Il Colosseo Quadrato – Foto: Stefania Rega
Un’opera iconica e innovativa, ma con un occhio al passato.
Nella Roma degli anni Trenta, il regime fascista si dedicò con decisa solerzia alla cura dell’urbanistica della città, ispirandosi in particolare ai fasti imperiali del mondo antico. Quando si profilò la possibilità di ospitare nella capitale del neonato impero fascista una esposizione universale, il governo mise celermente mano ad un progetto colossale: la realizzazione di un quartiere completamente nuovo, l’EUR, acronimo di Esposizione Universale Roma. La guerra scoppiata nel 1940 impedì rovinosamente la realizzazione dell’impegnativo evento che doveva avere luogo due anni più tardi ma gli edifici maestosi e dallo stile marcatamente razionale restano tuttora in piedi. Uno di questi è il Palazzo della Civiltà Italiana, destinato ad ospitare prima e dopo l’esposizione universale una mostra, per l’appunto, sulla civiltà italiana.
Oggi l’edificio è più noto come Colosseo Quadrato in virtù delle arcate sovrapposte che richiamano in maniera evidente uno dei più famosi monumenti dell’antichità romana e per la pianta perfettamente quadrata.
L’edificio fu progettato, per un concorso, dagli architetti Guerrini, La Padula e Romano e originariamente doveva essere realizzato in muratura, per ragioni di economia e di tempo, ma alla fine fu utilizzato il cemento armato rivestito con lastre di travertino. Si presenta come un parallelepipedo a quattro facce uguali, ciascuna delle quali contiene 54 archi (9 in linea e 6 in colonna). Sotto le arcate del primo ordine vi sono 28 statue in marmo, raffiguranti arti e attività umane che celebrano il genio italico, tra cui l’allegoria della musica, dell’artigianato, dell’archeologia, dell’astronomia, e non potevano mancare la poesia e la pittura. In alto sulla facciata è stata incisa la famosa iscrizione: “Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori”, una citazione di un famoso discorso del Duce. Ai quattro angoli del basamento si trovano altrettanti monumenti equestri raffiguranti i Dioscuri, i figli di Zeus, opera degli scultori Felci e Morbiducci.
La facciata con una delle statue dei Dioscuri – Foto: Stefania Rega
Dal punto di vista stilistico, l’edificio risponde ai dettami del governo che lo commissionò. L’impianto squadrato, gli angoli retti, le linee parallele e perpendicolari caratterizzavano fortemente lo spirito artistico di quegli anni di regime. Tutto il quartiere dell’EUR fu progettato infatti con gli stessi criteri. Gli spazi del quartiere alternano ampi vuoti e grandi pieni, le linee convergono in punti di fuga distribuiti con ordine, la dimensione degli edifici e delle strade rimanda ad una monumentalità antica e maestosa. Ancora oggi, dopo 80 anni, quello stile è intatto, si percepisce già all’entrata del quartiere e ancor di più percorrendo le sue strade, e restituisce perfettamente il senso di un lavoro architettonico coerente e dal livello artistico piuttosto elevato.
Prospettiva dal basso – Foto: Stefania Rega
I lavori sul Palazzo non furono di facile realizzazione. Iniziarono nel 1938 e furono interrotti definitivamente nel 1943 quando i suoi spazi servirono dapprima come accampamento per le truppe tedesche, poi alleate, e infine, nell’immediato dopoguerra, come rifugio per gli sfollati. Bisognerà aspettare gli anni Cinquanta e la nascita dell’Ente EUR per il completamento dei lavori dell’intero quartiere (che mantenne l’acronimo ma fu ribattezzato “Europa”). Nell’Italia della ricostruzione e dello sviluppo della Repubblica, all’Eur venne dato il ruolo di nuovo polo di aggregazione degli uffici della capitale. Il Colosseo Quadrato ospitò nel 1953 l’Esposizione Internazionale dell’Agricoltura, poi fu utilizzato come sede della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro e per altri usi ministeriali. Nel 2006 un progetto del Ministero per i beni e le attività culturali ne previde il restauro: oggetto degli interventi furono le facciate e il pian terreno, gli infissi e i terrazzi. Nel 2013, un accordo tra l’EUR e il gruppo Fendi concesse a quest’ultimo il Palazzo in affitto per 15 anni fino a tutto il 2028. In considerazione del valore storico-artistico dell’edificio, il gruppo annunciò la realizzazione al piano terra di un’area destinata a esposizione aperta al pubblico per «celebrare la creatività e l’artigianalità del genio italiano» ma attualmente l’ingresso al palazzo, piano terreno incluso, non è autorizzato al pubblico.
Alcune delle statue allegoriche – Foto: Stefania Rega
Oggi è possibile entrare dal cancello che lo circonda e protegge, salire l’ampia scalinata che lo introduce e percorrerne il periplo, fuori e dentro l’arcata del piano terra, camminando tra le enormi statue allegoriche. L’impatto è notevole. L’opera assurge perfettamente al suo ruolo di richiamo del mondo antico e allo stesso tempo di proiezione verso il futuro. Non a caso è stato scelto numerose volte come set cinematografico. La sagoma imponente ed elegante del Colosseo Quadrato fa bella mostra di sé in Roma città aperta di Rossellini, in Otto e mezzo di Fellini e anche in Notte prima degli esami di Brizzi, per citare solo qualche titolo.
Al senso comune può fare un po’ specie l’idea che un’opera d’arte così iconica sia in affitto ad un’azienda, per quanto di moda e quindi, in un certo senso, anch’essa votata all’arte. Sarebbe più opportuno riconoscere al Colosseo Quadrato il suo valore e il suo ruolo storico-artistico e consentire al pubblico di visitarlo ed ammirarlo come si conviene.