Giornate d’Autunno FAI – Foto: Matilde Di Muro

I due siti sono stati illustrati nell’ambito di una visita guidata tenuta dai volontari del FAI Vesuvio in occasione delle Giornate d’Autunno.

Il FAI e i suoi numeri da record

Il FAI, Fondo per l’Ambiente italiano, ha concluso in bellezza il 50esimo anniversario della sua nascita con le Giornate FAI d’Autunno, tenutesi l’11 e 12 ottobre 2025. Come sempre, sono stati molteplici i luoghi, solitamente non visitabili, poco conosciuti e lontani dai consueti itinerari turistici, che, anche in questa edizione autunnale, l’ente ha permesso di scoprire, stabilendo un nuovo record storico: ben 415.000 italiani hanno scelto di visitare oltre 700 siti, eccezionalmente aperti in 350 città, alla scoperta o riscoperta del patrimonio di storia, arte e natura del nostro Paese.

L’organizzazione e la gestione dell’iniziativa si è avvalsa dell’impegno di tutti i Delegati della Rete territoriale del FAI – 19 Direzioni Regionali, 134 Delegazioni, 112 Gruppi FAI, 94 Gruppi FAI Giovani e 18 Gruppi FAI Ponte tra culture – e dei numerosissimi volontari attivi in tutta Italia. Tra le varie mete in Campania, con il FAI Vesuvio, la redazione di Naòs – Nel cuore dell’arte e del sapere si è affiancata ai 1.120 visitatori che hanno scelto di salire sul Vesuvio per scoprire i segreti del Real Osservatorio Vesuviano e del sentiero del Fiume di lava.

Vista panoramica dall’Osservatorio Vesuviano – Foto: Matilde di Muro

L’itinerario FAI, dalla mostra Vulcanica alla chiesetta del Salvatore

Il percorso, accompagnato dalla guida esperta di uno dei volontari, è iniziato in un luogo situato un po’ più a valle rispetto alla posizione panoramica in cui si trova lo storico Real Osservatorio Vesuviano. Si tratta di un edificio costruito, intorno al 1970, per soddisfare le esigenze della ricerca moderna, che dal 2009, dopo il trasferimento a Napoli della sala di monitoraggio e del personale di ricerca, ospita la mostra Vulcanica – Percorso multimediale nel mondo dei vulcani, realizzata dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Con l’ausilio di filmati, simulazioni, illustrazioni e collezioni di rocce e minerali, questa esposizione permanente è in grado di accompagnare il visitatore alla scoperta dell’affascinante mondo dei vulcani. Partendo dalla descrizione dei vari tipi di eruzioni e della loro pericolosità, si giunge all’osservazione, in tempo reale, dei dati sismici e geochimici registrati dalla rete di sorveglianza dell’Osservatorio Vesuviano.

Osservatorio Vesuviano – Facciata con ingresso al piano nobile – Foto: Matilde Di Muro

Si è passati, poi, col visitare una piccola chiesa del ‘700, detta chiesetta del Salvatore, edificata, come ex-voto, dai sopravvissuti alla peste del 1656 che si erano rifugiati sul Vesuvio per sfuggire al contagio ed è, da allora, diventata un punto di riferimento per i fedeli che pregano affinché il vulcano tenga a bada la sua potenza distruttiva. La cappella, rimasta per lunghi decenni abbandonata ed in preda al degrado, è stata sottoposta ad attività di restauro alla fine degli anni ’80 ed oggi, al suo interno, conserva un’antica scultura lignea che rappresenta il Santissimo Salvatore, un crocifisso in metallo posto sul tabernacolo d’altare e alcuni medaglioni realizzati in pietra lavica. Questi ultimi testimoniano una solenne messa di ringraziamento presieduta dal cardinale Achille Ratti, che da lì a poco sarebbe diventato Papa Pio XI, nella notte di passaggio tra il 1899 ed il 1900, così come racconta una lapide posta in facciata.

