Fotomontaggio di Giove e i 4 satelliti galileiani – Licenza: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Kevin M. Gill, Public domain, via Wikimedia Commons
Il 7 gennaio 1610 Galileo Galilei scoprì Ganimede, satellite di Giove, con i suoi “fratelli” Io, Europa e Callisto.
La rivoluzione di Galileo
Era il 7 gennaio 1610 quando Galileo Galilei (Pisa 1564 – Arcetri 1642), puntando il suo rudimentale telescopio verso Giove, notò quattro “stelline” disposte in linea retta vicino al pianeta. Questa scoperta, pubblicata nel Sidereus Nuncius, rivoluzionò la concezione geocentrica dell’universo: “…rivelare […] e divulgare quattro pianeti, non mai dalle origini del mondo fino ai nostri tempi veduti…». Così Galileo rendeva pubblici i risultati di quasi due mesi (dal 7 gennaio al 2 marzo 1610) di accurate osservazioni, riportando nel dettaglio, notte dopo notte, le posizioni dei satelliti di Giove e il loro movimento: “…ora seguono, ora precedono Giove con intervalli consimili…”. Lo scienziato comprese che non erano stelle, ma corpi celesti che orbitavano attorno al più grande pianeta del nostro sistema solare. Inizialmente, Galileo chiamò i quattro satelliti “Astri Medicei” in onore di Cosimo II de’ Medici, Granduca di Toscana, ma fu l’astronomo tedesco Simon Marius, che rivendicò in contemporanea la scoperta di Galileo, a suggerire i nomi mitologici di Io, Europa, Callisto e Ganimede, consolidatisi col tempo.
Galileo Galilei (1564-1642) – Autore: After Justus Sustermans – Licenza: CC BY-SA 4.0 by Wikimedia Commons
Galileo, con le sue osservazioni e i suoi ragionamenti, affermò l’importanza dell’osservazione diretta e del metodo sperimentale. Il Sidereus Nuncius ebbe un impatto enorme sulla comunità scientifica dell’epoca. Le sue osservazioni e i suoi studi, che portarono ad avvalorare gli studi di Copernico sull’eliocentrismo, suscitarono, da un lato, entusiasmo e curiosità, ma dall’altro anche scetticismo e ostilità degli scienziati e della Chiesa, che vedevano minacciate convinzioni consolidate. Come noto, Galileo, fu anche sottoposto al giudizio del tribunale dell’Inquisizione, che il 22 giugno 1633 lo costrinse ad abiurare rinnegando la tesi copernicana.
Quanto a Ganimede, il cui nome, nella mitologia greca, corrisponde a quello del coppiere degli dei, un giovane di straordinaria bellezza amato da Zeus (Giove per i Romani), è il maggiore dei quattro satelliti naturali del pianeta Giove, il più grande dell’intero sistema solare e di dimensioni maggiori anche dei pianeti Mercurio e Plutone: un corpo celeste affascinante che ha catturato l’attenzione degli astronomi fin dalla sua scoperta. La sua storia, dalle prime osservazioni di Galileo alle recenti missioni spaziali, è un viaggio che ha ampliato la nostra comprensione del sistema solare e delle sue meraviglie.
Ganymede – Foto: NASA/JPL – Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Un mondo di ghiaccio e misteri
Nei secoli successivi, le osservazioni di Ganimede si fecero più precise grazie al miglioramento dei telescopi. Si scoprì che la sua superficie era ricoperta da ghiaccio d’acqua e presentava sia regioni scure e antiche, contenenti crateri, che regioni più chiare, giovani e solcate da fratture e creste. Queste caratteristiche testimoniavano una storia geologica complessa e attiva.
Negli anni ‘70 del secolo scorso, le sonde Pioneer 10 e 11 (missioni NASA) effettuarono i primi sorvoli ravvicinati di Ganimede, fornendo immagini e dati preziosi. Ma fu con le missioni Voyager 1 e 2, nel 1979 (missioni NASA), che si ottennero informazioni dettagliate sulla sua superficie, rivelando la presenza di territori variegati, con formazioni geologiche uniche.
