Titolo: Brasília – O cineasta Spike Lee… – Autore: José Cruz – Licenza: CC BY 3.0 BR, via Wikimedia Commons
Breve ritratto di un regista che ha fatto della denuncia sociale il suo cinema.
Non è raro che nel mondo del cinema emergano talenti, pochi però hanno un impatto significativo e duraturo quanto Spike Lee. Il regista, sceneggiatore e produttore americano si è affermato come una delle figure più importanti del panorama cinematografico. I suoi film e la sua carriera sono caratterizzati dalla ricerca dell’innovazione e, soprattutto, dall’impegno sociale.
Nato il 20 marzo 1957 a Atlanta, in Georgia, Spike Lee, all’anagrafe Shelton Jackson Lee, cresce nel quartiere di Brooklyn a New York e fin da ragazzo dimostra un’accentuata propensione verso la cultura e l’arte. L’influenza afroamericana pervade immediatamente il suo immaginario per poi affermarsi come uno dei nodi centrali dei suoi film. Dopo aver conseguito la laurea presso il Morehouse College di Atlanta, in passato frequentato anche da Martin Luther King, e un master alla New York University, Lee inizia a sviluppare un suo stile provocatorio e molto all’avanguardia.
Durante il college realizza il cortometraggio Black College: The Talented Tenth, ma la sua carriera inizia nel 1986 con il lungometraggio She’s Gotta Have It, una commedia incentrata sulle relazioni e sulla sessualità femminile raccontate attraverso gli occhi della protagonista, Nola Darling, una giovane donna afroamericana che vuole vivere la propria vita al di fuori della convenzionalità. Questo film non solo segna l’esordio del regista, ma diventa anche un caposaldo del cinema indipendente americano. Infatti il lungometraggio ottiene immediatamente un successo inaspettato, suscitando reazioni positive sia nel pubblico che nella critica e spianando la strada a una serie di progetti avanguardistici.
La filmografia di Spike Lee è caratterizzata da una forte impronta politica e sociale: spesso i temi trattati sono legati alla repressione e al razzismo nei confronti della popolazione afroamericana. Il film Do the Right Thing (1989) racconta di una giornata di tensione nel quartiere di Bedford-Stuyvesant, a Brooklyn, dove gli episodi di razzismo sfociano in un conflitto tra i residenti del quartiere e il proprietario italiano di una pizzeria. Il film si pone l’obiettivo di raccontare uno spaccato di vita quotidiana del quartiere criticando aspramente la violenza e la discriminazione razziale intrinsecamente presente nella società americana. Il titolo del film Do the Right Thing, ovvero Fai la cosa giusta, risuona quindi come un monito che ricorda allo spettatore che esiste un’unica strada giusta percorribile: il rifiuto totale della discriminazione violenta che deve necessariamente passare attraverso il mutamento delle azioni quotidiane di ognuno di noi.
Spike Lee è noto per usare il suo lavoro per stimolare il dibattito e la riflessione. Lo stile visivo è estremamente incisivo ed è caratterizzato da elementi che rendono ogni suo film facilmente riconoscibile. L’uso frequente del dolly shot è un segno distintivo nella filmografia di Lee: lo stesso regista, inventore del double dolly shot, ha più volte spiegato che grazie a questa tecnica, in cui i personaggi effettivamente sembrano fluttuare nello spazio, è più facile ricreare un senso tangibile di alienazione.
Nei suoi film c’è sempre grande attenzione alla scelta della colonna sonora, che segue gli stessi ritmi narrativi della storia. L’interesse, da parte del cineasta, per le tracklist delle sue opere è pari a quella di altri registi come Tarantino. La selezione dei brani caratterizza i personaggi e ne accompagna le vicende lungo tutto l’arco dell’opera. Del resto la collaborazione di Spike Lee con vere e proprie stelle afroamericane della musica moderna rappresenta un unicum: dalla colonna sonora di Jungle Fever (1991), composta da Stevie Wonder, a quella di BlacKkKlansman (2018) di Terence Blanchard, il tema musicale di tutta l’opera di Lee è un lungo viaggio attraverso le speranze e le ambizioni dei neri d’America.
Titolo: Français : Présentation du film BlacKkKlansman au festival de Cannes – Autore: Georges Biard – Licenza: CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
La carriera di Spike Lee è un esempio lampante di come il cinema indipendente possa dare voce a storie spesso trascurate dai grandi studi cinematografici di Hollywood. Nonostante i budget ridotti, il regista ha sempre curato in ogni minimo dettaglio tutti i suoi lavori, senza mai scendere a compromessi e mantenendo la linea stilistica decisa che lo caratterizza.
Uno dei suoi più celebri lavori è Malcolm X (1992). Il film, incentrato sulla vita del noto attivista, diventa anche una celebrazione della lotta per i diritti civili della popolazione afroamericana. Il protagonista, interpretato da Denzel Washington, è una figura carismatica ed è presentato al pubblico quasi come un eroe epico capace di plasmare l’immaginario di chi lo ascolta.
Nel corso degli anni Lee ha continuato a esplorare temi universali come la giustizia, l’identità e la lotta contro le ingiustizie. Nel suo film 25th Hour, tratto dal romanzo di Benioff e uscito nelle sale nel 2002, racconta la storia di un uomo che, prima di entrare in prigione per scontare una lunga condanna, ora dopo ora si trova ad affrontare le conseguenze delle sue scelte e cerca di rimettere in ordine la sua vita. 25th Hour è caratterizzato da un linguaggio cinematografico audace e ricco di colpi di scena. Il film è ambientato negli Stati Uniti subito dopo gli attentati dell’11 settembre: la tensione sociale si mischia, così, con la tensione narrativa creando un clima in crescendo che coinvolge lo spettatore.
Nel 2018, con BlacKkKlansman, Lee porta sul grande schermo l’incredibile storia vera di un poliziotto afroamericano che, con l’aiuto di un complice, riesce ad infiltrarsi nel Ku Klux Klan. Il film, vincitore del Premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, ha suscitato accesi dibattiti sull’imperante razzismo ancora oggi presente negli Stati Uniti. Il regista, utilizzando una satira pungente, dimostra ancora una volta che il cinema non è solo un mezzo di intrattenimento, ma anche uno strumento di cambiamento e consapevolezza. La filmografia di Spike Lee è un viaggio attraverso lo spazio e il tempo che abbraccia storie e lotte diverse. Egli non è solo un regista, ma anche un eccellente narratore in grado di coniugare l’intrattenimento e l’impegno sociale, ponendo l’accento su questioni considerate scomode e parlando con estrema naturalezza dei dolori e delle gioie della vita.
Specifiche foto:
Titolo: Brasília – O cineasta Spike Lee fala com a imprensa após encontro com a presidenta Dilma Rousseff, no Palácio do Planalto
Autore: José Cruz/ABr
Licenza: CC BY 3.0 BR, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Spike_Lee_%282012%29.jpg
Foto modificata
Titolo: Français : Présentation du film BlacKkKlansman au festival de Cannes
Autore: Georges Biard
Licenza: CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cannes_2018_14.jpg
Foto modificata