Una delle sale allestite – Foto: comunicato stampa
Le sculture di Luca Petti, esposte nella mostra L’istinto ha preservato la mia specie, dialogano con le opere di artisti internazionali della Collezione Fabio Frasca.
La Santissima – Community Hub e Attiva Cultural Project
Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, lo scorso 13 dicembre 2024 l’ex Ospedale militare di Napoli ha riaperto i suoi spazi al pubblico come polo culturale grazie ad un’operazione di rigenerazione urbana temporanea dal titolo La Santissima – Community Hub. Con la sua inaugurazione, la promessa fatta fu quella di far diventare questo luogo un vero e proprio polo di produzione culturale ospitando attività, diverse e complementari, che valorizzassero al meglio gli ambienti rigenerati.
Ed ecco che il 14 febbraio 2025, in anteprima rispetto alla sua apertura al pubblico prevista per il giorno successivo, la nostra redazione ha visitato una nuova esposizione dal titolo L’istinto ha preservato la mia specie, allestita qui sino al 13 marzo.

Endosimbionte VII – Foto: Matilde Di Muro
Si tratta di una mostra di arte contemporanea, promossa da Attiva Cultural Project in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Verona e la Fonderia Artistica Guastini di Vicenza, in cui 7 sculture dell’artista Luca Petti dialogano con 6 opere provenienti dalla Collezione Fabio Frasca, realizzate dagli artisti internazionali Aria Dean, Bri Williams, Gaëlle Choisne, Grant Mooney, Irene Fenara, e Isadora Neves Marques. Attiva Cultural Project, che ha curato l’evento attraverso l’impegno e la professionalità di Martina Campese, Letizia Mari e Alberto Navilli, è una felice realtà culturale composta da un team di competenze varie, con sede principale a Portici (NA) e presenza diffusa a livello nazionale, che crea e promuove connessioni nel mondo dell’arte contemporanea.
L’indagine di Petti sulla relazione uomo-natura
Lo scultore Luca Petti è un autore emergente, di origini campane, che indirizza la sua ricerca artistica sul rapporto anomalo tra l’uomo e le varie specie naturali, animali e vegetali. In particolare, egli riflette sulle trasformazioni che l’azione umana ha attuato nel tempo a discapito delle varie specie viventi sino a provocarne profondi mutamenti, oltre che sulla scomparsa di alcune categorie di organismi originariamente presenti negli ecosistemi del pianeta. Artisticamente promuove le sue riflessioni creando forme scultoree particolarmente raffinate e creative ma, soprattutto, inedite perché realizzate dall’innesto di più elementi animali e vegetali: frammenti biologici raccolti in precedenza, come corni di bue, denti di squalo, licheni, coralli, teschi, sono integrati nel corpo principale dell’opera per la quale utilizza materiali come roccia, alluminio, bronzo, ferro, ceramica e ottone.
I lavori presentati per L’istinto ha preservato la mia specie sono 7 sculture numerate in successione e tutte intitolate Endosimbionti.
Questo termine sta ad indicare una condizione di ibridismo tra specie diverse – scientificamente considerabile come ‘endosimbiosi’ – in cui gli esseri viventi coesistono e, difendendosi a vicenda, creano configurazioni imprevedibili come residui di un tempo passato o viventi in un ipotetico futuro.

Endosimbionti V – Foto: Matilde Di Muro
Uno speciale legame artistico tra i mondi animale e vegetale
Sull’esplicitazione di questo concetto, l’artista ha argomentato dicendo: «Con il titolo “endosimbionti” mi riferisco a specie vegetali che si legano a elementi provenienti dal regno animale, dove le caratteristiche predatorie e istintive, atte alla difesa e alla sopravvivenza, coesistono in un unico corpo. Quindi, animali che vivono in altri animali, specie che vivono all’interno di altre specie, in una continua dialettica di mutuo beneficio».

