Dopo tanta attesa è finalmente arrivato nelle sale italiane il film del regista greco Yorgos Lanthimos con protagonista Emma Stone affiancata da un cast d’eccezione.

Il 1° gennaio 1818 Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin, pubblicò il romanzo che la consacrò nella storia della letteratura mondiale: Frankenstein o il moderno Prometeo. Nel libro si narra dello scienziato Victor Frankenstein che, affascinato dalle nuove prospettive della scienza, riesce ad assemblare e dare vita ad una gigantesca creatura formata da pezzi di cadavere. Inorridito dalla sua stessa creazione il dottor Frankenstein abbandona la creatura che, trovandosi da sola, inizia ad esplorare il mondo alla scoperta del genere umano e delle forti sensazioni che lo animano.

Il nuovo film di Yorgos Lanthimos, arrivato nelle sale dei cinema italiani il 25 gennaio, affronta per certi versi tematiche molto simili in chiave del tutto innovativa. Lo stravagante dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), affermato chirurgo e insegnante, riesce a riportare in vita una donna compiendo su di lei uno strano esperimento: prima di ridarle la vita sostituisce il suo cervello con quello di un bambino. Nasce così Bella Baxter (Emma Stone), una donna fatta e finita ma con la mente di una bambina. Bella deve imparare di nuovo tutto daccapo: a camminare, ad esprimere le sue emozioni e a relazionarsi con il mondo che le sta intorno, non comprendendone del tutto i meccanismi. Dopo poco entra in scena Max McCandles (Ramy Youssef), un promettente studente di medicina a cui Godwin Baxter affida un compito particolare: monitorare e annotare minuziosamente tutti i progressi quotidiani di Bella. I due iniziano a passare sempre più tempo insieme fino a quando Godwin, accorgendosi dei sentimenti che Max prova per Bella, chiede a Max se è intenzionato a sposarla ponendo però due condizioni: i due, una volta sposati, devono rimanere a vivere nella casa con lui e, qualora decidessero di viaggiare, si sarebbero dovuti spostare con Godwin. Max acconsente immediatamente, così Godwin decide di chiamare Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un giovane avvocato incaricato di redigere il contratto tra Godwin e Max in vista del matrimonio tra quest’ultimo e Bella. Nella vita della protagonista femminile però iniziano le scoperte e le novità. Prima la sua voglia di scoprire il mondo e di uscire dalla casa in cui si sente segregata e poi la scoperta della sessualità, che si rivelerà essere la chiave di volta per la sua nuova vita. Bella, invaghita di Duncan, decide di scappare con lui alla scoperta dell’Europa, avventura che la cambierà per sempre. Durante il suo viaggio in nave Bella inizia realmente a comprendere tutte le sfaccettature, positive e negative, del mondo che la circonda. Inizia a leggere e a discutere sempre più frequentemente con gli altri passeggeri, emancipandosi da Duncan che perde velocemente il controllo su di lei. Il momento di rottura tra i due avviene ad Alessandria d’Egitto quando Bella, guardando in basso verso il porto, vede i bambini della città vivere in condizioni di estrema povertà e si rende conto della situazione di privilegio in cui vive. Molto scossa da quell’immagine, la ragazza decide di donare tutti i soldi di Duncan rompendo, almeno in maniera concettuale, il suo legame con il denaro inteso come finalità a cui l’essere umano tende e trasformandolo, invece, in un mezzo per arrivare ad uno scopo ulteriore che non sia necessariamente materiale. Mentre Duncan è l’emblema del consumo che si identifica con l’uomo triste e ossessionato, Bella decide in maniera consapevole di voler recidere tutti i legami con qualunque contesto o persona che cerchi di incasellarla e limitarla.

Il tema principale del film è proprio il ruolo di Bella che è protagonista della sua storia a tutti gli effetti: è una donna che sposta il piano narrativo su di sé e che da oggetto del racconto diventa soggetto in grado di autodeterminarsi attraverso la sessualità. Quest’ultima è, infatti, il mezzo di cui Bella si appropria per scoprire sé stessa e la realtà che la circonda, con cui fa valere le sue scelte e con cui si afferma in un mondo che la vuole compiacente e asservita. Bella diventa così una filosofa che non ha paura di mettere in discussione i valori della buona società ed è sempre pronta a sconvolgere l’assetto prestabilito ogniqualvolta le risposte alle sue domande non la soddisfano. Fin dalle prime scene vediamo che Godwin fornisce a Bella un’educazione molto empirica che consente alla donna di manifestare tutto ciò che prova nel modo che lei preferisce. Proprio questa educazione scientifica consente a Bella di esplorare in piena libertà, senza il condizionamento esterno della società, la sua sfera sessuale. La protagonista, crescendo, sviluppa un metodo di ragionamento di tipo scientifico mettendo in costante discussione le sue tesi e le sue idee alla luce di ciò che vede e scopre. La maggior parte delle scoperte di Bella è legata al sesso che Lanthimos presenta in scena senza troppe inibizioni e che, grazie alla convincente e coraggiosa interpretazione di Emma Stone, pervade le inquadrature e annichilisce il comune senso del pudore.

La scenografia è firmata, insieme a Yorgos Lanthimos, dal candidato all’Academy Award, Tony McNamara. Le scene sono vivaci, colorate e rispecchiano gli stati d’animo e le sensazioni della protagonista, il cui punto di vista prevale su quello di tutti. Particolarmente sorprendenti sono le riprese realizzate nelle varie città che Bella visita. Ogni inquadratura è curata nei minimi particolari e, per ogni città europea che la protagonista percorre, sono richiamati i suoi elementi tipici: le atmosfere vittoriane di Londra (la città natale di Bella), il tram a Lisbona, il clima torrido di Alessandria d’Egitto, fino alle atmosfere bohémien parigine. Il direttore della fotografia, Robbie Ryan, ha recentemente dichiarato che la lavorazione del lungometraggio è stata fortemente influenzata dal celebre film Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola del 1992. Povere Creature è stato girato adoperando sia lenti grandangolari che lo zoom, andando a marcare ulteriormente la linea che il regista aveva già adoperato nel 2018 in occasione del film La favorita.

Povere Creature è un film che lascia aperti ampi spazi di dialogo ma non risulta pesante nonostante la durata sia di quasi due ore e mezza. Il merito di ciò è certamente da attribuire in gran parte agli attori e alle attrici, che interagiscono in scena perfettamente mantenendo alta l’attenzione dello spettatore. Infatti, anche se spesso i temi affrontati sono tutt’altro che leggeri, i dialoghi contribuiscono a creare un’atmosfera ironica e vivace. In particolare Emma Stone, ancora una volta, ci regala una performance memorabile ed estremamente convincente. Seppure siamo solo nel mese di febbraio, Povere Creature potrebbe essere il miglior film di quest’anno. È una vera e propria ode alla libertà che abbraccia numerose tematiche estremamente attuali. È un film femminista nel vero senso del termine, in perfetta linea con l’omonimo romanzo da cui è tratto. Per certi versi è il Barbie (il film del 2023 di Greta Gerwig) che tanti di noi avrebbero voluto vedere perché si cala a pieno nelle tematiche centrali del femminismo moderno.

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