Chestnut Forest (Greece) – Foto: Menandros Manousakis

Nel 2023, in Italia, è stato avviato un progetto mirante a tutelare alcune aree boschive di inestimabile valore.

Le aree verdi, fondamentali per la vita sul pianeta e custodi di biodiversità, sono minacciate dalla deforestazione e dal cambiamento climatico. Per proteggerle, l’Italia ha creato la Rete Nazionale dei Boschi Vetusti, un progetto unico in Europa che valorizza ecosistemi incontaminati e promuove la tutela ambientale attraverso ricerca, educazione e pianificazione sostenibile.

Il prezioso ruolo delle foreste e i danni derivanti dalla loro distruzione

Le foreste ricoprono circa un terzo della superficie del nostro pianeta e rappresentano una risorsa preziosa e insostituibile. Questi maestosi polmoni verdi svolgono funzioni essenziali: producono ossigeno, assorbono l’anidride carbonica e offrono rifugio a circa l’80% delle specie viventi conosciute. Ma non solo: garantiscono la sopravvivenza quotidiana di circa 1,6 miliardi di persone, comprese oltre duemila comunità indigene che da questi ecosistemi traggono alimenti, sostentamento e protezione. Eppure, nonostante il loro straordinario valore ecologico e sociale, il fenomeno della deforestazione continua a minacciare tali aree. È stato infatti stimato che ogni anno si perdono circa dieci milioni di ettari di bosco, una superficie quasi pari a quella dell’Islanda, il che si traduce in un impatto drammatico per il clima. La distruzione delle foreste, inoltre, contribuisce, in una quota compresa tra il 12% e il 20%, alle emissioni globali di gas serra.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, il 21 marzo si celebra ogni anno la Giornata Internazionale delle Foreste, indetta per la prima volta nel 2012 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In occasione di questa data simbolica, nel 2023, è stata ufficialmente istituita la Rete Nazionale dei Boschi Vetusti: un progetto di grande valore naturalistico, promosso dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), in stretta collaborazione con i servizi forestali regionali. La Rete, nata formalmente con un decreto del 5 aprile 2023, rappresenta un passo significativo lungo un cammino avviato già nel 2018 con il Testo Unico sulle Foreste e le Filiere Forestali. Nel 2021, un successivo decreto, firmato congiuntamente dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero della Transizione Ecologica, ha tracciato le linee guida per il riconoscimento di queste aree. È stato così affidato a Regioni e Province autonome il compito di delineare e tutelare i boschi vetusti presenti sul territorio nazionale.

The Forest (Greece) – Foto: Menandros Manousakis

Ma che cosa sono i boschi vetusti? Si tratta di foreste estese almeno dieci ettari in cui, per più di sessant’anni, non ci sono state interferenze significative di carattere antropico. In queste aree, la natura ha potuto seguire liberamente il proprio corso, permettendo così di osservare tutte le fasi di sviluppo del bosco: dalla crescita di nuovi alberi fino alla vecchiaia e al decadimento naturale degli esemplari più antichi. Qui, arbusti monumentali convivono con tronchi caduti, ceppi in decomposizione e un suolo ricco di sostanza organica. Si tratta di ambienti rari, autentici scrigni di biodiversità, dove si trovano specie autoctone, sia arboree che arbustive, di grandi dimensioni e notevole età. L’Italia è il primo Paese in Europa ad aver istituito una rete nazionale dedicata esclusivamente a questi ecosistemi preziosi. Attualmente, circa 60 boschi sono in attesa di essere inseriti ufficialmente nel progetto e si prevede l’inclusione di oltre 100 nuove aree entro un anno.

The Snake in the Forest – Foto: Menandros Manousakis

I boschi vetusti e le loro grandi risorse riconosciute dagli esperti in materia

Una sezione speciale della Rete è riservata alle tredici Faggete Vetuste italiane, già riconosciute dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità. Tra gli esempi più significativi troviamo l’Abetina di Rosello, nelle province di Chieti e Isernia: un’area di 211 ettari dominata da abeti bianchi e tassi, ma arricchita anche dalla presenza di faggi, cerri, aceri, frassini, tigli, carpini, agrifogli e noccioli. In questa foresta si erge il secondo abete bianco più alto d’Italia, che raggiunge ben 59 metri d’altezza. I boschi vetusti non sono soltanto affascinanti dal punto di vista estetico e culturale, ma svolgono anche un ruolo decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici. Uno studio italiano ha dimostrato che queste foreste possiedono una straordinaria capacità di adattarsi alle variazioni del clima, fungendo da serbatoi naturali di carbonio. La presenza di alberi imponenti, un suolo vivo e complesso e la coesistenza di fasi diverse della vita del bosco rendono questi ambienti fondamentali per l’assorbimento dell’anidride carbonica.

Sabina Burrascano, docente dell’Università La Sapienza di Roma, descrive questi polmoni verdi come veri e propri laboratori a cielo aperto, preziosi per studiare il funzionamento degli ecosistemi forestali in assenza di impatti antropici. Le conoscenze acquisite grazie a queste aree possono aiutare a migliorare la gestione attiva delle foreste, puntando su un principio chiave: l’equilibrio naturale. Un concetto ribadito anche dall’esperto in materia nonché giornalista Luigi Torreggiani, che, in una recente intervista, ha riaffermato l’importanza della pianificazione forestale. Accanto alle attività di tutela, gioca un ruolo centrale anche l’educazione ambientale, promossa in particolare dai Carabinieri Forestali attraverso il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.

Green Mountain – Foto: Menandros Manousakis

La Rete come punto di riferimento per future politiche ambientali  

Iniziative, eventi pubblici, incontri con le scuole e collaborazioni con associazioni e istituzioni locali contribuiscono a diffondere la consapevolezza sull’importanza delle foreste nella tutela della biodiversità, nella qualità dell’aria e dell’acqua, nella prevenzione del dissesto idrogeologico e nella mitigazione del cambiamento climatico. Purtroppo, una delle minacce più gravi per i boschi italiani resta quella degli incendi, spesso dolosi. L’istituzione della Rete Nazionale dei Boschi Vetusti rappresenta dunque un traguardo fondamentale nella difesa del nostro patrimonio naturale e si configura come un esempio virtuoso anche in ambito internazionale. Tuttavia, appare ancora necessario riprendere il dialogo e costruire una visione condivisa, in cui il valore ecologico del bosco diventi il punto di partenza per tutte le future politiche forestali.

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