Chiesa del Salvatore, facciata – Foto: Matilde Di Muro

Il Real Osservatorio, grande polo scientifico nello studio di terremoti ed eruzioni

La tappa successiva di questa visita si è svolta presso il Real Osservatorio Vesuviano, che è la sede storica del più antico osservatorio vulcanologico del mondo, fondato dal re delle due Sicilie Ferdinando II di Borbone nel 1841.

Costruito a due chilometri di distanza dal cratere del Vesuvio, in un periodo storico di entusiasmo, per la scienza in generale e per gli studi sul magnetismo terrestre in particolare, l’edificio fu inaugurato nel 1845 durante il VII Congresso degli Scienziati Italiani tenutosi a Napoli e, da allora, ha vissuto momenti di splendore, divenendo meta non solo di studiosi ma anche di visitatori locali e stranieri. In realtà, precedentemente, esso ospitò l’Osservatorio meteorologico, nel 1839, grazie al fisico Macedonio Melloni, che scelse questo luogo per i suoi particolari requisiti – libertà di orizzonte, vicinanza delle nubi, lontananza dalle terre circostanti – Pertanto, il complesso fu dotato, nel 1856, di una torretta metereologica distrutta, poi, dal terremoto del 1980.

Qui il geofisico Luigi Palmieri realizzò il primo sismografo elettromagnetico della storia con il quale verificò la corrispondenza fra processi vulcanici e sismici. Nel 1862 lo scienziato preparò un programma di ricerca costituito da una rete di stazioni di rilevamento di diversi parametri, utili per poter, in qualche modo, prevedere l’attività vulcanica e dando, così, il via a metodi di indagine più moderni.

Alcune delle strumentazioni inventate da Palmieri – Foto: Matilde Di Muro

Le attività eruttive del Vesuvio hanno più volte isolato e messo in difficoltà la fruibilità dell’edificio, come nel 1872, quando venne completamente circondato da un’ondata di lava, senza, però, arrestarne mai completamente l’attività sotto la direzione di personalità illustri che si sono avvicendate, quali Raffaele Matteucci (1903) e Giuseppe Mercalli (1911).

L’Osservatorio Vesuviano è stato, fino al 1999, un istituto pubblico di ricerca autonomo, vigilato dal MURST (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica), e dal 2000 ad oggi è una sezione istituzionale dell’INGV. Oggi, la sede operativa di ricerca e sorveglianza, che si occupa del monitoraggio continuo dei vulcani attivi, tra i quali, principalmente, il Vesuvio, l’area dei Campi Flegrei e l’isola di Ischia, oltre al vulcano siciliano Stromboli, è nella zona flegrea di Napoli mentre la sede storica sul Vesuvio ospita uno splendido Museo vulcanologico.

La visita condotta dal FAI Vesuvio ci ha permesso di ammirare le sale dello storico

Real Osservatorio Vesuviano, riallestite con le suppellettili originali e arricchite dall’esposizione di numerose riproduzioni delle bellissime ‘gouaches’ dei primi dell‘800, che illustrano le antiche eruzioni del Vesuvio.

La Sala Ottagona, fulcro del percorso espositivo all’interno dell’Osservatorio

L’edificio ottocentesco, in stile neoclassico, si sviluppa su tre livelli accessibili da due ingressi, dotati di panoramiche terrazze, di cui uno, quello monumentale che conduce al piano nobile, è preceduto da un elegante pronao delimitato da colonne in stile dorico. Il percorso espositivo è dislocato su due piani e si articola in nove sale: al primo piano sono conservati gli strumenti storici, tra cui i sismoscopi esposti nelle sale Mercalli e Wiechert; al secondo, invece, sono stati allestiti l’ufficio del direttore con telefono, radio d’epoca, un proiettore di immagini dell’800, la biblioteca, la sala dei minerali vesuviani, la sala degli strumenti meteorologici, i due sismografi elettromagnetici di Luigi Palmieri, la sala dei minerali vesuviani e la splendida Sala Ottagona.

