La Casina vanvitelliana – Foto: Paola Germana Martusciello

Alla Casina vanvitelliana di Bacoli (NA) la bipersonale di Sergio e Fabio Spataro.

Il Parco borbonico del Fusaro, situato in un misterioso territorio, ancora oggi ha conservato quell’irresistibile potere magico intriso di miti e storie di antiche leggende. In questo meraviglioso contesto, fatto di elementi arborei tutti mediterranei, si inserisce la presenza palpitante delle acque di un lago dai confini incerti, che porta lo stesso nome. Nel paesaggio si dispiega, in una spazialità fatta di riflessi e baluginii, la splendida architettura di un edificio a pianta circolare con decorazioni strutturali tra il tardo Barocco e il Neoclassicismo, dal colore “opaco” celestino: la Casina vanvitelliana. Tale struttura fu voluta dal re Ferdinando IV di Borbone per le sue ore di relax, che erano da lui vissute praticando battute di caccia e di pesca per rendere più accattivanti le giornate di riposo. Realizzata da Carlo Vanvitelli nel 1782 divenne, in seguito, luogo di incontri culturali e musicali; basti pensare agli illustri frequentatori che vennero ospitati, come Mozart e Rossini. D’altra parte, bisogna considerare che questa architettura fu utilizzata anche per usi di diversa natura nel corso della storia. Infatti, attraversata da varie vicende, fu teatro di occupazioni e saccheggi molto frequenti, come accadde durante i diversi eventi bellici: durante il periodo della rivoluzione giacobina, prima (1799); in seguito, a causa delle truppe alleate, durante la II Guerra mondiale. In questo contesto, purtroppo, furono trafugati quadri di autori di grande importanza, ma anche arredi, fatta eccezione di due affreschi settecenteschi collocati nei soffitti di stanze poste al piano nobile, di un bellissimo camino ancora oggi integro, un grande tavolo tondo in legno pregiato e un imponente lampadario di Murano, tutt’oggi fruibili e sistemati nel loro luogo di collocazione originaria. Lo splendido salone, circondato da numerose finestre la cui funzione primaria era quella di introdurre il paesaggio lacustre in ogni segmento di spazio, presenta un bel pavimento in riproduzione dell’originale, di cui sono presenti alcuni frammenti di stile fresco mediterraneo; ubicato al piano nobile, infatti, doveva originariamente essere la stanza di rappresentanza, la più importante della struttura, in cui si svolgevano concerti e serate musicali. In questo luogo architettonico così particolare, che guadagna costantemente, secondo fughe visive, spazi da ogni suo lato per accogliere poetici scorci lacustri, si assembla e si definisce, come forma assoluta, l’idea di un athanor alchemico.

Casina vanvitelliana, il salone – Foto: Paola Germana Martusciello

In questo luogo, che assume un valore di sacralità, infatti, si collocano adeguatamente i misteriosi Sudari del maestro Spataro, dove i 4 elementi, presenti nel “processo” della Grande Opera, si organizzano e prendono forma quasi per incanto.

Sergio Spataro, “Celebrante” – Foto: Paola Germana Martusciello

Visivamente, si aprono in impatti prorompenti: il fuoco, rappresentato dal pastoso colore rosso, imita l’energia vitale del sangue per scorrere veloce in rivoli sui bianchi sudari e arrestarsi di colpo per entrare, successivamente, nelle numerose pieghe delle stoffe, delle tele, ricucite in tremila brandelli di tessuto, che fanno da barriera per far sì che lo spazio materico accolga le ombre struggenti e penetranti.

Sergio Spataro, “Sudario” – Foto: Paola Germana Martusciello

Ombre narranti prendono forza dai contrasti dei segni che svettano veloci e incisivi sulle superfici materiche: secondo elemento del processo alchemico, esse sembrano urlare per definire la storia della passione, certamente non quella cristiana di un solo uomo/dio, ma quella che vive ogni uomo che attraversa il processo evolutivo spirituale, quella che abita gli spazi più nascosti, più sacri, che appartengono alla profonda essenza delle cose, agli oggetti del mondo che ci circonda. L’altro elemento, il terzo, è il vento, che adeguatamente e naturalmente scuote queste lenzuola per far sì che le luci e le ombre diventino aspetti dialoganti. Il quarto elemento è l’acqua, presente attraverso tutte le ampie finestre che sembrano poggiarsi direttamente sulla sua superficie; questo elemento si insinua palpitante nell’ambiente con la sua energia vitale, con il suo odore salmastro, ma soprattutto con i suoi riflessi moltiplicati in quel sapiente gioco di rifrazione della luce, bagnando le opere del maestro, scivolando in forma purificatrice su questa fase di nigredo.

