il primo tribunale composto da uomini; fu chiamato a giudicare Oreste per matricidio e, in seguito, gli ateniesi insediarono lì il tribunale che giudicava i casi di omicidio. Ancora oggi il tribunale greco chiamato ad emettere il più alto grado di giudizio, ovvero la Corte Suprema, si chiama Areopago. Per completezza va detto anche che il tribunale degli dèi assolse Ares giustificando, di fatto, il delitto d’onore, mentre il tribunale degli uomini assolse Oreste, ma bisogna anche dire che quest’ultimo si avvaleva di un avvocato difensore dello spessore di Apollo e dell’appoggio determinante di Atena.

Affresco pompeiano raffigurante Oreste matricida (I sec. d.C.) – MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) – Foto: Giorgio Manusakis
Chiudiamo i racconti sulle tre figlie di Cecrope ricordando che in alcuni racconti esse, per gli ateniesi, rappresentavano le Moire, ovvero le tre dee del fato che presiedevano alla vita dell’uomo dalla nascita alla morte. Nella prossima puntata parleremo di Erittonio, figlio di Cecrope, e della raccapricciante storia delle sue nipoti, Procne e Filomela.
