La locandina e la ‘Dama col liocorno’ – Foto: Paola Germana Martusciello

La raffinata Dama col liocorno di Raffaello in esposizione presso le Gallerie d’Italia a Napoli.

Nell’ambito della rassegna L’Ospite illustre presso le Gallerie d’Italia di Napoli, dal 27 marzo al 22 giugno è ospitato uno dei capolavori di Raffaello Sanzio: la Dama col liocorno, in prestito dalla Galleria Borghese di Roma. Il dipinto trova la sua sede nella sala dedicata al Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio che, contestualmente, è esposto presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica-Palazzo Barberini per la mostra Caravaggio 2025.

La ‘Dama col liocorno’ – Foto: Paola Germana Martusciello

L’opera è stata avvolta lungamente da un mistero svelato, relativamente di recente, agli inizi degli anni ‘30 del Novecento dal grande studioso e storico dell’arte Roberto Longhi. Infatti, il dipinto presentava interventi pittorici che avevano trasformato la dama in Santa Caterina con i suoi attributi iconografici: la ruota dentata e la palma del martirio, coprendo interamente l’unicorno; inoltre, il corpo della santa appariva avvolto in un mantello molto ampio e appesantito da una serie di panneggi, realizzato sicuramente sotto la spinta della pittura del periodo della Controriforma, affinché ne venissero nascoste le forme femminili. L’intuizione di Roberto Longhi spinse ad approfondire la risistemazione dell’opera, essendo consapevole che qualcosa non era conforme alle varie parti rappresentate. Le indagini furono svolte con l’aiuto di strumentazioni radiografiche e di analisi accuratissime dei pigmenti pittorici eseguite con la lampada Wood, sorgente luminosa che, grazie all’emissione di radiazioni ultraviolette, ha consentito lo svelamento di alcuni interessanti dettagli, come la presenza, sottostante la ruota dentata del martirio, dell’attuale piccolo unicorno. Quest’ultimo, nel linguaggio simbolico tipico del Rinascimento, rappresenta l’allegoria degli eccessi e delle intemperanze domate dall’equilibrio delle virtù, in accordo con la raffigurazione del soggetto femminile. L’opera precedentemente venne attribuita alla scuola del Perugino per l’eleganza delle forme e dei lineamenti, al Granacci o al Ghirlandaio; d’altra parte, dopo il restauro, la critica avvalorò le indicazioni del Longhi. Anche gli studi di Ferdinando Bologna suggerirono che il dipinto fosse un’opera giovanile di Raffaello, datata tra il 1506 e il 1509, con una ipotesi di ritratto di Maddalena Doni, nelle vesti di promessa sposa, grazie al tipo di collana che presenta un nodo trattenente una pietra preziosa, tipica in quegli anni del simbolo del fidanzamento;in tal caso, con una datazione diversa, e cioè quella del 1504-1505, viste le nozze prefissate con Agnolo Doni.

