Roberto De Simone e Odette Nicoletti – Autore foto: Augusto De Luca – Licenza: CC BY-SA 2.0 by Flickr

La scomparsa del maestro partenopeo priva la cultura di un artista che ha trasformato il teatro in ricerca musicale ed etnografica inserendo, con grande genialità e poesia, le scritture popolari, collocandole nel panorama più alto della storia del teatro mondiale.

Roberto De Simone, classe 1933, ci ha lasciati alle prime ore del mattino, il 7 aprile, nella sua casa di via Foria a Napoli, avvolto dall’energia dei suoi libri e dai numerosi appunti scritti per gli ultimi progetti artistici a cui si stava dedicando. Era nato nella Pignasecca, a Napoli, ai piedi dei Quartieri spagnoli, luoghi molto rappresentativi di quella particolare spontaneità espressiva umana tutta partenopea, sia vocale che gestuale, di cui sicuramente è stato un attento osservatore. La sua famiglia di origine era strettamente connessa al mondo dell’arte, infatti, il nonno era attore di teatro, il padre suggeritore nelle sceneggiate e la zia cantante lirica; essi gli trasmisero la grande passione per la musica e l’amore per l’arte. Intraprese gli studi presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dove, a soli quindici anni, si contraddistinse per il suo spiccato talento nell’esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra K466 di Mozart. D’altra parte nel 1967, quando fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare insieme a Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato, Fausta Vetere e Carlo D’angiò, a cui si aggiunsero Peppe Barra e Fabrizio Trampetti, si venne a focalizzare quell’aspetto geniale della sua ricerca che porterà ad una rivoluzione artistica, partendo dall’intuizione che la fusione di brani musicali classici, soprattutto settecenteschi, con quelli della tradizione popolare, sarebbe stata la chiave innovativa di una nuova produttività musicale il cui esempio più celebre è la sua versione de La cantata dei pastori. Tracciando, così, attraverso queste sperimentazioni, nuove e significative aperture, il maestro De Simone si servì di canti contadini e devozionali, insieme ai madrigali e saltarelli, mescolando i due generi per creare una nuova musicalità, come quella straordinaria de La Gatta Cenerentola, ispirata dalla favola di Gian Battista Basile; un capolavoro senza tempo, di grande bellezza artistica e musicale. De Simone fu regista teatrale, musicologo, drammaturgo, studioso incessante delle tradizioni e della espressività popolare, ricercatore instancabile delle storie più nascoste, ma forse segrete, occultate dalla storia e dal tempo delle leggende che si snodano nei ritmi arcaici delle tarantelle, nel suono caldo e ossessivo e ritmato delle percussioni, evocatrici delle forze telluriche; nel racconto del sangue mestruale che scrive di riti segreti sul dono della fertilità; nei filtri d’amore, usati per ricondurre gli affetti lontani alle fanciulle disperate. Il maestro ha, senza alcun dubbio, recuperato le forze segrete che il ‘cuore’ di Napoli racchiuse nel canto delle litanie popolari con le sue note vibranti, le evocazioni di formule magiche, scongiuri e spergiuri della tradizione del nostro Pulcinella e di tutto il territorio campano. Certamente, nelle sue opere è presente l’incontro con la magia, lo spiritismo, il culto dei morti come finestra di un ‘oltre’ che accompagna da sempre i passi dell’uomo che, come Diogene, cerca le Verità. Tutto questo è custodito nel suo progetto di vita, nella sua storia personale che viene configurandosi, forse, come quella di un alchimista uscito da un libro di favole, quelle a lui tanto care, che cerca di trasformare attraverso i suoi spartiti musicali, i codici dei linguaggi celati in opere che racchiudono, probabilmente, l’oro filosofale; una storia, la sua, anche carica di magia, di un profondo senso nascosto dell’esoterismo nel dialogo con i morti, comunque presenti: quelli del culto napoletano delle ‘capuzzelle’. Infatti, il suo progetto culturale si carica di attese e ricerche nel significato degli apparati musicali, sentiti e vissuti dai narratori che lui intervistava dal vivo nei territori della Campania, già negli anni ‘60, restituendone gli aspetti più intriganti della cultura popolare a coloro che, ascoltando le sue straordinarie opere dense di pathos narrativo e di vibranti note musicali, ne diventarono i più alti estimatori. Numerosi gli incarichi e i riconoscimenti nella sua carriera artistica: docente di Storia del teatro all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli (1981/87) e direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli (1995/1999); tra i suoi lavori più importanti ne ricordiamo alcuni, come Masaniello, Mistero Napoletano, La festa di Piedigrotta; come compositore, invece, il Requiem di Pier Paolo Pasolini ed Eleonora, in commemorazione del bicentenario della Rivoluzione del 1799. Il suo profilo di intellettuale e studioso del mondo popolare lascia un messaggio di grande artisticità alle generazioni future che, senza alcun dubbio, volgeranno lo sguardo alle sue opere per continuare a tracciare ponti tra ciò che rappresenta il genere popolare e quello che rappresenta la cultura tradizionale, affinché si possano rimodulare significati nuovi nel linguaggio della musica moderna.