Sergio Spataro, “Codice sacro” – Foto: Paola Germana Martusciello

Sergio Spataro, nel suo percorso di artista/mago, procede nel processo per superare questa fase e raggiungere la rubedo nella sua Grande Opera. Infatti, in essa si concretizzano dipinti le cui forme e stilizzazioni pittoriche sono il risultato di ricerche che raccontano, attraverso forme di lirismo, grazie anche all’uso dell’oro, la trasformazione del piombo in oro, il fine ultimo dell’alchimia: il Quadrato magico. Maestro di forte spessore artistico/culturale, nel quadro del panorama internazionale si inserisce subito dopo gli esponenti dell’avanguardia napoletana del secondo dopoguerra, ovviamente accogliendone la lezione, ma superandola, per acquisire codici stilistici personalissimi e un linguaggio di una espressività molto colta e originale, informale ma anche concettuale. Una pittura fortemente evocativa di esperienze subliminali che aggredisce in tutti i modi la materia coloristica per placare quel senso di ricerca interiore verso il mistero. Infatti, le sue strutture figurative, come croci e numeri, vengono inseriti in ritmi di linee orizzontali e verticali nei supporti utilizzati, indicando percorsi nuovi che conducono verso alti livelli della spiritualità in cui si intravedono riferimenti a tratti consapevoli. La sua ricerca di verità, infatti, lo spinge verso esplorazioni profonde, nei territori della Kabbalah, in una accanita indagine dei valori universali, riportandone le scoperte nel suo personale universo linguistico, come i segni alfanumerici che insegue nel suo immaginario per rappresentarne le significazioni acquisite con quel senso di misteriosa e arcana sacralità. Tutto questo ci consente di comprendere come Spataro racconti di un’arte “cosciente”, ma soprattutto potente nei suoi mezzi, attraverso l’espressività di un linguaggio così profondamente radicato nell’emozionante viaggio della creatività.

Sergio Spataro, “Ultima nave” – Foto: Paola Germana Martusciello

Infatti, il suo codice artistico esprime quell’unione sorprendente di una emozione creativa e di una ragione operativa, manifestata dalla sua manualità eccellente, carica di sperimentazioni materico/tecniche, che diventa il traguardo/partenza del suo percorrere esistenziale per giungere ad una trasformazione aurea: “l’oro filosofale” come vittoria definitiva di una costante lotta interiore, dopo aver attraversato prove durissime, notti buie, come quelle sofferte da un mistico, un sufi, proteso in uno sforzo perenne per raggiungere la sua unione con il divino. Nei silenzi interiori e delle evocazioni mistiche, si impaginano le texture del reale materico, attraverso l’inserimento e la scelta di alcuni numeri sacri o utilizzando le loro somme: il “deserto meditativo”, il “Quadrato magico”. Le opere diventano, così, soste del pensiero rielaborativo, aggiungono risposte a domande multiformi la cui origine si impianta sulle esigenze di una ricerca costante e appassionata che, come rigurgito costante, riaffiora sulla pelle dell’esperienza interiore, quella di cui è rivestita la sua anima.

Sergio Spataro, “Codice cosmico” – Foto: Paola Germana Martusciello

Fabio Spataro e la fragilità dell’essere.

Nella sala circolare al primo piano, sempre nella stessa struttura settecentesca, si apre la personale di Fabio Spataro, figlio di Sergio; sebbene ancor giovane mostra, nelle sue opere, una maturità di linguaggio che regge i più noti confronti con le avanguardie storiche del nostro Novecento. Numerosi dipinti a carattere informale, di tale intensità espressiva, propongono evocazioni di fantasmi, memorie lontane e inconsce, sicuramente attraversate da un dolore schiacciante, tale da restituirne fisionomie inquietanti, gestite da una luce che ne dissolve i contorni. Una ricerca costante che gira, come i raggi di una ruota, intorno al suo “Io” per ritrovarlo secondo i margini di un reale dai confini nebulosi e sicuramente non identificati.

Fabio Spataro, “Condominio” – Foto: Paola Germana Martusciello

Sono icone generalmente di grandi dimensioni, che tendono a dilatarsi nello spazio per sedimentarsi nelle tracce materiche del colore e diventarne spessore con il supporto stesso. L’interesse per la sua pittura è dato dalle forti connotazioni di matrice espressionista, di area tedesca, in cui riaffiorano evidenti i segni connotativi del gruppo Die Brucke; infatti, possiamo riconoscerne le matrici di artisti come Munch, Kirchner, Egon e Schiele. Il linguaggio di Fabio Spataro è attraversato da una intensa ricerca tecnica che si concentra fortemente nel recupero di materiali di scarto: carte dei cioccolatini, tappi di plastica, bottoni, chiodi e altri oggetti. Nella serie di dipinti di piccolo formato, invece, l’artista modera i toni aggressivi sviluppando un’arte meno drammatica, raggiungendo livelli di lirismo raffinato supportato dall’uso di lamine d’oro e minime scaglie rilucenti di memorie, senza dubbio, klimtiane.

