Diane Keaton – Autore: Reuters – Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International
Dalla ragazza di Hair alla saga de Il padrino e ai ruoli maturi della commedia americana: il cinema perde una delle sue interpreti più brillanti e originali.
Ci sono interpreti che si limitano a incarnare un’epoca, altri che invece attraversano il tempo lasciando un’impronta personale in ogni decade. Diane Keaton appartiene alla seconda categoria: elegante, ironica, sorprendentemente moderna, capace di passare dalla commedia brillante al dramma con naturalezza, sempre fedele a sé stessa. La sua morte, avvenuta recentemente all’età di 79 anni, segna la fine di un’era fondamentale del cinema americano, ma il suo lascito artistico e culturale resta vivido e attuale.
Gli inizi a Los Angeles
Diane Hall nasce il 5 gennaio 1946 a Los Angeles, in una famiglia borghese dalla forte indole creativa. Il padre, Jack Hall, è un agente immobiliare e ingegnere civile di origini irlandesi; la madre, Dorothy Keaton, è una casalinga con la passione per la fotografia. È proprio lei a trasmettere alla figlia la fascinazione per lo spettacolo. Quando partecipa e vince il titolo di Mrs. Los Angeles per la “migliore casalinga”, la piccola Diane osserva rapita la cerimonia: è in tale occasione che la futura attrice vive la sensazione che il palcoscenico possa essere un luogo dove reinventarsi. Quella fascinazione infantile diventa presto vocazione.
Terminato il liceo, Diane lascia la California e si trasferisce a New York, decisa a dedicarsi alla recitazione e al canto. Frequenta scuole specializzate e si esibisce nei night club, mentre inizia a costruire la sua identità artistica. Scopre la tecnica Meisner, basata sull’ascolto e la reattività verso l’altro, che diventerà un principio fondante del suo modo di recitare: “Non sei mai più bravo della persona con cui reciti. È l’opposto del creare una strada da soli: la migliore performance nasce dal dialogo vivo con l’altro.” Per distinguersi all’interno dell’Actor’s Equity Association, cambia il cognome Hall con quello della madre: Keaton. Un gesto simbolico ma significativo: è l’inizio di un percorso personale e professionale in cui il legame con le radici materne tornerà più volte, come eco costante nella sua vita.
Broadway e i primi successi teatrali
La New York degli anni Sessanta è un crocevia culturale in fermento. Keaton entra nel mondo del teatro in punta di piedi, ma la sua presenza magnetica non passa inosservata. Debutta in un allestimento di Un tram che si chiama desiderio, ma il vero battesimo artistico avviene con Hair: il musical della controcultura americana, che la lancia come attrice intensa e fuori dagli schemi. Nel 1968 ottiene una candidatura ai Tony Award per Provaci ancora, Sam, spettacolo teatrale scritto e interpretato da un giovane Woody Allen. È il primo incontro con quello che diventerà il sodalizio più noto della sua carriera. Keaton e Allen, sul palco, formano una coppia comica perfettamente sincronizzata, imprevedibile, brillante, capace di portare leggerezza senza mai essere banale.

Diane Keaton, Woody Allen, Jerry Lacy in “Provaci ancora, Sam”, Broadway – Autore: Leo Stern (pubblicità) – Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Il debutto cinematografico: Coppola e Allen
Il passaggio al cinema è quasi immediato. Nel 1970 Keaton debutta sul grande schermo in Amanti ed altri estranei di Cy Howard. Due anni più tardi arriva la svolta: Francis Ford Coppola la sceglie per il ruolo di Kay Adams, la fidanzata — e poi moglie — di Michael Corleone ne Il padrino (1972). È un personaggio delicato e potentissimo al tempo stesso: Kay è la figura esterna, lo sguardo americano che osserva dall’esterno la metamorfosi di Michael a capo della famiglia mafiosa. Keaton restituisce al personaggio un equilibrio perfetto tra ingenuità e disincanto, diventando uno dei volti più acclamati di una delle epopee cinematografiche più celebri di tutti i tempi. La collaborazione con Coppola prosegue con Il padrino – Parte II (1974), che consacra definitivamente la sua fama internazionale. Nel frattempo nasce e si intensifica il rapporto artistico e sentimentale con Woody Allen. Dopo il successo teatrale, Keaton interpreta la versione cinematografica di Provaci ancora, Sam (1972) diretta da Herbert Ross, poi diventa la sua partner ideale in una serie di commedie intelligenti e surreali: Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975) e, soprattutto, Io e Annie nel 1977.