Paola Germana Martusciello

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Titolo: Roberto De Simone e Odette Nicoletti
Autore: Augusto De Luca
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15 pensiero su “Addio al genio de “La gatta Cenerentola”, faro per generazioni di artisti”
  1. Nel leggere l’articolo conciso ma approfondito e partecipato di Paola Germana Martusciello su di un grande della cultura, ho rivissuto la meraviglia e l’emozione del giorno in cui ho assistito alla prova generale della ‘Gatta Cenerentola’. Anno 1977, se ricordo bene Teatro San Ferdinando. Acquistai subito l’LP per rivivere quella atmosfera unica ogni qualvolta ne avessi desiderio. Un’opera che è un monumento alla nostra cultura perché è come un ricapitolare e trarre fuori dall’ombra. Un faro che con la sua luce attira a noi contemporanei una sorta di ‘genius loci’ sempre presente ma di cui era necessario sottolineare la valenza universale.

  2. Il Maestro De Simone lascia un incolmabile vuoto culturale nella storia della musica del teatro e della tradizione popolare napoletana. La sua eredità non può e non deve cadere nell’ oblio. Sperando che le nuove generazioni potranno custodire, apprezzare e tramandare il patrimonio culturale che ci ha donato.

  3. Ottimo articolo sulla vita e le opere più significative di uno dei maggiori rappresentanti mondiali dell’antica e nobile Cultura campana.

  4. Un articolo bello e documentato, che mi fa ritornare con la mente ai miei anni ’70 di ventenne, quando la scoperta della tradizione musicale campana, operata dal Maestro De Simone con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, è stata fondamentale per la mia formazione e per l’apertura della mente a nuove esperienze di ascolto.

  5. Nel leggere l’articolo sono ripiombata a quella sera del 1977 a Piazza Mercato quando vidi per la prima volta La gatta Cenerentola… che passione che coinvolgimento! è diventato subito uno dei miei autori preferiti …grande maestro De Simone! la sua Compagnia di canto popolare che splendida intuizione e questo per dire solamente un minimo di quello che ha fatto! grazie a lui e alla dottoressa Martusciello per averci fatto rivivere e ripercorrere la sua vita e le sue opere

  6. Molto interessante ma soprattutto doveroso, questo articolo su Roberto De Simone della prof.sa Martusciello. Un articolo che sta a testimoniare la ricchezza culturale Partenopea.

  7. Grazie Paola per questo articolo che ci ricorda Roberto De Simone come colui che ha valorizzato il patrimonio culturale della tradizione partenopea attraverso la sua continua ricerca sul campo.

  8. Bravissima la professoressa Martusciello nell’evidenziare la bravura e la cultura di Roberto De Simone

  9. La gatta cenerentola
    È un capolavoro .. questo articolo scritto dettagliatamente conferma la bravura de maestro De Simone .. complimenti all autrice

  10. Grazie alla professoressa Martusciello per le accorate parole con cui ha omaggiato e descritto vita , opere e il progetto culturale del grande Maestro De Simone.
    Suggestivo il riferimento poetico al
    la storia personale che si configura, forse, come quella di
    ” un alchimista uscito da un libro di favole”.

  11. Complimenti alla giornalista per questo articolo sulla dipartita di De Simone, scritto in maniera encomiabile

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