Fabio Spataro, “Madre e figlia” – Foto: Paola Germana Martusciello

La mostra ParenteSi, curata da Alessandra Maisto, sarà visitabile alla Casina vanvitelliana fino all’1 settembre.

Paola Germana Martusciello

Di admin

35 pensiero su “L’universo mistico kabbalistico di Sergio Spataro”
  1. Ho visitato più volte la casina vanvitelliana … è bello leggere e ricordare alcune cose che la memoria aveva ormai archiviato … bello l articolo e bellissime le foto .. complimenti ..

    1. I “sudari” del maestro Sergio Spadaro e le opere del valente figlio Fabio nella location “magica” della Casina Vanvitelliana sullo scenario incomparabile del lago di Fusaro . Una bella emozione. Ci tornerò per apprezzare maggiormente i dettagli di quanto gli artisti hanno voluto trasmetterci con la loro ricerca pittorica . Notevole come sempre il contributo che ci regala nel suo articolo la storica dell’arte Paola Martusciello

  2. L’articolo di Paola Germana Martusciello ancora una volta coglie in pieno le motivazioni degli artisti. In più dà spunti di riflessione sia a questi che al pubblico, se ha avuto la fortuna di visitare la mostra, decisamente importante!

    1. Grazie dottoressa Paola Martusciello per l’interessante articolo su un artista e su delle tematiche misteriose e affascinanti.
      Belle anche le foto delle opere, utili a chi non ha la possibilità di visitare la mostra.

  3. La Martusciello in veste di viaggiatore navigatore si muove in maniera eterea tra gli elementi esposti in mostra alla Casina Vanvitelliana riuscendo a disvelate i concetti,talvolta criptici, che gli artisti offrono ai visitatori. Sergio spataro.

    Analisi vibrante delle opere del pittore Fabio Spataro che riferendosi ai livelli dell’intimo, magnificamente esplorati e resi narrazione nella lettura di Paola Martusciello.

  4. Oltre al veramente ottimo articolo di Paola Germana Martusciello, avendo visitato la splendida mostra, sottolineo l’impegno e la competenza della Curatrice Alessandra Maisto.

  5. Gli artisti Fabio Spataro e Sergio Spataro ringraziano la redazione per l’interesse mostrato alle mostre in corso alla Casina Vanvitelliana
    Dal titolo Parente-si visitabile fino al 1 settembre.

    1. Personalmente ringrazio la rivista Naos per la sua capacità divulgativa, non solo per quella afferente gli aspetti artistici, ma, soprattutto, per la costante attenzione che dimostra nell’esternare e valorizzare gli aspetti culturali del nostro Territorio.

  6. In questo Articolo, attraverso un’ottima lettura della vis artistica deil protagonista e del contesto ospitante, la Storica dell’Arte Paola Germana Martusciello c’entra in pieno il moto remoto ma pregnante che sta alla base dell’opera del maestro Spataro celebrato in una bella mostra nel congeniale scenario della Casina Vanvitelliana al Fusaro. Ottime anche le foto delle opere esposte.

  7. Ottimo anche l’articolo su Fabio Spataro, con foto annesse, e “Sulla fragilità dell’essere”, da cui, paradossalmente, in tal caso, scaturiscono una potenza espressiva ed un’armonia lirica di rara intensità e fluidità pittorica

  8. Ultima notazione: veramente ottime le foto di Paola Germana Martusciello, complimenti. Non sono affatto cosa secondaria . . .

  9. La prof.ssa Paola Germana Martusciello descrive in maniera precisa ed incisiva dipinti, fotografie ed immagini, comunica chiaramente tutte le informazioni riguardo la posizione usata dagli artisti per rappresentare ed inquadrare i vari elementi percettivi che compongono questa meravigliosa struttura . Nella descrizione fissa i diversi punti di osservazione in cui il visitatore deve porsi per poter cogliere gli elementi descritti. Parlando dei diversi elementi presenti nella struttura e nelle opere d’arte fornisce le informazioni utili per consentire di individuarli nello spazio: la posizione di ciascuno di essi nell’insieme in cui sono inseriti, riducendo il più possibile dubbi ed ambiguità sul posto che ogni parte occupa nel tutto. Paola coglie la poetica nascosta dentro la struttura, la sua essenza e ce la porge attraverso il linguaggio descrittivo e visivo attraverso una relazione che coinvolge mente, occhi e cuore.

    1. Grazie alla dottoressa Paola Martusciello che descrive con competenza i dettagli di una doppia esposizione artistica, avvicinando all’ intento espositivo delle opere, un pubblico sensibile e attento ai valori dell’arte. Un tramite importante che si avvale della competenza contenutistica della storica dell’arte, e dello strumento fondamentale della fotografia.

