La locandina dell’evento – Foto: Simona Colletta

A Palazzo Firenze di Roma una mostra che racconta la vita dello scrittore siciliano, creatore del celeberrimo commissario Montalbano.

a cura di Simona Colletta

Una retrospettiva arricchita da cimeli e curiosità

Nel monologo Conversazione su Tiresia Andrea Camilleri recita: “Mi piacerebbe che ci incontrassimo tutti qui, in una sera come questa, tra cento anni.” È nel cuore di Roma, nello storico Palazzo Firenze, che la Società Dante Alighieri, Arthemisia e il Fondo Andrea Camilleri danno appuntamento agli amanti dello scrittore siciliano per celebrare i suoi 100 anni in un percorso espositivo dove, dopo tante storie e personaggi, finalmente è lui il protagonista del racconto più bello: la sua vita. Scene, voci, accenti, scritture: il teatro infinito di Andrea Camilleri, aperta al pubblico dal 23 ottobre al 9 novembre 2025, è una testimonianza multiforme della sua lunga carriera dedicata alla letteratura: una mostra assolutamente viva e quindi destinata a lasciare il segno.

Camilleri è il re della festa, è la presenza pulsante che si avverte nelle due sale dell’allestimento. Si percepisce l’eterna sigaretta accesa: le lingue di fumo proiettate sulle pareti, il pacchetto di Senior service aperto sullo scrittoio, le sigarette inglesi che fumava negli anni ‘40, il posacenere. Quello che non può mancare per onorare la sua figura è la coppola, il classico berretto siciliano tanto amato dallo scrittore; ma soprattutto la sua macchina da scrivere, la gloriosa Olivetti 45. C’è il suo studio, l’atmosfera, la concentrazione. C’è la tradizione della sua terra: un Andrea Camilleri in versione pupo siciliano, realizzato nel 2017 da Salvo Bumbello, puparo palermitano. C’è tutto: allora, la festa può avere inizio.

La sala con il suo studio – Foto: Simona Colletta

La letteratura, una grande passione dall’infanzia alle prime poesie  

La mostra è suddivisa in sei sezioni che ripercorrono la sua esistenza, dall’infanzia agli ultimi anni trascorsi nella progressiva cecità. Andrea Camilleri nasce il 6 settembre 1925 in provincia di Agrigento, a Porto Empedocle. Infanzia felice e adolescenza dedicata alla passione per la letteratura: per lui è già chiaro dove indirizzare la rotta. Tra i testi di Montale e Saba, i quaderni di scuola, le fotografie di bambino tra le braccia della madre e di ragazzo con gli amici al mare, spiccano i suoi appunti già fitti di pensieri e parole in rima, testimonianza di una carriera lunga iniziata in età precoce e alimentata da una ferrea determinazione nel dedicare ogni sforzo alla cultura.

Camilleri in spiaggia con gli amici – Foto: Simona Colletta

Al termine della seconda guerra mondiale ha da poco terminato gli studi liceali, ma benché sia un giovane studente non perde tempo, intrattenendo molto presto rapporti con il mondo intellettuale dell’epoca. Le lettere scambiate con la scrittrice Alba de Céspedes ed Elio Vittorini, per le pubblicazioni di alcune poesie, ed un biglietto di Vitaliano Brancati sono la traccia dei primi intrecci con la società letteraria. La consacrazione alla carriera teatrale arriva nel 1949 con l’iscrizione all’Accademia di Arte Drammatica a cui è ammesso per frequentare il corso di regia, tenuto a Roma da Orazio Costa. Nonostante l’anno dopo sia costretto a lasciare l’istituto per motivi disciplinari, non abbandona gli ambienti letterari e teatrali.

Prime sperimentazioni cinematografiche – Foto: Simona Colletta

L’attività come regista e i lavori per la Rai

Nella sezione Sulla scena teatrale: tra Beckett e Pirandello sono raccolte le testimonianze del suo percorso di regista che inizia nel 1953 con l’opera Abbiamo fatto un viaggio di Raoul Maria De Angelis. I cartelloni, le recensioni e i copioni documentano il suo amore per il teatro di Samuel Beckett e Luigi Pirandello. Sono anche gli anni delle prime collaborazioni con la Rai e l’attività televisiva, dove spicca la produzione di una serie dedicata a Eduardo De Filippo. Nella sezione intitolata Era la Rai: radio e televisione, è esposta la documentazione dal 1958 agli anni Sessanta, che testimonia la partecipazione di Camilleri all’emittente pubblica nella produzione di sceneggiature e nelle regie di programmi radiofonici e televisivi. Questo è il periodo della realizzazione sul piccolo schermo di due serie ‘in giallo’: Le inchieste del Commissario Maigret, tratta dai testi di Simenon (1964-1972), e Il tenente Sheridan (1969-1971), che si possono considerare la genesi della più famosa creazione poliziesca dello scrittore siciliano.  

Una missiva di Eduardo De Filippo a Camilleri – Foto: Simona Colletta

Il Camilleri narratore ed appassionato di arte

Nella sezione Un inesauribile narrare si indaga sulla figura del Camilleri narratore: dal dattiloscritto Mani avanti (1967-68) a Il corso delle cose (1978), fino alla creazione dell’amatissimo Montalbano. La produzione è segnata da un linguaggio originale fatto di un misto di italiano e di dialetto siciliano, con parole inventate, dal carattere squisitamente comico. Nonostante questo linguaggio particolare, Camilleri è molto apprezzato all’estero, tanto da essere tradotto fino ad oggi in trentasette lingue e godere di un notevole successo che lo eleva al pari dei classici della letteratura italiana.

Andrea Camilleri impegnato a scrivere a macchina – Foto: Simona Colletta

Forme della visione è la sezione finale della mostra. L’ultima parte della vita dello scrittore è segnata dalla progressiva cecità. Paradossalmente più la vista si abbassava più cresceva in Camilleri l’interesse per la dimensione artistica: i volumi pubblicati ed esposti su Caravaggio, Guttuso e Renoir ne sono la testimonianza. Tutta l’esposizione è accompagnata da un’audioguida la cui voce è prestata dal suo ex allievo all’Accademia di Arte Drammatica, Marco Presta.

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