Il regista Pablo Larraín alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Autore foto: Harald Krichel – Licenza: CC BY-SA 4.0 da Wikimedia Commons
Pablo Larraín, il cui ultimo film è uscito lo scorso agosto, ha coraggiosamente dimostrato più volte di saper rappresentare storie complicate e di grande impatto.
Gli esordi di Larraìn con Fuga e la Trilogia di Pinochet
Pablo Larraín, nato a Santiago nel 1976, è sicuramente uno dei più influenti registi cileni contemporanei. La sua filmografia è prevalentemente incentrata sulla storia e sulla politica del Cile, narrate utilizzando elementi a tratti surreali. Il suo lavoro si inserisce nella lunga tradizione dei cineasti cileni che, a partire dagli anni Sessanta, hanno contribuito alla formazione ed alla creazione di un immaginario fondato sui valori della libertà, della giustizia sociale, della resistenza e soprattutto della lotta contro ogni forma di oppressione.
La carriera di Larraín inizia con il lungometraggio del 2006 Fuga, un thriller psicologico il cui protagonista è un compositore ossessionato da una sinfonia maledetta. Già da questa prima opera emerge in maniera chiara l’interesse del regista per le narrazioni sofisticate e i personaggi tormentati.
Tuttavia, è con la Trilogia di Pinochet che Larraín raggiunge il riconoscimento internazionale. Tony Manero, il primo film della serie, uscito nel 2008, segue le vicende di Raúl Peralta, un uomo ossessionato dal protagonista del celebre film La febbre del sabato sera, Tony Manero. Il lungometraggio, ambientato nel 1979 durante il regime di Pinochet, racconta le giornate che Raúl passa ad imparare i passi di danza del film per poi riproporli in una piccola discoteca di periferia. Egli ad un certo punto inizia ad emulare il suo mito in tutto, fino ad arrivare a compiere crimini sempre più efferati senza alcun apparente motivo. Larraín in questo caso utilizza l’ossessione di Raúl come metafora della brutalità del regime e della conseguente alienazione che questa genera.
In Post Mortem, del 2010, il regista continua ad esplorare il periodo della dittatura cilena, concentrandosi stavolta sul colpo di stato dell’11 settembre 1973 in cui Pinochet prese il potere con la forza uccidendo Salvador Allende, il presidente cileno democraticamente eletto. Il protagonista della pellicola è Mario Cornejo, un impiegato in un obitorio che ha il compito di registrare le autopsie delle vittime del golpe. Il film, ambientato non a caso in luogo in cui la morte la fa da padrona, riflette sul ruolo di complicità che molti soggetti hanno avuto nei confronti della dittatura e sull’indifferenza per tutto ciò che riguarda la democrazia e la politica.
Il terzo capitolo della trilogia è No del 2012, in cui Larraín racconta delle elezioni del 1988 che portarono alla fine della dittatura di Pinochet. Il protagonista, René Saavedra, interpretato da Gael García Bernal, è un pubblicitario con un incarico molto delicato: creare una campagna comunicativa in aperto contrasto con il regime. No è stato positivamente accolto dalla critica per la sua rappresentazione innovativa della politica e per l’utilizzo del formato video tipico degli anni ‘80. Tali elementi conferiscono alla pellicola un aspetto documentaristico. No è stato poi anche nominato all’Oscar come miglior film straniero.

Premiere “El Club” de Pablo Larraín en Berlinale – Autore foto: Ministerio de las Culturas, las Artes y el Patrimonio Gobierno de Chile – Licenza: CC BY-NC-SA 2.0 da Flickr
Ulteriori tematiche affrontate dal regista
Nel 2015, Larraín si allontana temporaneamente dalla politica con El Club, un film decisamente crudo e angosciante incentrato sulla tematica degli abusi all’interno della Chiesa cattolica, perpetrati da un gruppo di preti emarginati che vivono in una casa isolata sulla costa cilena. El Club, che racconta l’ipocrisia e la corruzione delle istituzioni religiose, è stato molto apprezzato ed è arrivato a guadagnarsi il Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino.
Il 2016, con l’uscita di Neruda, segna per Larraín un ritorno alla politica. Il film racconta la vita del poeta Pablo Neruda mescolando tra loro elementi di realtà e finzione. Lo scrittore, all’epoca ricercato dal governo per la sua attività politica nel partito comunista cileno, diventa un simbolo di resistenza e di creatività che si contrappone in maniera netta alla bruttezza e alla brutalità del regime.
Nello stesso anno Larraín dirige Jackie, il suo primo film in lingua inglese. Esso offre un ritratto intimo e commovente di Jacqueline Kennedy nei giorni immediatamente successivi all’assassinio di suo marito, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Interpretata da Natalie Portman, la figura di Jackie viene presentata in tutta la sua vulnerabilità e forza. Il film è stato vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Osella per la migliore sceneggiatura del 2016.

Pablo Larrain e Natalie Portman – Autore foto: Pietro Luca Cassarino – Licenza: CC BY-SA 4.0 da Wikimedia Commons
Le protagoniste degli ultimi film di Larraìn: Lady D e Maria Callas
La traccia di Jackie la si riscontra anche negli ultimi due film di Larraín che raccontano le storie di altre due celebri donne. Il penultimo lavoro del regista cileno, uscito nel 2021, è Spencer, in cui un’impeccabile Kristen Stewart interpreta il ruolo di Lady D. L’ultimo film, Maria, uscito ad agosto di quest’anno, ripercorre gli ultimi anni di vita della celebre cantante Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie. Tutte queste pellicole hanno un comune filo conduttore: Larraín racconta la complessità di donne estremamente note in chiave del tutto inedita. Si mettono così in risalto i drammi, i particolari, la forza e l’imposizione della figura femminile all’interno di dinamiche di potere dominate prettamente dagli uomini. Larraín è un regista dotato di uno spiccato senso critico che si pone in aperto contrasto con la narrazione del potere. Racconta storie scomode in maniera irreverente, a tratti quasi splatter, contribuendo a creare nello spettatore un certo senso di disagio e di disgusto che ribalta la narrativa mainstream e fa riflettere sulla complessità di determinate narrazioni.
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Titolo: Il regista Pablo Larraín alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Autore: Harald Krichel
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Titolo: Premiere “El Club” de Pablo Larraín en Berlinale
Autore: Ministerio de las Culturas, las Artes y el Patrimonio Gobierno de Chile
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Titolo: Pablo Larrain Natalie Portman
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