Impronte di luce (2022) – Foto: Giulietta Vizzotto

A cura di Giulietta Vizzotto

Presso la Fondazione Ferrero di Alba, in provincia di Cuneo, fino al 16 febbraio 2025 la personale dell’artista contemporaneo.

È in corso, presso la Fondazione Ferrero di Alba, la personale di Giuseppe Penone intitolata Impronte di luce. L’esposizione, curata da Jonas Storsve in collaborazione con lo stesso artista, raccoglie oltre cento opere di una tra le figure di spicco della scena contemporanea e rappresenta il suo percorso artistico dagli anni Sessanta fino ad oggi.

Tema conduttore della mostra è l’impronta, soggetto a cui Penone ha dedicato gran parte della sua produzione sin dall’opera Alpi Marittime del 1968, che è la prima sperimentazione fatta sul contatto diretto tra corpo e bosco, fino alla serie Impronte di luce (2022-2023), presentata per la prima volta in Italia proprio in questa esposizione e nata dalla riflessione dell’artista sull’opera di Le Corbusier.

Impronte di luce (2022-2023) – Foto: Giulietta Vizzotto

Il percorso espositivo, distribuito su nove sale, si sviluppa sul tema dell’impronta, rappresentata dal disegno, la fotografia e la modellazione attraverso l’intaglio, e comprende una vasta esposizione di generi e tecniche diverse utilizzate dall’artista. L’impronta, per Penone, è sinonimo del contatto tra superfici differenti e trova la sua rappresentazione ideale nella natura, ecosistema del quale ogni elemento è parte integrante: dall’uomo alle foglie, dagli alberi alla terra.

Impronte di luce (2022-2023) – Foto: Giulietta Vizzotto

Il rapporto di Penone con l’Arte povera

Nato a Garessio nel 1947, Giuseppe Penone vive e lavora a Torino dove ha tenuto le sue prime mostre, negli anni 1968-1969, che lo hanno rivelato fin d’allora come uno dei protagonisti dell’Arte povera: un nuovo movimento artistico che in quegli anni si affaccia sulla scena artistica italiana e a cui aderiranno diversi artisti che diventeranno tra i più grandi e influenti del XX secolo.
Il movimento nasce in occasione della prima mostra degli artisti poveri tenutasi a Genova nel 1967 presso la galleria La Bertesca; il termine fu coniato dal critico d’arte Germano Celant, considerato il teorico del movimento.
Il nome Arte povera deriva dai materiali umili usati dagli artisti: la cartapesta, il ferro di recupero, gli oggetti riciclati, il legno, la terra, la plastica; ma anche perché il movimento nasce per contrapporsi all’arte tradizionale utilizzando un linguaggio in grado di ridurre all’essenziale l’opera impoverendola, appunto, rendendola così più adatta alla società contemporanea.

Spine d’acacia (2001) – Foto: Giulietta Vizzotto

L’Arte povera si impone nel tempo come grande movimento artistico internazionale, tanto che oggi è considerata la più importante avanguardia italiana della seconda metà del Novecento e l’ultima corrente italiana ad avere una forte rilevanza mondiale. In questo contesto Giuseppe Penone diventa uno tra i più noti protagonisti del movimento: ha rappresentato l’Italia alla 52° Biennale di Venezia nel 2007, ha tenuto numerose mostre personali presso importanti istituzioni italiane ed estere tra le quali la National Gallery of Canada di Ottawa nel 1983, il Castello di Rivoli nel 1991, il Centre Georges Pompidou nel 2004 e nel 2022, la Galleria degli Uffizi nel 2021, il Philadelphia Museum of Art nel 2022 e la Galleria Borghese nel 2023.

Il progetto espositivo è accompagnato da un catalogo illustrato, edito da Skira, che raccoglie tutte le immagini delle opere esposte, i saggi dell’artista e del curatore, quelli degli studiosi Jean-Christophe Bailly, Olivier Cinqualbre, Carlo Ossola e del responsabile del coordinamento scientifico della mostra Francesco Guzzetti. L’esposizione è visitabile dal mercoledì al venerdì dalle 15 alle 19, sabato domenica e festivi dalle 10 alle 19 ed è a ingresso è gratuito.

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