La Piramide Cestia – Foto: Stefania Rega

La tomba di Caio Cestio a Roma.

Agli occhi di un turista moderno, una piramide nella antica capitale dell’Impero Romano potrebbe risultare una presenza bizzarra, forse la stravagante idea di un architetto folle o di un miliardario dalle mani bucate che abbiano voluto scimmiottare la più rappresentativa delle forme architettoniche egiziane. E invece la Piramide Cestia, bianca e severa nel quartiere Ostiense di Roma, è un autentico monumento antico. Fu costruita appena prima dell’inizio dell’era cristiana, tra il 18 e il 12 a.C. per volere di tale Caio Cestio Epulone. E non fu un caso isolato. In effetti, l’arte e la cultura egiziana si erano diffuse nell’Impero Romano grazie a rotte commerciali radicate e attivissime. In seguito alla definitiva conquista dell’Egitto nel 31 a.C., con la vittoria della battaglia di Anzio da parte di Ottaviano Augusto, l’arte egiziana divenne addirittura di moda. L’egittomania spinse i romani non solo a copiare pratiche e stilemi nati sulle sponde del Nilo ma anche ad adottare la pratica di mummificazione dei cadaveri, a costruire diversi templi e sacelli dedicati alle divinità egizie, soprattutto a Iside e Serapide, e a importare – termine gentile che nasconde la natura predatoria dell’atto – numerosi obelischi (ancora oggi nella città di Roma ne sono presenti ben 13 ubicati nei luoghi più iconici della città). Anche farsi costruire una piramide per la propria sepoltura era una moda che cittadini romani particolarmente facoltosi importarono dall’Egitto. Se ne costruirono almeno tre: una nella attuale zona del Vaticano, un’altra a Piazza del Popolo e la terza, l’unica ancora esistente, è quella di Caio Cestio ad Ostiense, come dicevamo.

Caio Cestio era un membro dei septemviri epulones, uno dei collegi della Roma antica che si occupava dei banchetti pubblici e dei giochi durante le festività religiose che si svolgevano in città. Era un ruolo di prim’ordine, e questo spiega la ricchezza di questo personaggio e la sua megalomania.

Prima della sua morte dispose espressamente nel testamento che gli eredi avrebbero dovuto innalzargli una piramide entro 330 giorni dalla sua dipartita, altrimenti avrebbero perso l’eredità. Neanche a dirlo, la piramide fu completata in tempi record, oggi impensabili: addirittura meno del tempo da lui stabilito stabilito di 330 giorni.

Il corridoio d’ingresso alla cella funeraria – Foto Stefania Rega

Il monumento è costruito in calcestruzzo con copertura di lastre di marmo di Carrara; è alto 36 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato. Nulla a che vedere con le dimensioni delle piramidi nella valle del Nilo, ma si sa che il gigantismo degli egiziani era ed è tuttora inarrivabile.

All’interno della piramide Cestia vi è un’unica camera sepolcrale, piuttosto piccola, solo 6 x 4 m per 4,80 metri di altezza, la cui cubatura costituisce poco più dell’1% del suo volume complessivo. Le pareti sono affrescate secondo uno schema decorativo a pannelli, con figure di sacerdotesse e anfore di stile pompeiano; in alto, agli angoli della volta, quattro vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro. Probabilmente al centro della volta vi era anche il ritratto del defunto, ormai sparito. Il monumento era circondato da una recinzione in blocchi di tufo, ancora parzialmente visibile, e aveva quattro colonne agli angoli, di cui due tuttora presenti, e due statue del defunto ai lati della porta d’ingresso. Su entrambi i lati verso oriente e verso occidente, è incisa nel rivestimento l’iscrizione che registra il nome e i titoli di Cestio; sul solo lato orientale, sono descritte le circostanze della costruzione del monumento.

