Michelangelo Merisi detto ‘il Caravaggio’ – Flagellazione di Cristo (1607) – Napoli, Museo di Capodimonte – Olio su tela – Dalla chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli – Proprietà del Fondo Edifici di Culto – Foto: Giorgio Manusakis
Davanti ai nostri occhi una scena di immensa brutalità. Tre assalitori in agguato nell’ombra circondano la figura centrale di Cristo che è investita da un brillante fascio di luce verticale. Cristo, con le mani legate dietro la schiena, risplende dall’abisso come una pallida luna nel buio cielo notturno. “Dalle sue piaghe siamo guariti”, dice il profeta Isaia (Isaia 53:5). Già col capo coronato di spine, Cristo si piega in avanti esausto. Siamo testimoni della Passione di Cristo. Dopo aver fatto irruzione nella scena artistica romana nel 1600 con pale d’altare sensazionali per le chiese romani di San Luigi dei Francesi e Santa Maria del Popolo, Caravaggio è costretto a fuggire dalla Città Eterna nella primavera del 1606. Il suo temperamento esplosivo che gli ha consentito di esprimersi al meglio in pittura lo conduce a commettere un omicidio. Bandito, l’artista scappa a Napoli sotto la protezione della Famiglia Colonna, eseguendo diversi capolavori tra cui Le sette opere di misericordia (1606-07) ancora oggi nella chiesa napoletana del Pio Monte della Misericordia, e la Flagellazione di Cristo per la chiesa napoletana di San Domenico Maggiore. Lo stile rivoluzionario di Caravaggio ha avuto un profondo impatto sull’arte europea e la sua influenza è stata particolarmente forte a Napoli, dove l’artista è tornato per un secondo soggiorno nel 1609-10. Nelle sue tele dinamiche Caravaggio costruisce la scena con il chiaroscuro, un drammatico contrasti di luci e ombre. Attraverso un’attenta manipolazione della luce il pittore mette in evidenza dettagli che accentuano la resa estremamente naturalistica per raggiungere una precisa visione estetica. L’eredità dello stile sorprendente di Caravaggio, che conferisce immediatezza devozionale e realismo grintoso ai suoi soggetti, può essere vista nelle opere di Carlo Sellitto, Battistello, Filippo Vitale, Jusepe de Ribera e Mattia Preti, solo per citare alcuni dei maestri della brillante era del naturalismo napoletano, impareggiabili artisti del periodo barocco che hanno elevato la drammaticità del genio napoletano a vette incomparabili (fonte: didascalia museo).