Io e Annie: un film cult
Io e Annie è molto più di una commedia romantica. È una riflessione ironica e malinconica sull’amore, sul tempo e sull’identità.Il personaggio di Annie Hall è ispirato direttamente a Diane: porta il suo cognome, il suo soprannome e gran parte della sua personalità. È eccentrica, tenera, disarmante. Sullo schermo, Keaton appare come una ventata d’aria fresca: il suo modo di recitare è naturale, spontaneo, senza artifici. Il look creato da lei stessa — giacche maschili, cravatte vintage, pantaloni larghi e cappello a falde — diventa un’icona di stile internazionale, ancora oggi imitata. Con questo film Keaton vince l’Oscar e il Golden Globe come Miglior attrice protagonista, entrando nell’Olimpo hollywoodiano. Dopo la fine della relazione sentimentale, Keaton e Allen continuano a lavorare insieme, esplorando registri più complessi e malinconici: Interiors (1978), ispirato a Bergman, e Manhattan (1979), film-ritratto di New York e delle sue nevrosi. Nel 1993 i due si ritrovano per Misterioso omicidio a Manhattan, commedia brillante che le vale un’altra candidatura ai Golden Globe.

Diane Keaton e Woody Allen in uno screenshot del film “Io e Annie”
Gli anni Ottanta e l’autonomia artistica
Gli anni Ottanta segnano una trasformazione fondamentale per Diane Keaton. Dopo la seconda candidatura all’Oscar per Reds (1981), di e con Warren Beatty — con cui intreccia anche una relazione — l’attrice comincia a costruire una carriera autonoma, lontana dall’ombra dei grandi registi che l’avevano lanciata. In questo decennio alterna ruoli drammatici e brillanti con fluidità: è intensa in Spara alla luna (1982) di Alan Parker; affronta una spy story in La tamburina (1982) di George Roy Hill; divide la scena con giovani promesse come Mel Gibson e Matthew Modine in Fuga d’inverno (1984), e porta sullo schermo donne complesse in Crimini del cuore (1986). Con Baby Boom (1986), scritto da Nancy Meyers, incarna la donna in carriera dell’America yuppie, portando una ventata di novità nella commedia romantica moderna.
Regista e produttrice: la Keaton dietro la macchina da presa
Parallelamente, Keaton si sperimenta alla regia e nella produzione. Nel 1987 dirige il documentario Heaven, una riflessione eccentrica e poetica sull’aldilà. Nel 1995 firma la regia di Eroi di tutti i giorni, commedia familiare che ottiene il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes. Nel 2000 dirige Avviso di chiamata, film corale con Meg Ryan, Lisa Kudrow e un anziano Walter Matthau alla sua ultima apparizione cinematografica. La sua visione registica è personale, curiosa, spesso sottovalutata: affronta i temi della famiglia, della memoria e della femminilità con uno sguardo ironico ma affettuoso, mai cinico.
Gli anni Novanta e Duemila
Gli anni Novanta non sono semplici per Keaton, che riesce però a non scomparire mai del tutto dai radar. Recita nelle commedie familiari Il padre della sposa (1991) e Il padre della sposa 2 (1995), si affaccia sulla scena della televisione, interpretando Amelia Earhart nel film tv del 1994, e torna al dramma con La stanza di Marvin (1996), che le vale una nuova candidatura all’Oscar accanto a Meryl Streep e Leonardo Di Caprio. Nello stesso periodo partecipa a Il club delle prime mogli (1996), commedia diventata un cult, in cui dimostra ancora una volta la sua capacità di mescolare ironia e vulnerabilità. Negli anni Duemila, Diane Keaton riesce a raggiungere le generazioni più giovani grazie a Tutto può succedere (2003), commedia romantica di Nancy Meyers in cui recita accanto a Jack Nicholson: un ruolo maturo e sorprendentemente libero, che le regala un Golden Globe e un’altra candidatura all’Oscar. Seguono film come Perché te lo dice mamma (2007), Mama’s Boy (2007), Smother (2008), Il buongiorno del mattino (2010), Mai così vicini (2014, con Michael Douglas) e Ruth & Alex (2015, con Morgan Freeman). Anche quando i ruoli non sono memorabili, Keaton rimane un modello di riferimento stilistico e interpretativo: la sua semplice presenza dà consistenza a ogni scena. Nel 2016 appare anche in The Young Pope di Paolo Sorrentino, nei panni di una suora dal passato complesso: una scelta sorprendente che testimonia ancora una volta la sua curiosità e apertura.

