Imelda de’ Lambertazzi (1853) – Foto: Giulietta Vizzotto

“Hayez. L’officina del pittore romantico”: oltre cento opere in esposizione per un percorso cronologico non solo artistico.

a cura di Giulietta Vizzotto

Sono oltre cento le opere di Hayez in esposizione al GAM di Torino fino al 1° aprile per la mostra intitolata: “Hayez. L’officina del pittore romantico”. Questa notevole mole di disegni e dipinti si sviluppa su dieci sezioni in successione cronologica, dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, passando per le opere con cui si è affermato a Milano, fino alle ultime della sua maturità, con una speciale sezione focus dedicata ai disegni preparatori per la Sete dei Crociati, dipinto commissionato per il Palazzo Reale di Torino, dove ancora oggi è possibile ammirarla, e su cui il pittore lavorò tra il 1833 e il 1850.

La mostra, promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura, e curata da Fernando Mazzocca e Elena Lissoni, si avvale anche del fondamentale apporto dell’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui provengono circa cinquanta disegni e alcuni tra i più importanti dipinti. Oltre alle opere già in custodia alla GAM, tra cui il Ritratto di Carolina Zucchi a letto (L’ammalata) e l’Angelo annunziatore, e quelle provenienti da Milano, l’a mostra’esposizione si avvale di altri prestigiosi prestiti provenienti anche da collezioni private, tra cui spicca Il consiglio alla vendetta, custodito al Liechtenstein Museum di Vienna e facente parte della The Princely Collections, Vaduz-Vienna.

Ritratto di Carolina Zucchi a letto (L’ammalata) (1822) – Foto: Giulietta Vizzotto

L’elemento innovativo di questa mostra, che si è potuto creare grazie al consistente numero di opere in esposizione, è rapportare per la prima volta i dipinti e i disegni del grande artista, rendendo possibile ricostruire e comprendere il procedimento creativo che ha contraddistinto le sue opere.

Pittore versatile, oltre alle grandi opere di natura storica, Hayez è stato anche un abile ritrattista, soprattutto di soggetti femminili, con una particolare cura nel rappresentare i dettagli dell’abbigliamento, la somiglianza dei volti, la loro espressività, e una straordinaria capacità psicologica di interpretare i personaggi rappresentati. Il percorso della mostra permette di ammirare anche molte opere realizzate per le famiglie borghesi di Milano.

Accusa segreta. Figura femminile (1847-48) – Foto: Giulietta Vizzotto

Ma chi era Francesco Hayez, l’artista che attraverso la sua pittura ha saputo dare immagine ad un periodo storico, quello del Risorgimento, al pari di Giuseppe Verdi o Alessandro Manzoni?

Nasce a Venezia il 10 febbraio 1791 in una povera e numerosa famiglia veneta. All’età di sei anni viene affidato ad una sorella di sua madre, sposata a Francesco Binasco, antiquario e collezionista di opere d’arte che scopre le qualità artistiche di suo nipote. Inizialmente lo indirizza allo studio del disegno dal rinomato maestro e disegnatore Zanotti, poi gli fa frequentare per tre anni la scuola del pittore Francesco Maggiotto, dove studia l’arte figurativa osservando le opere dei maestri veneti. Prosegue fino al 1804 apprendendo lo studio del rilievo nella Galleria Fersetti e viene ammesso alla scuola di nudo presso la vecchia Accademia di Belle Arti fondata dalla Repubblica Veneta; qui ottiene il primo premio per il disegno di nudo e fa amicizia con il pittore Lattanzio Querena che gli insegna l’uso del colore. In seguito alla Battaglia di Austerlitz i francesi tornano padroni di Venezia, dove il loro governo fonda una nuova Accademia il cui presidente è il conte Leopoldo Cicognara di Ferrara, grande amico di Canova; due personaggi che ricopriranno un ruolo molto importante per la fortuna di Hayez.
Mentre da giovane continua i suoi studi di pittura con Teodoro Matteini, lo zio, considerandolo ormai maturo, per ripagarlo degli sforzi fatti per istruirlo nelle arti figurative gli chiede di interrompere gli studi ed esercitare il mestiere di restauratore. Qui entra in scena il conte Cicognara che, ammirandone le qualità artistiche, convince lo zio ad accordargli il permesso di continuare gli studi.
A 18 anni, dopo aver vinto il premio ‘Roma’ dell’Accademia, con una borsa di studio si trasferisce nella città eterna dove inizia a studiare le antichità e, grazie ad una lettera di presentazione del conte Cicognara, ha modo di conoscere e diventare amico di un altro artista veneto già affermato: Antonio Canova. La carica di ispettore generale delle Belle Arti per Roma e lo Stato Pontificio, che il celebre scultore ricopre a Roma, favorisce l’ingresso di Hayez negli ambienti colti della città. L’artista vive tra Roma e Venezia fino al 1823, quando si stabilisce definitivamente a Milano dove, grazie ad un vecchio amico, il pittore Pelagio Palagi, si fa conoscere negli ambienti dell’alta borghesia liberale incontrando, tra gli altri, anche Alessandro Manzoni. Entra in contatto con committenti che apprezzano la sua pittura, basata su un repertorio storico medievale a sfondo patriottico con riferimenti a un passato glorioso a favore della libertà, diffondendo nell’animo degli italiani la coscienza collettiva di nazione tanto cara nel contesto politico risorgimentale dell’Italia dell’800. Dal 1850 Hayez è professore di pittura all’Accademia di Brera, dove oggi sono conservate molte delle sue opere, alcune delle quali, come detto, in esposizione in questa mostra allestita alla GAM di Torino. L’artista muore a Milano il 21 dicembre 1882, all’età di 91 anni, dopo aver vissuto una vita lunga e intensa in cui l’arte che lo ha portato ad essere considerato un genio della pittura romantica tesse una trama che spesso si intreccia con la politica e la storia di quel periodo. Non a caso il percorso espositivo di “Hayez. L’officina del pittore romantico” segue un itinerario cronologico che parte dagli anni della formazione del pittore e giunge all’ultimo periodo milanese portando il visitatore, tra disegni e dipinti, nell’arte, ma anche nella storia e nella politica, di quel periodo di cui il pittore fu indiscusso protagonista: il Romanticismo.

Barca di Greci fuggitivi (1835) – Foto: Giulietta Vizzotto

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