Copertura della Sala Ottagona – Foto: Matilde Di Muro

Quest’ultima prende il nome dalla sua pianta a forma ottagonale ed espone il medagliere vesuviano, unico al mondo per le effigi di personaggi storici e immagini mitologiche impresse sulla lava, le ceneri delle varie eruzioni e uno splendido esemplare di schizzo lavico solidificato posto su un tavolo al centro della sala. Oltre alle preziose ed esaustive spiegazioni fornite dalla guida, lungo il percorso di visita siamo stati deliziati dalla lettura, offertaci del volontario FAI Antonio Polimeno, del discorso che Macedonio Melloni fece a seguito dell’incarico direzionale ottenuto da Ferdinando II e siamo stati istruiti dalle spiegazioni competenti di Laura Maschio e Claudia Matarazzo, ricercatrici e guide scientifiche del Real Osservatorio Vesuviano. All’aperto, nei pressi dell’ingresso principale, è stato possibile osservare alcune ‘bombe’ di lava vesuviana, frammenti di lava detti “a crosta di pane” e reperti di “rocce a corda” che prendono il nome dal caratteristico aspetto superficiale ondulato formatosi dal solidificarsi di colate laviche piuttosto fluide.

Alcune delle medaglie di lava – Foto: Matilde Di Muro

Il Fiume di lava: una testimonianza dell’ultima eruzione vesuviana

Dopo aver visitato questo splendido ed unico luogo storico, ci siamo diretti verso il sentiero del Fiume di lava, condotti dalla guida esperta di Luigi Scarpato del CAI Vesuvio (Club Alpino Italiano). Nel corso del triennio 2001-2003 è stata realizzata La sentieristica del Parco Nazionale del Vesuvio, composta da 11 itinerari per una lunghezza complessiva di 54 Km di camminamento, che consentono di ammirare la splendida vegetazione che si è incuneata tra colate laviche susseguitesi nei secoli e che, in alcuni punti, si apre per lasciarci godere di visioni panoramiche mozzafiato sul Golfo di Napoli. In particolare, abbiamo percorso il sentiero n°9, uno dei più suggestivi, denominato Fiume di lava perché percorre la colata lavica risalente all’eruzione del 1944 per una lunghezza di circa 1,6 Km e un dislivello di 65 m.

Il sentiero del ‘Fiume di lava’ – Foto: Matilde Di Muro

Si è trattato di un piacevole itinerario naturale che, corredato da specifica segnaletica e cartellonistica di supporto, ci ha permesso di vivere l’emozione di passeggiare lungo un verdeggiante percorso immerso in un bosco di latifoglie, con essenze di robinia, castagno, nocciolo, carpino nero e roverella. In alcuni punti del percorso sono apparsi evidenti le pomici del 79 d.C. e, alla fine del tragitto, si è arrivati ad uno slargo, punto di incontro con il tracciato in discesa del sentiero n°8, da cui si può ammirare una splendida vista sul Golfo e un dirupo che ha condotto le colate laviche discese verso valle tra il Gran Cono ed il Monte Somma. Insomma, ancora una volta rendiamo merito all’operato dei volontari FAI che, con passione ed entusiasmo, lavorano per consentire, in queste giornate speciali, di conoscere tanti luoghi unici, come quelli che vi abbiamo raccontato, di cui la nostra Italia è tanto ricca. In particolare le visite offerte dal FAI Vesuvio hanno, ancora una volta, mirabilmente ed efficacemente celebrato i territori vesuviani grazie al racconto dei luoghi e delle realtà che li caratterizzano, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della tutela del patrimonio storico e ambientale.

Vista del golfo alla fine del sentiero 9 – Foto: Matilde Di Muro

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