La volta con gli affreschi delle Vittorie Alate – Foto: Stefania Rega

Al momento della costruzione, la piramide si trovava fuori dalla città, era anzi piuttosto lontana e in aperta campagna. Questo la preservò dagli attacchi allora molto frequenti verso monumenti che avevano perso la loro funzione. Ma la tomba di Caio Cestio ebbe anche un’altra grande fortuna. Durante la costruzione delle Mura aureliane volute dall’omonimo imperatore tra il 272 e il 279 d.C. fu inglobata nella cinta, come si vede benissimo ancora oggi. In quanto monumento pagano, infatti, nella Roma cristiana successiva all’Editto di Costantino del 313 correva il grosso rischio di essere abbattuta senza troppe cerimonie come tutte le testimonianze di qualsiasi religione non cristiana.

La parte della Piramide Cestia inglobata tra le Mura aureliane – Foto: Stefania Rega

Ma il tempo vuole sempre il suo obolo. Quando la piramide aveva già superato il suo primo millennio di vita, intorno al XIII secolo, subì le prime violazioni e spoliazioni. Attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, ancora oggi perfettamente visibile nella cella funeraria, i tombaroli dell’era oscura sottrassero l’urna cineraria e forse il ritratto del defunto sistemato nella volta. Nel corso dei secoli, nel contesto di altri accessi illegali furono staccate dalle pareti, senza troppa delicatezza, numerose sezioni affrescate.

La parete affrescata con il cunicolo illegale scavato nel Medioevo – Foto: Stefania Rega

Tuttavia, la piramide Cestia ha anche avuto la buona sorte di essere oggetto di restauro in un’epoca molto precoce. Fu il papa Alessandro VII a intravederne l’importanza storica e artistica e a stanziare ben 500 scudi per inserirla tra i monumenti di Roma da restaurare per realizzare la maestosa città che aveva in mente. Tra il 1656 ed il 1663 fece scavare il terreno che aveva coperto la base della piramide e fece aprire il cunicolo che oggi consente di accedere alla camera sepolcrale.

In epoca recente, questo prezioso monumento storico è stato dimenticato per lungo tempo. Il primo intervento importante è stato realizzato nel 2001 quando la Soprintendenza ha restaurato la cella sepolcrale. Nel 2012, infine, grazie alla donazione di ben 2 milioni di euro da parte dell’imprenditore giapponese Yuzo Yagi, è stato eseguito un ulteriore restauro che ha riguardato la pulitura delle superfici, la stuccatura delle fessurazioni per scongiurare problemi legati alle infiltrazioni e interventi di stabilità delle pareti interne. Così, grazie al coinvolgimento di un privato, il monumento è stato preparato per l’accesso pubblico ai visitatori.

Oggi è finalmente possibile entrare nella piramide. Le date delle visite sono rare e aperte a pochi visitatori al giorno. Tuttavia, vale la pena tentare di prenotare un posto. È molto emozionante chinarsi nel minuscolo vano, inoltrarsi lungo il corridoio buio e freddo e poi alzare la testa e ammirare gli affreschi della cella risparmiati dalle ruberie. Anche i cunicoli realizzati dai ladri per entrare dal versante settentrionale e per cercare altre eventuali celle contribuiscono al fascino di questo luogo. La piramide Cestia ha attraversato duecento secoli, sopravvivendo serafica e silenziosa mentre intorno impazzavano guerre e conflitti di ogni genere, eserciti arrivavano e partivano, dinastie e papati si susseguivano, gli uomini usavano lingue nuove e nuove mode per abbigliarsi, case ed edifici venivano costruiti e abbattuti con stile ogni volta rinnovato.   Il desiderio irrinunciabile dell’uomo di sopravvivere alla propria morte è stato ancora una volta frustrato. Del povero Caio Cestio non sappiamo dove siano finite le ceneri, il cadavere o il corpo mummificato. Resta però, dopo duemila anni, il suo personale tentativo di non svanire nel nulla. La sua ricchezza non gli ha consentito di restare in vita, ma solo di essere nominato ancora dagli esseri umani del XXI secolo.

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