Cimitero in Achaia, Grecia – Foto: Menandros Manousakis
La Mattel ha dedicato una Barbie al culto dei defunti, ispirata alla tradizionale celebrazione messicana del Dia de muertos, ovvero il giorno dei morti, che in Messico si celebra tra il 28 ottobre e il 2 novembre con modalità diverse dalle nostre. La bambola è abbigliata e truccata a ispirazione della Calavera Catrina messicana, la celebre donna scheletro con abiti da festa tardo ottocenteschi, nata dalla penna del fumettista Jose Guadalupe Posada (1851-1913) e consegnata alla cultura pop da Diego Rivera (1886 – 1957) che la erige a simbolo di corruzione e morte interiore camuffata con lusso sfarzoso. L’olografia dell’eleganza rétro di Catrina e la sua macabra ironia si ritrovano anche nelle “calaveritas de azucar”, dolcetti a forma di teschio con la trascrizione dei nomi dei defunti, immancabili nella liturgia del Dia de muertos.
La tradizione messicana dei morti pare andare a genio ai ‘cugini’ del continente nord americano che, nel 2017, hanno dedicato il film della Pixar/Disney, Coco, alla stessa ritualità.
A quanto pare, mentre l’Europa è stata conquistata da Halloween, festa sconosciuta nei paesi non anglofoni fino a pochi lustri fa, gli States rendono omaggio alla tradizione messicana, attraverso le corporation più popolari del mondo infantile: Disney e Mattel.
Un interessante aspetto di natura antropologica emerge confrontando la ricorrenza di Halloween e quella del Dia de muertos. Di origine celtica la prima e di matrice ispanica e cattolica la seconda, solo a uno sguardo superficiale le due celebrazioni possono apparire simili.
Seppure in origine lo scopo di entrambe fosse quello di esorcizzare la morte, i metodi di allontanamento dalla triste signora appaiono ben diversi. Con Halloween si celebra, al netto di valenze sataniche insinuatesi nel tempo ma estranee alla cultura celtica originaria, un mondo esoterico di spiriti e/o demoni, separato dalla dimensione umana per il resto dell’anno.
Le maschere orrifiche che hanno fatto da corredo alla festa sono più che altro una invenzione pop, che ammicca al trash e allo splatter, in una dimensione giovanilistica dell’esistenza che ridicolizza più che temere la morte.

Halloween – Disegno: Salvatore De Rosa
Una connotazione completamente diversa è quella del Dia de muertos. In questa atmosfera, molto prossima alla sensibilità italiana, soprattutto meridionale, si celebrano le memorie familiari e il culto degli antenati. Non sono trapassati sconosciuti quelli che tornano sulla terra come spettri e fantasmi: sono proprio i nostri amati defunti che vengono a consolare le nostre lacrime, gettando un ponte tra vita e morte, in quella contiguità perenne tra i due estremi, profondamente avvertita dalla cultura greca e latina.
Il salto di qualità è notevole, da un lato la morte come horror da effetto speciale, dall’altro un rito che consola e che insegna a concepire la morte come separazione apparente.
Sarà questo probabilmente ad attirare gli statunitensi: l’idea che l’amore sopravviva alla morte e resti inalterato e prossimo, in modo che ogni famiglia si senta composta dai vivi e dai trapassati, come nelle rappresentazioni dell’albero genealogico. Festeggiare il Dia de Muertos forse sarà meno divertente che suonare alle porte con la solita formula “dolcetto o scherzetto” ma sicuramente i dolci (e qui da noi il torrone di cioccolato) non mancheranno.