Endosimbionte VI – Foto: Matilde di Muro
Ad esempio, nelle opere Endosimbionti V e VI, sono visibili i calchi delle zampe di uno struzzo, realizzati in marmorina, con l’innesto, in cima a ciascuna di esse, di un esemplare autentico di corallo, specie duramente colpita dal surriscaldamento globale. Oppure, nell’opera Endosimbionti IV, è possibile ammirare una scultura, realizzata in ottone satinato che, con straordinaria capacità di mimesi, rappresenta un ramo vegetale capovolto e privo di foglie che ha, nel suo esile tronco, innestato il calco in resina del corno di un narvalo, rara specie di cetaceo predata dall’uomo proprio per ottenere la caratteristica zanna molto lunga e attorcigliata a spirale.

Endosimbionti IV – Foto: Matilde Di Muro
Il riferimento alle Wunderkammerr attraverso il ‘dialogo’ con la Collezione Frasca
Come reperti naturali, le opere di Luca Petti sembrano essere presentate secondo un rigoroso impianto museografico scientifico.
Posizionate nell’ampio e luminoso spazio offerto dalle bellissime sale del secondo piano dell’ex ospedale militare di Napoli, tali creazioni propongono la messa in scena di una nuova specie che, con uno ‘spirito tassidermico’, rimanda a quegli antichi spazi di catalogazione e conservazione del “meraviglioso” costituiti dalle cinquecentesche Wunderkammerr. Tale fenomeno collezionistico, eredità degli studioli umanistici rinascimentali, preparò la strada alle settecentesche raccolte naturalistiche animate dalla curiosità scientifica di stampo illuminista.

Una delle sale allestite – Foto: comunicato stampa
Le opere di Petti dialogano con quelle della Collezione Fabio Frasca: una collezione giovane, sperimentale ed innovativa per il contenuto contemporaneo. Sono manifestazioni artistiche dinamiche ed eterogenee che rispecchiano le passioni e lo spirito del suo proprietario, alla continua ricerca nei campi della musica, della botanica e della poco tradizionale ed ufficiale ‘cultura underground’.

Opera di Isadora Neves Marques – Foto: Matilde Di Muro
Le 6 opere, esposte tra quelle di Luca Petti, esplicitano il tema della mostra attraverso tecniche e linguaggi diversi, come nel caso dell’opera di Isador Neves Marques dal titolo GMO Are a Direct Evolution of Botanical Expeditions to the Colonies Throughout Modern Times. Essa si presenta come una sorta di manifesto sospeso nell’aria, realizzato con fogli di lattice bianco e stampa digitale, in cui si parla dei legami politici ed economici tra botanica e colonialismo. Altrettanto interessante e iconica è l’opera retroilluminata di Bri Williams dal nome Untitled, che, come in antiche memorie fossili, presenta il corpo di un volatile intrappolato in una materia solida, densa e traslucida, ottenuta da un miscuglio di resina, sapone e cera.

Bri Williams, ‘Untitled’ – Foto: Matilde Di Muro
Luca Petti e la Collezione Frasca: una comune ricerca di benessere
Tra fotografia, video e scultura, le opere della Collezione Frasca esaltano, precisano ed esplicitano il senso profondo del dialogo tra uomo e uomo, tra uomo e natura e tra le varie specie viventi sul nostro pianeta. La bellezza delle opere di Luca Petti ci mostra come questo dialogo istintivo sia stato per troppo tempo interrotto e ignorato e di come oggi sia più che mai necessario recuperarne il senso per quel benessere comune invocato dal titolo di questa esposizione.
Alberto Navilli, per Attiva Cultural Project, l’artista Luca Petti ed il collezionista Fabio Frasca hanno gentilmente dialogato con noi in una video-intervista dandoci personalmente testimonianza delle dinamiche contenutistiche che hanno condotto all’allestimento di questa mostra che, siamo sicuri, riuscirà a suscitare nel visitatore importanti riflessioni e saprà stupire con il suo linguaggio creativo e dirompente. Clicca su questo link per vederla.

I curatori della mostra con l’artista e il collezionista – Foto: Matilde Di Muro
Puntuale e documentato: come sempre, d’altronde, Matilde Di Muro lascia emergere, nella produzione critica dei suoi interventi, qualcosa di molto importante: che, cioè, a base e fondamento del giudizio critico ci debba sempre essere una profilatura metodologica di leggibile linearità. E tutto questo non è poco, anzi, è pregevole e confortante constatazione di un fertile modus
operandi di segno decisamente opposto a molto pressappochismo imperante e dilagante. Rosario Pinto