Particolare della collana – Foto: Paola Germana Martusciello

Il dipinto, nella sua struttura tecnica, si presenta come un olio su tavola trasportata su tela e applicata nuovamente su tavola, dopo aver recuperato la materia pittorica che si era sgretolata, e proviene dalla collezione di Villa Borghese a Roma; essa si impone con fascino e determinazione agli sguardi dei visitatori per la sua estrema bellezza e armonia, ma soprattutto per la sua indecifrabile preziosità. Sicuramente Raffaello era entrato in contatto con Leonardo da Vinci – lo indicano alcuni disegni preparatori – ed aveva valutato l’interessante relazione, così come espressa in maniera eccellente nel dipinto della Gioconda, tra natura, paesaggio e figura umana. I canoni dell’antropocentrismo e dell’umanesimo si collocano in questo ritratto di delicata fattura in cui le regole del Bello, uno dei principi fondamentali del Rinascimento, vengono a trasformarsi in una sorta di casta bellezza. Infatti, tali codici rinascimentali certamente non si sottraggono all’enigma e al mistero che, invece, si instaura tra l’atteggiamento di evidente sensualità del volto e dello sguardo e l’idea stessa di purezza che proviene proprio dal piccolo unicorno che la ragazza regge in braccio. D’altra parte, la cifra raffaellesca si sintetizza nel suo stile personale, riconducibile alla dovizia descrittiva dei minimi particolari, e in un altro aspetto: quello dell’indipendenza dei dati di una bellezza idealizzata, che evidenzia, invece, quei piccoli segni di imperfezioni estetiche. Da questo atteggiamento stilistico si definisce il vero ritratto di un essere umano, con le sue caratteristiche peculiari, e forse si viene a configurare proprio il ritratto come genere pittorico. I contrasti delle tonalità brillanti delle vesti che indossa la fanciulla dialogano, in perfette armonie cromatiche, con la pietra simbolo di quegli anni, lo zaffiro, e il bianco della perla che riflette il delicato incarnato del décolleté. Una giovane donna bionda dalle guance lievemente rosa viene inquadrata tra due colonne classiche, alle sue spalle è rappresentato un paesaggio ispirato alle atmosfere sfumate leonardesche; un’aria cortese soffia in questa tipologia di ritratto, così come in altri dipinti – come la Gioconda e la Dama con l’ermellino – e si inserisce, evidente, in questo spirito cortese.

Particolare col paesaggio – Foto: Paola Germana Martusciello

Lo schema compositivo non è innovativo, infatti ottempera chiari rimandi leonardeschi e conferisce un senso di equilibrio e armonia; anche qui vi è un mezzo busto di tre quarti, con le mani che reggono il liocorno, il fondo come affaccio di una finestra inquadrata da due colonne di gusto classico, che si aprono ad una natura sfumata e rarefatta nei suoi contorni. D’altra parte, mentre Leonardo rappresentava nella Monna Lisa i ‘moti dell’animo’, Raffaello cercava di associare una resa psicologica magistrale con una profonda attenzione alla moda e ai suoi mutamenti, necessaria per esprimere tutta la dignità umana e sociale del soggetto rappresentato.

Paola Germana Martusciello

Di admin

17 pensiero su “La Dama che incanta Napoli”
  1. Un encomio alla Prof.ssa Martusciello che, invero come il solito, ha la capacità di rendere fruibile un capolavoro in una forma si didascalica ma fruibile e di piacevole lettura. Grazie.

  2. Attentissima l’ analisi di Paola che svela i particolari di questo bellissimo dipinto
    Interpretato fin dentro l’animo dell’artista
    Grazie per renderci partecipi
    Quando visiterò la mostra farò tesoro delle tue osservazioni

    1. Un sentito grazie alla dottoressa Paola Martusciello che descrive in maniera efficace e competente un’opera meravigliosa!

    2. Un sentito grazie alla dottoressa Paola Martusciello che descrive in maniera efficace e competente un’opera meravigliosa!

  3. Come ormai ci ha abituati ,viziandoci devo dire, la dottoressa Martusciello disquisisce su quest’opera di Raffaello eviscerando tutta la storia del dipinto dalla intuizione alle modifiche alle influenze avute dall’artista per arrivare poi alla conclusione e alla definizione dell’opera.
    Sicuramente da andare ad ammirare da vicino nella bella cornice delle Gallerie d’Italia.

  4. La Prof. Martusciello esegue sempre un taglio originale nell’illustrare in maniera divulgativa i capolavori d’arte sia contemporanei che, come in questo caso, di un momento aureo dell’arte e italiana.

  5. La sensibilità della prof. Martusciello ha dis-velato gli strati pittorici del divin pittore che rendono vibranti emotività dei personaggi raffigurati attraversando percorsi spazio tempo. Ringrazio la prof per aver rinnovato la mia curiosità.

  6. Solo un’attenta osservazione della professoressa Martusciello poteva mettere in evidenza dettagli altresi’ sfuggenti

  7. Articolo di grande interesse scritto con conoscenza e competenza dell argomento trattato. Complimenti alla dottoressa Martusciello

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