Costantinos Volanakis – L’esodo di Ares – 1894 – Pinacoteca di Nauplia (Grecia) – Foto: Giorgio Manusakis
L’insurrezione greca del 1821 ebbe i suoi eroi anche a Napoli.
Il 25 marzo in Grecia si festeggia la rivoluzione contro i turchi che portò alla nascita dello stato greco. Tale insurrezione, oltre che dall’interno, era supportata da tutto il movimento liberale che in quegli anni scuoteva l’Europa. Fin dal ‘700 il filellenismo iniziò ad occupare le discussioni politiche nei caffè e non solo, gli studi classici goderono di nuova popolarità grazie ai numerosi diari di viaggio scritti da viaggiatori stranieri che visitavano il meridione italiano e la Grecia, ancora occupata dagli ottomani; ma in tal senso furono importanti anche gli scavi di Ercolano, che riportavano alla luce la cultura classica. Soprattutto tra i letterati e gli artisti esplose un forte sentimento di amore verso il Paese che aveva visto nascere tutte le arti e le scienze: il luogo dove era fiorita la cultura era visto come patrimonio dell’intera umanità e non solo dei rivoltosi che lottavano per la loro libertà. Questi filelleni sentirono di dover ripagare l’enorme debito verso gli antichi Greci e iniziarono ad aiutare in ogni modo gli insorti che combattevano per liberarsi dal secolare dominio ottomano. Nacquero, così, comitati di sostegno che promuovevano spettacoli, raccoglievano fondi e contribuivano a sensibilizzare l’opinione pubblica a favore dei rivoluzionari e numerosi furono i volontari che, da tutto il vecchio continente, andarono in Grecia a combattere, soprattutto nei primi due anni dell’insurrezione. Molti furono anche gli artisti europei che, sentendosi in debito verso la Grecia, si unirono agli insorti: tra i tanti ricordiamo il tedesco Wilhelm Müller e l’inglese Lord Byron, che morirà in Grecia nel 1824.

Theodoros Vryzakis – Lord Byron viene accolto a Missolonghi – 1861 – Pinacoteca di Nauplia (Grecia)
Foto: Giorgio Manusakis
Anche in Italia ci furono i sostenitori della causa greca e, tra coloro che aderirono alla società segreta Filikì Etairia, ci furono quattordici greci della diaspora in Italia; tra essi il numero più rilevante di partecipanti proveniva da Napoli, ben cinque. Se il numero vi sembra esiguo dovete considerare che stiamo parlando di quasi due secoli fa e, in particolare, dei greci della diaspora; inoltre bisogna tenere conto che, tra i volontari stranieri che partirono per andare a combattere in Grecia, il numero più alto fu quello dei tedeschi con duecentocinquanta uomini. Anche in Italia artisti e letterati diedero il loro contributo ai filelleni, anche perché, per dirlo con le parole di Ippolito Nievo, si proponevano di “versare per la Grecia il sangue che non avevano potuto spargere per la loro patria”. A Napoli il Ministro degli Esteri veniva informato, dal console napoletano a Corfù, che Cesare Rosaroll era in Grecia a sostegno dei rivoluzionari. Il governo borbonico era preoccupato dal fatto che, oltre a Rosaroll, anche tanti altri esponenti del primo Risorgimento, espulsi o esiliati dopo il nonimestre costituzionale, furono accesi sostenitori della rivoluzione greca: temeva che ciò potesse estendere l’insurrezione al Regno delle due Sicilie, pertanto fece controllare i filelleni dai servizi segreti. Ma si arrivò a sospettare che perfino tra i diplomatici napoletani in Grecia vi fossero dei sostenitori dell’insurrezione, come fu nel caso del vice console ad Atene, Vitalis, sospettato di appoggiare il partito greco. Nel frattempo dai porti italiani, tra cui quello di Napoli, partirono numerose navi con aiuti per gli insorti, ma a bordo portavano anche molti greci della diaspora italiana che tornavano per unirsi ai rivoluzionari. Anche tra i veterani dei reggimenti borbonici ci furono molti greci di Napoli che rientrarono in patria per unirsi agli insorti e quando, con la battaglia di Navarino, i rivoluzionari diedero un colpo mortale agli oppressori, a Napoli nelle vetrine del centro comparirono foto di ritratti dei rivoltosi greci. Curiosamente, la prima capitale della Grecia finalmente liberata, essendo Atene ancora occupata dagli ottomani, fu Nauplia, cittadina del Peloponneso anche nota col nome di Napoli di Romania, così infatti veniva chiamata durante il periodo di dominazione veneziana per distinguerla dalla Napoli italiana. Per chi volesse approfondire l’argomento, il libro di riferimento è I Greci di Napoli e del meridione del prof. Jannis Korinthios, edito da AM&D editore.

Informativa del console delle Due Sicilie a Corfù – Archivio di Stato, Napoli – Foto: Giorgio Manusakis