Jack Nicholson e Diane Keaton – Autore: Reuters – Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International
La vita privata
Diane Keaton ha sempre difeso con fermezza la propria indipendenza. Non si è mai sposata e ha adottato due figli, nel 1996 e nel 2001. In un’intervista del 2008 raccontò: “La maternità era un impulso a cui non potevo resistere, era un pensiero che ho coltivato per molto tempo.” Nel 2020 ha pubblicato Fratello e sorella, un libro di memorie intenso e coraggioso, dedicato al fratello Randy, affetto da una grave malattia mentale. In queste pagine emerge una Keaton privata, riflessiva, alle prese con il senso di colpa per aver inseguito il successo mentre la famiglia affrontava il dolore. È un ritratto intimo che completa quello pubblico: l’attrice appare qui ironica e brillante, ma anche vulnerabile e profondamente umana.
L’eredità di Diane Keaton
La notizia della sua morte, avvenuta lo scorso 11 ottobre, diffusa dalla famiglia senza specificarne le cause, ha suscitato una ondata di commozione. Jane Fonda l’ha ricordata come “una scintilla di vita e di luce, infinitamente creativa”. Woody Allen, “sconvolto e sorpreso”, ha dichiarato che la notizia lo ha fatto riflettere sulla propria mortalità: tra i due, nonostante la distanza, l’amicizia non si era mai spezzata. Goldie Hawn ha condiviso un ricordo affettuoso dei giorni passati insieme sul set de Il club delle prime mogli, mentre Viola Davis ha scritto: “Hai definito la femminilità. Il pathos, l’umorismo, la leggerezza, la tua sempre presente giovinezza e vulnerabilità: hai tatuato la tua anima in ogni ruolo, rendendo impossibile immaginare qualcun altro che li interpretasse. Eri innegabilmente, senza scuse, te stessa.”
Diane Keaton non è stata soltanto un’attrice: è stata un linguaggio cinematografico vivente. La sua risata, la postura un po’ incerta, la voce inconfondibile e il modo di interpretare i suoi personaggi hanno reso ogni sua apparizione unica ed indimenticabile. Ha incarnato la donna americana in tutte le sue sfaccettature e trasformazioni: la fidanzata borghese degli anni Settanta, la professionista indipendente degli anni Ottanta, la madre ironica delle commedie familiari, fino alla figura iconica e malinconica del nuovo millennio. Non c’era e non ci sarà nessuno come lei. Non solo perché ha interpretato ruoli memorabili, ma soprattutto perché ha saputo essere sé stessa, sempre. In un’industria cinematografica spesso conformista, Diane Keaton ha costruito una carriera lunga e libera, mescolando talento, eccentricità e umanità. Il mondo del grande schermo perde una delle sue presenze più luminose. Ma Diane resta lì, sospesa tra le luci calde di Manhattan e i toni epici de Il padrino, tra una risata improvvisa e uno sguardo che non si dimentica. Una stella che non ha mai voluto brillare per compiacere, ma per esistere, autentica, davanti alla macchina da presa.
Specifiche foto dal web
Titolo: Diane Keaton
Autore: Reuters
Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International
Link: https://www.heute.at/i/oscar-preistraegerin-diane-keaton-ist-tot-120136821/doc-1j7aa6h0u4
Foto modificata
Titolo: Diane Keaton, Woody Allen, Jerry Lacy in “Provaci ancora, Sam”, Broadway
Autore: Leo Stern (pubblicità)
Licenza: Pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diane_Keaton,_Woody_Allen,_Jerry_Lacy_Play_it_Again,_Sam_Broadway.JPG
Foto modificata
Titolo: Screenshot del film “Io e Annie”
Licenza: ai sensi dell’articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché trattasi di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», o per mere finalità illustrative e per fini non commerciali.
Foto modificata
Titolo: Jack Nicholson e Diane Keaton
Autore: Reuters
Licenza: CC BY 4.0 – Attribution 4.0 International
Link: https://www.heute.at/i/eine-ikone-des-stils-stars-trauern-um-diane-keaton-120136835/doc-1j7biot804
Foto modificata