Un interessante e piacevole esperimento musicale l’ultimo lavoro firmato Marco Gabess, Ugo Guida e Luca Cantelli. Ne abbiamo parlato in questa videointervista a Marco Gabess.

Ad un primo superficiale ascolto City Jungle, album fresco di uscita, può sembrare un bel prodotto chillout. Certo, si presta bene a quegli ambienti rilassanti, è quasi immediato immaginarsi in una bella caffetteria in riva al mare di sera con questa musica in sottofondo. Tuttavia sarebbe, appunto, superficiale non ascoltarlo con la dovuta attenzione, solo tra un drink e una chiacchiera, perché si perderebbero le numerose e interessanti sfumature di cui è ricco questo lavoro discografico firmato, musicato e cantato da Marco Gabess, Ugo Guida e Luca Cantelli, prodotto da Jerry Drive Prod e Marco Gabess. Ascoltando con più attenzione i brani ci troverete molto più che musiche chillout: un insieme di generi, suoni e melodie che creano atmosfere completamente diverse tra loro, anche nello stesso brano. A tratti ritroverete le musiche di Jan Hammer, ma anche delicatissime melodie al pianoforte e violino che ricordano Yanni, talvolta mescolate a sfumature jazz e a musiche elettroniche, come nel brano Shivers. Il tutto con un’alternanza spesso bruscamente spezzata, tanto da far pensare che si tratti di due brani diversi, come in Cecile Trip, ma senza mai perdere la coerenza musicale che fin dal principio caratterizza l’album. È una costante, infatti, quella di passare da ritmi e melodie soft ad accelerazioni improvvise, talvolta solo temporanee, ma che spezzano le atmosfere inizialmente create in maniera sapiente. Così, se durante l’ascolto vi sembrerà di essere tornati agli anni ’90, è molto probabile che un improvviso cambio di ritmo, suoni e/o melodia vi riporterà nel presente, che vi piaccia o meno. In Abused Bass String, per esempio, l’uso della tastiera crea un’atmosfera nostalgica che, però, viene poi avvolta dal suono degli altri strumenti col basso a farla da padrona, come “avverte” il titolo del brano. Acid Rain 2024, un brano scritto da Marco Gabess diversi anni fa e qui ripreso e profondamente modificato, ha tutte le caratteristiche finora elencate con l’aggiunta di un tocco dance molto evidente: i suoi cambi di ritmo, suoni e melodia sono repentini eppure perfettamente coerenti, cosa non semplice da realizzare; ci si ritrova, così, ad ascoltare tre brani in uno. La sensazione, fin dal principio, è che si tratti di un esperimento musicale che, come detto, mescola ritmi, generi, suoni e melodie senza mai “stonare”. Conoscendo il percorso artistico degli autori non sorprende che esso si possa dire riuscito. Luca Cantelli, diplomato in contrabasso al conservatorio di Bologna, vanta collaborazioni con artisti quali Paola Turci, Silvia Mezzanotte, Andrea Mingardi, Biagio Antonacci e altri ancora; oltre ad aver partecipato a seminari con musicisti del calibro di Paolo Fresu e John Taylor, è un turnista molto apprezzato soprattutto in àmbito jazz. Ed ecco spiegato il motivo delle sfumature jazz che troverete in alcuni brani, perché anche Ugo Guida, dopo gli studi ai conservatori di Benevento e Avellino, si perfeziona in quello stesso genere musicale accanto a musicisti come Joe Amoruso e Savio Riccardi. Successivamente crea la Jerry Drive Prod con cui si dedica a progetti musicali di solidarietà, dando voce a sfortunati ragazzi provenienti dall’Africa subsahariana. Un tema, la solidarietà, caro anche all’altro autore e produttore di City Jungle, Marco Gabess, che spesso nei suoi testi tratta queste tematiche sociali; ricordiamo, per esempio, i singoli Hey Mother e Compagnero, entrambi firmati da Giuseppe Granillo, musicati e cantati da Gabess. Ecco perché non sorprende che tra i testi non ci sono solo poche parole con sottofondo musicale, ma anche messaggi sociali, come in C Option, in cui è chiara l’avversità alla guerra e la speranza di pace; così come lo è nell’ultimo brano هل سيكون نور السلام؟ (Al Sayakun Nur Alsalami), cantato interamente in arabo non casualmente, ma affinché il messaggio di pace sia ancora più incisivo. Anche questo chiarisce perché City Jungle, pur essendo un piacevole sottofondo musicale da ascoltare tra un drink e una chiacchiera in riva al mare o mentre lavorate la sera al pc, merita un ascolto più attento sia per la musica che per i testi. Ci si trova davanti ad un esperimento musicale che i tre artisti, autori e interpreti sia delle musiche che dei testi, hanno realizzato utilizzando il loro background musicale, ma anche gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, per esempio alterando, in alcuni casi, la voce di Gabess rendendola più profonda e cupa. Pensateci mentre lo ascoltate e, soprattutto, divertitevi a cercare le tante e diverse sfumature musicali presenti in ogni brano. Noi, intanto, ne chiederemo conto a Marco Gabess, di cui uscirà a settembre un nuovo album, in questa videointervista.

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