Statua di Athena promachos (I sec. a.C.) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) – Foto: Giorgio Manusakis
Erittonio e la truce storia delle sue nipoti Procne e Filomela.
Nella scorsa puntata di questa serie di articoli dedicata ai miti legati ad Atene, abbiamo parlato del suo primo re mitologico, Cecrope, e delle sue tre figlie, Aglauro, Pandroso e Erse; ma, secondo alcune fonti, il re aveva anche un figlio di nome Erittonio che divenne re di Atene. Di lui il mito racconta che inventò la quadriga e che per questo motivo, dopo la sua morte, fu collocato nella volta celeste trasformato nella costellazione dell’Auriga; si narra anche che Atena gli avesse donato due gocce di sangue della Gorgone Medusa (una serviva ad uccidere, l’altra aveva il potere di far resuscitare i morti) legandole al suo corpo dalle forme serpentine, con delle bende auree. Erittonio, com’è ovvio, teneva molto alla saggia dea e si racconta che sia stato lui a far erigere il primo tempio di Atena sull’Acropoli e ad istituire le Panatenee, le più importanti celebrazioni sacre ateniesi.

Emblema con testa di Medusa (I sec. d.C.) – Mosaico, Pompei, Casa delle Vestali (VI, 1, 7) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) – Foto: Giorgio Manusakis
Alla morte di Erittonio re di Atene divenne il figlio Pandione, ma questi non godette a lungo di tale privilegio a causa del dolore mortale infertogli dalle due figlie Procne e Filomela, almeno stando a questo racconto: durante il suo regno Atene venne a conflitto con Tebe; Pandione, per volgere a suo favore le sorti della guerra, si rivolse al re dei Traci, Tereo. Quest’ultimo vantava un padre che, in fatto di guerra, era indubbiamente superiore a chiunque, dio o mortale: un certo Ares; gli fu facile, a quel punto, sgominare i tebani e, al fine di ringraziarlo, Pandione gli diede in sposa sua figlia Procne.

Statua di Ares (II sec. d.C.) – Tivoli, Villa Adriana, Canopo – Foto: Giorgio Manusakis
La dolce consorte però, trasportata in un paese barbaro, lontana dalla sua famiglia e dalla civiltà di Atene, chiese allo sposo di poter rivedere la sorella. Tereo, da marito comprensivo e disponibile, non solo le rispose di sì, ma si recò personalmente ad Atene a prendere Filomela. Purtroppo durante il percorso Tereo non si comportò da marito altrettanto perfetto: infatti si invaghì della bella cognata e, appena giunto in Tracia, le usò violenza in una stalla ove poi la tenne rinchiusa. Ma il re dei Traci non si fermò qui: alla sventurata fanciulla recise anche la lingua per evitare che potesse raccontare quanto accaduto, quindi disse alla moglie che la sorella era morta. Filomela, però, riuscì a raccontare la verità alla sorella, che la credeva morta, ricamando la storia su un pezzo di stoffa e facendoglielo pervenire in qualche modo. Procne, appresa la verità, con un sangue freddo degno di un androide, fece finta di niente con il marito, quindi approfittò di una festa dionisiaca per liberare la sorella travestendola da Baccante, si recò con lei alla reggia e uccise il figlio erede al trono, Itis, poi, precorrendo i tempi come spesso accade nel mito, in pieno stile Hannibal the Cannibal lo fece a pezzi e, dopo averlo cucinato in vari modi, lo servì a tavola al marito (magari anche con un sorriso) il quale, ignaro del tutto, lo trovò pure gustoso. Purtroppo per lui, però, non lo trovò più nel palazzo e fu solo a quel punto che Procne gli rivelò la verità, seguita da Filomela che “irrompe e getta in faccia al padre la testa sanguinante di Itis”, come racconta Ovidio. Cosa non avrebbe fatto Tereo per ridare la vita al figlio! Ma resosi conto che anche strapparsi il petto non sarebbe servito a nulla, sfoderò la spada e iniziò a inseguire le due sorelle, verosimilmente per dare loro la stessa sorte toccata al figlio. Ma gli dei, che forse preferivano non assistere ad un altro macabro spettacolo, trasformarono i tre in volatili e, per essere più precisi, Filomela divenne una rondine che non ha lingua, Procne un usignolo che tristemente chiama “Itis, Itis” e Tereo un’upupa che continua a chiedersi “pou, pou” (in greco “dove, dove?”) alla ricerca del figlio.

Statua di Procne e Itis (430 a.C.) – Atene, Nuovo museo dell’Acropoli – Foto: Giorgio Manusakis
Come spesso accade, anche di questo mito esiste un’altra versione in cui la storia rimane sostanzialmente la stessa, ma con piccole variazioni; chi la racconta scrive che Tereo, innamoratosi di Filomela, rinchiuse Procne in una capanna nei pressi della reggia e disse al padre, Pandione, che era morta. Il re di Atene, sebbene rattristato dalla presunta morte della figlia maggiore, si riteneva sempre in debito con Tereo, quindi gli offrì in moglie la seconda figlia Filomela e la fece accompagnare da lui dai soldati ateniesi, ma prima che la ragazza giungesse a destinazione per le nozze, Tereo uccise le guardie di scorta e abusò di lei. Procne, dalla sua prigione, venne comunque a sapere quanto era accaduto e Tereo pensò bene di impedirle di raccontarlo tagliandole la lingua e segregandola nel quartiere degli schiavi. Tuttavia Procne riuscì a ricamare, sul manto nuziale destinato alla sorella, il seguente messaggio: “Procne si trova tra gli schiavi” e quando Filomela lo lesse, si recò immediatamente a liberare la sorella, quindi espresse la volontà di vendicarsi. A questo punto Procne, come nella versione precedente, trovò Itis, lo uccise e lo cucinò in un pentolone di rame per poi farlo mangiare a Tereo. Ora dovete sapere che in realtà Tereo, oltre a Itis, aveva anche un altro figlio, Driante, ma prima di essere scoperto dalle due sorelle, un oracolo gli aveva predetto che Itis sarebbe morto per mano di un congiunto e lui, convinto che l’oracolo si riferisse a Driante che, a quel punto, sarebbe divenuto l’erede al trono, lo uccise con un colpo d’ascia; sapendo ciò potete facilmente immaginare quanto dovette impazzire apprendendo di essersi mangiato l’unico figlio rimastogli. Pazzo d’ira Tereo iniziò a inseguire le due sorelle impugnando la stessa ascia con cui aveva ucciso Driante, ma nell’istante stesso in cui stava per ucciderle, intervennero gli dei trasformandoli in uccelli; in questa storia però, Filomela diventò un usignolo e si rifugiò in Atene piangendo per sempre Itis col suo canto “itu, itu”, immersa nei suoi sensi di colpa per aver involontariamente causato la morte del giovane; Procne divenne una rondine che non riesce a cantare senza lingua e strilla volando sempre in tondo, mentre Tereo fu trasformato nell’upupa che insegue gridando “pou, pou?” In Focide si raccontava che gli usignoli non cantavano in Daulide e le rondini non vi nidificavano, per timore di Tereo. Igino racconta che Tereo fu trasformato in sparviero, altri invece dicono che gli dei lo tramutarono in un falco.

Acropoli di Atene, vista dei propilei – Foto: Giorgio Manusakis
Come abbiamo detto all’inizio di questo racconto, il re Pandione morì di dolore dopo aver appreso l’intera storia; a lui successe, sul trono di Atene, il figlio Eretteo. Ma questa storia ve la racconteremo nella prossima puntata.