Negli anni ‘90, fu la sonda Galileo (missione NASA) ad orbitare attorno a Giove per otto anni, dedicando particolare attenzione a Ganimede. Le sue osservazioni confermarono la presenza di un campo magnetico intrinseco, generato da un nucleo di ferro liquido, e fornirono prove dell’esistenza di un oceano di acqua salata sotto la crosta ghiacciata.
Diagramma della composizione di Ganimede – Foto: Kelvinsong – Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Recenti scoperte e future missioni
Nel 2016, il telescopio spaziale Hubble ha rilevato aurore polari sulla grande luna gioviana, confermando la presenza di un’atmosfera, sia pure tenue, e la sua interazione con il campo magnetico di Giove. Nel 2021, la sonda Juno (missione NASA), grazie a un sorvolo ravvicinato, è riuscita ad acquisire immagini ad alta risoluzione e dati sulla composizione della sua superficie.
La missione più recente, ancora in corso, denominata JUICE (Jupiter Icy Moons Explorer) è dell’Agenzia Spaziale Europea e segue di un anno quella intrapresa dalla NASA, denominata Europa Clipper,diretta allo studio dell’altro grande satellite di Giove. Il 14 aprile 2023, dallo spazioporto europeo della Guyana francese, è partito un viaggio ambizioso verso il pianeta gigante Giove che verrà raggiunto, secondo programma, nel luglio del 2031.
L’obiettivo dichiarato dell’ESA: “Juice caratterizzerà le lune ghiacciate oceaniche di Giove, Ganimede, Europa e Callisto, come oggetti planetari e possibili habitat, esplorerà in profondità il complesso ambiente di Giove e studierà il sistema di Giove come archetipo per i giganti gassosi in tutto l’Universo.”
L’andamento della missione può essere seguito sul sito https://www.esa.int/Science_Exploration/Space_Science/Juice che offre diversi articoli che spiegano i suoi tanti aspetti: le finalità, gli strumenti inviati, ma anche il perché di un viaggio tanto lungo per entrare nell’orbita di Ganimede (e sarà la prima navicella ad orbitare su una luna diversa da quella terrestre) e della necessità di utilizzare manovre di “assistenza gravitazionale” o di “flyby” per acquisire velocità extra, attraverso ripetuti sorvoli delle lune galileiane Europa, Ganimede e Callisto. La scoperta di Ganimede e delle altre lune di Giove da parte di Galileo ha aperto una nuova “finestra sull’universo”, rivelando l’esistenza di mondi al di là della Terra. Oggi, grazie alle missioni spaziali, sappiamo che è un corpo celeste complesso e affascinante, con un oceano nascosto che potrebbe ospitare forme di vita. Le future esplorazioni promettono di svelare ulteriori segreti di questo gigante ghiacciato, contribuendo a rispondere alle domande fondamentali sulle origini del sistema solare e sulla possibilità di vita extraterrestre.
Missione su Giove – Foto: ESA (acknowledgement: work performed by ATG under contract to ESA) –
Licenza: CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence
Specifiche foto dal web
Titolo: Jupiter Family of Moons by Juno – A montage of Jupiter and the 4 Galilean moons
Autore: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Kevin M. Gill, Public domain, via Wikimedia Commons
Licenza: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Kevin M. Gill, Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jupiter_Family_of_Moons_by_Juno.png#globalusage
Foto modificata
Titolo: Galileo Galilei (1564-1642). Oil painting by an Italian pain Wellcome V0023487
Autore: After Justus Sustermans, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 4.0 by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Galileo_Galilei_%281564-1642%29._Oil_painting_by_an_Italian_pain_Wellcome_V0023487.jpg
Foto modificata
Titolo: Ganymede g1 true
Autore: NASA/JPL, Public domain, via Wikimedia Commons
Licenza: Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ganymede_g1_true.jpg
Foto modificata
Titolo: Ganymede diagram
Autore: Kelvinsong, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ganymede_diagram.svg
Foto modificata
Titolo: Missions to Jupiter
Autore: ESA (acknowledgement: work performed by ATG under contract to ESA)
Licenza: CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence
Link: https://www.esa.int/Science_Exploration/Space_Science/Juice/A_history_of_Jupiter_exploration_the_journey_to_Juice
Foto modificata