Replica della macchina di Anticitera, parte frontale – autore: sconosciuto; licenza: Wikimedia Commons

La Macchina di Anticitera fu ritrovata nelle acque della piccola omonima isola della Grecia posta tra il Peloponneso e Creta. Con questo straordinario reperto, iniziò l’affascinante storia dell’archeologia subacquea.

Nell’ottobre del 1900 alcuni pescatori, guidati dal capitano Dimitrios Kondos, a causa di una tempesta sostarono più del previsto nei pressi del Capo Glyphadia, uno dei promontori dell’isola di Anticitera, decidendo, così, di effettuare un’immersione nei limitrofi fondali marini alla ricerca di spugne.

In realtà, l’esito di quest’avventura si sarebbe rivelato ben diverso ed assolutamente sorprendente. I pescatori, infatti, rinvennero il relitto di una nave diretta presumibilmente da Atene verso Roma o comunque una località costiera italica, la quale avrebbe compiuto il suo ultimo e sfortunato viaggio nel secondo quarto del I secolo a.C. Al suo interno gli scopritori constatarono la presenza di vari reperti, tra cui resti di statue più antiche rispetto alla datazione dell’imbarcazione, come ad esempio il noto “Efebo”, opera databile intorno al 340 a.C.

Le caratteristiche principali della macchina

Tuttavia, nel 1902, in seguito ad un’analisi globale di tutti i frammenti metallici emersi dal celebre relitto e trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Atene, venne fuori un dato alquanto singolare. L’antica nave aveva nel suo carico un reperto importante da un punto di vista scientifico e tecnologico: la cosiddetta Macchina di Anticitera, un marchingegno corrispondente, quasi certamente, ad un planetario, fatto in rame ed incastonato entro una cornice di legno.

Replica della macchina di Anticitera, parte laterale – autore: sconosciuto; licenza: Wikimedia Commons

Il suo funzionamento era garantito da un sistema di ruote dentate (circa 20 in totale), aventi in superficie alcune iscrizioni derivate dal calcolo del calendario solare e lunare. Attraverso studi condotti da varie equipe di scienziati, sfruttando soprattutto, dagli anni Novanta, le potenzialità della tomografia lineare, si sono desunte indicazioni in merito a date di eclissi lunari (quest’ultime ricavabili attraverso uno speciale ingranaggio composto da 223 denti) e di altri eventi di natura astronomica, come ad esempio i periodi sinodici di Saturno e Venere, ossia i tempi impiegati da entrambi i pianeti, durante la rivoluzione intorno al Sole, per ritornare nello stesso punto del cosmo.

Lo speciale marchingegno, inoltre, era munito di alcuni quadranti. Quello principale, collocato sul lato anteriore della Macchina, era comandato da una ruota a 4 raggi e presentava sfere corrispondenti al Sole, alla Luna ed ai pianeti che si muovevano lungo orbite concentriche. In merito alla funzione degli altri quadranti, invece, ancora non c’è una totale chiarezza, anche se si suppone che uno di essi potesse servire a calcolare il ciclo quadriennale delle Olimpiadi.

La possibile attribuzione ad Archimede ed il recente interesse da parte di un noto personaggio cinematografico…

Un tale grado di conoscenza dell’astronomia al tempo di realizzazione del manufatto non deve stupire più di tanto in quanto diverse figure di scienziati, tra cui il celebre Archimede, avevano già inventato strumenti per l’interpretazione della volta celeste. Lo studioso Tony Freeth, a tal proposito, attribuisce proprio al noto inventore di Siracusa, vissuto nel III secolo a.C., la paternità della Macchina di Anticitera. Tale teoria troverebbe fondamento anche nella descrizione, riportata dallo scrittore latino Cicerone, di un planetario da lui stesso realizzato ma purtroppo andato perduto. Tuttavia, un recente studio del 2022, condotto da alcuni ricercatori greci della Cornell University, ritiene che il pregevole marchingegno avrebbe cominciato a funzionare un pò più tardi, precisamente dal 22 dicembre del 178 a.C., allorquando si sarebbe verificata una rara concomitanza di eventi astronomici riguardanti la Luna, ossia il suo posizionamento in nodo orbitale, in apogeo e in fase di inizio di novilunio.

Dunque, le indagini sulla Macchina di Anticitera sono tuttora in corso e a quanto pare, nel novero degli studiosi impegnati in tali studi, sembra essersi aggiunto un altro famosissimo personaggio. Stiamo parlando di Indiana Jones! Il ‘quadrante del destino’, oggetto della ricerca del noto archeologo del cinema nell’ultimo capitolo della sua saga, corrisponderebbe proprio al meraviglioso reperto pescato dalle acque dell’Egeo circa un secolo fa.

In ultima analisi, la zona in cui fu trovata nel 1900 la Macchina di Anticitera è stata interessata da ulteriori indagini subacquee avvenute negli ultimi anni. Nello specifico, nel 2016 sono riemersi dai fondali resti umani, mentre, grazie alle riprese effettuate mediante uno speciale sottomarino a comando remoto, è stato possibile elaborare accurate mappe in 3D di tutta l’area indagata.

Nelle foto: replica della macchina di Anticitera – autore: sconosciuto; licenza: Wikimedia Commons; link: File:NAMA Machine d’Anticythère 5.jpg – Wikimedia Commons e File:NAMA Machine d’Anticythère 6.jpg – Wikimedia Commons; modificate.

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