Mario Pagano – Foto (modificata) da comunicato stampa – Scavi di Ercolano – Foto: Giorgio Manusakis

Il mondo dell’archeologia piange la scomparsa dello studioso, nonché dirigente del Ministero della Cultura, avvenuta a Napoli lo scorso 28 luglio.

Formazione accademica ed incarichi di rilievo

Nato a Napoli nel 1958, Mario Pagano ha mostrato nell’arco della sua intera carriera, prima di studente, poi di professionista, un ampio ventaglio di interessi storico-archeologici, spaziando dalla protostoria italica alle civiltà etrusca, magno-greca e romana, sino ad arrivare all’età tardoantica e altomedievale, occupandosi, in particolare, di cultura materiale bizantina. Laureatosi in Lettere classiche nel 1979 all’Università Federico II, frequentò nel 1980 la rinomata Scuola Archeologica Italiana di Atene, per poi ritornare a Napoli e conseguire nel 1987 il dottorato di ricerca in Archeologia.

A livello professionale, al di là del periodo dal 2011 al 2019, durante il quale ha ricoperto la direzione delle Soprintendenze dell’Umbria, delle Marche e delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, Pagano ha svolto la sua attività di funzionario e di ricercatore perlopiù in Campania. Dopo un primo incarico come responsabile di scavo ad Alife, ottenne nel 1987 la prestigiosa nomina di direttore dell’Ufficio scavi di Ercolano, mantenuta sino al 2000. Oltre a indagini e restauri inerenti all’antica Pompei e alle ville Arianna e San Marco di Castellammare di Stabia, si ricordano altresì la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento dal 2019 al 2022 – anno in cui fu sospeso da tale incarico per l’accusa di ricettazione di beni archeologici, da cui poi è stato scagionato – e la pluriennale docenza presso la facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (corso di Tutela e Valorizzazione dei beni archeologici).

Il particolare interesse verso la Campania: dall’Antro della Sibilla all’antica Herculaneum

Autore di oltre 400 pubblicazioni tra volumi, opuscoli, cataloghi, saggi ed articoli su importanti riviste scientifiche, Pagano si è distinto per la sua approfondita conoscenza delle fonti letterarie greche e latine, della numismatica antica e delle più innovative metodologie e tecniche di ricerca archeologica. Tra le sue più interessanti scoperte ed intuizioni, riguardanti perlopiù l’ambito campano, spiccano la rilettura del cosiddetto Antro della Sibilla di Cuma in qualità di tunnel militare di IV-III secolo a.C., l’identificazione del Pons Campanus nell’Ager Falernus – infrastruttura strategica della via Appia, collocata nell’area nord della provincia di Caserta – la ricostruzione della basilica e del battistero della Capua di età costantiniana (IV secolo d.C.) e le indagini sull’articolazione urbana dell’antica Herculaneum.

Cuma, Antro della Sibilla – Foto: Giorgio Manusakis

Proprio nel lungo periodo in cui sovrintese alla gestione di questo sito, Pagano si occupò della valorizzazione del teatro – la prima struttura a riemergere, seppur casualmente, nei primi sterri borbonici di inizio Settecento – e più in generale della ricostruzione degli usi e costumi dei suoi abitanti, divulgandone i risultati mediante una mostra dal titolo Gli Antichi Ercolanesi – Antropologia, Società, Economia. Allestita nelle sale di Villa Campolieto tra il marzo ed il luglio del 2000, l’esposizione propose per la prima volta al pubblico inediti reperti rinvenuti nello scavo di oltre 25 metri di lava e fango vulcanico; tra questi, oltre a resti di mobili e suppellettili in legno, destò grande sensazione il relitto di una barca, attualmente collocato in un apposito padiglione. L’archeologo, inoltre, si interessò allo studio degli scheletri delle vittime dei Fornici – arcate disposte lungo la spiaggia della città, presso cui tentarono invano di salvarsi dalla furia eruttiva del 79 d.C. circa 300 fuggiaschi – promuovendone la realizzazione di calchi e la successiva dibattuta esposizione in situ.

Il cordoglio delle istituzioni

La scomparsa di Mario Pagano ha suscitato il cordoglio generale della comunità scientifica. Massimo Osanna, Direttore generale dei Musei Italiani, in un comunicato stampa ha posto l’accento sul “contributo rilevante” che l’archeologo ha dato nella conoscenza del patrimonio culturale della Campania. Francesco Sirano, invece, nella duplice veste di neodirettore del Mann e di direttore uscente del Parco archeologico di Ercolano, ha ricordato la preziosa attività svolta da Pagano per quest’ultimo importante sito vesuviano, riuscendo a coniugare i ruoli di ‘esperto amministratore’ e di erudito ricercatore:” Ricordo, come molti, i tanti suoi interventi anche nell’area campana da Cuma a Teano, all’ager Falernus. E conservo una copia del catalogo della mostra sugli Antichi ercolanesi che lui mi donò con una dedica molto affettuosa durante una visita che facemmo insieme a Teano. Conoscendone la capacità di lavoro e la prolificità scientifica sono sicuro che ci ha anche lasciato tanti lavori inediti”. In merito a quest’ultimo aspetto, Sirano, nel concludere il suo messaggio di cordoglio, lancia una condivisibile proposta che, laddove si concretizzasse, fornirebbe un preziosissimo lascito soprattutto per gli ‘archeologi del domani’: “Spero che la sua famiglia valuti la possibilità di affidare proprio al Parco di Ercolano e al MANN parte o tutto il suo sterminato archivio in modo da preservarne la memoria per le future generazioni”.     

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