  10. Ringrazio personalmente la giornalista Storica dell’Arte Paola Germana Martusciello e la rivista Naos per l’ottimo articolo dedicato alla Bipersonale degli artisti Sergio e Fabio Spataro, che ho avuto l’onore di curare nel magico scenario della Casina Vanvitelliana al Fusaro. Interessanti gli approfondimenti su ambedue i protagonisti con annesse fotografie illustrative delle opere e del contesto espositivo.

  11. Perfetta come al solito la parte iconografica in abbinamento con il testo descrittivo; inoltre la Casina Vanvitelliana del Fusaro è sempre un luogo suggestivo e del tutto particolare. Complimenti!

  12. Storia e arte si fondono come sempre con sapienza nell’articolo di Martusciello .Splendida la location molto belle le foto che rendono piena giustizia alle opere dei due autori.

  13. Confesso d’ essermi subito ritrovato coinvolto, anche emotivamente, dell’attenta, originale e profonda analisi delle opere di Spataro che Paola ha saputo interpretare e descrivere. Capita raramente di “comprendere ” i critici d’arte. Ancora applausi per Paola.Ora è indispensabile visitare la mostra.

  14. Quale importanza avrebbe avuto la mera descrizione critica delle opere, e non solo, di due valenti artisti, se non fosse stato ben inquadrato, innanzitutto, il “contenitore”
    (pro tempore), rappresentato dalla storica e prestigiosa fabbrica vanvitelliana, delle loro espressioni pittoriche?
    La maestria della dott.ssa Martusciello è tale proprio perché non si limita a trasmettere l’essenziale, ma allarga il suo campo oltre, tessendo un quadro completo sull’oggetto della sua attenzione, facendo altresì trasparire, nelle sue parole, anche profonde conoscenze, di esoteriche alchimie, per mezzo delle quali, con celata nonchalance, arricchisce non poco il suo scritto.
    Mi dispiace non aver potuto presenziare al vernissage ed ascoltare dal vivo la presentazione degli artisti e delle loro opere, ma ben conoscendo i luoghi e leggendo questo forbito articolo ben documentato, come sempre, dalle belle fotografie della stessa Paola Martusciello, mi riprometto di andarci, quanto prima, per ritrovare e ripercorrere dal vivo le emozioni trasmesse insieme alla frequentazione di luoghi a me cari.
    Complimenti all’autrice ed alla prestigiosa rivista Naòs!

  15. Si inseriscono magnificamente nella suggestiva bellezza della casina Vanvitelliana le opere degli Spadaro. Così ci appare dalle foto della professoressa Martusciello che con la sua analisi acuta ci suscita il desiderio di andarle a scoprire per coglierne da vicino la bellezza e il significato. Particolare l’accostamento delle opere dei due autori dei quali l’osservatore involontariamente cerca di coglierne analogie e differenze.

    1. I “sudari” del maestro Sergio Spadaro e le opere del valente figlio Fabio nella location “magica” della Casina Vanvitelliana sullo scenario incomparabile del lago di Fusaro . Una bella emozione. Ci tornerò per apprezzare maggiormente i dettagli di quanto gli artisti hanno voluto trasmetterci con la loro ricerca pittorica . Notevole come sempre il contributo che ci regala nel suo articolo la storica dell’arte Paola Martusciello

  16. Un particolare apprezzamento per Paola Germana Martusciello che ancora una volta ci accompagna nella visione e nella lettura di forme di arte, per alcuni , non da subito comprensibili
    Con il suo articolo una doppia alchimia , del luogo e dell’opera ,
    in cui gli elementi del processo alchemico adeguatamente si collocano e sincreticamente si fondono . Belle anche le foto che corredano l’articolo.

  17. Bellissimo articolo della dottoressa Martusciello, un profilo inedito dell arte del bravissimo maestro Sergio Spataro trattando del delicato tema del misticismo di cui la sua arte racconta…. un universo linguistico usato dalla redattrice che sposa il linguaggio mistico/magico dell artista. Complimenti

  18. Veramente esauriente e interessante l’articolo di Paola Martusciello per la descrizione della Casina Vanvitelliana ma ancora di più per il commento alle opere di Sergio Spataro e del figlio Fabio.
    Grazie ancora a Paola che mi ha fatto conoscere questi artisti e mi ha dato l’opportunità di andare a visitare questa meravigliosa mostra.

  19. Affascinante, come sempre, lo stile della dottoressa Martusciello che scorre veloce nella descrizione del segno di Spataro per restituirci l intera bellezza della sua arte. Grazie alla rivista Naos che ci offre la possibilità di conoscere l arte in tutti i suoi aspetti più variegati. Le foto sono bellissime

  20. Interessante recensione, corredata da bellissime fotografie, di questa mostra ambientata in un luogo affascinante.
    Complimenti a Paola Martusciello.

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